venerdì 9 maggio 2014

Il gioco d’insieme.


Fare della “dietrologia” (nel linguaggio utilizzato soprattutto dai giornalisti viene intesa come la ricerca, a volte effettuata con esasperazione, dei fatti occulti che sarebbero dietro un evento o di quanto si nasconderebbe dietro le azioni, le parole e i gesti altrui... Dall'accostamento di dietro- e -logia, che significa studioLink) è considerabile, ormai, una “moda", perdipiù, svuotata di valore? 
Ossia… da parte del “grande pubblico” (ogni individuo e un individuo per volta), assumere tutto il “marcio” relativo al Mondo, messo in evidenza da taluni “studi”, come se fosse una cosa risaputa ma, in realtà, non sentirsi mai veramente in grado di “fare qualcosa per cambiare” (per una sorta di rassegnazione di fondo e, non certo, per pigrizia)...
Insomma:
sentirsi allo stesso Tempo “in e out”; coinvolti a pieno ma “tagliati fuori”, filtrati, depotenziati, stranamente pigri, lenti, demotivati, senza “spina dorsale”, se non per difendere ambiti secondari inerenti, forse, alla propria esistenza:
  • litigare per una questione di calcio
  • lottare per far valere il proprio diritto (io pago le tasse) di trovare sempre un posto libero, per poter parcheggiare la macchina il più vicino possibile al luogo di lavoro o al supermercato
  • fare a “sportellate” al fine di non perdere troppo Tempo a “far file e code” agli sportelli pubblici
  • ottenere il diritto di poter prenotare gli esami specialistici direttamente usando internet…
Ce ne sono molte di “lotte secondarie”, che nella loro essenza rappresentano il fulcro del tuo intrattenimento in questa realtà. Puoi addirittura misurare quanto esse “ti portino via e pesino sul tuo bilancio di fine giornata”, tenendo in considerazione anche il solo parametro Tempo, che ti richiedono al fine di percorrerle da capo a piedi.

Tutto ciò descrive un ambito a vasto raggio, entro il quale ognuno non è mai veramente se stesso. Perché è come se "il racconto che si ode e che giunge sino a te, risultasse sempre lontano e mai veramente relativo a te. Come se, nella tua realtà interiore, non ti riguardasse mai direttamente"…
Questa “dissociazione” è solida, vera, autentica, impregnante… e perfettamente in grado di tenerti su una “graticola”, a cuocere lentamente al Sole senza nemmeno accorgertene.
 

giovedì 8 maggio 2014

Primo: rendersi conto.


Quello che vede è il risultato di una programmazione geniale. Un’imitazione del libero arbitrio
Io, Robot.
Certe volte tendo a dimenticare quello che “intuisco da Tempo".
Certe volte, a fronte dell’atteggiamento ed alla pressione ambientale, tendo a tornare ad interpretare l’usuale livello di condotta, definibile e definito come “normale”. Ossia, a volte, torno a vedere questa Vita nella maniera convenzionale… ed è “lì” che mi accorgo di essere sostanzialmente diviso, frammentato in indefinite parti:
in... ciò che vede in molti modi diversi e ciò che “non vede in molti modi diversi”.
Già; ad una certa “quota” la divisione sussiste ancora e non è differente rispetto al “prima o al sotto”.
Si rimane sempre all’interno di qualcosa che “toglie fiato, ossigeno e certezza”.


La mente rimane l’imbuto dal quale tutto sembra per forza passare.

La mente funziona in una configurazione particolare, da molto Tempo (almeno, dalla fine dell’ultima grande glaciazione, ossia, circa 12.000 anni or sono). Ma non si può mai, con troppa sicurezza, uniformare la visione, essendo la stessa una caratteristica della frammentazione all’interno della quale si è. Proprio come se l’opera frammentante fosse un “oggetto forse nemmeno pensante”, mosso dalla sua ispirazione e procurante al di sotto l’effetto della frammentazione e cioè:
il corso della storia deviata umana.
Le parti e.. la parte.
La parte e… il suo motivo, la sua ragione.
La ragione che deriva dall’opera non locale dell’atto ispirante.
Atto che per sua natura risulta come inarrivabile, dal punto prospettico dei “frammenti”, perché ampiamente e sostanzialmente “distaccato” da ogni tipo e genere di effetti collaterali, più o meno diretti.
Quand’è che uno schema percettivo, diventa coscienza? Quand’è che una ricerca diversa, diventa la ricerca della verità?
Io, Robot.
Macchine che creano altre macchine. Perché l’umano non dovrebbe rientrare in una simile piramide o scala di appartenenza? Perché l’umano colloca se stesso al di fuori del loop? Che cosa lo convince a farlo? Il fatto che esso, a differenza di una macchina, pensi di avere un’Anima o perchè si può riferire ad un Dio?
 

mercoledì 7 maggio 2014

L'esterno di quello che "sai".


Con alta probabilità, simbolismi a parte, l’impero di Atlantide non fu altro che un’estensione territoriale, in un epoca di progressivo distacco del blocco unico “originario” delle terre emerse. Qualcosa che, oggi, difficilmente puoi... "capire".
Qualcosa che è passato senza, tuttavia, essere mai "tramontato". Qualcosa che rappresenta le "pareti di un esterno", in riferimento a tutto quello che "sai"...
Pangea… è il supercontinente che si ritiene includesse tutte le terre emerse della Terra durante il Paleozoico e il primo Mesozoico…
Il nome "Pangea" fu attribuito nel 1915 da Alfred Wegener, in seguito alla formulazione della teoria della deriva dei continenti. Il vasto oceano (o "superoceano") che circondava il supercontinente viene chiamato Panthalassa ("tutto il mare"), mentre l'ampia insenatura che separava parzialmente la parte settentrionale da quella meridionale prende il nome di Oceano Tetide

La Pangea si sarebbe spezzata circa 180 milioni di anni fa, a causa del processo della tettonica delle placche, dando luogo ad altri due supercontinenti: 
la Laurasia (supercontinente del nord) e la Gondwana (supercontinente del sud). 
Dall'ulteriore frammentazione della Laurasia e della Gondwana deriverebbero gli attuali continenti.
Fu all'inizio del XX secolo che il fisico tedesco Alfred Wegener fu attirato da una strana coincidenza
la forma della costa occidentale del continente africano e quella della costa orientale del continente sudamericano combaciavano perfettamente…
Ad un certo punto, la Pangea, si “spezzò”, dando luogo a svariate situazioni di mezzo, anticipanti l’attuale “forma”. La “terra di mezzo” (Atlantide, ad esempio) è ciò che è esistito fisicamente tra frazioni di Tempo che uniscono il passato al presente.
Ad un certo punto, tra le sponde di ciò che conosciamo oggi, nell’oceano Atlantico, esistevano regioni di terre emerse che, in un certo senso, davano continuità alla frammentazione in corso d’opera.

Il Mondo è cambiato e sta ancora cambiando, in quanto è “preda” di ogni genere di (ri)flusso ed influsso, corrente e/o autoesistente motivo di “crescita”. È, appunto, nel lavoro di David Wilcock (The Divine Cosmos) che si accenna all’espansione del globo terrestre, proprio come se stesse "crescendo"
Ovvio che un simile moto provocherebbe la rottura di quelle parti più… adatte a cedere.