martedì 15 ottobre 2013

Gerarchia e la (Re)interpretazione della legge.


 

Il primo dovere di chi dà consigli a un uomo infermo che segue una dieta nociva alla salute è quello di cambiar sistema di vita; le altre indicazioni verranno solo se egli accetta con convinzione queste disposizioni.
Platone
 
Esistono livelli gerarchici ad ogni dimensione, in maniera (frat)tale che un essere in osservazione possa capire che “esistono livelli gerarchici in ogni dimensione”…

E questo è un loop.

Un ciclo chiuso (loop) non è nient’altro che “un modo di funzionare senza essere visto”, nel senso di… "non essere visto per un Tempo sufficiente e necessario al fine di somatizzare una situazione/routine, a livello di consapevolezza (abitudine)". La consapevolezza comporta il "cambiamento", una volta radicata in profondità nell’impianto che osserva, vive, si muove.

Lo scatto del fotografo turco Tunc Tezel è stato ottenuto grazie alla sovrapposizione di decine di immagini, catturate in un anno intero da Baku, in Azerbaijan, sempre a mezzogiorno. La curva che disegna la nostra stella, unendo le posizioni alla stessa ora e osservata sempre dalla stessa località, è un analemma: somiglia a un "otto" o al simbolo dell'infinito. Ciò è dovuto alla traiettoria ellittica che segue la Terra nel suo moto di rivoluzione e all'inclinazione del suo asse. Link

Un loop interrompe la serie di permutazioni che avvengono in colui che “ci vive dentro”

lunedì 14 ottobre 2013

Vergogna.


 

Una brava persona si vergogna anche davanti a un cane.
Anton Čechov

Ti è mai capitato? Questa è una profondissima massima. E proprio oggi vale la pena senz’altro citarla in SPS. Perché? Perché la società occidentale, come minimo, ha molto da vergognarsi per i fatti che la storia deviata riporta con precisa "dotazione di parte".

Spesso ci vergogneremmo delle nostre più belle azioni se la gente vedesse tutti i motivi che le determinano.
François de La Rochefoucauld

Senza scrivere lunghi trattati  e senza andare a toccare la “retorica” all’inverso, è opportuno dare spazio alle parole di una persona che ha “scelto” di interpretare una parte molto scomoda all’interno della possibilità vastissima del “vivere la Vita”.

Il riferimento è a Erich Priebke, morto qualche giorno fa all’età di 100 anni tondi tondi. Fa certamente effetto la sua figura alla Gru di “Cattivissimo me”, eppure anche solo per l’età raggiunta e la “notorietà” pubblica, egli è stato un “nonno sociale”, così come descritto per altre persone similari, nell’articolo “Nonni terribili”.

Priebke ha rilasciato nel luglio 2013, in un’apposita intervista, il punto finale del proprio pensiero, relativamente al sempre scottante ed attuale tema dell’olocausto, del contesto sociale globale in cui versava la Germania prima, durante e dopo la seconda guerra mondiale, dell’analogia di brutalità che si commisero da tutte le parti impegnate sui vari fronti della guerra, della manipolazione di fatti e scenari più o meno realmente accaduti, del processo farsa di Norimberga e del comportamento “alleato” e sovietico nei confronti dei popoli coinvolti dalle mire oscure di un potere “senza onore né scrupoli”, etc.
Sette cartelle di “pensiero scritto”, nel momento in cui un individuo, giunto alla soglia di un’età in cui non ha più nulla da chiedere e neanche da perdere, si trova faccia a faccia solo ed esclusivamente con se stesso. 

Nella ricorrenza dei miei 100 anni”, scrive Priebke.
 

venerdì 11 ottobre 2013

Il diritto.




Che cos’è il “diritto”? Per meglio comprenderlo, lasciamoci andare e seguiamo l’onda, chiedendoci:
a quale gioco sta giocando l’umanità?
Beh, perché necessariamente di un “gioco” si tratta. L’umano gioca a vivere, ossia, “si trova a vivere e dunque prova a vivere”, meglio, “sopravvive”. 

È, pertanto, un “gioco delle parti” che permette tutto quello che, meglio conosci, come “quel flusso di azioni Temporali che vanno dal tuo passato al tuo presente, tendente alla tracciatura del tuo futuro”…

Se tutti gli umani interpretassero la stessa parte, che ne sarebbe della funzionalità e del funzionamento dello scenario 3d?

Chi più, chi meno, gli individui hanno una "dotazione di serie", in termini di facoltà, per quanto riguarda il “diritto ad interpretare quella parte che davvero hanno scelto di interpretare”. Questo “diritto” non è scritto da nessuna parte, tuttavia, e non si ricorda nemmeno una stretta di mano nel sancire una simile proposizione.

La "parte scelta", in realtà, corrisponde sempre all’attualità che contraddistingue l’individuo. Solo che non lo sembra affatto. Perché? Perché le “cose” sono dannatamente confuse e sottili, in termini di apparenza. Per cui, la Vita sembra scegliere, come un abito inverso, chi la indosserà e non viceversa