Jakob Böhme
Ognuno è unico. Lo dicono anche le “impronte digitali”.
Dunque, come può un umano trarre estremo giovamento dalla lettura di un libro scritto da un altro essere umano? Prima o poi, nella lettura, si giunge ad un livello tale che “il contenuto letto, inizia a reclamare troppo spazio all’interno del lettore/contenitore”.
È a quel punto che occorre “fermarsi” e procedere in altra direzione, come dire… più autentica relativamente al sé.
Il cammino altrui, anche se della stessa specie, è foriero della vicenda personale altrui che, con la propria, molto spesso non ha altro fattore comune oltre all’analogia ed alla caratteristica riflettente di sé nell’altro.
Non c’è mai nulla che sia considerabile “inutile o casuale” ma tutto concorre alla riflessione. Tuttavia, c’è sempre un limite oltre al quale un processo (come la lettura) rischia di diventare tossico o radioattivo, ossia… invasivo e veicolante principi virali, altamente aggressivi della propria sfera.
Utilizzando l’Analogia Frattale (meglio nella sua forma più intima, definibile “Sincronico/Istintiva”) ed il Metodo Indiretto, è possibile utilizzare “tutto ciò che viene/esiste” in maniera tale da “maneggiarlo con cura, attenzione e sicurezza”.
Ciò che si concretizza, nel Tempo, è una continuità tra la propria “base” e ciò, di esterno, con il quale s’interagisce.