lunedì 15 febbraio 2010

Quanto è pesante la Vostra Vita?





Vi Veri Veniversum Vivus Vici - "Per mezzo della verità, vivendo, ho conquistato l'Universo."

Durante il fine settimana di San Valentino, è uscito nelle sale cinematografiche, “Tra le nuvole”, il nuovo film con protagonista George Clooney. Questa produzione dell’industria cinematografica globale, questo sforzo creativo, risulta gradevole al “palato”, lasciando un retrogusto di “amarezza” nel finale. Si può senz’altro dire che, a tratti, sia persino profondo e che la figura interpretata da Clooney corrisponda all’evoluzione di un uomo polarizzato "nell e dall" Antisistema, che solo con gli anni e l’esperienza e tramite certi ingredienti di “base personali, riesce ad assumere un senso spirituale della Vita. La parte interpretata dall’ex medico di prima linea di "E.R." è quella di un “tagliatore di teste”, a prima vista, molto freddo e distaccato, che viene pagato per annunciare il licenziamento ai malcapitati di turno. 
 
Non intendo fare una critica del film o scialacquarne la trama; SacroProfanoSacro è contraddistinto dalla propria "verve" del tutto libera di spaziare, alla propria maniera, attorno alle frasi, ai costrutti, ai pensieri, ai cliché, alle mode, al giornalismo puro, al senso di ordine al quale siamo tutti abituati a confrontarci. Per cui non attendetevi una recensione di un film, bensì il resoconto di "alcune" particelle di energia che, durante la visione dell’opera, mi sono balzate direttamente agli “occhi” dello spirito, direttamente evocate dal mix di immagini, musiche, testi, colori, etc. che raggiungevano i miei sensi esterni ed interni, danzando con le mie “streghe” e le mie “fate”.

“Quanto è pesante la Vostra Vita?”

Quel senso di amarezza al quale alludevo pocanzi, è il frutto di una visione arida e sterile dello spettacolo cinematografico, dietro al quale, non lo dimentichiamo mai, ci sono delle menti, dei propositi, delle necessità. Non ci si fermi a questo aspetto, legato all’amarezza che traspare dal senso di “impotenza” di un uomo che ha, quello che vuole, ma sino ad un certo punto; che ha quello che vuole ma non quello che vorrebbe. Calandosi in questa parte, in colui che, mentre assiste allo svolgimento della trama, sviluppa amarezza e senso di vuoto, ci si guarda, in realtà, allo specchio. A me viene naturale pensare ad un’altra modalità di visione delle “cose”, e cioè questa.

Mi sono convinto, “so che”, ogni aspetto della manifestazione energetica della discesa dell’Anima in Terra è necessario, in qualche modo, ai fini dell’evoluzione, del senso, del perché della Vita. 
 
Non esiste nulla che sia superfluo in questa “direzione”.
 
Le cosiddette forze del “male” sono solo un altro aspetto della luce del Creatore. Sono necessarie per “andare avanti”; infatti cosa vorrebbe mai indicare il detto “ a mali estremi, estremi rimedi”. I “mali estremi” corrispondono al pericolo che corre l’umanità odierna di inabissamento entro se stessa, mentre gli “estremi rimedi” sono tutto ciò che l’uomo percepisce come una punizione nei suoi confronti; come al solito la visione spirituale della Vita è ribaltata a 180 gradi. 
 
Ryan, il “nostro” uomo in volo perenne, senza casa ne affetti, pratico uomo che riesce a riporre nello zaino leggero, l’intera gamma delle proprie esigenze materiali, è un uomo solo, aggrappato al proprio equilibrio itinerante. Egli interpreta il feroce e scomodo ruolo di colui che “cala la mannaia” sulle teste delle persone che ricevono l’annuncio di un licenziamento. Nella sua interezza, questa figura, è necessaria e quantomeno attuale. Questo uomo avvoltoio, riletto grazie alle “spire” della trama del film, appare invece come una sorta di entità angelica quando, utilizzandosi dal profondo, parla ai malcapitati di turno. Egli è lo strumento che, "indossato", permette di osservare lo scorrimento riflesso della Vita, la Vita al contrario, la direzione male interpretata della Vita perché, quel senso di marcia, non lo percorre volontariamente quasi nessuno ormai; semplicemente ci si trova malauguratamente a percorrerlo.

