Quanti "spazi vuoti" ha la casa dove abiti? Li conosci tutti. Li ricordi tutti?
Ciò vale anche se abiti in un monolocale... perchè non è una questione di "grandezza, ma di... spazio (la materia è vuota)".
Capire è ricordare “qua, così”, nel reame manifesto del paradigma e dello status quo, sorretto da un insieme di “effetti”, molto simili ad un luogo pieno di industrie “con le proprie ciminiere ingrigenti l’ambiente”.
Quando “pieni sono i cieli e la terra della tua gloria o Signore”… l’habitat è "inquinato".
“I cieli e la terra o Signore sono pieni di te”:
riconosci il linguaggio frattale (in codice)?
Qualcosa che ha a che fare con un termine come:
ubiquità (onnipresenza indiretta, in leva wireless).
Uno stato che, ad esempio... per mezzo dello sviluppo tecnologico, puoi ritornare a renderti conto che “esiste”:
i mercati finanziari vengono controllati secondo queste caratteristiche dominanti e non manifeste “ad immagine e somiglianza” – proprio – di ciò che “non esiste perché non ne puoi/vuoi prendere atto”.
Avere “a che fare” con qualcosa a cui “non puoi/vuoi proprio credere”, è come abitare in una casa… sapendo che esiste anche il sottotetto (tra piano abitabile e tetto/cielo esiste dello spazio vuoto) ma che, per un certo mix ambientale fattoriale… non prendi mai in considerazione:
- per paure di “ragni, ragnatele, polvere e topi”
- per pigrizia di doverti procurare una scala
- per non saper bene/non ricordare come fare per accedervi.
Il risultato di un simile lassismo è, inizialmente e sino ad un certo punto, qualcosa di simile ad un “sapere che esiste il solaio, ma…” ed, in seguito, il “dimenticare che esiste il solaio”… il quale appare nella mente/memoria solo quando sei davvero costretto/a a porre rimedio a qualche annosa vicenda, che ti spinge fisicamente e doverne riprendere atto:
- un andivenire della/nella memoria
- che alla lunga apre la via all’amnesia.