martedì 16 febbraio 2010

Adeguati et impera.






Riporto un “messaggio” che, un paio di anni fa, mi colpì intensamente, per qualche motivo intrinseco che non ho mai messo a fuoco, se non adesso. Lo stampai su un foglio bianco A4 e lo “smarrii” come di consueto, tra carte, fogli e caos “ambientale”; di tanto in tanto riappariva come per incanto, forse solleticato dalle lingue energetiche del fuoco dell’essenza. Proprio come una fiamma, semovente, “liquida”, poliedrica nell’aria, questo foglio stampato disegnava vaghi contorni, deformate sembianze, vaghi riflessi di me, allo stesso modo di uno specchio nel quale ci si “controlla” nell’apparenza. Mi è sempre sfuggito il senso totale, completo di questa comunicazione. Mi mancava qualche tassello per discernere tra le righe. Tale chiave di lettura, penso, di averla trovata da poco tempo. Ciò costituisce un aspetto del cammino spirituale che mi conduce per mano ad “accompagnare” la mente. A comprendere che è in Terra che occorre “schierarsi”, concepirsi, spiegarsi. Sono molti i segni che giungono a sottolineare questa prospettiva e, quasi sempre, sono minuziosi input personali, intimi, caratteristici della nostra energia di base; e non potrebbe essere altrimenti, dal momento in cui vige la natura del libero arbitrio sancita dalla legge d’attrazione. Come dei potenti magneti attiriamo a noi quello sul quale “posiamo” la nostra attenzione.

Come credere a questa strabiliante affermazione in un mondo che ci racconta l’esatto contrario? Semplicemente “sentendo”, “ascoltando”, usando i sensi in maniera diversa e… adeguando la vibrazione.

Vediamo questo “messaggio” dove ci porta.

Adeguare la vibrazione
14 aprile 2008

Quando si è certi che il cammino intrapreso è in aderenza con ciò che il flusso della vita tesse affinché si manifesti un certa realtà non si dovrebbero avere dubbi e titubanze. Il bisogno che si ha genera attrazione e l'attrazione è l'elemento su cui si può fare affidamento sicuri che non mancherà ciò che occorre alla vita per manifestare quella data realtà.

In questo passo è importante, secondo me, avere ben chiara questa porzione:

“Quando si è certi che il cammino intrapreso è in aderenza con ciò che il flusso della vita tesse” – esistono due “correnti”; quella divina che esprime il senso primigenio dell’essere qua e quella terrena che esprime il nostro volere “manifesto”. Occorre essere certi che le due vie collimino per avere massima centratura; tale certezza è una percezione interiore che nessuno può falsificare.

Voler comprendere è legittimo, riuscire a capire dipende da quanto si è centrati nella propria interiorità.  Essere centrati è innanzitutto un fatto di coscienza; di volerlo essere. Certamente non è semplice ma fa parte del cammino per sviluppare capacità che consentono di essere presenti ed agire. E, poiché regola, vale per tutti.

In questo passo si ribadisce che la legge d’attrazione porterà a noi, comunque, ciò sul quale ci concentriamo (è una regola che vale per tutti) – ciò significa che siamo padroni di ottenere tutto ciò che vogliamo, ma anche tutto ciò che non vogliamo (se qualcuno riesce a piegare il nostro pensiero tramite, ad esempio, un “credo”).

Tutti seguendo un determinato percorso possono accedere dove per esserci occorre unificare la mente al cuore. Perché di questo si tratta. Diminuendo l'attenzione dai piani superiori verso i quali la mente (e la voglia di libertà) si sente proiettata, si può riuscire a centrare il fine del cammino terreno. Cammino che non va confuso con l'aspirazione al divino, perché distoglie e fa perdere l'occasione che ogni incarnazione offre per realizzare in Terra la trasformazione che rende corpo, coscienza ed anima un'unità vera ed indissolubile.

Questa “aspirazione al divino” che distoglie, è una spinta naturale "catturata" da tutte le forme religiose esistenti in Terra (nate dal medesimo riflesso) che, come dei potenti filtri, agiscono sui credenti, bloccando lo sviluppo delle due correnti nell’uomo, come una droga, un “oppio per i popoli”. Ma non solo. Anche la naturale spinta ancestrale, che ci portiamo dietro nei cicli delle reincarnazioni, costituisce un filtro quasi controproducente, in quanto, in assenza di unificazione della mente al cuore, può portare allo smarrimento cosmico; e anche io ne so qualcosa. Come essere impantanati nello spirito a terra. 