Una opportunità. Chi è in grado di vedere le ampie volute delle ali di un licenziamento? Le enormi possibilità che si aprono davanti alla propria esistenza “libera”. I sogni riposti nel cassetto che tornano a prendere “Luce”. Chi? Questo uomo è un angelo che prepara le anime incarnate e dimentiche ad “andare alla deriva”; moderno Caronte che traghetta viaggiatori secondo le proprie volontà inconsce. Una guida essenziale perché umana, vicina, soidale come un vero Amico e non una fredda comunicazione via internet capace di togliere ogni residua speranza.

“Lei non dovrebbe rincuorarmi? - Io faccio aprire gli occhi; è una rinascita”

Chi la fa l’aspetti. Il protagonista riceve profondi scossoni durante il tempo di svolgimento della pellicola, va in crisi, rompe il proprio modello esistenziale; apre gli occhi e tenta di “cambiare”. Il finale non è vuoto e rassegnato, è comprensione del proprio ruolo, della propria missione: “ad ognuno il suo”.

In questo film i “licenziati” sono solo delle comparse; il bello della trama è anche questo ribaltamento della scala dei pesi e delle misure. È un ribaltamento dei piani che, chi sta vivendo quel particolare momento della cessazione di un rapporto lavorativo, forse farà fatica a “digerire”, ma che, se compreso, apre le porte del mutamento.

“Cogli l’attimo”; cambia il punto prospettico di osservazione della Vita.

Questa sera in televisione verrà trasmesso “V for vendetta”; la quintessenza estremizzata di questo "ragionamento". La vivida, pungente, rivoluzionaria visione dei fratelli Wachowski, innestata nei piani dell’immaginazione collettiva. Come un “cavo” pirata innestato nelle strutture dell’Antisistema. Una meraviglia “tesa” nel concetto dell’uno…

“Provate a pensare ai vostri bei ricordi, ai momenti più belli della vostra Vita: eravate da soli? La Vita è meglio in compagnia”

domenica 14 febbraio 2010

Hammurabi e gli alieni.






Quando mi avvicinai a Sitchin, scoprii il vero mondo Sumero; quello che le decine di migliaia di tavolette in argilla, giunte integre sino a noi, ci raccontano attraverso un codice dimenticato. Ma similmente ai geroglifici egizi, insabbiati e poi recuperati, anche questo linguaggio ha, oggi, dei valenti uomini capaci di comprenderlo. Ebbene Zecharia Sitchin è proprio uno di questi uomini. Fu in quella occasione che sentii “parlare” per la prima volta di “Anunnaki”. Poi mi accorsi che essi sono “cifrati” anche nella Bibbia e molte canalizzazioni ne parlano, raccontando le loro “gesta” che si perdono nelle pieghe del tempo. Progressivamente questo mondo perduto si è manifestato dinnanzi ai miei occhi, con una coerenza degna di nota e tramite un convincente agglomerato di informazioni. 
 
Ora, “sfogliando” il web, mi sono imbattuto nel Codice di Hammurabi, il quale è “conosciuto” per via di rimembranze storiche legate alla frequentazione della scuola dell’obbligo. Ma cosa si sa di questa raccolta di leggi? Ciò che viene insegnato, tramandato, inculcato, è che quel codice rappresenta il primo, o uno dei più antichi insiemi di leggi; famosissimo per via della “legge del taglione” ivi contenuta. Per cui questo Re Babilonese è ricordato ancora oggi per la sua grande saggezza e lungimiranza. Bene. Oggi vado sulla immancabile Wikipedia e cosa scopro? Questa citazione dal Codice di Hammurabi  che costituisce il cosiddetto prologo:

