mercoledì 9 giugno 2010

Giocare senza più sapere di giocare.






Mi limito a segnalare, senza giudizio, questo importante “articolo/annuncio/denuncia”, a cui tutti noi dovremmo dare un seguito in termini, perlomeno, di aumento della consapevolezza sul “cosa” sta succedendo.

L’articolo in questione lo trovate qua.

È inerente allo stato attuale di “tirannia” speculativa in ambito di “medicina e cura”, riferisce anche del Metodo del prof. Luigi Di Bella, tanto affrettatamente messo nel dimenticatoio dopo la “farsa” del 1998:

Ho avuto modo di parlarne nei miei convegni e di scrivere un articolo ( ved. Scienza e Conoscenza n. 27 disponibile anche sul mio sito www.scienzaespirito.it ) sul Metodo dello scomparso prof. Luigi di Bella, ma da poco ho appreso la reale grandezza di questo meraviglioso uomo, che a suo tempo era stato anche proposto per il Premio Nobel, (a breve potrete leggere nella sua biografia che sta per essere pubblicata, anche la vicenda del Nobel).

Da diversi anni a continuare l’opera del professore è suo figlio, il dottor Giuseppe di Bella, insieme al fratello Adolfo.

Ammiro molto il dott. Giuseppe Di Bella il quale ha il grande merito di aver reso inattaccabile scientificamente il Metodo messo a punto da suo padre (pubblicando sulle riviste internazionali i risultati della sua applicazione); è una persona di grande umanità e umiltà, disposto ad ascoltare e a confrontarsi con i colleghi (perché sempre a differenza dei molti, crede nella sinergia che porta a migliorare continuamente). Le pressioni che riceve continuamente sono davvero troppe da parte di coloro che temono di dover ammettere che il vecchio professore ci aveva visto giusto. Quali altri motivi ci potrebbero essere  per un tale accanimento?

Perché impedire che i prodotti del MDB vengano dispensati dal Servizio Sanitario Nazionale costringendo i pazienti a pagare cifre così elevate da indurli a desistere dal continuare la Terapia, oppure costringendoli ad andare all’estero per curarsi? Perché è stato posto un divieto ai medici che lavorano in ospedale di prescrivere i farmaci del Metodo di Bella qualora i pazienti lo richiedano?

Questa dittatura terapeutica ignorando una parte rilevante delle indicazioni cliniche certificate dalla ricerca, vanifica quella ricerca stessa di cui ciarlano continuamente e ossessivamente per questue di finanziamenti, e che poi ignorano creando una grave ed evidente frattura tra ricerca e clinica.

È lo stesso discorso affrontato ieri, ma in ambito politico; come usualmente è dimostrato, siamo tutti noi gli appellati a “fare qualcosa”, a forgiare i nostri nuovi corpi di luce, ad “accompagnare” i nostri figli verso la fondazione di una nuova forma di civiltà davvero evoluta. I medici, i professori, i ricercatori, i politici, gli amministratori fungono “solo” da segnalatori per tutto il resto dell’umanità. Dalla loro posizione, frutto di una scelta coraggiosa dell’Anima, non possono fare altro che questo, in attesa che l’umanità, progressivamente “capisca”.

Pensiamo ai campi di concentramento: uomini nella parte a loro assegnata o ricavata. Sia i carcerieri che i carcerati erano uomini, legati tra di loro dai fili del Karma, del libero arbitrio, della crescita spirituale ancora latente, della non consapevolezza di fare parte di un gigantesco “gioco” trasmutato in un qualcosa di molto serio e pauroso. È andata così per via del nostro volere, delle nostre limitatezze terrene in ambito di ristrutturazione intima spirituale.

È così chiaro ormai che non serve più perdersi in sciocche e sterili polemiche. La storia umana è il frutto del nostro cammino spirituale riflesso nella carne del corpo umano. Siamo solo noi gli artefici di tutto quello che è accaduto e accadrà sul pianeta, tenendo sempre a mente che, la Madre Terra è un essere vivente che ci ospita e che avrà sempre l’ultima “parola”. In questa fase di ascensione planetaria, siamo “sparati” a grande velocità, misurabile soprattutto dallo scorrere del tempo, verso un punto di “richiamo” ben definito; quell’allineamento con il centro della Via Lattea che ci esporrà ad un “risciacquo” energetico senza precedenti. È questo il momento di “osare” e chiedere quello che in cuor nostro è depositato dall’alba dei tempi: il nostro cristallo primigenio che contiene tutto ciò che occorre sapere, ciò che siamo, la nostra memoria senza tempo,  la nostra firma energetica, il nostro suono, la nostra vibrazione divina che discende dai “fili” diretti della creazione.

