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mercoledì 24 novembre 2010

Sacchetti oxodegradabili: oxo chè?







Oggi si parla tanto di sostituzione dei sacchetti di plastica “classici” con quelli biodegradabili. Ma che significa? Solitamente ci si “fida” di quello che si trova scritto sul sacchetto stesso, perchè "non si ha tempo" di approfondire, ossia che, molto brevemente, “Si degrada rapidamente sotto l’effetto dei raggi UV, del calore, e dell’azione meccanica” (ho citato direttamente dal sacchetto che ho davanti a me). 

Cosa altro c’è scritto? 

Che “questo sacchetto è in Polietilene Epi, materiale 100% oxodegradabile”, e che “questo sacchetto è stato scelto per aiutare l’ambiente”.

Ma cosa significa il termine “oxodegradabile”? 

Non è facile capirlo, e io non ho nozioni di Greco antico o Latino, per cui cercando in Internet, tuttavia si può dedurre che valga come “interamente degradabile”. L’etimologia del termine “oxo” non è riportata chiaramente, facendo una ricerca attraverso Google, e nemmeno Wikipedia sembra ancora tenerlo in semplice considerazione. Ho trovato questa traccia però:

“Dopo alcuni tentativi non soddisfacenti, sono apparse sul mercato miscele di sostanze chimiche, che vengono presentate come in grado di provocare la biodegradazione delle plastiche tradizionali al suolo, e di non interferire con i processi di compostaggio se inserite nel compost. Le plastiche così prodotte vengono definite indifferentemente biodegradabili, oxodegradabili, degradabili”.
Fonte: www.reteambiente.it

Dunque dovrebbe essere un sinonimo di biodegradabile. Perché hanno scelto di usare un termine tanto “oscuro”? 

Forse per cercare di dare una certa “impressione” alla Gente? Mi viene in mente come una volta veniva recitata la Messa, ossia in Latino, in un epoca che il Latino non lo conosceva nessuno, se non i Preti che lo recitavano meccanicamente. E quale era lo scopo sottinteso? 

Mantenere nell'ignoranza e Controllare! 

Come non ricordare le “macchiette” alla Totò ed il suo “Sursum Corda” recitato a monito di altisonante preoccupazione e paventata saccenteria? 

Dunque siamo alle solite. 

Solita musica per soliti “palati” indefessi. Cosa si nasconde “dietro” alla Comunicazione? Ricordiamo sempre che siamo nella Società della Comunicazione, alias dell’Immagine, dunque dell’Apparenza, diretto frattale della Natura del “Tutto”.

Cercando la “traduzione” del termine “oxo”, mi sono imbattuto in una breve descrizione, che appare nell’elenco dei siti che Google “impila” ed “erutta” per noi, eccola:

“definizione oxo-biodegradabile non è sorretta da alcun riferimento normativo e pertanto assume un significato prettamente commerciale…”

Non metto nemmeno la fonte che, comunque, se ritenete necessario potete rintracciare tramite Google. Sembra “politichese”. Però, nella mia analisi frattale investigativa, sulle ali del Sincrodestino e in base al mio polo attrattivo, desumo che… “assume un significato prettamente commerciale” ci riporta  proprio alle consuete e canoniche “pratiche di business” dell’Antisistema.

Una volta agganciata la “traccia”, non la mollo sino a che… Il puzzo di fumo diventa puzzo di bruciato!
A questo sito www.portalasporta.it possiamo trovare articoli per tutti i “gusti”, tra i quali spicca anche un bel problemino legato al Bisfenolo A, a quanto pare contenuto nientepopodimenoche nei Biberon per infanti! 

In fondo alla pagina ci sono molti articoli che narrano di biodegradabilità presunta ed effettiva; ovvio che ne consiglio una attenta lettura.

E poi, ancora, cito da www.ecoblog.it:

Come la Coop, tutte le grandi catene di supermercati in Europa hanno cercato di sostituire i sacchetti di plastica usati per fare la spesa con borse riciclabili o sacchetti più ecologici, perché biodegradabili. È il caso del gigante inglese Tesco, che ha sostituito i vecchi sacchetti con i nuovi, biodegradabili in 3 anni.
Uno studio del governo inglese, ha però evidenziato come i nuovi sacchetti ecologici siano dannosi per l’ambiente perché le particelle di plastica che liberano sarebbero dannose per i mammiferi, gli insetti e gli uccelli che potrebbero ingerirle. In più, se abbandonati all’aperto, i sacchetti possono inquinare l’ambiente fino a 5 anni o forse più, perché il processo di smaltimento in 3 anni avviene solo e soltanto con l’esposizione alla luce e al calore. Al contrario dei sacchetti di carta, questa plastica ecologica non può nemmeno essere riciclata, né rispetta gli standard per il compost dell’Unione Europea.
Tesco rilascia al di fuori delle porte dei suoi supermercati più di 500 milioni di questi sacchetti “biodegradabili al 100%” all’anno. Secondo Dan Morris, Ministro dell’Ambiente, i consumatori possono essere tratti in inganno dalla comunicazione di Tesco, così come era avvenuto per la Coop nel 2006, e allo stesso modo non si possono definire biodegradabili al 100% questi sacchetti che sono realizzati in plastica oxodegradabile”.