Quando Anu il Sublime, Re dell’Anunaki, e Bel, il signore di Cielo e terra, che stabilirono la sorte del paese, assegnarono a Marduk, il pantocratore figlio di Ea, Dio della giustizia, il dominio su ogni uomo sulla faccia della terra, e lo resero grande fra gli Igigi, essi chiamarono Babilonia dal suo illustre nome, lo resero grande sulla terra, e vi fondarono un sempiterno regno, le cui fondamenta sono poste tanto saldamente quanto quelle di cielo e terra; poi Anu e Bel chiamarono per nome me, Hammurabi, il principe esaltato, che temeva Dio, ad imporre la giustizia sul paese, a distruggere gli empi ed i malfattori; così avrei regnato sulla gente dalla-testa-nera con la supervisione di Shamash, ed illuminato il paese, per accrescere il benessere dell’umanità”.

Accidenti, mi sono detto. Ma da dove arriva questa citazione, direttamente da un libro di Sitchin? I nomi riportati, le loro funzioni e gradi di parentela, la collocazione geografica, etc.; è tutto perfettamente allineato con ciò che l’autore sopraccitato riporta nelle sue traduzioni dalle tavolette Sumere. Tutto collima alla perfezione.

Che dire dunque? Su Italia Uno sta passando un film nel quale si parla di una frase “Credendo Vides”; è solo credendo che vedrai la “verità”.

Io, che sono molto attento ai segni dell’Universo, leggo la mia interpretazione di ciò che è giunto a me nella giornata di oggi: è tutto vero; credici!

I “giganti” della Bibbia, ossia i Nefilim, alias “coloro che sono scesi dal cielo” sono alieni che hanno raggiunto la Terra nel passato. E la loro storia si è “saldata” inestricabilmente con la storia del genere umano. Non intendo giudicare il “modo” in cui si sono comportati, perché quella modalità è frutto di ciò che “l’uomo”, in qualunque forma esso occupava in quel tempo, aveva attirato verso la propria dimensione. Come l’asteroide che colpì i Dinosauri; semplicemente doveva accadere.

Fin qua nessuna grossa novità, se non la sottolineatura rimarchevole che il prologo del Codice di Hammurabi porta a rafforzamento della vicenda.

Io scelgo di crederci senza nessun tipo di remora, titubanza o paura. Perché? Perché me lo conferma il sincrodestino ed il mio cuore…

“Ciò che uno esprime dal suo cuore è oro in confronto all'acciaio della mente” – Vivere dal cuore - James (Lyricus Teaching Order)

 

sabato 13 febbraio 2010

Il "costo" della ragione.




Secondo Schopenhauer la dialettica, o arte del disputare, deriva dalla "naturale prepotenza del genere umano".
Fonte: Wikipedia

Io non conosco affatto Schopenhauer, percepisco “soltanto”. Sono più Sherlock Holmes che indaga tra i legami energetici che un testo emana; per giunta un testo che “si fa trovare” da me, nel momento “giusto”, ossia quando mi metto a scrivere.

Oggi ho ricevuto una “chiamata” da questo libro, “L’arte di ottenere ragione”; ero "nientedimenoche" al supermercato. Sissignori. Non in una capanna sudatoria o in un templio disperso nella foresta Birmana. Come scrive Osho, non occorre più andare nei templi a cercare di meditare, ma la meditazione è “in noi” anche mentre facciamo la spesa. Perché tutto corrisponde alla nostra sacralità naturale, alla nostra origine divina.  E meditare non significa più racchiudersi a “riccio” ed eliminare tutto il mondo, ma significa per me, aprirsi a tutto il mondo, dunque in ogni momento della “giornata”. L’universo ci parla in continuazione e ci “serve” nella stessa maniera in cui ci proponiamo a lui. Nulla è per caso. Ogni “cosa” ha un senso. Non pensiamo ad essere contro la guerra, pensiamo ad essere per la pace. Cose ovvie? Meglio, se lo pensate. Significa che questa modalità è diventata “usuale”, conosciuta, attesa.

I risultati si vedranno con il tempo; il tessuto sociale muterà nel tempo. I nuovi nati devono crescere ed irraggiare tutta la loro nuova capacità di “co creazione”.

