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lunedì 2 aprile 2012

L'emersione dell'effetto delle parti.




L’Io è l’effetto delle ‘parti’ senza la consapevolezza delle ‘parti’.

Che cosa è il fegato, un rene, il cuore, ad esempio?

Sono le ‘parti’. 

Dal punto prospettico dell’Io o dell’aggregazione simbolica della Coscienza, non si ha ancora la sufficiente 'sensibilità' per rendersi conto del ‘lavoro’ compiuto dalle ‘parti’. Se ne accorge la Medicina, allorquando studia le ‘parti’ al fine di comprendere il senso fisico della presenza del tal organo nel tal punto. L’osservazione è prettamente 3d. L’ambito energetico sfugge del tutto, almeno a livello di Medicina Allopatica e di consapevolezza sociale.

Il corpo umano rappresenta una sinfonia di effetti:

un campo d'effetti diversi. Esso è più un 'campo umano' che un 'corpo umano'.

La risultante o il ‘valore aggiunto’ delle attività d’insieme è un campo d’energia intelligente, che conferisce un ‘moto’ al senso della presenza fisica.

Andando oltre, le ‘parti’ sono composte a loro volta da altre ‘parti’ più minuscole

È consuetudine ritenere queste piccolissime ‘parti’, come i globuli rossi, le piastrine, etc. come dei ‘dispositivi’ ordinati dal cervello per funzione e tempistiche. Se andiamo ancora più addentro alla struttura della Vita, raggiungiamo il livello cellulare. A quella ‘profondità’, così come scrutando lo Spazio, dobbiamo attenerci a quello che gli ‘Scienziati’ scoprono, celano e ci dicono.

A livello non manifesto accade di tutto. Le cellule sono a loro volta costituite da atomi, etc. e per porre un'ipotetica conclusione alla 'vivisezione', di energia, anche se l'energia dipende dall'intenzione...

Il 'motore' per partire necessita di una 'scintilla'.

Se la free energy è ‘solo’ un effetto di azioni che accadono ad un livello ‘superiore’, lo stesso discorso vale per i livelli ‘inferiori’ per dimensione fisica. Ciò che accade a livello cellulare determina ‘effetti’ al livello ‘emerso’ della corporeità 3d e a livello di morfogenetica. Che cosa è l’Ego?
 
Effetti nelle 3d…

Ora, si tende a scambiare molto spesso l’effetto con la causa. L’Ego che cosa è? Un effetto o una causa? E se incarnasse i due aspetti allo stesso tempo?

Come è possibile? È possibile dal momento in cui l’effetto del ‘Tutto’ sulla Terra 3d si riassume in una coesistenza tra leggi Celesti e Planetarie, ugualmente ‘autentiche’, diluite dall’effetto di ‘distanza vibrazionale’ e di ‘rispetto’ o auto determinazione o libero arbitrio dell’esistenza soggetto.

Se prendiamo un’esistenza soggetto, ad esempio, come la Terra, allora l’effetto delle leggi Celesti sarà certamente presente in/su di lei, tuttavia sarà 'smussato' opportunamente dal contesto dell’essere vivente Terra, ossia dall'effetto delle proprie leggi Planetarie.

Questa vera e propria diluizione rappresenta una sorta di smorzamento dell’ordinamento Celeste, in funzione del livello di consapevolezza raggiunto dalla Terra stessa. Al livello del Piano Divino, il libero arbitrio è perfettamente 'tutelato'; il libero arbitrio rappresenta la ‘fiducia’ del Creatore, la Giustizia Celeste, l’ubiquità della presenza del Creatore stesso in ogni ambito della Creazione.

La Terra, in quanto rappresentante della Creazione Celeste, ha diritto al proprio libero arbitrio, alla fiducia che il Creatore ha riposto il lei e nella sua funzione all’interno del senso e del fluire della Creazione, nel modello vettoriale relativo al Conosci Te Stesso.

