venerdì 26 febbraio 2010

Il simbolo dell'infinito, le onde del mare e la "corsa" da risolvere.





L’uomo, nel corso della storia, ha dimostrato di poter raggiungere entrambe le estremità della scala dei “valori”, in questo rispecchiando a pieno le ampie volute della propria gamma di “potenzialità”, insite nella proclamazione della legge del libero arbitrio:

“Che si parli di me, nel bene o nel male, purchè se ne parli”Oscar Wilde

Questa frase mi riporta alla mente aloni di “zolfo”, in qualità ed in termini di energica ignoranza, cieca disconoscenza, anche come senso di ingratitudine, verso la bellezza potenziale della Vita. Questo “motto”, oggi, descrive in pratica il punto nel quale si è eclissata l’etica e la morale, agganciata nel limbo magnetico della “fama” sancita dai mass media. Farsi pubblicità ad ogni costo per “diventare qualcuno” è la scorciatoia più facile per “far parlare di sé”. Da quel “pulpito” sarà possibile poi coinvolgere le persone verso il proprio “sogno”.
 
Le persone sono viste come un insieme da “conquistare” ed ognuno di quell’insieme ha velleità simili, almeno in potenziale. Ciò descrive una massa reattiva come quella del Sole che, in superficie, sfoga tutta la propria estrema vitalità, sottostante, tramite continua reazione. Si dice che i pianeti influenzino le masse umane, e questo appena descritto potrebbe essere un buon riflesso o frattale dei più grandi moti esistenziali.
L’uomo e la creatività sono un connubio innato; immaginiamo dunque il  paradosso di “Achille e la Tartaruga”:

Il più famoso dei Paradossi di Zenone. È stato proposto nel quinto secolo avanti Cristo da Zenone di Elea, che intendeva difendere le tesi del suo maestro Parmenide, che sosteneva che il movimento non è altro che illusione.
La corsa della tartaruga.
Una delle descrizioni più famose del paradosso è quella dello scrittore argentino Jorge Luis Borges:
Achille, simbolo di rapidità, deve raggiungere la tartaruga, simbolo di lentezza. Achille corre dieci volte più svelto della tartaruga e le concede dieci metri di vantaggio. Achille corre quei dieci metri e la tartaruga percorre un metro; Achille percorre quel metro, la tartaruga percorre un decimetro; Achille percorre quel decimetro, la tartaruga percorre un centimetro; Achille percorre quel centimetro, la tartaruga percorre un millimetro; Achille percorre quel millimetro, la tartaruga percorre un decimo di millimetro, e così via all’infinito; di modo che Achille può correre per sempre senza raggiungerla”.
Fonte: Wikipedia

È dal quinto secolo avanti Cristo che una certa categoria di uomini cercano di risolvere questa “corsa” tra i due corpi lanciati a velocità diverse. Diciamo che Achille ad un certo punto si può gettare sulla tartaruga; questa sarà sempre un “apostrofo” più avanti, ma nulla potrà sulla possibilità di “balzare” che ha il corpo che insegue. Questo balzo è da intendersi come “evoluzione”, il superare determinate ferme convinzioni o punti di stanca del fiume esistenziale. Proprio quello che stiamo vivendo in questi anni. Un balzo quantico evolutivo; il “gatto sotto al tappeto” non ha bisogno nemmeno di mostrarsi alla “tartaruga”, perché non è sul quel piano che si snocciola l’essenza della “corsa”.

Il moto della “corsa” descrive una traiettoria con centro nell’uomo, vero e proprio perno e motore del senso ultimo relativo all’esplorazione delle dimensioni del Creatore. Dove per “uomo” intendo ogni specie, a diversi gradi evolutivi, disseminata nel Cosmo.

Questa immagine mi porta all’evidenza il concetto di infinito:

“L'infinito (dal latino finitus, cioè "limitato" con prefisso negativo in-, e solitamente denotato dal simbolo  , talvolta detto lemniscata) in filosofia è la qualità di ciò che non ha limiti o che non può avere una conclusione perché appunto infinito, senza-fine. Nella concezione cristiana il concetto coniato nell'ambito del pensiero greco trova la sua coincidenza con Dio stesso quale essere infinito.
Nascita del simbolo.
Il simbolo matematico di infinito venne utilizzato per la prima volta in epoca moderna da John Wallis nel 1655. Probabilmente egli lo scelse come trasformazione con legatura della lettera M, che nel sistema di numerazione romano indicava un numero "grandissimo" ed equivalente a 1000: M -> m ->  . In alternativa «Wallis potrebbe avere anche pensato che il doppio occhiello di quel simbolo potesse rimandare immediatamente all'infinito, perché tale doppio occhiello può essere percorso senza fine». D'altronde a volte M era formata da C e I, seguiti da una C specchiata, simile alla M della scrittura onciale (CIƆ). Una terza ipotesi suggerisce «il simbolo dell'otto rovesciato formatosi per deformazione delle prime due lettere del latino aequalis "uguale" (e infatti adoperato in un primo tempo per indicare l’uguaglianza).»
Fonte: Wikipedia

