martedì 4 maggio 2010

Quell'estate che iniziai ad andare in bici.






È da circa tre settimane che ho ripreso le attività sportive all’aria aperta, nella fattispecie… gran sgobbate in bicicletta. Al mio ritmo e per il mio livello, faccio circa 17 km al giorno, percorrendo sia strade asfaltate che in terra battuta. Abito nella periferia di Vigevano, dunque gli spazi verdi non mancano; anzi, appena uscendo dalla città ci si trova immersi in un contesto d’altri tempi, tra risaie piene d’acqua, in questo periodo, e campi di tenero frumento; insomma gli scenari di Leonardo Da Vinci che, da queste parti, fece grandi opere di progettazione idrica. I papaveri hanno iniziato a spuntare sul finire di settimana scorsa, mentre gli alberi sono già verdissimi e l’erba molto alta per via della pioggia e del caldo. I colori pastello del Glicine si abbinano ai gialli intensi dei fiori di erbe di cui non so il nome; le "stelle" bianche dell'aglio selvatico  impreziosiscono i bordi delle strade di campagna e i sottoboschi.  

Andando in bici per questi lidi, ci si “espone” ad una confortevole visione per i sensi logici, sin troppo impegnati a “misurare” ogni aspettativa, prerogativa, prospettiva, etc. Un po’ di sano relax ci vuole. Non ho l’abitudine di trotterellare in bicicletta, per cui mi impegno anche a migliorare resistenza allo sforzo, fiato, gambe, circolazione, etc. Questo per dire che non esco solo per guardare il paesaggio, ma anche per “stancarmi” in maniera sana. D’accordo, c’è un po’ di smog per via delle immancabili auto e camion, però non mi lamento… è sempre meglio di quando i fumatori erano liberi di intossicarmi passivamente

Perché scrivo questo? Perché l’anno scorso ho fatto il medesimo allenamento, partendo un po’ più tardi rispetto al 2010, ed alla fine ho fatto più di mille chilometri. Delle gran sudate in pieno solleone, tra miriadi di libellule, insetti vari, gazze ladre, cornacchie, corvi, aerei, etc. Cosa mi è successo questo inverno? Non ho avuto nemmeno un raffreddore. Spese mediche pari a zero. Non che questa notizia sia tanto eclatante, però se aggiungo che venivo da anni di tosse cronica dovuta, secondo me, a stress e tipologia di Vita… ebbene, allora la “cosa” cambia. Ho trascorso nottate intere a tossire e a dare la colpa a tutto ed a tutti; starnuti infiniti appena alzato al mattino. Ho pensato all’allergia alla polvere, alle energie nefaste delle reti Hartmann e Curry, all’umidità del luogo dove, da più di un anno, passo le giornate, al mio stato di bronchite che da piccolo mi aveva minato anni e anni di Vita e che aveva costretto i medici di allora a sforacchiarmi di punture e a imbottirmi di antibiotici, dopo avermi levato anche le tonsille a tre anni. 

Con l’età dello sviluppo, poi, tutto era passato facendo sport. Ecco la memoria storica, le sinapsi dormienti.

Da qualche anno avevo iniziato a sviluppare ancora sintomi di oppressione polmonare; sino all’estate scorsa! Voglio rendere nota questa mia vicenda, perché a costo zero e senza rivolgermi a nessun medico, ho trasmutato la condizione della malattia cronica, in una nuova forma di equilibrio “compatibile” con il nuovo cammino spirituale intrapreso. Posso confermare che, dunque, le allergie non esistono, o comunque si possono superare senza ricorrere a nessun farmaco, perché posso stare nella polvere o in mezzo ad un campo di erbe, con pollini vari ed in qualunque periodo dell’anno, posso stare con i gatti e toccarli senza stare male e senza trasformarmi in viso, infatti gli occhi non mi lacrimano più e non arrossiscono. I polmoni sono liberi adesso. 

Per anni sentivo come una enorme mano che mi stringeva a livello polmonare. Cosa ho fatto d’altro, oltre che pedalare? Ho modificato l’alimentazione radicalmente. Ho fatto una pulizia del Colon. Ho seguito un percorso spirituale che ha portato il mio essere al centro di ogni “cosa” e non più in periferia del vortice esistenziale. Mi voglio bene e mi accetto sempre di più. Ho evitato di esprimere giudizi sulla gente. Ho iniziato a comprendere che tutto risponde al nostro volere, sia conscio che inconscio. Ho inserito un Cleanergy sotto al letto (Zamperini santo subito).