Centrare la mente nel cuore significa in effetti adeguare le proprie vibrazioni su frequenze animiche, quelle che attengono proprio al cuore. A chi collegato all'anima può rendere la coscienza cosciente del suo stato terreno. Stato che consente alla coscienza di attingere dall'anima per così imprimere al corpo il necessario sapere affinché, divenendo un'unità, si crei la condizione per affacciarsi dove tale stato permette di essere ed agire.

È sempre un fatto di consapevolezza e di conoscenza; “qualità” che nessuno ci insegna e che abbiamo smarrito smarrendo noi stessi. Il cuore, ci raccontano, è un organo progettato dalla Natura per pompare il sangue nelle vene in tutto il corpo. È vero in un certo senso, ma il cuore non è solo questo. Steiner ci racconta, nelle “Cronache dell’Akasha”, che il cuore è destinato a divenire ben altro. Lo sviluppo dell’uomo contemporaneo verso l’uomo spirituale, concerne la trasmutazione in questo teatro della Vita tanto bistrattato. È “qua” che avverrà il “miracolo”. “Rendere cosciente la coscienza del suo stato terreno”. Divenire una “unità”. Dialogare con le nostre cellule, ascoltarle e guidarle con granum salis.

Capito lo scopo può diventare più semplice adeguarsi; che è anche la via per realizzare lo scopo. La mente in questo modo si calma da sé, proprio perché “scende” di vibrazione.
Fonte: http://www.ottavaora.it/2008/scendere.html

Meraviglioso! Ora è tutto chiaro. Non è mai stato così chiaro questo “messaggio”; adeguarsi è la chiave. Quando invece il termine può venire assunto in termini “negativi”, come l’esprimere un adeguamento per sfinimento o perché imposto dall’energia di controllo, dall’Antisistema.

Dunque è basilare comprendere lo “scopo”, il perché. Solo poi sarà possibile adeguarsi nella maniera più affine, perché quell’adeguamento sarà la chiave per evitare i “marosi” dell’oceano in tempesta che abbiamo co creato in questa dimensione.

Calmare la mente e non domare la mente. Tutto ciò che abbiamo, anche la mente, è opportuno e una benedizione. Come al solito è l’uso che ne facciamo che ci identifica. Unificare la mente al cuore è prendere coscienza di “chi si è”. È aprire tutto il nostro essere verso la manifestazione della creazione. È alzarsi al mattino e aprire le finestre di casa alla Vita, sicuri che nessuna “cosa” potrà toglierci la nostra gioia nell’essere vivi e attivamente partecipi alla danza della Vita.

Adeguarsi da una posizione di equilibrio è comprendere che è in Terra che dobbiamo onorare il contratto animico con il Creatore.

Scendere di vibrazione, in questa ottica, è basilare e necessario.

Perché mi era difficile comprenderlo? Perché volevo scappare da questo pianeta; lo shock di vivere in un luogo simile mi aveva allontanato dal senso, dalla missione, dallo scopo del cosa significa intimamente “vivere sulla Terra”.

Scendere di vibrazione e completare il download della propria essenza.

Come al solito è tutto ribaltato a 180 gradi.

Un grazie di cuore a Franco di www.ottavaora.it
  

lunedì 15 febbraio 2010

Quanto è pesante la Vostra Vita?





Vi Veri Veniversum Vivus Vici - "Per mezzo della verità, vivendo, ho conquistato l'Universo."

Durante il fine settimana di San Valentino, è uscito nelle sale cinematografiche, “Tra le nuvole”, il nuovo film con protagonista George Clooney. Questa produzione dell’industria cinematografica globale, questo sforzo creativo, risulta gradevole al “palato”, lasciando un retrogusto di “amarezza” nel finale. Si può senz’altro dire che, a tratti, sia persino profondo e che la figura interpretata da Clooney corrisponda all’evoluzione di un uomo polarizzato "nell e dall" Antisistema, che solo con gli anni e l’esperienza e tramite certi ingredienti di “base personali, riesce ad assumere un senso spirituale della Vita. La parte interpretata dall’ex medico di prima linea di "E.R." è quella di un “tagliatore di teste”, a prima vista, molto freddo e distaccato, che viene pagato per annunciare il licenziamento ai malcapitati di turno. 
 
