giovedì 12 novembre 2015

Una maggiore densità.



Tutto in un’ora di tempo? Non solo o non necessariamente... Il tempo è un indicatore di passaggio. Il tempo non è l'obiettivo. Il tempo è:
come l'acqua, che smuovi dalle sue correnti, per mezzo del tuo imprimere il... tuo movimento.
SPS è un “punto fermo anche nel ‘qua, così’”.
Qualcosa che ti rifornisce – senza ombra di dubbio, come qualsiasi “cosa” nel reale manifesto – di… spunti; spunti di ogni tipo e di varie “forme”, che dipendono da come inquadri la situazione generale e nel dettaglio.
Spunti che dipendono solo ed esclusivamente da te, dunque?
No per davvero; perché, tu… inquadri la situazione generale e nel relativo dettaglio frattale, in virtù di “ciò che sai, che sei divenuto/a ‘qua, così’ e, dunque, di cosa ti hanno detto relativamente alla situazione generale e nel dettaglio”.
Sbrogliare la matassa è un’opera quantomeno necessaria e centrale. Quale “matassa”? Quella che ti riguarda, sia a livello generale che di dettaglio (non v’è differenza sostanziale, a meno che non inizi ad accorgerti che nel dettaglio frattale espanso – con te al centro – soffia una certa “corrente”, che parte da te, per giungere ancora a te, dando luogo ad una microstruttura/seme… che è, però, come una bolla di sapone, visto che la crei ogni volta per poi subito dopo abbandonarla a se stessa, andando alfine verso il proprio auto annichilimento, in qualcosa di totale che la assorbe non appena tu la “abbandoni” inconsapevolmente).


Tu crei la tua realtà, estraendola dal dialogo con il potenziale, e poi subisci un reset che ti convince ad abbandonarla subito dopo; questa tua “piccola realtà” è un seme di grande portata. Se opportunamente “alimentato”, il seme conduce alla pianta e la pianta è molto stabile quando può esprimersi da “adulta”.
  

mercoledì 11 novembre 2015

Il bisogno della causa.

 
Vertice (causa) apparente (mancante) della piramide.
Abbiamo bisogno della causa”.
11:00 AM
Tu sai qualcosa d’insieme, relativamente al reale manifesto e anche “più in là”, dentro di te; qualcosa del quale “non te ne fai nulla”, perché ti sembra allo stesso tempo “vero e falso” e, dunque, alla luce dello status quo, sopra a tutto, falso. Perché?
Per "convenienza" tua, ossia, per tacito consenso verso una realtà convenzionale che non ti lascia spazio alcuno, per affermare le tue “idiozie”.
Pertanto, idiozia diventa tutto quello che “sai dentro di te e che non hai il coraggio di esternare, se non per scrivere romanzi di fantascienza, dai quali estrapolare film di  fantascienza”…
Non è, in un solo termine, opportuno (per te) sostenere di credere a fondo in quello che “senti”; una percezione basata sugli effetti collaterali della manifestazione del reale attuale (fatti), che hai maturato vivendo nel corso della “tua” Vita “qua, così”.
Visto che “non sei stupido/a” ma che, al limite, sei “istupidito/a” (reso/a stupido/a dal modello di paradigma che “ti ha”)… è gioco forza accorgerti che “il tuo sentire è davvero tuo” e che “ciò che ti impedisce di esprimerti a fondo, con coerenza, in totalità, è parte in causa relativamente a questo tuo sentire tanto particolare”.
Perché la realtà sostanzialmente è ingiusta e non cambia mai, nonostante ogni buon proposito ad ogni “campagna elettorale”?
  
Perché “squadra che vince non si cambia”. No?
Ma, per essere vera questa massima, dovrebbe esistere – allora – la “squadra vincente”. Tu la “vedi”? Tu la riesci a “vedere”? No.
Perché fa parte della strategia.
Però tu la “senti”. Vero?
È proprio il discorso precedente. Tu la percepisci nonostante tutto.
Ma non hai nomi e cognomi, oppure, li hai ma “come fai a provare, nel modo in cui si provano certe accuse tanto sensibili, che hai ragione”?
   

martedì 10 novembre 2015

Sapere dentro.


Se le regole che seguivi, ti hanno condotto sino a qua. A che cosa servivano quelle regole?
Quei tre sono morti per cause naturali. Naturali per il mestiere che facevano…
Quello che provi tu non è una novità… Non puoi fermare quello che sta arrivando. Non dipende tutto da te
Non è un paese per vecchi
Le persone “sanno dentro”; lo sanno perché hanno vissuto e percepiscono, anche in altri modi, ciò che non si può provare.
  
Le persone, dunque, “sanno in due maniere diverse”:
  1. sanno dentro, a livello percettivo (quella percezione che non arriva per mezzo dei sensi, bensì, per mezzo dell’esperienza, del buon senso e di una certa “logica, che è al di là del mero interesse personale”). Questo sapere è mantenuto “segreto, in loro”, perché sanno anche che… nessuno crederà loro, pur sapendo quasi tutti che è così
  2. sanno dentro, a livello consuetudinario (quella percezione che arriva dai sensi e dalle logiche comuni, fatte di interesse, sopravvivenza, ego, opportunismo e paure). Questo sapere è fine a se stesso, ossia, è la gabbia che auto mantiene “qua, così”, senza colpo ferire nel senso che: al “terzo incomodo (quello che “gode”) fa gola che tutto rimanga inalterato nella sostanza e ciò che non succede, succede ormai in automatico, svincolando il Dominio dall’umanità... dominata per “delegazione”.
L’effetto “ali di farfalla” si diparte da una prospettiva molto superiore, rispetto a quello in cui credi, perché il reale manifesto è un piano inclinato dove domina l’inerzia e le leggi fisiche, la gerarchia impressa dalla “forma piramidale” e l’intento della grande concentrazione di massa del Dominio.
Il tutto permesso, di fondo, per via della ubiqua compresenza sostanziale della legge, strumento e memoria della frattalità espansa.