lunedì 22 febbraio 2010

Un "ritardante" naturale da non temere.






Esiste una modalità di Vita “sottocutanea”, nella quale ogni aspetto di noi viene percepito e colorato di una luce melliflua, ingannatrice, incantatrice, tesa a “solidificare” nella materia. I sensi, in tal modo, progressivamente si modulano su frequenze sempre più basse, come effettuando uno zoom animico dalle vaste “praterie” di luce del Cosmo alle verdi praterie di “erba” della Terra.
 
In questo processo non c’è nulla di limitante, in quanto la nostra discesa è voluta e progettata al fine della “comprensione”. 
 
Quello che di "ritardante" è subentrato è proprio questa modalità di Vita basata sulla paura. In una dimensione nella quale tutto è possibile, la componente oscura dell’energia Universale si è introdotta, con enorme sapienza, tra il veicolo umano e la sua componente animica, facendo da “cuscinetto” o interfaccia oscurante
 
Questo “dispositivo” che vela le comunicazioni tra le due “parti” dell’Uno è reo di avere allontanato nel tempo la possibilità di completare le attività evolutive in corso. Nell’apertura del libero arbitrio direttamente usufruibile, questo vero e proprio incantesimo è divenuto come un “laccio al collo” che, stringendo sempre più, ha procurato una lenta e costante asfissia dei corpi superiori, dei quali il corpo fisico non è che la trasposizione finale e più evidente. Così come la malattia, descrive un disequilibrio che regna nei corpi superiori (eterico, mentale, astrale, etc.), ma che deriva dal “comportamento” fisico, ossia dal grado di consapevolezza con il quale si interagisce con il mondo percepito come reale, così il libero arbitrio si restringe in maniera direttamente proporzionale al grado di padronanza del sé che l’individuo plasma in continuazione. È tutto correlato e il meccanismo di causa effetto sfugge all’evidenza, risultando il più delle volte completamente ribaltato. È come se questo “laccio al collo” stringesse a tal punto da far mancare l’ossigenazione spirituale nei corpi che seguono, sempre più densi, a cascata. 
Il punto focale finale terreno, siamo noi; ognuno di noi lo è. 
È come paracadutare da un aereo una “telecamera” in forma umana e poi seguire ciò che trasmette da Terra, verso il nostro punto di “ascolto” ed accorgersi che qualcosa si è inserito nel collegamento. Questo qualcosa introduce un segnale diverso, un filtro, un virus, un software, un malware, uno schiacciamento, ottenendo tre obiettivi:
  • separazione
  • controllo
  • energia
Una volta separati dalla nostra parte "sull’aereo", sviluppiamo, nel tempo, la paura di essere stati abbandonati, la dimenticanza di chi siamo e di cosa ci facciamo sulla Terra. Poi subiamo una lenta separazione anche tra individui e non riconosciamo più nessuno, nemmeno i compagni di “caduta”, gli amici, gli affini, il senso dell’Uno. Ed in questo lento andare alla deriva con sempre meno “ossigeno” a disposizione, cadiamo ulteriormente e trasciniamo con noi l’intero pianeta, il quale a sua volta ci ingabbia con la gravità ed il campo magnetico proprietario, nel quale si fissano progressivamente le nostre forme pensiero e diventano “vive”. Nasce l’Antisistema in Terra come diretto frattale delle energie oscure dell’Universo. L’Antisistema nasce dalle nostre paure. Noi lo abbiamo plasmato dalla “terra”, gli abbiamo dato gambe e braccia, un corpo ed una mente. Ora ce lo ritroviamo davanti mascherato da nostro simile; ogni nostro simile incarna l’Antisistema. Ognuno di noi è potenzialmente l’Antisistema, dal momento in cui ognuno di noi ha un “prezzo”. Questo prezzo è il “frutto” di una disarmonia interna, dalla quale deriva la creazione del sistema energetico del potere monetario. Un drago alato che ora occorre imparare a cavalcare al fine di non essere divorati; meglio stargli sopra che davanti. 
 
