lunedì 12 maggio 2014

Essi.


C’è qualcosa di strisciante attorno a te e, quasi certamente, anche… dentro di te, perchè tu disegni sempre un circuito, la cui parte più apparente è un loop... e la cui "uscita" è un dettaglio non apparente.
Ricorda di SPS; di quello che sostiene e che sosteneva (quando il Tempo sarà volto al passato). Ogni qualvolta percepisci più "sobriamente", l’esistenza di questo “strisciare”… ricordati di SPS. Perché SPS ci sarà sempre, anche quando non ci sarà più. Perché la sua “orma” è stata ormai (ri)lasciata, perlomeno nel web ed è, ora, molto complesso eliminarla del tutto.
La funzione di SPS è di (ri)cordare a tutti... l'immagine totale del Nucleo Primo. Altre funzioni "pubbliche", non ne ha, se non tutto ciò che "ne deriva", come ad esempio, il (ri)trovare l'uscita da queste 3d (Mondo).
Premesso che "SPS è un diario online, che riguarda principalmente me"... può piacere o non piacere, tuttavia è così.
Parafrasi, "per dirla alla Dragon Trainer".
Prima:
Abbiamo la pesca, la caccia e un incantevole vista del tramonto, l'unico problema sono le infestazioni:
in molti posti hanno topi, zanzare, noi abbiamo... i draghi!
E, dopo:
Le cose da mangiare che crescono qui sono dure e insapore, le persone che crescono qui lo sono ancora di più, l'unica nota positiva sono gli animali da compagnia:
in molti posti hanno pony e pappagallini, noi invece abbiamo... i draghi!
 

venerdì 9 maggio 2014

Il gioco d’insieme.


Fare della “dietrologia” (nel linguaggio utilizzato soprattutto dai giornalisti viene intesa come la ricerca, a volte effettuata con esasperazione, dei fatti occulti che sarebbero dietro un evento o di quanto si nasconderebbe dietro le azioni, le parole e i gesti altrui... Dall'accostamento di dietro- e -logia, che significa studioLink) è considerabile, ormai, una “moda", perdipiù, svuotata di valore? 
Ossia… da parte del “grande pubblico” (ogni individuo e un individuo per volta), assumere tutto il “marcio” relativo al Mondo, messo in evidenza da taluni “studi”, come se fosse una cosa risaputa ma, in realtà, non sentirsi mai veramente in grado di “fare qualcosa per cambiare” (per una sorta di rassegnazione di fondo e, non certo, per pigrizia)...
Insomma:
sentirsi allo stesso Tempo “in e out”; coinvolti a pieno ma “tagliati fuori”, filtrati, depotenziati, stranamente pigri, lenti, demotivati, senza “spina dorsale”, se non per difendere ambiti secondari inerenti, forse, alla propria esistenza:
  • litigare per una questione di calcio
  • lottare per far valere il proprio diritto (io pago le tasse) di trovare sempre un posto libero, per poter parcheggiare la macchina il più vicino possibile al luogo di lavoro o al supermercato
  • fare a “sportellate” al fine di non perdere troppo Tempo a “far file e code” agli sportelli pubblici
  • ottenere il diritto di poter prenotare gli esami specialistici direttamente usando internet…
Ce ne sono molte di “lotte secondarie”, che nella loro essenza rappresentano il fulcro del tuo intrattenimento in questa realtà. Puoi addirittura misurare quanto esse “ti portino via e pesino sul tuo bilancio di fine giornata”, tenendo in considerazione anche il solo parametro Tempo, che ti richiedono al fine di percorrerle da capo a piedi.

Tutto ciò descrive un ambito a vasto raggio, entro il quale ognuno non è mai veramente se stesso. Perché è come se "il racconto che si ode e che giunge sino a te, risultasse sempre lontano e mai veramente relativo a te. Come se, nella tua realtà interiore, non ti riguardasse mai direttamente"…
Questa “dissociazione” è solida, vera, autentica, impregnante… e perfettamente in grado di tenerti su una “graticola”, a cuocere lentamente al Sole senza nemmeno accorgertene.
 

giovedì 8 maggio 2014

Primo: rendersi conto.


Quello che vede è il risultato di una programmazione geniale. Un’imitazione del libero arbitrio
Io, Robot.
Certe volte tendo a dimenticare quello che “intuisco da Tempo".
Certe volte, a fronte dell’atteggiamento ed alla pressione ambientale, tendo a tornare ad interpretare l’usuale livello di condotta, definibile e definito come “normale”. Ossia, a volte, torno a vedere questa Vita nella maniera convenzionale… ed è “lì” che mi accorgo di essere sostanzialmente diviso, frammentato in indefinite parti:
in... ciò che vede in molti modi diversi e ciò che “non vede in molti modi diversi”.
Già; ad una certa “quota” la divisione sussiste ancora e non è differente rispetto al “prima o al sotto”.
Si rimane sempre all’interno di qualcosa che “toglie fiato, ossigeno e certezza”.


La mente rimane l’imbuto dal quale tutto sembra per forza passare.

La mente funziona in una configurazione particolare, da molto Tempo (almeno, dalla fine dell’ultima grande glaciazione, ossia, circa 12.000 anni or sono). Ma non si può mai, con troppa sicurezza, uniformare la visione, essendo la stessa una caratteristica della frammentazione all’interno della quale si è. Proprio come se l’opera frammentante fosse un “oggetto forse nemmeno pensante”, mosso dalla sua ispirazione e procurante al di sotto l’effetto della frammentazione e cioè:
il corso della storia deviata umana.
Le parti e.. la parte.
La parte e… il suo motivo, la sua ragione.
La ragione che deriva dall’opera non locale dell’atto ispirante.
Atto che per sua natura risulta come inarrivabile, dal punto prospettico dei “frammenti”, perché ampiamente e sostanzialmente “distaccato” da ogni tipo e genere di effetti collaterali, più o meno diretti.
Quand’è che uno schema percettivo, diventa coscienza? Quand’è che una ricerca diversa, diventa la ricerca della verità?
Io, Robot.
Macchine che creano altre macchine. Perché l’umano non dovrebbe rientrare in una simile piramide o scala di appartenenza? Perché l’umano colloca se stesso al di fuori del loop? Che cosa lo convince a farlo? Il fatto che esso, a differenza di una macchina, pensi di avere un’Anima o perchè si può riferire ad un Dio?