Non intendo fare una critica del film o scialacquarne la trama; SacroProfanoSacro è contraddistinto dalla propria "verve" del tutto libera di spaziare, alla propria maniera, attorno alle frasi, ai costrutti, ai pensieri, ai cliché, alle mode, al giornalismo puro, al senso di ordine al quale siamo tutti abituati a confrontarci. Per cui non attendetevi una recensione di un film, bensì il resoconto di "alcune" particelle di energia che, durante la visione dell’opera, mi sono balzate direttamente agli “occhi” dello spirito, direttamente evocate dal mix di immagini, musiche, testi, colori, etc. che raggiungevano i miei sensi esterni ed interni, danzando con le mie “streghe” e le mie “fate”.

“Quanto è pesante la Vostra Vita?”

Quel senso di amarezza al quale alludevo pocanzi, è il frutto di una visione arida e sterile dello spettacolo cinematografico, dietro al quale, non lo dimentichiamo mai, ci sono delle menti, dei propositi, delle necessità. Non ci si fermi a questo aspetto, legato all’amarezza che traspare dal senso di “impotenza” di un uomo che ha, quello che vuole, ma sino ad un certo punto; che ha quello che vuole ma non quello che vorrebbe. Calandosi in questa parte, in colui che, mentre assiste allo svolgimento della trama, sviluppa amarezza e senso di vuoto, ci si guarda, in realtà, allo specchio. A me viene naturale pensare ad un’altra modalità di visione delle “cose”, e cioè questa.

Mi sono convinto, “so che”, ogni aspetto della manifestazione energetica della discesa dell’Anima in Terra è necessario, in qualche modo, ai fini dell’evoluzione, del senso, del perché della Vita. 
 
Non esiste nulla che sia superfluo in questa “direzione”.
 
Le cosiddette forze del “male” sono solo un altro aspetto della luce del Creatore. Sono necessarie per “andare avanti”; infatti cosa vorrebbe mai indicare il detto “ a mali estremi, estremi rimedi”. I “mali estremi” corrispondono al pericolo che corre l’umanità odierna di inabissamento entro se stessa, mentre gli “estremi rimedi” sono tutto ciò che l’uomo percepisce come una punizione nei suoi confronti; come al solito la visione spirituale della Vita è ribaltata a 180 gradi. 
 
Ryan, il “nostro” uomo in volo perenne, senza casa ne affetti, pratico uomo che riesce a riporre nello zaino leggero, l’intera gamma delle proprie esigenze materiali, è un uomo solo, aggrappato al proprio equilibrio itinerante. Egli interpreta il feroce e scomodo ruolo di colui che “cala la mannaia” sulle teste delle persone che ricevono l’annuncio di un licenziamento. Nella sua interezza, questa figura, è necessaria e quantomeno attuale. Questo uomo avvoltoio, riletto grazie alle “spire” della trama del film, appare invece come una sorta di entità angelica quando, utilizzandosi dal profondo, parla ai malcapitati di turno. Egli è lo strumento che, "indossato", permette di osservare lo scorrimento riflesso della Vita, la Vita al contrario, la direzione male interpretata della Vita perché, quel senso di marcia, non lo percorre volontariamente quasi nessuno ormai; semplicemente ci si trova malauguratamente a percorrerlo.

Una opportunità. Chi è in grado di vedere le ampie volute delle ali di un licenziamento? Le enormi possibilità che si aprono davanti alla propria esistenza “libera”. I sogni riposti nel cassetto che tornano a prendere “Luce”. Chi? Questo uomo è un angelo che prepara le anime incarnate e dimentiche ad “andare alla deriva”; moderno Caronte che traghetta viaggiatori secondo le proprie volontà inconsce. Una guida essenziale perché umana, vicina, soidale come un vero Amico e non una fredda comunicazione via internet capace di togliere ogni residua speranza.

“Lei non dovrebbe rincuorarmi? - Io faccio aprire gli occhi; è una rinascita”

Chi la fa l’aspetti. Il protagonista riceve profondi scossoni durante il tempo di svolgimento della pellicola, va in crisi, rompe il proprio modello esistenziale; apre gli occhi e tenta di “cambiare”. Il finale non è vuoto e rassegnato, è comprensione del proprio ruolo, della propria missione: “ad ognuno il suo”.

In questo film i “licenziati” sono solo delle comparse; il bello della trama è anche questo ribaltamento della scala dei pesi e delle misure. È un ribaltamento dei piani che, chi sta vivendo quel particolare momento della cessazione di un rapporto lavorativo, forse farà fatica a “digerire”, ma che, se compreso, apre le porte del mutamento.

“Cogli l’attimo”; cambia il punto prospettico di osservazione della Vita.