Rimettendo "ordine" in me, la Vita ha iniziato a mutare frequenza. Ho preso decisioni coraggiose, responsabilmente condivise con mia moglie Silvia, che non smetterò mai di ringraziare. Che dire? Che il flusso della Vita tesse un “arazzo” senz’altro più in linea con le mie prospettive e che, tutto quello che ancora deve quadrare, sicuramente lo farà in tempi brevi. Non mi interesso di politica perchè divide, non guardo i telegiornali, non leggo i quotidiani, sono estraneo alle “lotte” sociali di quartiere per ogni “dettaglio”. Ho smesso di temere il futuro perché il futuro è fatto di piccoli passi, istante dopo istante, da mantenere sempre con noi, con la nostra essenza. L’essere presenti a sé stessi è una dote necessariamente da sviluppare. Essere consapevoli di quello che facciamo e di quello che “ci” succede. Sviluppare la responsabilità per ogni nostra "movenza", per ogni nostro pensiero, per ogni nostra manifestazione vibrazionale.

Tutto qua! Una ricetta davvero semplice, eppure incredibilmente difficile da mettere in atto senza un atto di “coraggio” di base: provarci con equilibrio e costanza e non per “moda”.  



lunedì 3 maggio 2010

Come cannibali insensibili.





A volte mi capita di vedere, a mezzogiorno, la trasmissione televisiva “La prova del cuoco” su Rai1. La “sfilata” di sapienza gastronomica esposta giornalmente, ai quattro venti, è di una mancanza totale di consapevolezza relativamente a quello che si “consiglia” alle persone in termini di ricette e tipologia e quantità di ingredienti. Logico che queste mie parole possano scatenare l’incomprensione generale, eppure quel modo di mangiare proposto a livello nazionale è totalmente in linea con le politiche direzionali dell’Antisistema. Ho visto delle signore cuoche, belle rubiconde, preparare dolci o secondi piatti talmente “ricchi” di condimenti, burro, zucchero, etc. da rimanerne assolutamente sconvolto. E poi che dire della totale insensibilità dimostrata in quella sorta di “università del sapere”, nei confronti degli animali, i quali vengono mostrati disegnati e sezionati, illustrando le loro qualità succulente, parte per parte; il "tutto" abbinato ai vini consigliati dal Sommelier? 

Per carità, tutto “buono” per far generare un tripudio di succhi gastrici, ma francamente ne voglio e ne posso fare a meno.

Ormai io e mia moglie non riusciamo più a mangiare carne animale, anzi la carne in generale, la vediamo come un pezzo di cadavere; un estratto da un corpo ucciso apposta per lo scopo. Un animale che ha sofferto, che è stato privato della Vita e che ha in corpo gli ormoni di una Morte violenta.

Non credo al concetto che gli animali siano stati creati per alimentare gli umani; la catena alimentare è un qualcosa di totalmente andato “fuori giri” con il tempo e lo scempio da noi apportato. Si dice che l’uomo primitivo fosse fruttariano e che fosse in perfetta armonia con il creato che lo circondava. Ovvio che parliamo di un tempo molto lontano, un tempo che è andato, in cui la Natura intera viveva nel flusso originario dell’abbondanza. Oggi, viceversa, la “polarità” è stata invertita e ci siamo abituati a pensare ad ogni cosa in termini di “scarsità”; sembra che tutto sia misurato e a termine. Come il petrolio, l’oro, le risorse preziose del sottosuolo, gli anni migliori della Vita, etc. Persino l’acqua! Ma ci pensate? Viviamo sul pianeta azzurro e riteniamo che l’acqua sia un bene scarseggiante. Perché?

Perché ci hanno tolto e, dunque, abbiamo perso la capacità di “saper fare”. Radunandoci nelle città siamo pian piano stati alleggeriti della nostra abilità pratica, della conoscenza che stava alla base di una Vita “pratica”. Il nostro orizzonte si è sempre più limitato, sino a quasi azzerarsi. Ormai vediamo ciò che succede nel mondo attraverso le tv. E quando si tratta di “fare”, ci limitiamo alle mansioni generiche o specialistiche che il mondo del lavoro ci chiede di sviluppare. Non siamo più capaci di fare nulla di pratico. Non siamo più capaci di iniziare un progetto e portarlo alla sua logica conclusione. Quindi l’acqua scarseggia perché dipendiamo dalle condutture colabrodo degli acquedotti di società pubbliche che, ben presto, saranno by passate dalle più efficienti società private che si aggiudicheranno gli appalti locali. Quando l’acqua sarà privatizzata scoppieranno guerre per l’oro blu. È possibile che siamo direzionati verso una situazione di questo tipo? Non è meglio aprire gli occhi prima? Non è meglio comprendere per tempo che, un certo modo di cucinare, ad esempio, è stato attualizzato per mantenerci nello stato di perenne drogaggio della nostra natura divina? Le televisioni utilizzano il loro potere di convincimento sulle masse in maniera “deviata”, ossia contro il bene della popolazione