Fermiamoci un attimo a riflettere sulla nostra “posizione”, sul “cosa stiamo facendo”, sul “perché vado avanti come un automa a fare cose che non mi piacciono o in cui non credo”. Perché il futuro è una incognita e fa solo paura? Per lasciare ai figli qualcosa di materiale? Per assicurarci una degna pensione? Per non morire di fame e di stenti?

Ma per stare “tranquilli” e godere della vera Vita non servirebbe solo “volersi bene”, aiutarsi reciprocamente, condividere, sentirsi una unica grande famiglia?

E poi, perché sempre meno hanno sempre di più? A cosa gli servirà mai quel “di più”? I Faraoni sono morti accumulando svariate ricchezze che, poi, sono state regolarmente trafugate, probabilmente dai più fidati loro seguaci che sapevano ogni dettaglio del piano di costruzione delle opere funerarie.

È così difficile comprendere che le differenze di razza, sesso, ceto, lingua, ideologia, religione, sono solo misere rappresentazioni del nostro grado di separazione interiore? Del nostro stato confusionale dettato dalla paura di essere soli e abbandonati da tutto e da tutti?

La “trama del film” è chiarissima.

Quel potere al quale abbiamo delegato inconsciamente il controllo, l’Antisistema, ha la sola funzione di prenderci a “calci” sino a quando non ci risveglieremo e muteremo nuovamente il corso dei tempi. Se questo risveglio non dovesse accadere nemmeno con la “sveglia” cosmica che ha iniziato a “suonare” per noi, non so proprio come potremo tornare in noi.

Probabilmente la pubblica visione mondiale di fratelli cosmici potrebbe fungere da ottimo “tonico” per le coscienze.

L’intero pianeta, vestito delle nazioni,  si sta armando perché ha paura! Ma paura di cosa?

 

martedì 8 giugno 2010

Andare oltre alla critica: cambiare in prima persona..




India, Bhopal: 7 condanne, multa 10.600 dlr a Union Carbide.
Un tribunale indiano ha condannato oggi ad una multa di 500.000 rupie (10.600 dollari) l'ex unità locale dell'azienda chimica americana Union Carbide e a due anni di carcere ciascuno sette ex dipendenti, riconoscendoli colpevoli di negligenza per non aver impedito uno dei più gravi incidenti industriali della storia.
Nel 1984, l'impianto della Union Carbide di Bhopal, nell'India centrale, rilasciò una nube di gas tossico che provocò, secondo i dati del governo, la morte di 3.500 persone.
Gli attivisti sostengono invece che a seguito dell'incidente morirono complessivamente 25mila persone, tra i decessi immediati e quelli registrati nel corso degli anni successivi.
Tra i condannati, il più alto in grado è Keshub Mahindra, all'epoca dell'incidente presidente di Union Carbide India Ltd e oggi numero uno di Mahindra & Mahindra, produttrice indiana di veicoli e trattori.
I condannati possono presentare ricorso, processo che in India può durare anni.
La sentenza ha riguardato solo i dirigenti indiani dell'ex unità locale di Union Carbide: per la compagnia e i dirigenti stranieri, sono stati istruiti processi separati.
Fonte: Reuters

Su Wikipedia  c’è una “descrizione” di ciò che è successo molto dettagliata e i "moniti", dello staff, scritti in testa all’articolo la dicono lunga sul grado di “coerenza” dei contenuti. Merita una lettura

Ciò che è successo a Bhopal è molto simile a ciò che successe a Seveso nel 1976 e a chissà quanti altri “incidenti” dovuti alla mancata messa in funzione dei sistemi di sicurezza previsti solo in fase teorica. Negligenza, irresponsabilità, legge del profitto ad ogni costo, ecc. Le solite brutte “cose”. Come il costruire interi paesi alle pendici di un vulcano, o nel letto prosciugato di un fiume, o sotto la vetta instabile di un monte, o troppo vicino al mare. A volte ripenso al Vajont e una “lancia” di tristezza riesce ancora a “bucarmi” il plesso solare:

Sono stati commessi tre fondamentali errori umani che hanno portato alla strage: 
  • l'aver costruito la diga in una valle non idonea sotto il profilo geologico; 
  • l'aver innalzato la quota del lago artificiale oltre i margini di sicurezza; 
  • il non aver dato l'allarme la sera del 9 ottobre per attivare l'evacuazione in massa delle popolazioni residenti nelle zone a rischio di inondazione.
 