Questa sera in televisione verrà trasmesso “V for vendetta”; la quintessenza estremizzata di questo "ragionamento". La vivida, pungente, rivoluzionaria visione dei fratelli Wachowski, innestata nei piani dell’immaginazione collettiva. Come un “cavo” pirata innestato nelle strutture dell’Antisistema. Una meraviglia “tesa” nel concetto dell’uno…

“Provate a pensare ai vostri bei ricordi, ai momenti più belli della vostra Vita: eravate da soli? La Vita è meglio in compagnia”

domenica 14 febbraio 2010

Hammurabi e gli alieni.






Quando mi avvicinai a Sitchin, scoprii il vero mondo Sumero; quello che le decine di migliaia di tavolette in argilla, giunte integre sino a noi, ci raccontano attraverso un codice dimenticato. Ma similmente ai geroglifici egizi, insabbiati e poi recuperati, anche questo linguaggio ha, oggi, dei valenti uomini capaci di comprenderlo. Ebbene Zecharia Sitchin è proprio uno di questi uomini. Fu in quella occasione che sentii “parlare” per la prima volta di “Anunnaki”. Poi mi accorsi che essi sono “cifrati” anche nella Bibbia e molte canalizzazioni ne parlano, raccontando le loro “gesta” che si perdono nelle pieghe del tempo. Progressivamente questo mondo perduto si è manifestato dinnanzi ai miei occhi, con una coerenza degna di nota e tramite un convincente agglomerato di informazioni. 
 
Ora, “sfogliando” il web, mi sono imbattuto nel Codice di Hammurabi, il quale è “conosciuto” per via di rimembranze storiche legate alla frequentazione della scuola dell’obbligo. Ma cosa si sa di questa raccolta di leggi? Ciò che viene insegnato, tramandato, inculcato, è che quel codice rappresenta il primo, o uno dei più antichi insiemi di leggi; famosissimo per via della “legge del taglione” ivi contenuta. Per cui questo Re Babilonese è ricordato ancora oggi per la sua grande saggezza e lungimiranza. Bene. Oggi vado sulla immancabile Wikipedia e cosa scopro? Questa citazione dal Codice di Hammurabi  che costituisce il cosiddetto prologo:

Quando Anu il Sublime, Re dell’Anunaki, e Bel, il signore di Cielo e terra, che stabilirono la sorte del paese, assegnarono a Marduk, il pantocratore figlio di Ea, Dio della giustizia, il dominio su ogni uomo sulla faccia della terra, e lo resero grande fra gli Igigi, essi chiamarono Babilonia dal suo illustre nome, lo resero grande sulla terra, e vi fondarono un sempiterno regno, le cui fondamenta sono poste tanto saldamente quanto quelle di cielo e terra; poi Anu e Bel chiamarono per nome me, Hammurabi, il principe esaltato, che temeva Dio, ad imporre la giustizia sul paese, a distruggere gli empi ed i malfattori; così avrei regnato sulla gente dalla-testa-nera con la supervisione di Shamash, ed illuminato il paese, per accrescere il benessere dell’umanità”.

Accidenti, mi sono detto. Ma da dove arriva questa citazione, direttamente da un libro di Sitchin? I nomi riportati, le loro funzioni e gradi di parentela, la collocazione geografica, etc.; è tutto perfettamente allineato con ciò che l’autore sopraccitato riporta nelle sue traduzioni dalle tavolette Sumere. Tutto collima alla perfezione.

Che dire dunque? Su Italia Uno sta passando un film nel quale si parla di una frase “Credendo Vides”; è solo credendo che vedrai la “verità”.

Io, che sono molto attento ai segni dell’Universo, leggo la mia interpretazione di ciò che è giunto a me nella giornata di oggi: è tutto vero; credici!

I “giganti” della Bibbia, ossia i Nefilim, alias “coloro che sono scesi dal cielo” sono alieni che hanno raggiunto la Terra nel passato. E la loro storia si è “saldata” inestricabilmente con la storia del genere umano. Non intendo giudicare il “modo” in cui si sono comportati, perché quella modalità è frutto di ciò che “l’uomo”, in qualunque forma esso occupava in quel tempo, aveva attirato verso la propria dimensione. Come l’asteroide che colpì i Dinosauri; semplicemente doveva accadere.

Fin qua nessuna grossa novità, se non la sottolineatura rimarchevole che il prologo del Codice di Hammurabi porta a rafforzamento della vicenda.

Io scelgo di crederci senza nessun tipo di remora, titubanza o paura. Perché? Perché me lo conferma il sincrodestino ed il mio cuore…

“Ciò che uno esprime dal suo cuore è oro in confronto all'acciaio della mente” – Vivere dal cuore - James (Lyricus Teaching Order)