Il cognome, questo s-conosciuto.
“Una volta…”, qualcuno decise che era meglio (per qualche motivo che poi dovette sembrare pubblico, logico, naturale, etc. ma che fu, era ed è, altresì, “solo” la medesima esigenza in gerarchia, originale) re-censire l’intera cittadinanza.
E come diamine poteva farlo, il “potere”, se tutti quanti avevano una sorta di appellativo collegato a qualche caratteristica dell’individuo (lavoro, fisicità, tratti particolari, eventuali menomazioni, carattere, provenienza, discendenza familiare, etc.), piuttosto che “nome e cognome” univoci (o codice fiscale)?
Ecco la “necessità” altrui per conferirti o riconoscerti un cognome, ovvio, inventato di sana pianta ma in funzione delle stesse caratteristiche individuali-familiari-particolari di cui sopra.
Così, invece che esserci un centinaio di “tizi”, ci furono un centinaio di “marchi registrati”, a cui non potevi più in alcun modo s-fuggire.
Fu per “contarci”? Contaci.
Fu per pagare le tasse?
Per il controllo, in toto, semmai. Nonostante la “mancanza” di tecnologia “moderna” = essendoci tutta la “tecnologia del tempo”, dal momento in cui la distanza sostanziale tra essere “a Massa” e potere, è sempre stata la stessa = la consueta differenza di potenziale. Dunque, sempre di “modernità” si tratta e, di conseguenza, sempre di “tecnologia”.
Il potere di turno ha sempre goduto di tale vantaggio sul “prossimo”, che si è sempre auto ritrovato a dover sostenere tutta una serie di imposizioni e gabelle, rivolte alla manutenzione e mantenimento dello “Stato”, anche quando è addivenuto stato di “diritto”.
Tanto che “ora”, viene giudicato come “normale”.
Ovvio. Senza alcuna via di fuga, se non ricorrendo all’arte di essere più “furbi”. Così, fatta la legge…? Uhm: diciamo che in termini di furbizia, “tu” vieni sempre dopo, rispetto a chi o cosa se ne approfitta da mo’, qua nell’AntiSistema.
No? Trovato l'inganno, fatta la “legge”.