Cosa siamo ‘noi’ per la Terra? 

Non siamo forse paragonabili a ‘parti diverse' che compongono effetti diversi sulla sua ‘superficie’. Se la Terra è un substrato, allora lo siamo anche noi, perlomeno per gli acari della pelle. Se conferiamo alla Terra una valenza maggiore, ossia se la riteniamo un essere vivente solo più grande e sfuggevole, allora cambia tutto. 

Se vivessimo sulla groppa di un elefante e la nostra esistenza fisica dipendesse da lui, come lo tratteremmo? 

Vedendolo e rendendoci conto della sua esistenza, in quanto essere vivente ‘caldo’ sotto ai nostri piedi, lo tratteremmo di conseguenza in maniera molto più rispettosa, diversa dal punto prospettico del ‘non vederlo’ e, di conseguenza, svilupperemmo una presenza molto più compensativa e coerente con il senso di unione sottile che spira in tutto l’ambito del Creato.

Il non percepire la Terra come un essere vivo, nel tempo, ha comportato una dissoluzione dei valori che discendevano dall’antichità, ossia dal tempo in cui l’umanità, o le ‘parti’, emergeva dalla Terra come valore aggiunto direttamente proporzionale alla ricchezza biodiversa di elementi utili alla formazione degli involucri umani. La Terra è come il dorso dell’elefante dell’esempio precedente.

Un essere umano si sente al centro del senso della manifestazione esistenziale. È il nostro punto prospettico. Non penso che l’umanità si sia sempre sentita in questo modo. È un modello attuale che deriva dalla formazione del campo morfogenetico dovuto alla presenza silente delle ‘parti’.

È come un sommergibile che emerge, dapprima, tramite osservazione dal solo periscopio. Quel dispositivo è un primo tipo di presenza in superficie; sotto di lui esiste una struttura non emersa, ma ‘importante’, che necessita del valore aggiunto trasmesso dal periscopio:

le immagini di quello che c’è in superficie.

Ogni ‘parte’ ha la propria funzione ed importanza. È per questo che l’umanità sente dentro di Sé questa centralità.

Non tanto perché sia ‘unica’ quanto perché è ‘utile’.

L’umanità è un qualcosa che deve la propria attuale presenza ad un’immane gioco compensativo di effetti diversi:

a che cosa ‘serve’ l’umanità?

Ad esplorare. Gli Human Bit sono sonde esplorative lanciate sulla frontiera dell’Universo. Ogni ‘sonda’ è senziente, viva e dotata di ogni tipo di ‘rispetto’ dovuto all’effetto e alla tutela delle leggi Celesti.

Per capirlo meglio dovremmo ripensare alla Vita di una cellula. Dal nostro punto di vista è difficile pensare alla singola cellula in termini di conduzione di Vita. I nostri modelli sono troppo ‘grandi’ per essere applicati ad una cellula. La mente non riesce. Come non riesce nemmeno a pensare alla Vita di una formica o di un’ape. Come è possibile che lavorano sempre? Come possono vivere in quella maniera?
 
Poi, se guardassimo il ‘formicaio’ umano da una prospettiva sufficiente ad inquadrarlo come se stessimo assistendo ad una puntata di Quark, allora potremmo giungere alla conclusione che anche la Vita umana non trascorre differentemente da quella di un insetto appartenente ad una socialità altamente organizzata e lavorativa come quella di api, formiche, etc.

Anzi, la loro presenza riflette la nostra e probabilmente anche viceversa. Dipende. Se non ci si ‘tira fuori’ dal livello che ‘contiene’, non è possibile comprendere ‘senza limiti mentali’ e a pieno la situazione creatasi. I livelli gerarchici tra le entità permettono l’applicazione di vere e proprie barriere vibrazionali, sorte per vie naturali, come se un 'cannone fisso' avesse una gittata di 10 chilometri e per mettersi al di fuori del suo potenziale effetto distruttivo, delle persone edificassero la propria città oltre quella distanza.

