martedì 18 maggio 2010

Come in alto così in basso.





Scoperta - I tibetani come Superman grazie al loro Dna.
I tibetani hanno un Dna da superman, che si è evoluto nel tempo per resistere alle altitudini alle quali vivono. A scoprirlo è stata una ricerca dell’University of Utah, negli Usa, che ha individuato dieci geni che aiutano chi vive alle pendici dell’Himalaya a trovarsi perfettamente a loro agio sulle cime dove le persone comuni si ammalano immediatamente.
Come ha sottolineato un servizio della Bbc, due dei geni sono collegati all’emoglobina, la sostanza del sangue che veicola l’ossigeno in tutto il corpo. Secondo i medici la ricerca, pubblicata sulla rivista 'Science', potrebbe permettere di scoprire le cure per gravi forme della 'malattia da alte quote' e per altri tipi di malessere.
La 'malattia da alte quote' è il nome attribuito agli effetti negativi causati quando il corpo fatica ad adattarsi alla carenza di ossigeno in montagna. L’altitudine infatti può provocare complicazioni al cervello e ai polmoni, che possono costituire un pericolo anche per i montanari più esperti. Le persone nate sugli altipiani tibetani sembrano invece essere immuni a questi effetti, grazie a migliaia di anni di selezione genetica.
Ma la scoperta forse più interessante della ricerca è che i tibetani sono passati attraverso un’evoluzione genetica che invece non ha toccato altre popolazioni che vivono in alta quota, come quelle andine. Il professor Lynn Jorde, della Scuola di medicina dell’University of Utah, ha dichiarato: "Per la prima volta, siamo riusciti a individuare i geni che spiegano questo adattamento".
Lo studio si è basato su Dna estratto da campioni di sangue presi da 75 abitanti di villaggi che vivono a 4.500 metri di altezza. L’equipe dello Utah, in collaborazione con la Scuola di medicina dell’Università del Qinghai, in Cina, ha comparato tratti del codice genetico dei tibetani con quello della popolazione delle pianure cinesi e giapponesi. Ed è emerso un piccolo numero di geni, che ne includono dieci mai trovati in altre persone, che sono in grado di elaborare l’ossigeno.
Due geni in particolare contribuirebbero ad abbassare i livelli di emoglobina nel sangue, aiutando l’organismo a combattere la 'malattia da alte quote'. Il professor Josef Prchal dell’University of Utah ha sottolineato che la ricerca può aiutare a sviluppare le cure per malattie di cui sono affette persone in tutto il mondo. E ha aggiunto: "Quello che è unico nei tibetani è che non sviluppano un elevato numero di globuli rossi. Questo può essere il punto di partenza per individuare terapie per diversi tipi di malessere".
Fonte: Yahoo

La “malattia da alte quote” è un’altra trovata dell’industria del farmaco; il solo pensare a questo termine mi provoca orticaria o divertimento, a seconda del mio umore. Quello spiacevole stato, che tutti noi soffriamo in medio/alta quota, è solo una difficoltà legata al nostro fisico, il quale non ha l’abitudine a vivere in quelle determinate situazioni. Il rimedio più naturale è l’adattamento; i tibetani si sono adattati come si sono adattati i popoli della Colombia o di altre terre “alte”. 

Il DNA non è il responsabile di questo adattamento, semmai nel DNA c’è la memoria, la registrazione, dell’adattamento dovuto al lavoro, allo sforzo naturale del corpo sincronizzato dal cervello e dall’intelligenza cellulare. 

Il DNA dei tibetani è così diverso e “ricco” per via della loro particolare tipologia di Vita, intesa come unità tra essere ed avere; persone per le quali il sacro della propria origine non si è disperso nella realtà percepita, come per gran parte dell’umanità. La loro spiritualità detta le regole anche per la loro biologia. Farli passare per dei Superman è come dire che “loro sono unici”; in realtà ognuno di noi ha le capacità per sviluppare determinate caratteristiche “uniche”. 

L’unicità delle nostre esistenze è scambiata per la biodiversità: gran tesoro e punto di forza di una specie, dove per specie intendo tutta la Vita in ogni sua forma esistente sul pianeta Terra. Le nostre impronte digitali sono uniche, non la nostra capacità di evolvere, che è accessibile ad ogni individuo che solo lo intenda. Dunque rendiamo onore a questo popolo e prendiamolo come esempio da emulare e non da invidiare.

"La fede si accompagna ad un lavoro di lungo respiro, è il risultato di un impegno portato avanti giorno dopo giorno; è qualcosa di vivo che non dobbiamo mai separare dalla vita quotidiana... Noi possiamo spostare le montagne, ma a condizione di non pensare di poterlo fare in una sola volta. Si può spostare una montagna, ma trasportando una pietra alla volta! Ogni pietra trasportata, vale a dire ogni successo riportato, per quanto piccolo, aumenta la nostra fede, perchè ci sentiamo più solidi, più forti, più padroni delle situazioni..." Omraam Mikhael Aivanhov


 

lunedì 17 maggio 2010

La "polvere" come chiave dimensionale.





Come già scritto nel post di Silvia,  ieri siamo andati a fare una passeggiata in un parco vicino a casa nostra. Ho scattato molte foto digitali, approfittando della situazione magnifica di verde, Sole e vento. 

Alcune di queste foto le ho scattate senza mettere a fuoco, lasciando che il “caso” compisse la propria opera. Il motivo per il quale ho voluto scattare senza mettere a fuoco è di poter disporre di una serie di fotografie con effetto flou “naturale”, senza filtri opportunamente studiati per sfocare. 

