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mercoledì 17 marzo 2010

B17, oltre al Boeing la Vitamina.





Quest’oggi mi sono imbattuto nel lavoro di un uomo che merita tutta la nostra attenzione, perché il suo tentativo di portare a conoscenza della comunità di una diversa modalità per guarire da malattie, definite dalla imperante medicina allopatica come “incurabili”, è stato come usualmente succede “tarpato” coi soliti mezzi a disposizione della casta che comanda:

"Libro del  Dott. Giuseppe Nacci: “Mille piante per guarire dal cancro senza chemio”,  libro on-line, di circa 800 pagine, liberamente scaricabile da internet da vari siti a cui e' stato regalato es.: www.mednat.org, dopo la chiusura del proprio sito www.lecurenaturali.com , su.... “pressioni” dell’Ordine dei Medici di Trieste...che di fatto con un "ricatto" (altrimenti lo radiano dall'albo per i contenuti.....che qui riportiamo)... gli impediscono di aprire e mantenere un proprio sito web!".
Fonte: http://www.mednat.org/cancro/balla_ricerca_cancro.htm

Il suo libro “Mille piante per guarire dal cancro senza chemio” lo si può scaricare liberamente da questo link: http://www.mednat.info/files/Nacci%20libro.pdf

Il Dott. Nacci è sicuramente quello che, nella cultura degli Indiani d’America, veniva appellato un “contrario” (link), ossia colui che per equilibrare le “cose”, si prendeva la responsabilità di fare tutto quello che gli altri non facevano usualmente; persone di questo tipo venivano poi ricompensate dal “Grande Spirito” con la conoscenza della guarigione. Infatti costoro molto spesso divenivano i guaritori della comunità, gli Sciamani, gli uomini sacri che avevano il coraggio di sfidare la “consuetudine” del quieto vivere.

La vicenda di Nacci ricorda da vicino, ad esempio, quella del Dott. Hamer (link), “reo” di avere scoperto e gettato le basi della medicina del “futuro”; medicina per la quale ogni malattia ha un senso biologico e, in quanto tale, funge da segnalatore di un, non sempre evidente, stato di “insofferenza” verso le dinamiche spirituali della Vita.

Signori, qua si va oltre alla figura del medico di famiglia; qua si sono posate le pietre miliari della conoscenza e consapevolezza che sarà routine in un prossimo, e speriamo vicino, futuro.

Nacci mette in risalto le proprietà curative naturali delle erbe ed in generale dei rimedi che Madre Natura ci mette liberamente a disposizione. Solo per questo motivo, si comprende come il suo “lavoro” sia da tenere in altissima considerazione.
Ad esempio la sua affermazione, “Regala un semino di mela e di altra frutta a tutte le persone che conosci, spiegando loro che tutti (in realtà tranne i semini degli agrumi) i semi di frutta contengono la vitamina B 17 mette in relazione questa importante e “sconosciuta” vitamina, alla possibilità di un aiuto concreto e notevole alla guarigione del cancro.

Ovvio che, dal mio punto di vista, se un cancro si è sviluppato in noi è perché c’è un disequilibrio interiore che emerge dalla sfera della spiritualità e, un rimedio esterno, potrà anche fare guarie, però se non si rimuove la causa dello squilibrio “esistenziale” la malattia tornerà.
Cerchiamo di vedere le “cose” dal punto prospettico più alto, perché noi siamo molto di più di un corpo che si ammala o che è in salute.
Anzi, ne approfitto per ribadire il mio punto di vista: una volta che si è raggiunta una condizione di pseudo salute, ossia di ritenuta condizione di buona o ottima salute, interroghiamoci in merito alla domanda “Sono in salute, e adesso?”. Lo scrivo perché sembra che una persona che sta “bene” o crede di stare bene, in realtà, non approfitta di questo stato di grazia per approfondire il significato della Vita, bensì pensa a “godere” di questo stato psicofisico, allontanandosi in questo modo dalla costruzione di un “centro” stabile e virtuoso. 
 
Debbo anche ammettere che, oggi, la condizione di “ritenersi in salute” è divenuta anch’essa illusoria.
 
Non riusciamo più nemmeno a riconoscere uno stato di salute psicofisico spirituale, da uno stato di salute “ordinario” o percepito come il fatto di “non avere i soliti acciacchi o dolorini vari”. In pratica la ciclicità della malattia porta, di tanto in tanto, al miraggio di essere in salute, stato di grazia che dipende solo ed esclusivamente da un momento di “vuoto” della malattia che dipende dal nostro “smarrimento” interno. Una volta che il ciclo della malattia riprende ricompaiono tutti i sintomi e si torna a “precipitare” come “qualche giorno, mese, anno prima”.

Il tempo confonde e “sfugge” l’attenzione verso la tendenza a cui siamo maggiormente protesi.