“L’arte di ottenere ragione” dimostra come sia possibile “difendere” il proprio punto di vista, la propria panoramica o prospettiva, dall’attacco degli “altri”. Posso immaginare che costituisca una delle basi dell’avvocatura :)

"In questo trattato
Schopenhauer dà una nuova definizione di dialettica, che intende in modo diverso dagli antichi (e da Aristotele in particolare), pur riprendendone il concetto; e radicalmente diverso ai suoi contemporanei, come Hegel: cioè come dialettica eristica (questo è il titolo originale), ovvero «l'arte di ottenere ragione» a prescindere dalla verità o falsità dell'oggetto della disputa. In seguito, alla luce di questa definizione, esamina 38 stratagemmi (e relative contromosse) per difendere la propria ragione in una disputa oppure per ottenerla nel caso in cui questa stia dalla parte dell'avversario".
Fonte: Wikipedia

Cito nuovamente questa porzione di testo:
“L'arte di ottenere ragione” a prescindere dalla verità o falsità dell'oggetto della disputa”.
È una cosa terribile il pensare di avere sempre ragione, anche se non la si “ha”. Tuttavia questo aspetto corrisponde perfettamente a due grandi linee di pensiero:
  1. La natura quantistica del creato
  2. L’adattamento terreno dell’umanità
La prima definisce ognuno di noi, un diverso punto di osservazione capace di modificare ciò che “vede”; la seconda viene determinata dalle condizioni terrene legate al pianeta, cioè alla dimenticanza del chi “si è”, a cui è soggetto il genere umano che, pertanto, si limita a sopravvivere e, dunque, a far valere la propria ragion d’essere sopra ad ogni altra “cosa”.

Queste due correnti spingono l’uomo ad avere sempre ragione. Ognuno è un Re a casa propria. E quando ognuno di noi, vede, modifica secondo il proprio volere l’entità della situazione. Si direbbe che i diversi tipi di cervello che possediamo concorrono a formare la nostra “visione” del tutto personale della televisione della Vita.

Questo libretto di Schopenauer è una stilettata nel fianco; ma ci si sbaglierebbe a rimanerne solo meravigliati per la intensa “crudeltà” e conoscenza messi in gioco. In realtà questa opera ci mostra, evidenzia, denuncia la naturale “sete” di rivalsa che ogni uomo ha nei confronti degli altri, come se ogni uomo incolpasse tutto il mondo per “essere diventato così”, dimostrando, in ciò, un evidente stato di malessere profondo ed interiore, di natura del tutto endogena.

Non conosco l’autore, ma posso sentire che egli abbia cercato di svelare al mondo, alla sua maniera, come il mondo “sia”. Io vedo in lui, una opportunità per capire meglio la natura umana emersa nella lotta per sopravvivere; un’ombra nata dalla luce che deve tornare ad esserlo.

Un grazie dunque a quest’anima rivelatrice.

“La Verità è una terra senza sentiero”  J. Krishnamurti

L’opera esposta, che apre il presente articolo, è di Francesco Cannone; un “eclettico” pittore astrattista che mi ha subito “rapito” i sensi. Un Amico, autodidatta come me, che si “annulla” mentre dipinge, mentre la sua Anima rifulge di colore, forme, intensità. E da questo annichilimento del conscio, emergono delle vere e proprie opere d’arte sensoriali. Delle perle incastonate in un teatro “mutaforme” della Vita, in perenne stato di “diluizione” allargata e compressa. Lingue di luce e colore, forme ancestrali, oceano in tempesta, convulse premonizioni, sogni vividi, “dinamica solerte”, viaggi nel tempo, solide apparizioni di uno stato acqueo modellato e scolpito interattivamente, Giano bifronte, meraviglia emozionale.

Grazie della splendida avventura Caro Amico :)

Una visita al tuo sito web (www.myspace.com/francescocannone) è vivamente consigliabile…


Scrivo
per non perdermi di vista
e
per così dire
annaffiare i semi della speranza;
le evoluzioni del mio stomaco
graffiano di grigio e di noia
quelle delle membra
il soffitto troppo basso;
dilaniandomi nel tempo.
(Sogni e bisogni)