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L’ambiente “riflette” secondo un particolare “modo di fare” o algoritmo funzionale; qualcosa in codice, insomma.
In codice, poiché tu sei “tu” (nel) “qua (così)”.
Ovvero, l3 codificazione avviene ancora per riflesso che, in particolare, ivi auto ricomprende tutt3, comunque e quantunque.
Se l’informazione ti raggiunge sempre, perché l’ambiente è l’informazione e sei nell’ambiente in ogni “caso”, di/in conseguenza se è in codice (o, meglio, non l3 comprendi, non l3 capisci, non te ne avvedi, non sai di che diamine si tratta, non ci credi, non sei d’accordo, non presti attenzione, etc. etc. etc.) significa che (ti) “è già success3” qualcosa, di modo che… continuamente tendi ad auto ricircolare a/in tutt3 ciò che insiste “tra parentesi”, sembrando(ti) invero tutt3 ciò che esiste, c’è ed è im-possibile.
Sei fritt3 o “cotto e mangiat3” a/in tavola.
Anzi, sei già digerit3, ovvero, “servi” sempre.
Con chi ti divora che non sembra nemmeno esistere, a prescindere da ogni luogo comune che non riesci mai (mai) ad auto decodificare, in modo da fartene sostanzialmente qualcosa.
“Car3 Diario...”. Quest3 Spazio (Potenziale) Solid3 (Io) è un tuttun3 tra sé e sé (Me). È un ambito e/che descrive un cert3 “discorso”.
Che altr3? Nulla de che, invero. Niente di niente… Oppure?