Le autorità, dopo disastri di questo tipo, si riempiono la bocca col termine “responsabilità mancate” e non mancano mai i richiami alla responsabilità di tutti; ma col solito monito è difficile che avvenga un cambiamento virtuoso. La massa vede chi li rappresenta al governo come una “casta” di intoccabili e non ha fiducia in nessuno di loro, che pur contribuisce ad eleggere. Le fazioni, poi, si dividono quel che resta di buono, causando nuovamente quella divisione, separazione, che ricorda tanto il frattale di ciò che riguarda intimamente ognuno di noi

Così non si va da nessuna parte.

10000 dollari di multa per il disastro di Bhopal fanno sinceramente piangere; anche se non si misura la perdita umana col denaro, è comunque il denaro il mezzo di “paragone” accettato da tutti.

Tra le “vittime” e i dispensatori della “legge” c’è, nel mezzo, un muro che allontana la fiducia; questo muro è fatto del “passato”, degli errori che sono stati perpetrati e perpetuati e che, adesso, aleggiano come ectoplasmi sopra alla società. Questi errori costituiscono delle forme di energia-pensiero, che bloccano il flusso del cambiamento.
Il passato dovrebbe insegnare qualcosa e non servire come “scusante” per non fare nulla o per continuare ad agire nel “segno”, nella moda, nella tendenza che ha portato i “fallimenti” dei modelli di civiltà. Siamo qua per imparare ed è solo prendendo spunto dal passato evidente, che possiamo slanciarci oltre le colonne di sbarramento delle eggregore, da "colui che veglia".

Certe forme di pensiero magnetiche, come quelle appena citate, sono in grado di fissarsi nell’ambiente e di determinare dei comportamenti di massa di qualsiasi tipo; basti vedere cosa successe alla pressoché intera popolazione germanica durante gli anni del nazismo. Vediamole come delle forme d’incantesimo che, nelle fiabe, nei libri e nei film, fanno tanto “scenografia” per ambientare storie mozzafiato, la cui veridicità viene regolarmente ignorata dai più “grandi”.

Quasi al 100%, se avessimo la possibilità di sedere alla Camera o al Senato, ci comporteremmo come tutti coloro che, adesso, è tanto facile criticare. Perché? Perché quei luoghi sono letteralmente imbevuti dell’energia legata alla manipolazione del concetto di lecito, morale, etico, condiviso, etc. Non è facile per chi ci sta dentro, fare qualcosa. Chi ci sta dentro “segnala”, attraverso il proprio comportamento ciò che non va alla massa, ma non può fare molto altro da dentro. Al limite si può tirare fuori, ma è davvero difficile avere la meglio sull’incantesimo che domina ed impera.
La massa dovrebbe capire che “qualcosa non va” e, senza fare rivoluzioni, dovrebbe instaurare un processo di trasmutazione delle finalità esposte dall’esempio negativo irradiato dai politici. Come? Tramite il proprio comportamento individuale

I futuri politici giungeranno dalla massa stessa;  i giovani di oggi. 

“Per stare bene al mondo bisogna essere furbi”: quanti genitori passano questa “modalità” ai propri figli, come se fossimo in guerra contro un nemico invisibile che, poi, non è che solo e sempre il “noi stessi”.

Pensiamoci bene: siamo più responsabili noi nei confronti dei nostri figli o un politico nei confronti della massa?
 
"L'autista di scuolabus ha in mano la nazione più di un ministro di un Papa o di un'autorità.
E c'è una terra di mezzo tra il torto e la ragione. La maggior parte del mondo la puoi trovare là".
 
Temporale (Safari – di Lorenzo Jovanotti)

 
  

lunedì 7 giugno 2010

Di cupola in cupola.