Beh, sono felice della scelta presa, perché il risultato è fantastico. 


Sfocando la “realtà” che l’occhio percepisce come tale, si nota come, invece, le immagini abbiano alla “base” delle particelle tonde o, meglio, quasi esagonali. Queste “bolle” di luce colorata ricordando gli “orb”; lasciando perdere quello che è costretta a scrivere Wikipedia su questa fenomenologia, mi viene naturale andare alla “Bussola d’oro” ed al concetto semplicistico di “polvere” espresso:

“Se d'altra parte il daimon viene staccato dalla persona cui appartiene, questa nella maggior parte dei dei casi muore, o resta comunque psichicamente menomata, in quanto il daimon è il canale che la collega alla Polvere, misteriosa e pervasiva sostanza cosmica vagamente apparentata con la materia oscura della cosmologia contemporanea. Tale sostanza ha anche a che fare con la facoltà di concepire pensieri originali e sviluppare una personalità indipendente, facoltà che il Magisterium, chiesa vocata al dominio universale ed al culto di un essere supremo chiamato Autorità, per definizione avversa e combatte”.

Ma come termina il primo libro?

Lyra raggiunge infatti suo padre, il quale nel frattempo ha scoperto che la Polvere ha un ruolo importante per consentire il passaggio da un mondo all’altro. Asriel ha costruito un ponte per raggiungere un altro mondo, ma per attraversarlo ha bisogno di un’enorme quantità di energia. Tale energia può essere ottenuta solo tramite una intercisione. Perciò, incapace di sacrificare sua figlia, Asriel fa del povero Roger la sua vittima, e va nel nuovo mondo”.

Fonte: Wikipedia

Dunque il concetto di “polvere” è molto più della banale scocciatura che ogni casalinga combatte da sempre; basta infatti osservare le immagini del telescopio Hubble, del Cosmo più profondo, nel quale si vedono molto chiaramente enormi ammassi di polvere in “lenta” configurazione. Da questi ammassi è derivato, poi, tutto quanto noi conosciamo. Quello che mi sovviene è che la polvere esprima un principio, una verità che, come al solito, è sulla Terra dei sensi percepita alla rovescia.

Sfochiamo una immagine e questa si animerà di “polvere” o pixel; la cosiddetta “polvere di stelle”. Ricordiamo come vengono rappresentate le piccole fatine del mondo di Trilli e grazie a quale “magia” esse possono volare: polvere d’oro o di fata.

Basti pensare ai tasselli dei mosaici, o a certi quadri Impressionisti come questo di Renoir (Les grands boulevards) in cui è l'insieme dei singoli "puntini" che forma il senso dell'immagine rappresentata:
 
  
Entrando nel reame della “polvere” si entra in un altro mondo, effettivamente: quello della magia. Come osservare un bicchiere di acqua minerale gassata in controluce e percepire quel senso di “rapimento” al quale siamo sottoposti. È un senso meraviglioso che ci ricollega ad un passato che è stato da noi “visitato”, che ci ricorda un cammino molto lungo effettuato dall’alba dei tempi, anzi molto prima. 

C’è una scena in Dracula di F.F.Coppola che ricorda molto bene questa bellissima sensazione: non so se avete presente. Quando il Conte è in forma umana affascinante e porta Mina sulle tracce del ricordo, tramite una bevanda a base di Assenzio, la “fatina verde”; ebbene avete presente le immagini delle bollicine colorate controluce? Wow. Il ricordo torna grazie alla confusione dei sensi; qualcuno potrebbe parlare di effetto droga, ma io no, non più!

La storia di Dracula racconta di una “inversione” avvenuta nella percezione umana: è il frattale che racconta la caduta del genere umano e di quanto si affanni a giudicare chi è diverso o, ancora, solo rimasto più vicino al punto di “origine”…

 

Sogno già la nostra casa nel bosco.






Avete già visto “Robin Hood” con R.Crowe? Al di là della storia più o meno romanzata o in parte reale che il regista vuol presentare, il film ha una fotografia spettacolare, tanto più se si pensa che è stato girato davvero in Inghilterra.
La ricostruzione dei villaggi, delle case di paglia e legno, dei focolari celti… avete mai avuto la sensazione inspiegabile di famigliarità con qualcosa lontana nel tempo? Ecco: io l’ho avuta ieri sera, vedendo tutto questo. 
 
Il verde è il colore predominante.

Quando poi Lady Marian (C.Blanchett) ha detto: "Minestra di ortiche e insalata di dente di leone ci terranno in vita", mi sono sentita accarezzata dal Tempo – che passa ma ritorna - e dalla Madre Terra, che nonostante NOI , ci ama e continua a nutrirci.

Sogno già la nostra casa nel bosco…

E, in "rete", oggi cos’ho trovato??? Un blog BELLISSIMO (e se sapete l’inglese è pure fantastico!!) che si chiama www.childhoodmagic.blogspot.com
 
Il bosco è una scuola, la scuola è una casa, ergo il bosco è una casa. E io sogno già la nostra…

Oggi abbiamo assaporato un po’ di bosco: abbiam fatto una bella passeggiata ai Ronchi zona Sforzesca - raccogliendo anche poca borragine per una minestra veloce… Ecco qualche foto:


Nahele sente il profumo dei fiori di robinia.



 
Due farfalle su uno stesso fiore.





Una meraviglia cromatica e gentile nella forma.

Sogno già la nostra casa nel bosco…