Tutto ciò, ossia le infrastrutture dell’Antisistema, si regge sul nostro “lavoro” basato sulle paure. Noi forniamo l’alimentazione ai circuiti che ci tengono con le “ali” piegate. Noi siamo la causa ed il sintomo della attuale situazione, della malattia imperante. E tutto ciò ha un senso. Cadere per rialzarsi. Le parti oscure dell’Universo vengono in questa maniera messe in evidenza e, una volta percepite e poi nitidamente viste, possono essere trasmutate. Per questo lo “stare qua” ha un senso superiore. La nostra evoluzione è l’evoluzione dell’Universo stesso, come racconta la natura frattale della sua “evidenza”, scoperta dalla scienza quantistica dell’uomo. 
Padroneggiando la paura, ora che la vediamo dritta dinnanzi a noi, materializzata alla luce del Sole, onoriamo il senso della Vita.  
 

domenica 21 febbraio 2010

Splende il Sole sopra di noi.






Dobbiamo scendere a patti con il denaro. Per troppo tempo siamo stati ingabbiati in questa trappola ancestrale; la religione ha sempre spinto verso un concetto di povertà, di senso ultimo inerente una “colpa da espiare" e ogni nuovo nato nasce, oramai, con un sontuoso debito sulle “spalle”. E questo, pensando di non avere avuto nessuna funzione attiva per meritarsi tutto ciò (rimandendo ad una lettura delle "cose" sul piano tridimensionale). Il debito, allargando la "visuale" è, comunque, un frattale del debito Karmico accumulato nella ruota delle incarnazioni. Il debito è il risultato finale delle "pressioni" che, in forma umana, agiscono su di noi in termini di "divisione": essere o avere. Pressioni che agiscono negli spazi di questo "scontro", deviando le coscienze. Parliamo di una energia "terzo incomodo", di un'ombra che è quasi impossibile scorgere.

L'uomo è sottoposto, solo in questo ambito, a due spinte:
  • una interna che cerca il "denaro"
  • una esterna che condanna il "denaro"
La spinta interna è impressa all'esterno.
La spinta esterna è impressa all'interno.
Il "vortice" che si crea, contribuisce alla "confusione" che regna sovrana nel "popolo", in quanto le spinte estene vengono da "fonti" accreditate e rispettabili, secondo il credo in auge, come le religioni, rimanendo nella fascia più evidente.
 
Nel rifiuto del denaro, scritto nell’inconscio, c’è un senso di colpa, oltre che una divisione; in ogni senso di colpa c'è sempre il terrore del rifiuto. Il rifiuto impartito in profondità da millenni di credo, torture psicologiche, drammi esistenziali, falsi miti, ideologie tendenti all’impoverimento a 360 gradi. Rifiuto che si è inciso a caratteri cubitali nel nostro immaginario collettivo, nel quale vi è stato scritto che:
  • noi siamo separati dal Creatore (Padre nostro che sei nei cieli – “egli” è nei cieli e noi sulla Terra, poveri tapini)
  • siamo in questa condizione a causa del rifiuto del Paradiso (il peccato originale)
  • per questo dovremo pagare dazio sino alla fine dei tempi, quando giungerà il Giudizio Universale a "fare i conti"
Osserviamo le Istituzione religiose; sono povere?
E allora? Ma vogliamo vedere una volta per tutte le cose come stanno?
Dove mai è andata a finire la coerenza con quello che si professa?
Siamo sotto incantesimo, e le religioni costituiscono una delle modalità della sua perpetuazione ad libitum, senza limiti.

È l’uso che se ne fa, di una "cosa", che delimita le “fattezze” dell’individuo.

Apriamo gli occhi.

Nasciamo indebitati; e con più “persone” indebitate siamo e più poveri siamo. Dato che non stiamo parlando di un creditore “fisico”, in realtà “con chi siamo indebitati”? Con lo Stato; con una “figura” irreale o figura giuridica:

La persona giuridica è costituita da:
  • un elemento materiale (o substrato sostanziale) che può a sua volta consistere in un insieme di individui (nelle corporazioni) o un patrimonio (nelle fondazioni) ordinati ad uno scopo;
  • un elemento formale, il riconoscimento. 
Fonte: Wikipedia

È tutto molto complesso; e ciò è voluto, pensato, ideato, immaginato per confondere le varie “formichine”, tutti noi, che siamo alacremente al lavoro a testa piegata. È troppo  "forte" come immagine? È una immagine che andava bene in altri tempi? Assolutamente no! È ancora così.