La membrana che divide le dimensioni è naturale e si è formata nella stessa maniera, come un fiume che accumula detriti in particolari anse del suo letto, nel tempo, nella disponibilità di materiali e in compensazione con gli effetti delle leggi Celesti e Planetarie o come una barriera corallina.

Ciò che oppone resistenza non equivale ad essere un ‘freno’. Dipende.

Una duna del deserto, che riusciamo a concepire come un effetto di sabbia e vento, non la percepiamo come un nemico che ci ostacola il cammino, così come la presenza di un fiume che sbarra il passaggio. La Natura diviene ‘nemica’ quando la si ‘colora’ in questo modo, ossia quando la biodiversità diventa un problema anziché una preziosità

L’umanità sta 'piallando' le asperità presenti sulla Terra e il nocciolo della questione, essendo diventato un ‘problema di tempo per giungere più in fretta all’arricchimento in termini di denaro’, allora evidenzia le ricchezze biodiverse del territorio come risorse da sfruttare unicamente; come un sacrificio alla divinità denaro.

Chi si rivolge alle cellule del proprio corpo per parlare con loro?

Lo yoga cellulare.
‘È nella frontiera cellulare che si trova la chiave, ovvero il passaggio della morte. E se la trasformazione è possibile in un corpo è possibile in tutti i corpi. Sarà proprio il corpo a gettare un ponte tra la vita fisica quale noi la conosciamo e la vita sovramentale che si manifesterà’.
 
Esiste anche una mente oscura, una mente del corpo, delle cellule stesse, delle molecole, dei corpuscoli… Questa mente del corpo, realmente tangibile, per la sua oscurità, il suo attaccamento ostinato e meccanico ai movimenti passati, la facilità nel dimenticare, il suo rifiuto a tutto ciò che è nuovo, è uno degli ostacoli principali all'infusione della forza supermentale nel corpo ed alla trasformazione del funzionamento corporeo

Per contro, una volta definitivamente convertito, sarà uno degli strumenti più preziosi per stabilire la Luce e la Forza supermentali nella Natura materiale.
 
Nelle cellule del nostro corpo risiede un Potere nascosto che vede l'invisibile e premedita l'eternità….
Sri Aurobindo
 
Le cellule costituiscono la materia di cui il nostro corpo è fatto, ma esse contengono anche, evidentemente, un elemento vitale, poiché esse sono viventi, e ciò che si sa un po’ meno, un elemento mentale

Questa coscienza delle cellule del corpo è la coscienza più elementare nell’essere umano e dunque l’ultima tappa nella trasformazione del corpo. Siccome la materia è direttamente relegata all’Inconscio attraverso l’intermediario del Subconscio, la coscienza delle cellule è di gran lunga la più difficile da trasformare, da divinizzare

È molto probabilmente a causa di questa difficoltà, che in precedenza non si è mai provato a risolvere, che Sri Aurobindo dovette compiere l’atto yogico senza precedenti di discendere vivente nella morte…
Link

I ‘Guardiani’, alla fine, sono le nostre stesse ‘parti’.

Nessun nemico ma solo ‘colore’…

Dipende da noi.

L’Analogia Frattale, che percepisco, preme per evidenziare, rispolverare, un 'nuovo' senso umano, ossia quello che Aurobindo definiva ‘un Potere nascosto che vede l'invisibile’, aggiungo io, ‘che vede l’invisibile nel manifesto, come se il manifesto fosse una traccia del non manifesto. 

Ogni entità 'non manifesta' lascia 'tracce' nel manifesto

Essa non affiora alla superficie con un corpo ma con un effetto. La struttura intelligente delle 3d registra tuttavia ogni affioramento anche senza corpo. Non è necessaria la 'massa' quando a scrivere, a co creare, è l’intenzione’.

Davide Nebuloni/SacroProfanoSacro 2012
Prospettivavita@gmail.com