Ancora una volta la solita "musica". Possiamo osservare ancora la medesima grande “mano” all’opera. Un’opera davvero globale e metodica nel boicottare ogni “moto” umano evolutivo, sfuggevole per questo al Controllo Totale dell’Antisistema. Con l'aggravante che l'informazione conduce alla disinformazione, non evidenziando il significato di ogni termine utilizzato; articoli che verranno letti da persone che "vanno di fretta" e che "non hanno tempo", per cui l'opinione pubblica si formerà in "velocità" e senza le sufficienti basi per decidere "cosa fare" in perfetta autonomia, ma dipenderà da ciò che leggerà in "maniera tanto superficiale". 

Ieri, ad esempio, ho cercato delle informazioni in merito alla “Lucia Stove” – la ricordate? 

Una stufa assolutamente rivoluzionaria, brevettata regolarmente e presentata circa 1 anno fa addirittura sul Sole24 Ore. Cosa gli è successo in questo 2010 di silenzio? Ebbene, scriverò presto un articolo a tema, perché ciò che è successo è davvero “storia dell’Antisistema”.

 

venerdì 22 gennaio 2010

LuciaStove, scalda il "cuore".







Esiste un certo tempo nel quale le notizie particolarmente “sensate” si colorano di una valenza, come dire, quasi profetica; come se gli organi di diffusione di massa intonassero il suono del corno Vichingo che, dall’alto dei fiordi, annunciava il ritorno delle navi cariche di uomini e di “merci” e perciò annunciando un motivo di festa. Ieri le notizie provenienti da oltreoceano, da parte del presidente USA Obama, in relazione ad importanti imposizioni e restrizioni al modo di fare “affari” da parte delle banche americane, mi aveva colpito in maniera particolare; ed in effetti ha colpito anche i mercati globali, tramite un calo molto marcato. Tale diminuzione drastica delle contrattazioni mi fa sorridere. Ma come? Si annunciano misure che vanno nella direzione di cambiare quella modalità che ha dato luogo alla grande crisi internazionale ed i mercati rispondo in questo modo? Questo mi fa capire, ancora di più se era necessario, da chi sono “rappresentati” i mercati internazionali. Le borse si comportano come un branco di lupi affamati, per i quali l’importante è solo il profitto e non la modalità con la quale lo si raggiunge. C’è chi sostiene che le misure annunciate ieri da Obama non siano rappresentative di una vera volontà di cambiare, ma io sono fiducioso. Obama non può smantellare le infrastrutture di un “modello” con simili “radici” in maniera netta e brusca, perché il mondo cadrebbe in preda al panico e il cambiamento potrebbe essere peggiore del male da trasmutare. Io credo in quell’uomo quando denuncia che non può sostenere la visione dei grandi bonus dati dalle banche ai propri manager in un periodo in cui erano del tutto fallite e in virtù degli aiuti statali ricevuti. Aziende troppo grandi per fallire si diceva; un vero e proprio paradosso che deve finire.
L’altra notizia profetica alla quale dobbiamo dare un seguito tutti noi, senza lasciarla sparire nel nulla, è questa:

LuciaStove, nasce a Tortona la soluzione per portare energia e biochar nei villaggi
di Marco Magrini
La vita di Nathaniel Mulcahy è cambiata il 29 ottobre 2004. Fatto sta, che quel 29 ottobre cade dalle scale e si rompe letteralmente l'osso del collo. I soccorsi arrivano quasi cinque ore dopo e lo trovano ancora vivo, solo perché la sua cagnetta aveva usato il muso per tenergli la testa sollevata, e il corpo e le zampe per reggergli la schiena. «Senza di lei sarei morto», racconta Mulcahy, oggi 44enne. «Da quel giorno, ho deciso che non volevo più lavorare per far ricca un azienda, ma per migliorare il mondo. A tempo pieno». È così che, mentre lavorava su un progetto per migliorare la vita degli haitiani, ha inventato la LuciaStove, oggi un marchio registrato. Con cinque pezzi di alluminio, anche in Africa possono costruirsi un fornello pirolitico – capace di combustione senza ossigeno – che si alimenta con foglie, rami o scarti agricoli, che produce pochissimo monossido di carbonio (una delle principali cause di morte, nelle cucine del terzo mondo) e che lascia il solo residuo del biochar, il carbone vegetale: un potente fertilizzante, da reinserire nel più virtuoso dei cicli agroalimentari. «La sua particolarità – spiega Mulcahy con irrefrenabile entusiasmo – è che sfrutta attentamente la dinamica dei fluidi per ottenere una combustione con un efficienza del 93%, contro il 7-12% di un fuoco aperto». E il procedimento è replicabile su larga scala. Tutti i pirolizzatori del mondo sono chiusi, per tenere fuori l'ossigeno. Invece, la LuciaStove è miracolosamente aperta in alto: basta gettarci dentro della biomassa, accenderla e, dopo pochi secondi, il calore prodotto innesca la pirolizzazione, aiutata da un piccolo ventilatore laterale. Dagli ugelli in alto – disegnati in modo da sfruttare tre diversi vortici che si creano all'interno – esce un gas sintetico, fatto di idrogeno, metano e monossido di carbonio. Il quale, bruciando forma una specie di cappa che consuma l'ossigeno impedendogli di entrare, ma al tempo stesso esercita un "tiraggio" verso il basso che fa entrare l'azoto. «Tre etti di biomassa – spiega Mulcahy – bruciano per quasi un'ora e mezzo, regalando energia termica e, alla fine, lasciando come residuo un etto di biochar. Il quale, è un eccellente fertilizzante ed è capace di stoccare per secoli l'anidride carbonica che era nelle piante». La WorldStove, l'azienda fondata da Mulcahy per commercializzare la sua invenzione, sta già discutendo con «importanti aziende italiane dell'agroalimentare» (che lui non vuole ancora nominare) per adottare il procedimento su scala industriale. «Ci sono aziende che spendono fino a 30 euro a tonnellata, per smaltire i propri scarti. In questo modo, avrebbero energia gratis per i propri bisogni produttivi (o per venderla alla rete sotto forma di elettricità), e anche un fertilizzante naturale da reimmettere nel ciclo», con un conseguente, minor uso dei fertilizzanti chimici. Ma la commercializzazione? Non doveva salvare il mondo? «La WorldStove vende già questa tecnologia in Canada sotto forma di caminetti ecologici, visto che lì la combustione della legna è stata vietata. E abbiamo ricevuto una commessa per produrre 1,4 milioni di fornelli per ammodernare tutte le saune della Finlandia», dice Mulcahy con un sorrisetto malizioso. «Tutti fondi che servono per finanziare la distribuzione della LuciaStove nel Terzo Mondo a prezzi bassissimi, sottocosto, con la formula del microcredito». Migliaia di esemplari sono già stati spediti in Uganda, Indonesia, Zaire, Cameroon, Malesia, Mongolia e Costa d'Avorio. Un intoppo c'è: il ventilatore che affianca la LuciaStove, richiede corrente. «Ma lo abbiamo già risolto con tre diverse soluzioni – risponde Mulcahy – una delle quali sfrutta la gassificazione coassiale del fornello, autogenerando l'elettricità per la ventola. Anzi, anche di più: ci si può ricaricare il cellulare». Di fatto, per efficienza, facilità d'uso e per i benefici ambientali che comporta, la LuciaStove è un'invenzione che potrebbe far parlare di sé. È frutto dell'intuizione di un momento? «La mia cagnetta, stava ormai molto male», racconta Mulcahy. «Un giorno, mi ha appoggiato teneramente il muso sulle gambe. Mi sono messo a pensare e ho avuto il mio momento eureka. Poi, quando ho finito di mettere su carta le mie idee, lei se n'è andata».
Come avrete intuito, si chiamava Lucia.
Fonte: http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/dossier/Economia%20e%20Lavoro/risparmio-energetico/frontiere/luciastove-biochar.shtml?uuid=68d0d23e-0edb-11de-b874-530b20f3f76e&DocRulesView=Libero

Detto e fatto, oggi la sua invenzione sta convincendo tutti. Ha inventato LuciaStove, una stufa per cucinare e riscaldare, che non inquina, perché non brucia legno o combustibili minerali, bensì il gas che si sprigiona dagli scarti agricoli (pula, noccioli, residui). Non solo: dopo la generazione di calore, resta il biochar, un carbone vegetale che cattura l'anidride carbonica (antieffetto serra), trattiene l'acqua e migliora la fertilità dei terreni. "Alcuni amici avevano finanziato la costruzione di una scuola a Haiti. Ma i bimbi non la frequentavano perché impegnati a raccogliere legnetti per il fuoco. Sono un ingegnere: ho cercato di migliorare l'efficienza delle loro stufe. Ho venduto la mia casa per avviare, con 300mila dollari, la produzione industriale delle parti della stufa più delicate, qui in Italia. In un solo pacco, in cui si spedirebbe una sola stufa della concorrenza, al costo di 60 euro riesco a inviarne 18. Il prezzo unitario di una stufa base (un cubo di 15 cm) è di 12 euro. Dal 2008 il progetto è decollato. Abbiamo ricevuto ordini per due milioni di stufe". Ora Nat lo invitano alle Nazioni Unite. E arrivano sponsor come l'italiana AlmoNature, che finanzia il progetto. E Nat ha anche un sogno di crescita culturale per tutti. "Grazie a LuciaStove, che produce elettricità, anche i computer potranno diffondersi capillarmente". 
Info: http://worldstove.com, worldstove@gmail.com
Fonte: http://www.millionaire.it/content/view/3025/67/

Sarà nostra responsabilità, non fare insabbiare questa fantastica notizia, questa realtà di tipo nuovo, questa energia assolutamente meritevole di manifestarsi in un mondo che lo necessita tantissimo e che se lo “merita”; l’età dell’oro è oramai giunta tra di noi. Ovvio, “oro” inteso come “luce”.