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“Quello che mi inquieta è la enorme influenza che lei esercitava…
Questa reputazione è qualcosa che lei si è coltivata… Vede, è già un male che una persona abbia una influenza così preponderante ma, se poi è fuori controllo.
Se è un problema. Una dipendenza. Allora, sarebbe come se la nave della politica americana, fosse timonata da un ubriaco…”.
Miss Sloane
Tutt’altro.
Come è diventato possibile essere tanto… ciech3?
Un simile livello di non accortezza (relativamente all’assolutezza del “senso unico” Dominio) è, al limite, paragonabile all’essere “ubriach3”.
Non il contrario.
L’esempio della lobbista Miss Sloane (divenuta tanto potente e poi decaduta, nel momento in cui sbarra il passo alla Lobby delle armi) parla chiaro:
un simile “potere” dipende dalla “propria” giurisdizione
ossia
dalla “ossidoriduzione (gerarchia) e diluizione (apparenza)”
provocata da “a monte”, indimostrabilmente.
“Un attacco terroristico. Abbiamo visto il notiziario.
Era noioso. Hai cambiato canale…
Ci racconti tutto. Non sia noioso…”.
Sherlock
Anche per Sherlock Holmes - come in/per Lucifer e per Dorian Gray (Penny Dreadful) - la “noia”, per coloro che detengono una grande potere realizzato (sulla/nella società), è un pesante fardello da sostenere, forse più grande ancora della loro “superiorità”.
Infatti, se (se) proiettata lungo il corso di una vita potenzialmente infinita (o talmente inarrivabile per i propri simili), essa può risultare determinante... in quanto ad influenza sulle scelte caratterizzanti non solo la propria esistenza.
Cosa non si farebbe per... noia? Giocare, ad esempio.
In un certo senso, la questione riguarda persino la simbologia “Dio” che, nella Cabala – ad esempio – viene post3 all’origine del tutt3, sdoppiandosi come di fronte ad uno specchio:
probabilmente, anche la divinità si annoiava a/di rimanere unic3.
“Ha lasciato di stucco la giuria. Lei ha un talento straordinario per i tecnicismi…”.
Marshall
Il “tecnicismo” è quell’assieme di cavilli che fanno la “legge”, ossia, il terreno perfetto per intortare singolarità sotto al pesante influsso intergenerazionale dell’AntiSistema;
l’interesse “industriale” per la Massa umana, infatti, ha compiuto sfaceli lungo il corso abitudinario e passivato della “modernità (che è sempre rimasta tale, a livello di sensazione/concezione: un po’ come sostenere il “domani”, che è praticabile sempre, essendo costantemente “oggi”).
L’umanità è stata svuotata, drenata, scavata dentro e spogliata.
Poi, in seguito è stata riempita d’altro, grazie al passaggio del testimone delle generazioni ed alla perdita di identità ed auto orientamento “qua (così)”, continuando a sopravvivere nella paura di “perdere tutt3 (e prima ancora, se stess3)”:
la paura “oggi” per il “domani”
ergo
qualcosa (qualcun3) che, nella sostanza, continuamente si rinnova (loop)
alimentandosi dell’umanità stessa (un certo non so che, come l’eco del “sacrificio” di distante memoria; nel rito “pagano” tutt3, non essendo mai passato di… moda).