L’infinito, visto da una posizione ritenuta “definita” come quella umana, ha un senso e trova una definizione, proprio ritenendo se stessi poco più di una bolla nata dal gioco del caos, destinata a scoppiare inesorabilmente e, per questo, del tutto aleatoria. Secondo me, invece, l’infinito è solo un concetto che esprime una grandezza che sfugge; tutto qua. Per questo mi permetto, a volte, di raggiungere e superare con le “immagini” quella dimensione che, ritengo, essere solo il frutto di una “corsa” stanca e ormai senza senso, delle speculazioni del pensiero umano. 
Anche per quanto riguarda il simbolo utilizzato per rappresentare l’infinito, si può andare oltre:

“In matematica, la lemniscata di Bernoulli è una curva algebrica a forma di otto coricato. Il grafico di questa funzione produce una curva simile al simbolo dell'infinito, che a sua volta è chiamato lemniscata. La lemniscata fu descritta per la prima volta nel 1694 da Jakob Bernoulli, come modificazione dell'ellisse, che è il luogo dei punti per i quali la somma delle distanze da due punti fissi detti fuochi è costante. Una lemniscata, viceversa, è il luogo dei punti per i quali il prodotto di queste distanze è costante. Bernoulli la chiamò lemniscus, che è l'equivalente latino di fiocco pendente. La lemniscata era in effetti già stata trattata da Giovanni Cassini nel suo studio del 1680 sull'ovale di Cassini, di cui la lemniscata costituisce un caso particolare”.
Fonte: Wikipedia

Secondo me il simbolo dell’otto rovesciato, ben si presta a rappresentare anche il concetto di infinito, ma non intende solo quello che siamo abituati a pensare. Quel simbolo, opportunamente ridisegnato, descrive un’onda; un’onda molto simile a quella del mare, per intenderci. Un’onda costituita dai due principi contrapposti della dualità, intesa come senso di rotazione dell’energia costituente. L’immagine che ho messo come “copertina” di questo articolo disegna proprio un’onda marina, ed è il simbolo della casa editrice “Editrice antroposofica” che pubblica le opere di Rudolf Steiner. Notate come l'immagine sia composta da due forze contrapposte che vorticano, appunto, in senso contrario.

Questa onda descrive la spinta che si innesta nella dualità e descrive proprio il senso della nostra esistenza: fare esperienza nella dimensione del Creatore, ossia permettere al Creatore di conoscersi.

Questo simbolo, opportunamente “stiracchiato”, diventa un otto rovesciato, ma non necessariamente in quella “direzione”; ossia è il simbolo dell’otto rovesciato, che descrive due aree di energia che ruotano in senso opposto, che da’ luogo all’onda che possiamo rimirare, in molte forme, nel mondo percepito. Queste onde sono dei frattali del moto espresso a livello sottile dal “confronto” di energie contrapposte. In realtà il simbolo dell’otto rovesciato, in originale, non si chiudeva graficamente. Descriveva due “ghirigori” che troviamo ancora oggi, ad esempio, nelle forme decorative in uso sulle inferriate, nei tappeti, sui tessuti, nelle finiture tra pareti e soffitti, nelle decorazioni grafiche, etc. Anticamente era scolpito sui capitelli dei templi, nelle vesti, nelle effigi in generale, nei vasi in coccio, nelle lamine di rame e bronzo lavorate, etc. questo otto rovesciato ed aperto descrive il moto delle due energie che contraddistinguono l’intero creato. Una energia a spirale destrorsa ed una a spirale sinistrorsa, unite da un punto centrale che corrisponde alla Vita, alla creazione. Questa contrapposizione corrisponde alle affermazioni di Ighina, ad esempio, che affermava che “è tutto alla rovescia”.
E corrispondono alla mia visione dell’Antisistema come un fenomeno illusorio che esprime netta contrapposizione con il “Sistema” al quale si oppone per causa di forza naturale. 
Questa affermazione è confermata anche dalla scoperta, non ufficialmente riconosciuta, dell’esistenza di due complessi campi di forze (di natura elettrica e di struttura cubica), d’origine cosmica e tellurica, che avvolgono come una rete invisibile l’intera superficie terrestre, attraversando ogni luogo ed abitazione, denominate reti Hartmann e Curry dai nomi dei loro scopritori. Ciò equivale a confermare quello che sosteneva Ighina, quando parlava di ritmo Terra-Sole e di moto a spirale rovesciata dell’energia. Infatti le due reti, appena descritte, hanno direzione opposta; dal centro della Terra verso il Cosmo e viceversa. Aggiungiamo il simbolo del Tao ed il concetto di bene e male presente in tutte le religioni. 
Anche il lavoro di David Wilcock parla di due diversi tipi di "etere" che girano in senso opposto; mi riservo di fare un articolo a tema su questo grande e coraggioso uomo di Scienza.

