mercoledì 12 maggio 2010

Onorare la passione medica.





Riflettevo. E mi è venuta alla mente, affiorata in superficie, l’immagine di me che giudica. Che giudica ogni “cosa”, persona o situazione. E giudica pur dicendo e scrivendo che “giudicare non va bene”. È presente, vivo in me, un qualche registro che si occupa di fare paragoni tra quello che vedo e quello che è campionato lì dentro. Solo che questo registro non so chi l’ha scritto. E anche se sono stato io, probabilmente ho scritto delle “cose” in momenti sbagliati delle mie esistenze. Di sicuro è così, perché in realtà questo registro dovrebbe avere un altro scopo, diverso da quello di fungere da “tomo” delle verità presunte. Il paragone, con quello che vi è scritto, dà sempre come risultato… un pessimo risultato, perché induce ad esprimere un giudizio di parte. Non tiene conto degli altri lucidamente.

Vorrei scusarmi con la classe medica. Non ho compreso la grande funzione di base che molti di loro hanno all’interno della società moderna. Esistono professionisti medici che sfiorano il contatto con il Creatore ogni santo giorno. È il potere che si nutre di loro e che li getta in pasto all’umore della massa che li differenzia, in termini di consapevolezza sociale. È facile criticare. È facile giudicare

È facile confonderli con gli interessi delle multinazionali del farmaco. Strumentalizzarli.

Ma essi esulano da un simile contesto e salvano ogni anno migliaia di Vite umane. Vorrei rendere onore a questi uomini e donne, che ancora rendono vivo il ricordo di quello che era il concetto reggente i principi della medicina di Ippocrate. Ovviamente non tutti i medici sono così. Però ne basta anche solo uno, al fine di onorare il senso dell’esistenza di questa professione. I medici chirurghi, ad esempio, svolgono un’opera che trae ispirazione, anche, dalla musica classica, dall’arte in generale, ossia instaurano una comunicazione con quella parte “creativa” più vicina alla nostra divinità. 

Certi medici percepiscono il cambiamento dei tempi che stiamo vivendo e, comprendono, che quanto le Università hanno loro insegnato, necessità non solo di ulteriore e continuo aggiornamento, ma anche di apertura verso quella parte di sé nemmeno minimamente accennata nei tomi di testo ufficiale. L’uomo di medicina antico vive ancora nelle pieghe quantiche della nostra essenza e non smette mai di rendersi disponibile al fine di agganciare quella intuizione, quel colpo di genio, che logicamente porterà poi l’uomo medico,  non a diagnosticare un malessere ma ad operare coloro che da soli “non ce la fanno”. 

Cause e conseguenze, vittime e carnefici: chi giudica chi? Nessuno può permettersi un simile punto prospettico, perchè ogni "direzione" assunta come vera, inevitabilmente porta ad uno smarrimento personale, frutto delle mancanze che, ad ogni livello, ci impediscono di discernere il "perchè" una certa persona si comporta in una certa maniera. Molto meglio "osservare" se stessi e/o il nostro riflesso nel mondo. 

Cercherò di non confondere il potere che muove questa categoria di persone, con le persone stesse che praticano con passione sopraffina l’arte della medicina. Onore a loro e grazie per quello che rappresentano a livello sociale ed umano; nell’attesa che ognuno di noi torni medico di se stesso.

Un film che rende bene l’idea: Gifted Hands - Il Dono.  

  

martedì 11 maggio 2010

Mentre guardiamo altrove, si scrive il futuro.





“I mercati europei salutano con decisi rialzi l'accordo tra i ministri delle finanze dell'Ecofin per un piano di aiuti che potrebbe arrivare fino a 750 miliardi di euro e porre un freno alle tensioni che hanno investito l'area euro sull'onda della crisi del debito greca”.
Fonte: Yahoo

I ministri delle finanze europee si riuniscono una domenica, facendolo sapere a tutto il mondo, ed il lunedì successivo i mercati finanziari fanno +10%; potenza delle illusioni, vero?

Certo, perché stiamo parlando di illusioni, in quanto in una domenica non si possono mettere in atto le misure previste, e trovare i soldi necessari per “aiutare” le sorti dei paesi europei più malandati. A meno che “tutto” faccia parte di una immane manipolazione, ribasso compreso. Fin qua tutto “normale” dunque. Noi viviamo con l’orecchio a quello che i media ci raccontano e che Tremonti confessa, a singhiozzo, o ai TG o sui suoi libri: due verità diametralmente opposte.

Per vendere dei libri, si sia occorre avere il “nome” ed i contenuti, meglio se “piccanti”. Ecco dunque spiegato l’andamento oscillante del nostro ministro delle finanze. Un uomo che non riesce completamente a svolgere il solo ruolo istituzionale, ma che “tende” anche a sviscerare quello che, in coscienza, percepisce come la “madre di ogni pericolosità”; il senso di responsabilità verso il genere umano futuro, probabilmente, morde alle “caviglie” l’uomo Tremonti; eppure non riesce a svincolarsi dal gioco della politica, del potere, delle connivenze, etc. Ma anche ciò non descrive nulla di nuovo.

Pensiamo a come siamo fatti noi, nella nostra “media”; se lavoriamo in Telecom Italia, ad esempio, difendiamo la “nostra” azienda di fronte al mondo intero. Perché? Perché dipendiamo da lei, dallo stipendio elargito. Ma se dobbiamo dare dei ladri alla concorrenza non esitiamo minimamente; eppure tra le aziende dello stesso genere non c’è differenza ormai. Se prendiamo azioni della Monsanto, ad esempio, tiferemo per le politiche “malsane” di questa azienda. Perché? Perché cerchiamo di guadagnare dal rialzo delle azioni, fregandocene della modalità con la quale questa azienda fa profitti. Se beviamo Coca Cola, lo facciamo perché è buona, ma non abbiamo la forza di farne a meno pur essendo consci che non fa bene e che le politiche aziendali, in certe aree del mondo, sono completamente antietiche e immorali.

