Si, è un vero e proprio "strapiombo" che si apre dinnanzi a noi, quando decidiamo di seguire questo “consiglio”. Perchè siamo chiamati ad aprire le "ali" per non cadere. E presto o tardi lo seguiremo tutti quanti. Perché è una spinta insita nel moto delle particelle senzienti della Vita. Non c’ è alternativa, non c’è altra strada.
Il tempo “disegna” sempre la stessa trama, mentre attendiamo quel “treno” che passa ogni istante. Siamo alla stazione ma non ci decidiamo a prendere nessun convoglio. Abbiamo già acquistato i biglietti e anche a caro prezzo, ma siamo in "bambola". Forse perché per partire non abbiamo portato nessuna valigia con noi, perché ce ne siamo dimenticati, perché non serve nulla oltre alla decisione di prendere il treno.
Siamo lì, fermi alla stazione con il biglietto in mano… ed ogni scusa è buona per rinunciare a partire. Nel reame delle illusioni, in cui ci siamo "conficcati" molto tempo fa, non è facile ritrovare un barlume di equilibrio. L’Inconscio frena ogni impulso che tenderebbe a fare cambiare abitudini e prospettiva. Perché? Perché è stato programmato così. Perché s’illude di proteggere dalle trappole della “novità”. Ma, chiediamoci, davanti all’ennesimo convoglio che parte senza di noi: “Chi mi ha programmato così?”.
Ciò che mi blocca corrisponde a ciò che “sento” nella mia interiorità? Nel mio cuore sacro! Vorrei partire all’avventura ma… qualcosa me lo impedisce. Il senso del dovere, della responsabilità, della società lanciata a scoprire "l’acqua calda" o meglio a riscoprire ciò che una volta già si sapeva.
Da dove giunge questa espressione – Conosci te stesso:
L'esortazione conosci te stesso è un motto greco (Γνῶθι σεαυτόν, gnôthi seautón), iscritto sul tempio dell'Oracolo di Delfi e può ben riassumere l'insegnamento di Socrate, in quanto esortazione a trovare la verità dentro di sé anziché nel mondo delle apparenze. La locuzione latina corrispondente è Nosce te ipsum. La frase scritta sul tempio tradotta recita: "Uomo, conosci te stesso, e conoscerai l'universo e gli Dei". È anche utilizzata in latino la versione Temet nosce.
Il significato originario è incerto, deducendo da alcune formule a noi pervenute (Nulla di troppo, Ottima è la misura, Non desiderare l'impossibile), sarebbe quello di voler ammonire a conoscere i propri limiti, «conosci chi sei e non presumere di essere di più»; sarebbe stata dunque una esortazione a non cadere negli eccessi a non offendere la divinità pretendendo di essere come il dio, del resto tutta la tradizione antica mostra come l'ideale del saggio, colui che possiede la sophrosyne (la saggezza), sia quello della moderazione. Eppure ciò non spiega come mai nella sua forma più estesa nell'ammonito delfico appaiono i passi "In te si trova occulto il Tesoro degli Dei. Oh Uomo, conosci te stesso e conoscerai l’Universo e gli Dei", infatti il motto potrebbe essere un'esortazione alla conoscenza dell'anima la quale, essendo di natura divina, porterebbe alla conoscenza delle Divinità”.
Fonte: Wikipedia
Come possiamo non capire ma intuire, l’Antisistema è già all’opera in queste righe e, queste righe, esprimono la sua ferma azione già accaduta nel passato. Si parla di Dei e Divinità. Cancelliamo questi termini e sostituiamo termini che riportano alla Creazione. Le Divinità erano esseri extraterrestri come gli Anunnaki. Nulla di più.
Il solo modo per intendere che “conosceremo gli Dei” è quello che porta alla loro scoperta in quanto esseri solo più evoluti del genere umano. Non cadiamo nelle amenità del linguaggio, dei suoi ampi significati, delle sue spire soffocanti. Rimaniamo nel comprensibile che è direttamente tradotto per noi dall’ascolto del sé. Di quella “vocina” che ci “consiglia” sempre e che bisogna ascoltare facendo silenzio di tutto il gran baccano della Vita moderna.
Nulla di troppo. Ottima è la misura. Non desiderare l'impossibile..
In te si trova occulto il Tesoro degli Dei.
Oh Uomo, conosci te stesso e conoscerai l’Universo e gli Dei.
Le due espressioni stanno bene insieme e conducono ampia saggezza a noi. Facendo opera di piacevole riflessione comprendiamo che esprimono delle grandi verità mascherate da allegorie e dal tempo che le ha, se non partorite, perlomeno fatte pervenire sino a noi. Nel conoscere se stessi è insito un particolare non da poco, un principio insabbiante, una “scusa” molto valida per lasciare perdere: l’uso della mente.
Ecco come evidenzia questo aspetto e come ci viene in aiuto Roberto Zamperini, attraverso un suo pensiero che avevo memorizzato nel mio pc tempo fa e di cui non trovo il link diretto per fornire la sua origine:
Uno dei grandi problemi che si incontrano nel Conosci Te Stesso (CTS)… sta nel fatto che io non ho mai altro strumento per analizzarmi se non la mia mente. Il che è come dire che voglio capire se mi muovo guidato dalla mente o se mi muovo in linea con il Sé, attraverso alla mente... Un puzzle! O meglio: una contraddizione in termini!
