giovedì 26 maggio 2016

L’interno dipinto di esterno.



Continuano le “curiose assonanze”, rilevate da/in SPS. Oggi è il turno di:
  • internati – “classificazione dei detenuti… Il detenuto è colui o colei che si trova in carcere o in stato di custodia cautelare o in stato di esecuzione penale. La normativa distingue chiaramente la posizione delle singole tipologie di detenuti… Per internati s'intendono coloro che sono sottoposti all'esecuzione delle misure di sicurezza detentive (colonia agricola, casa di lavoro, casa di cura e custodia, ospedale psichiatrico giudiziario)”… Link
  • internauti – “termine composto da internet e dal latino nauta(m) (dal greco nautes, che deriva da naus, nave) con cui si designa il navigatore della ReteL'internauta si muove nel ciberspazio, ambiente elettronico in cui le distanze sembrano azzerarsi e il tempo pare unico in tutto il globo (si può ricorrere all'ora universale, la cosiddetta 'internet time'). Il fatto di partecipare – ognuno di fronte al proprio schermo – a un'unica realtà interconnessa ha fatto venire in mente di proporre il concetto di cittadinanza digitale”… Link
E, ancora:
  • interno – “tra/in mezzoche sta dentroche è nell’animo nostro senza palesarsi con gli atti esteriori”… Link
Ricordi la “barca solare del Faraone (trovata, interrata, di fianco a molte piramidi)”? Il dentro/fuori, si confonde in una realtà manifesta per sovrapposizione di stati estrati
Sei dentro e, allo stesso tempo, fuori da qualcosa.
Dentro “in” e fuori “da”.
I gradi di relatività e di assoluto, si trasfigurano, assumendo toni da labirinto di Cnosso. Lì, dentro e là, fuori… costituiscono “qua, così”, lo status quo; un ambiente unico, seppure suddiviso in molti “vani”, apparentemente, diversi.
Un luogo dove le “leggi” vengono fissate in funzione della relativa (e, lì dentro, assoluta) compresenza, non manifesta, dominante.
Se riparametri questa situazione di fondo, nella realtà manifesta “qua, così”, puoi sempre ritrovare le “coordinate (in codice frattale espanso)”, per orientarti e rimanere sempre orientato/a “lato tuo, centrale”. 
Perché è portante, una simile consapevolezza?
Perché, auto mantenendoti “da te, in te, per mezzo del tutto, in ogni sua ricombinazione”, puoi ritornare ad essere la grande concentrazione di massa che, giurisdizionalmente, agisce in maniera tale da riassumere la propria sovranità originale, così ricordando “chi esattamente sei (a prescindere dall’ambiente nel quale, ora, ti ritrovi dentro).
   

mercoledì 25 maggio 2016

L’assoluto, relativo a…


Venature nel marmo, oppure...?
Il mondo è perfetto “così, com’è”… solo che, per accorgerti di ciò, lo devi osservare diversamente.
Il mondo “gode” di quella perfezione, che è tale, solo da un’altra prospettiva, rispetto alla “tua (decentralità)”.
 
Quindi, “il mondo è perfetto, se ad usufruirne senso e sostanza, è la relativa forma di dominante (un assoluto)”. Dio? Il Creatore? No.
Se vai oltre ai simbolismi, di parte (e, questi “termini” lo sono) rimane la simbologia frattale espansa che, seppure sempre compresente, sembra emergere solo quando “te ne accorgi”, conferendo un significato “reale” a ciò che, anche solo un attimo prima, ti sembrava essere qualcosa di evanescente, ossia, di “fine a se stesso (e, dunque, di non esistente sul piano della concretezza)”.
Ad esempio, il significato simbolico contenuto (rappresentato) in una “fiaba”, è per te del tutto trasparente, alias, “non ha nessun valore concreto”, seppure – se ti impegni particolarmente - tu riesca a far tuo il valore “morale” trasmesso (e ricevuto) mentre leggi, pur non riuscendo a trarne, tuttavia, alcun valore sostanziale (la conduzione di vita, procede come se nulla fosse successo e... non cambia).
Differentemente, il valore simbolico frattale espanso, ha una “copertura molto più ampia, rispetto all’usufruire di un singolo termine, in modalità ‘inaridita’”.
La caratteristica frattale espansa, necessita di una lente frattale espansa, cioè… “della tua centralità, lato tuo (un assoluto, relativo)”, che ti permette di inquadrare, allo stesso tempo (sovrapposizione coerente di stati) “la forma del mondo manifesto, relativo, ‘qua così’ e la forma mandante/dominante, alla luce della tua centralità, sovrana, assoluta (trasversalità cosciente)”.
In una simile modalità, tu diventi come l’osservatore super partes, che ha (e mantiene) in sé la panoramica del reale manifesto, estesa al massimo… dalla ragione fondamentale dominante, alla conseguente azione/reazione, o causa/effetto, dello status quo sempre attuale “qua, così”, alla “tua” realtà manifesta senza alternativa sostanziale, all’esperimento in corso d’opera, al fine di evocare e separare il virus dominante, dalla “parte sana, umana”... sino a te.
   

martedì 24 maggio 2016

“Alla via, così”? Mhm…


Lo vedi il... Voladores (fonte d'ispirazione, comando/vessillo)?
Quello che ha fatto è qualcosa, per cui non si può chiedere scusa…”.
Remember
Eppure, a prescindere dal fatto compiuto, nel tempo, le “forze sottodominanti” ottengono sempre il “perdono” e, così, lo status quo sopravanza (ossia, rimane immobile in se stesso) qualsiasi altra “pretesa”, che non esiste, nemmeno, più.
Nel tempo, le persone muoiono ed allo stesso modo… si cancellano i loro propositi. Tutto ciò che va in asse ereditario (in ogni maniera, fisica, legislativa, genetica, etc.), finisce in una sorta di “calderone (non ben specifico)”, nel quale il tramestio continuo produce direzionalità, "di fatto", ancora una volta, AntiSistemica by dominante.
Cioè, ogni sorta di “rabbia” viene convertita in “forza”, per l’auto mantenimento del reale manifesto “qua, così”. E, tutto ciò, “serve” solo ad una linea di conduzione simile.
"Ci sono due direttrici di sviluppo nel mondo, due tipologie di organizzazioni che stanno facendo ricerche sulla blockchain:
da un lato, ci sono le grosse aziende, le banche, le multinazionali e i governi di buona parte del mondo; dall'altro, ci sono le piccole start-up dall'alto contenuto innovativo ma spesso senza grandi risorse economiche...".

Gabriele Domenichini
Spesso senza grandi risorse economiche... 
Ossia:
"c'è una sola direttrice di sviluppo nel mondo, una tipologia di organizzazione...".
Ovvio, senza necessità di agganciare il metafisico, questo meccanismo "unitario" si snocciola anche solo fisicamente, ad esempio, attraverso la “propria” discendenza, che si preoccupa di “portare avanti delle autentiche ‘crociate”, in nome di un torto (o ragione) subito dai relativi consanguinei in linea diretta”: in nome, dunque, di un interesse di parte.
Quando questo va a compimento, la "vendetta" trova un senso nell’atto del ripristino di un equilibrio fondato sulla “legge del taglione (di antica memoria e… ‘cultura’)”. Quando, invece, la vendetta rimane “appesa”, la vita continua come dentro ad una trincea, come in guerra, come se tutto dipendesse da… (in ogni caso, non cambia sostanzialmente nulla, visto che "la vendetta è una reazione continua").