Il discorso è che “occhio non vede, cuor non duole”: ma la coscienza prima o poi busserà alle nostre “porte”.

Chiediamoci se il rialzo delle borse è sano, se va nella direzione “giusta”, se è sostenibile; oppure se è solo un altro vano tentativo di mantenere un modello, un paradigma senza più futuro. Come al solito la responsabilità è solo nostra. Non aspettiamo che i ministri risolvano i problemi per noi. Essi devono stare al “gioco”. Le vere scelte sono quelle che possiamo mettere in “campo” noi…

Noi che siamo affaccendati a “fare altro” dalla mattina alla sera.

  

lunedì 10 maggio 2010

Considerare la mitologia è "ascoltare" se stessi.





Non dovreste respingere troppo rapidamente le visioni infantili e le superstizioni primitive predominanti tra i “meno istruiti” della vostra razza. Perché, sebbene tali semplici concetti non rappresentino certamente il fenomeno che sta per avvenire nella sua interezza, ne incarnano tuttavia le caratteristiche archetipe, alcune delle quali si esprimeranno a vostro beneficio. In troppi di voi esiste uno snobismo intellettuale che impedisce l’espressione disinibita dello Spirito. Il riportare in Vita alcune delle vostre mitologie abbandonate, sarà per voi la cura più rapida.
Fonte: Trasmissioni stellari di K.Karey

Chiediamoci cosa siano, nella loro essenza originaria, quell’insieme di “contenuti” che, l’uomo attuale, censisce e definisce con alcuni termini, frutto della combinazione del suo alfabeto duale, come: mitologia, leggenda, antichi racconti. Spesso questi contenuti sono stati messi in relazione, per similitudine, alle più moderne favole o racconti per fanciulli; infatti tra i due “concetti” non sembra esservi troppa sostanziale differenza, se non il fatto che alla mitologia viene conferita una valenza originaria che affonda nel tempo e in una parziale “verità” scomposta, confusa, non più chiara, indirizzata ad un pubblico “adulto”, mentre una favola è un’opera di pura fantasia che cerca di metaforizzare fasi della Vita “calpestate” dagli uomini moderni, per un pubblico di bambini.

Tirando una somma, veloce, di ciò che una leggenda “colora”, per la mente logica di un uomo indaffarato a vivere oggi, possiamo dire che, quest’ultimo è stato portato a considerare gli uomini del “passato” come dei teneri e patetici esempi di beata ignoranza e idiozia. Tutto ciò che è stato manipolato e racchiuso da metafore incomprensibili, vale oggi, in termini assoluti, quanto una fiaba per bambini. Questi “poveretti”, nostri avi, vengono fatti percepire come degli sconclusionati alla ricerca di comprendere da che parte "fossero girati". La nostra cognizione di un tempo antico che nemmeno riusciamo ad immaginare, ci porta a confondere cause con conseguenze e ad immaginare l’uomo primitivo che cerca di “tirare sera”, evitando la furia omicida di enormi bestioni affrontandoli con clava ed enorme coraggio. Tutto qua.

Cerchiamo di intuire, se ne sentiamo l’esigenza, e di andare oltre alla storia deformata, descritta nei libri; ad esempio, se pensiamo che la Terra ha 4,5 miliardi di anni e l’uomo sembra essere comparso da “pochissimo” in confronto, non potrebbe essere vero quello che si sostiene, praticamente, in tutte le leggende del pianeta, che siamo passati attraverso immani cataclismi, che possono avere cancellato l’esistenza dei nostri precedenti “cicli” evolutivi? Le ere glaciali, ad esempio, sono delle gigantesche “barriere” temporali, che descrivono compartimenti stagni della storia del pianeta. Chi è in grado di andare a “vedere”, tra un’era glaciale e l’altra, quali civiltà popolassero la Terra? Possibile che esistessero solo flora e fauna? No signori, non ci credo! Perché? Perché “sento” che la nostra “vicenda” è molto antica; la “caduta” del genere umano ha necessitato di tempi immemorabili per realizzarsi: dall’energia animica all’energia "condensata" di oggi.

I nostri fratelli del passato che probabilmente, eravamo ancora noi, avevano grande conoscenza e doti di chiaroveggenza, mentre peccavano di senso dell’equilibrio, proprio come oggi. Queste popolazioni antiche, che hanno “fallito”, ma fallito in un’ottica relativa al Piano divino, ossia di conoscenza del “buio” per apprezzare la “luce”, hanno poi cercato di pensare ai loro discendenti, perché era come pensare ancora a se stessi; per cui hanno ideato dei messaggi capaci di superare le pieghe del tempo e dell’opera della "confusione". Ecco, secondo me, spiegata la vera natura del mito e della leggenda. L’opera dell’Antisistema si è inserita, cancellando, confondendo, deviando, ma certi “messaggi” sono comunque giunti sino a noi, attraverso la pietra, i disegni rupestri, i codici, i megaliti, sopravvivendo agli “scalpelli” di Stato.

Oggi, solo la logica dell’uomo che si ritiene “superiore” ai suoi avi, non permette nemmeno di prendere in lontana considerazione, certi “contenuti”. Però si continuano a raccontare favole ai bambini, prima di dargli il bacetto della buonanotte.