Dunque siamo indebitati con un “ectoplasma”, il quale richiede il nostro “riconoscimento” per perpetrarsi. Tale riconoscimento è “estorto” con la forza, infatti provate a “ribellarvi” allo Stato, provate a dire la vostra. Chi interviene con fretta, furia, innata funzione? I corpi di pubblica “vigilanza”. E da chi sono composti questi “corpi”? Ancora da “debitori” dello Stato. Da uomini nati debitori come tutti. A cosa servono allora i corpi di vigilanza pubblica? A difendere lo Stato dai cittadini. Lo Stato teme i suoi “sudditi”. Ne ha paura ed a buona ragione. Osserviamo la Grecia in questo periodo.
Lo Stato si avvale dei servitori dello Stato. Si dice che ognuno di noi debba servire lo Stato. La Chiesa ci adduce a servitori di Dio. Nasciamo con un debito. Lavoriamo come schiavi tutta la Vita.

E basta!

“Tutti noi siamo indebitati con qualcuno. I problemi insorgono quando il debito va fuori equilibrio. Il mondo semplicemente toglie ai poveri, ai deboli, a quelli finanziariamente disinformati. Se hai troppi debiti, il Mondo ti porta via tutto quello che hai… il tuo tempo, il tuo lavoro, la tua casa, la tua Vita, la tua fiducia, e poi ti toglie la tua dignità, se glielo permetti. Non l’ho fatto io questo gioco, non ho fatto io le regole, ma lo conosco e so farlo bene. Voglio che lo impari. Poi, quando ne avrai acquisito padronanza, puoi decidere di farci quello che vuoi”.
Fonte; “I quadranti del cashflow – guida per la libertà finanziaria” di Robert T.Kiyosaki.

Questa espressione indica come occorra uscire dallo stato di “ignoranza” al fine di comprendere e, dopo, decidere il da farsi secondo coscienza.
Sino a quando ci si adeguerà, una volta compreso il “giro del fumo”, il mondo continuerà a togliere ai deboli per dare ai ricchi o fare nuovi ricchi che toglieranno ancora di più ai poveri.

La povertà è una condizione dettata anche dall’ignorare certi meccanismi, e sprofondare nelle “trappole” tese dall’Antisistema.

Chi è lo Stato in teoria? Siamo noi.
Chi è lo Stato in realtà? Siamo noi nella parte dello schiavo e una ristretta elite nei panni dei Signori.
Il "carico" è tutto sulle nostre spalle...
 

sabato 20 febbraio 2010

Nel momento in cui osassi affrontarla.







Nel momento in cui osassi affrontarla…
sciami di cose mai solitarie
ostentate come un saltimbanco con il suo, lieto, pubblico
ed il rossore di pensieri sbiaditi   
affilati
        ad incipriare ottusamente la strada.
Il sole stanca i miei capelli
ne delinea ogni direzione
mette a nudo ogni elettrica velleità
    intenzione
              innata vastità.
Quello che non si vede pesa più dell’anima…
linee morbide attorno ai miei progetti
lievemente abbozzate
    sussurrate nell’orecchio nel modo più intimo,
sensuale.
Oh, come soffia impietosa
            a gran voce
                questa lama di caos mascherato
insofferente
        quanto me.
Nella forma ritaglio pezzi da lasciare oltre i limiti
                                del presente.
Rifletto e sogno e ballo e…ascolto dove conducono i segni…

(Questa è una composizione, modello Legàmi (www.legami.sitiwebs.com) applicato ad un'opera pittorica che, se non erro, è un quadro di Chiara Iezzi, la "bionda" del duo "Paola e Chiara". Non ne sono siucuro, avendola composta qualche anno fa. Chi avesse qualche conferma da darmi, a tal proposito, è pregato di "farsi avanti", in maniera tale da completare questo Legàmi pittorico. Grazie di cuore).