Ciò a cui assistiamo non è progresso, bensì una mera continuazione degli antichi giochi che mantenevano le persone in “cattività”, come le lotte nel "Circo massimo" tra gladiatori nell’antica Roma. Così come lo sport moderno, concepito per allontanare le masse dal libero pensiero. Insomma tutto il vivere moderno si basa su un concetto di scarsità, di unicità, di talenti rari, tranne che nel modo di mangiare, il quale deve essere abbondante, ricco di condimenti, di zuccheri, di abbinamenti irrealistici da digerire attraverso caffè e ammazza caffè o pillole per l’acidità o la pesantezza post alimentazione. Tra le moderne patologie troviamo situazioni mediche imbarazzanti come una obesità o uno stato di sovrappeso senza precedenti nella storia. Le “autorità” non si sognano nemmeno di diffondere una cultura più sensibile, perché questo modo di alimentarci risuona del tutto “normale”; dove il concetto di normalità è andato progressivamente identificandosi con quello di disequilibrio esistenziale

Un esempio tipico è la vertigine o l’instabilità del corpo nello spazio, che descrive proprio un modello di male adattamento sensoriale oppure,  chissà, un tentativo di distacco da una situazione illusoria che crediamo scioccamente “unica e sacrosanta”. 


 

domenica 2 maggio 2010

All'umano ignoto.





“Da parte di madre mia zia Giulia discende dai re; da parte di padre si ricollega con gli dei immortali. Infatti i Marzii Re, alla cui famiglia apparteneva sua madre, discendono da Anco Marzio, ma i Giuli discendono da Venere, e la mia famiglia è un ramo di quella gente. Confluiscono, quindi, nella nostra stirpe, il carattere sacro dei re, che hanno il potere supremo tra gli uomini, e la santità degli dei, da cui gli stessi re dipendono”.
(Svetonio, Cesare, 6, traduzione di Felice Dessì)

“Egli ebbe ingegno, equilibrio, memoria, cultura, attività, prontezza, diligenza. In guerra aveva compiuto gesta grandi, anche se fatali per lo stato. Non aveva avuto per molti anni altra ambizione che il potere, e con grandi fatiche e pericoli l'aveva realizzata. La moltitudine ignorante se l'era conquistata coi doni, le costruzioni, le elargizioni di viveri e banchetti. I suoi li aveva acquistati con premi, gli avversari con manifestazioni di clemenza, insomma aveva dato ad una città, ch'era stata libera, l'abitudine di servire, in parte per timore, in parte per rassegnazione” - Cicerone

Fonte: Wikipedia

Gaio Giulio Cesare faceva parte della “nobiltà” che si perde tra le nebbie della “fusione” con la stirpe “stellare” originaria degli Anunnaki

Lui fu scelto per continuare il fiume della storia “controllata”. Così come molti altri che oggi ci fanno studiare a scuola. Fu un “grande” uomo? Cosi si racconta. Grande perché ancora oggi lo ricordiamo. Ma quanti altri grandi uomini si sono sepolti nelle tracce del tempo? 

Il monumento al “Milite ignoto” rende onore a tutti i combattenti morti nelle guerre e mai più ritrovati. A certuni sconosciuti cosa si dovrebbe intitolare allora? E poi, perché dobbiamo sempre ragionare in termini di guerre, atti d’eroismo in battaglia, etc. Non esistono molti altri “fronti” ben più basilari per il proseguo della Vita? Certo, si ricordano i Santi, i benefattori, i magnate che hanno donato fortune alla ricerca, alle fondazioni a scopi sociali. Ma chi ricorda coloro che hanno forgiato le “anse”, le “vie”, i “parapetti”, della vicenda Vita quando era a rischio di “estinzione”? Non esiste fare esempi, perché non li conosciamo!

Voglio ricordarli tutti però e ringraziarli e benedirli per tutto quello che hanno fatto per noi.