Calcio: Calderoli, Inter vince grazie a soldi pubblici.
ROMA. "Io so che ci sono centinaia di milioni che ogni anno finiscono nelle casse di chi raffina il petrolio. Certamente, chi può contare su questi introiti ha meno difficoltà a fare la sua campagna acquisti e a vincere gli scudetti. Io credo che questo debba cambiare".
Così il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, dalle colonne del Corriere della Sera attacca l’Inter e il suo presidente Massimo Moratti e la Saras. Parlando del "tar", una scoria della lavorazione del petrolio sottolinea: "Questa è roba che un''azienda dovrebbe pagare per smaltire. Invece, grazie a una legge, c’è chi la brucia e prende pure i soldi dello Stato per produrre energia ''pulita''. Ma chi vogliono prendere in giro?".
"C’è chi compra i giocatori all’estero - insiste il ministro leghista - non fa vivaio, paga gli allenatori e i giocatori decine di milioni. Non è questo il momento. Non lo è più. Chi vive in un mercato basato su leggi strane, può permettersi di avvelenare il mercato. Di distorcerlo. E per giunta, questo obbliga anche tutti coloro che non si basano su leggi strane a inseguire, a dover far fronte in un modo o nell’altro", conclude.

Oggi tocchiamo il “profano” mondo del calcio, per giunta non in ambito sportivo ma in salsa “politica”. Ciò che ricorda il ministro della “semplificazione” (questa carica ricorda un po’ il mondo di Harry Potter) potrebbe equivalere ad una discussione tra accesi tifosi, oppure cela una più profonda verità? 

Da quando è caduta la “cupola” che faceva capo al “potere” precedente, quello per intenderci che ha decretato la fine della “triade” bianconera e che ha avuto in Moggi il suo più grande capro espiatorio, ci siamo semplicemente disposti a visualizzarne una nuova. Il potere che è rappresentato dai soci della società nerazzurra riguarda, anche e proprio l’ambito delle telecomunicazioni; “braccio armato” che ha permesso lo scoppio del “bubbone” legato alle intercettazioni telefoniche. Che dire poi del commissario straordinario della Federazione calcio, nominato nel maggio 2006, per fare fronte all’enorme caduta di credibilità del gioco più “amato” in Italia: Guido Rossi. Proprio il presidente di Telecom Italia che si rimpallò la carica con Tronchetti Provera, in quel periodo. Guido Rossi, tra l’altro, tra la fine degli anni novanta e i primi anni del duemila, è stato membro del consiglio di amministrazione dell'Inter, proprio come Tronchetti Provera.

Insomma una classica storia intricata all’italiana. Con queste mie parole scritte non intendo soffiare sulla fiamma della tifoseria, bensì fare notare come, in maniera sempre puntuale, certi successi nascano da modalità piuttosto ambigue. E questo “fenomeno” è oramai diffuso a pioggia in ogni ambito del sociale, dal momento in cui il binomio soldi e potere “politico”, sembra sempre pagare.

La Saras di Moratti, quando fu quotata in Borsa, venne fatta pagare carissima agli investitori finali, molti dei quali furono proprio i tifosi interisti che avevano riposto una super fiducia nel loro presidente tanto “caro”. Proprio quel Moratti che, nel frattempo, aveva speso cifre folli per dieci anni senza vincere quasi nulla. Miliardi e miliardi pagati a chiunque avesse un nome straniero; come non ricordare il caso Recoba? Ora, quei tifosi che hanno in portafoglio le Saras a prezzo pieno, cosa possono pensare dell’Inter? Avranno sicuramente gioito delle grandi e meritate vittorie, ma per loro, personalmente, cosa è cambiato? Nulla! Quando giunge una vittoria si tende a dimenticare, a cancellare ogni amarezza passata, proprio come nel caso della vittoria ai mondiali del 2006. Gran gioia nazionale per un “carrozzone” italico che, più che dare calci li aveva sonoramente presi. Ma questa è una storia che si ripete da sempre, basta ricordare i “raid” antidoping nel ciclismo, nell’atletica, nel nuoto, nel sollevamento pesi, etc.

Persino lo sport è naufragato nei frattali dell’insabbiamento umano.

Il concetto di gioire senza nulla pretendere in cambio, tranne l’appagamento personale, lo posso comprendere nell’ottica dell’Amore incondizionato, ma non l’immedesimarsi con un club, un allenatore, dei giocatori “galattici” che non rispecchiano per nulla la situazione media nazionale. Che dire delle violenze che scoppiano attorno al mondo del calcio? Inutile dire che l’Antisistema si avvale anche dello sport per togliere consapevolezza, per allontanare da se stessi, per invidiare, agognare le fortune altrui, etc.

Ricordiamo sempre che, così come abbiamo un telecomando per la televisione, abbiamo anche la possibilità di “spegnere” certi scenari sportivi andati fuori “giri”. Come al solito siamo noi che facciamo la differenza. Questa è la solida, certa, consueta, verità!