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“Che cos’è?
Non lo so. Più che altro è una sensazione…
Come fai a saperlo?
Lo so. E basta…
È come se non dovessi pensare. Io so le cose e basta. Cose che non ho mai fatto prima…
Come dei ricordi sepolti da qualche parte nella mia testa. Solo che non sono i miei ricordi. Però non credo che sono cose del passato… sono del presente…”.
Stranger Things
Se (se) il significato, la funzionalità, la funzione ed il funzionare… sono agganciate (“respirate” come dei pensieri senza pensatore, nell’aria) e, in una prima fase, sembrano (danno luogo) “solo” sensazioni, come puoi descrivere tutt3 ciò ed in un certo senso “padroneggiare l’accadimento”?
Se (se) ricorri sempre ad una interfaccia per la comunicazione e per la decodifica, di conseguenza (allora) dipenderai sempre da detta interfaccia, nel “caso” specifico… dal linguaggio, dalla mente “qua (così)” riconfigurata, dal pensiero polarizzato AntiSistemicaMente, dai… pensieri senza pensatore, stess3.
Si, perché… sono ispirazione (ide3) che possono avere qualsiasi “natura”, alias, genitorialità.
E “qua (così)”, per almeno una percentuale media, uniforme, dell’80 per cento… qualsiasi “emissione” è un feedback frattale espanso (legge e strumento) della compresenza singolare gerarchica immanifesta sotto (alla) dominante.
Così come l’inquinamento rappresenta la medesima forma di coniugazione sottile, in-diretta, avente gli “attributi (proprietà)” conferiti alla/nella simbologia divina:
compresenza
ubiquità
non località
leva
wireless
effetto.
“E se invece non usassi le parole?...”.
Stranger Things
“Il principale limite della comunicazione in psicoanalisi è il linguaggio…”.
Wilfred Bion
“Vedo sì, Prometeo, e voglio darti il consiglio migliore, anche se tu sei già astuto. Devi sempre sapere chi sei… e adattarti alle regole nuove:
perché nuovo è questo tiranno che domina tra gli dèi.
Se scagli parole così tracotanti e taglienti, subito anche se il suo trono sta molto più in alto, Zeus le può sentire:
e allora la mole di pene che ora subisci ti sembrerà un gioco da bambini…”.
Eschilo, Prometeo incatenato
devi sempre sapere chi sei
e adattarti alle regole nuove
perché nuovo è questo tiranno che domina tra gli dèi…
Ossia, devi sempre ricordarti di te.
L’auto adattamento è sopravvivenza, però.
Fai attenzione alle “regole nuove...” ed al “nuovo... tiranno che domina...”:
la particella “nuov3” è causale, gerarchica e singolare.
Tale ammonimento ha un senso, una origine (“è già success3”) e una morale, ma (ma) di tutt3 ciò non rimane altro “qua (così)” che… parole svuotate dentro, erose AntiSistemicaMente (anche se sempre significative a livello di accortezza e potenziale).
L'invito a "stare al proprio posto", a non "sconfinare" in ruoli che non... sono propri, a conoscere i propri limiti è quello mosso da Apollo a Diomede… e ad Achille… nell'Iliade; in quanto, come rammenta Apollo allo stesso Poseidone, gli uomini non sono altro che “dei miseri mortali che, come le foglie, ora fioriscono in pieno splendore, mangiando i frutti del campo, ora languiscono e muoiono…”… Iliade XXI…
Link
L’essere umano è programmabile. Anzi, è (auto) riprogrammabile. Modelli di pensiero simili a “ormai, alla mia età il carattere non cambia più…”, sono la solidificazione della programmazione “qua (così)”.
Il “carattere” è (nel-la) programmazione, che può avvenire ad ogni “età”.
È la personalizzazione di un aspetto, tra gli infiniti (potenziale) sempre disponibili.
La fissazione di un solo “corredo”, coerentemente, viene assunt3 come il “carattere” e da lì sembra molto complesso (se non impossibile) cambiare, alias, auto riprogrammarti.
Il “tuo” carattere, tuttavia, non è tuo:
è il fermo immagine (in termini di caratteristiche inferite dalla ragione fondamentale dominante, per induzione frattale espansa, ambientalmente), il marchio di fabbrica, la firma nella forma, il segno, il copyright… che tendi a scambiare per “tutta farina del tuo sacco”.
L’esaltazione di un intero aspetto (caratteristica apparente) è l’evocazione di un particolare sottoprogramma, all’interno della “directory carattere”.