“Dunque, dove eravamo rimasti? Potrei dire moltissime cose e ne dirò poche… Io sono qui, e lo sono anche, per parlare per conto di quelli che parlare non possono, e sono molti, e sono troppi; sarò qui, resterò qui, anche per loro. Ed ora cominciamo, come facevamo esattamente una volta…”.
Enzo Tortora
20 febbraio 1987
Hai presente come deve guardare un animale “piccolo”, come ad esempio un gatto, un uomo? Alzando lo sguardo e tutto quello che ne consegue. In tale comportamento fisico è contenuto anche e soprattutto l’atteggiamento sostanziale:
che cosa prova colui che è alle prese con un essere di dimensioni molto più grandi?
Si direbbe, paura. E di paura l’individuo ne è cosparso, dentro, in profondità. Perchè se vedi un ragno, un serpente o quello che ti fa più schifo, provi brividi così potenti da scuoterti per il resta della giornata? Non ti sembra ancestrale la reazione, ovvero, non ti sembra evidenziarti o ricordarti qualcosa (qualcuno)?
Anche se... durante la pandemia è di un “nemico” invisibile (dunque, molto piccolo), che ti devi “guardare”. Ecco perché il discorso è sostanziale o frattale espanso, sul modello “come sopra così è sotto…”. Ecco il perché del Filtro di Semplificazione. Tuttavia, espandendo lo scenario si possono introdurre tasselli che conferiscono al “puzzle” una dinamicità insospettabile, oppure, questa è una mancanza di SPS-IO a cui dunque si deve mettere come si suol dire una “pezza”.