Questo rende il CTS uno strumento che è spesso drammaticamente inadeguato, sempre troppo lento rispetto alle mie esigenze di "crescita". Non se ne esce a meno che.... A meno che io non usi lo strumento potentissimo che si chiama TEV! O meglio: CTS-TEV!
Teoria della prima tecnica. È quella "sempliciotta", ma, per i fini quotidiani in genere è più che sufficiente. Supponiamo che io voglia testare la mia reazione all'evento A. Nel metodo "mentale" dovrei chiedermi: "La mia reazione ad A è stata corretta (Spirituale, etica, morale, buona, gentile, eccetera) o no? Dove no significa: non in connessione con il mio Sé". E giù, a questo punto, con analisi e controanalisi, che di solito non mi portano molto lontano, anche perché spesso mi dimentico che non è assolutamente importante chiedersi la prima cosa (La mia reazione ad A è stata corretta?), quanto invece la seconda (Ho reagito ad A in connessione con il mio Sé?). E già, perché la mia mente mi farà fare i salti mortali all'indietro piuttosto che farmi ammettere che la mia reazione all'evento A sia stata non corretta. Perché è stata proprio lei l'agente della reazione! Per lei, la mente, sarebbe come dire: "Sì, io, mente, ho sbagliato. E, siccome ho sbagliato una volta, è probabile che sbagli spesso e allora faresti bene in futuro a non fidarti di me".
Mi fermo qua con la citazione, anche se il proseguo è molto interessante ma, per oggi, troppo “profondo”.
Cosa è la TEV (Terapia Energo Vibrazionale):
“L'espansione della conoscenza di Sé e dei propri talenti, la sintonia con gli altri e la Natura, l'incoraggiamento a ritrovare la propria identità e il proprio modo di essere in relazione al Tutto: ecco un percorso iniziatico, un progetto di crescita, ricco di stimoli e strumenti.
La terapia energo vibrazionale ci introduce ad una disciplina derivata dal Pranic Healing, che studia il manifestarsi delle energie sottili (nell’ambiente, nei cibi, in tutto ciò con cui veniamo in contatto) nel loro rapporto con il corpo umano. Questa terapia si avvale dei contributi messi a disposizione dall’Omeopatia, dalla Floriterapia, dal Feng-Shui... oltreché di tecnologie sofisticate, per prevenire e affrontare disturbi e malattie del corpo e della psiche”.
Fonte: Energie Sottili e la Terapia Energo Vibrazionale di R. Zamperini
Il filo del discorso è questo: tra noi e la nostra “conoscenza” sottile o superiore, c’è di mezzo lo strumento che usiamo usualmente per “vivere”… la mente. La mente è molto potente ed è comandata dall’Inconscio. L’Inconscio, in assenza di grandi spunti spirituali, domina in assoluto sulla nostra "estensione materiale" che focalizziamo sul piano denso dell’energia e che crea il mondo fisico nel quale siamo immersi con il nostro corpo al fine di esperenziare.
È l’Inconscio che comanda, dunque. E la mente è utilizzata per eseguire questo volere nascosto che opera in noi. Ecco giunto il punto, il focus, il luogo dimensionale dove volevo arrivare…
Noi non siamo padroni del nostro Inconscio. Ciò che c’è “scritto” dentro è per noi inaccessibile senza modificare la nostra decisione di Vita, di presenza e senso sulla Terra, senza innalzamento del nostro punto prospettico, senza sviluppo della nostra immaginazione creativa e non tanto della sola volontà.
Il termine stesso “Inconscio” esprime questa verità:
"Il termine "inconscio" (in tedesco Unbewusstsein) è stato utilizzato da Karl Robert Eduard von Hartmann per indicare il principio della sua filosofia… Fu però Schelling che descrisse l'inconscio come un aspetto essenziale: "Questo eterno inconscio... che si nasconde... e imprime alle azioni libere la sua identità"... Arthur Schopenhauer riteneva inconscia la volontà di vivere…
Con il termine inconscio Freud intendeva un complesso di processi, contenuti ed impulsi che non affiorano alla coscienza del soggetto e che pertanto non sono controllabili razionalmente".
Fonte: Wikipedia
Se una cosa è inconscia significa che è nascosta, ancora non comprensibile, non accessibile. Ovvio che è una definizione legata al tempo. Ogni istante che passa costituisce una opportunità per redere conscio l’inconscio. Se una cosa inconscia è tanto importante da influenzare il corso degli eventi della nostra Vita manifesta, significa che vale la pena di cercare di comprenderla. Non trovate?
Il conoscere se stessi va in questo senso.
Tratteniamo il respiro per più tempo possibile e inseriamo al contempo nella mente un rumore bianco, come quello continuo e regolare di una ventola. Poi senza seguire nessun processo mentale… saliamo in “carrozza”. Decidiamo ad un “altro livello” di fare quel passo…
Quell’altro livello ci aiuterà perché è da lì che giunge il monito a intraprendere quella azione!
Perché è tanto importante prendere questa direzione?
“L'inconscio non conosce né giudizi di valore, né il bene e né il male, e nemmeno la moralità”. Sigmund Freud