La “verità” è sparsa ad arte in tutte le dimensioni ed in tutte le forme.

A livello di metafora, di mito, di leggenda, giunge sino a noi, confusi dal “rumore” di fondo provocato dalle energie in rotazione contrapposta, generatrici del “dubbio” o smarrimento gravitazionale che pervade le forme viventi sulla Terra. Un “nodo” tutto da sciogliere.  
 

giovedì 25 febbraio 2010

Quel sottile ed invadente senso di Mosca.




La coazione a replicare schemi negativi.
L’eredità che si ricava dai propri contratti infantili è dunque la tendenza a ripetere sempre gli stessi comportamenti negativi, compiendo sempre gli stessi errori e sperando sempre che le cose cambino. Questa continua ripetizione di errori avviene perché non si è consapevoli degli schemi che ci governano… Ognuno di noi è attratto da ciò che conosce meglio, anche se è la sua rovina… Spesso anche se quanto state facendo non funziona voi continuate a cercare di farlo funzionare”.
Fonte: “Perché non riesco ad essere come vorrei” di Joan Rubin-Deutsch

A volte l’immagine della mosca che sbatte testardamente contro il vetro, mi colpisce con forte intensità. Quella mosca continua a ripetere la stessa “folle” azione, facendosi anche del male fisico oltre che in termini di “autostima”.
 
Io, che osservo, sono conscio che esiste anche la metà aperta della finestra. 
 
È li che attende, placidamente disponibile. Ma la Mosca non se ne accorge, non “vede” nonostante i suoi sensi e le sue capacità di volo siano evidenti. Ella vede quello che riesce a percepire della realtà: vede il mondo esterno che intende raggiungere. Ma non vede la presenza “sottile” del vetro che si inframmezza tra il suo volere ed il suo potere. E dal momento in cui non riesce a passarci in mezzo, non trova altra soluzione che sbatterci contro perdendo progressivamente energia, lucidità, integrità fisica, speranza, senso di Vita ed aumentando, al contrario, paura, angoscia, senso di soffocamento, senso di impotenza, rassegnazione, oblio.

L’uomo si ritiene l’essere più intelligente che “cammini” nell’Universo; sigh! Una Mosca è ritenuta stupida, senza logica ne capacità di “abbattimento” del problema. Eppure l’uomo non è molto diverso, nella propria dimensione, da una Mosca in termini comportamentali. 
L’uomo è spesso vittima di se stesso, dei propri schemi ripetitivi, non sempre funzionanti. 
L’uomo è spesso noioso nei suoi modi di fare e di essere, soprattutto, “noioso” ai fini della Natura, della eco compatibilità con il pianeta e con i suoi stessi simili. Diciamo che una mosca esprime un frattale che ricorda molto i problemi dell’uomo. Questo essere scacciato e cacciato, reo di portare anche malattie, è un buon capro espiatorio per evitare di “guardarsi” dentro. 
 
La natura della Natura è di essere fatta esattamente delle stesse sostanze di cui è fatto l’uomo, forgiato dall’azione delle forze della Madre Terra, e di rispondere alle stesse leggi alle quali è sottoposto l’uomo; i frattali descrivono benissimo i vizi, le virtù, le proprietà, le cause e le conseguenze dell’azione dell’uomo. Nel viaggio di discesa dell’Anima, tutte le “cose”, hanno trovato luce e senso, nel bene e nel male. Dalla bellezza di un fiore che sboccia alla meno evidente apparenza della trama disegnata sulla pelle di un serpente, allo splendore architettonico di una ragnatela tesa alla luce del Sole.
Trovo che esista sempre la medesima chiave di lettura in questo processo di lenta “deriva” della condotta umana espressa dai tempi che ci “ospitano”, ossia una chiara ed espansa mancanza di consapevolezza.

In questo senso, ricevo e pubblico questi tre comportamenti di coerenza:

1 - Neutralità - esplorare la propria prospettiva senza giudicare (creare un momento di respiro per far emergere la propria Presenza). Trovare il proprio posto all’interno di una situazione.

2 – Presenza - diventare l’osservatore, non la personalità (nessuna conclusione; solo silenzio... così che l’insegnamento possa giungere). Trovare il proprio Centro Spirituale.

3 – Permissione - lasciar andare il possesso energetico di risolvere, di concludere... (lasciando che sia la "Sorgente" a creare e a emanare attraverso voi e tutte le cose). Trovare la propria connessione alla Sorgente.
 
Fonte:  EVT3 - Il Tempio dell'Attivismo Spirituale. Wingmakers

Mantenere un punto più “alto” nella percezione del “cosa si fa” e del “cosa si è”, è basilare per livellare il più possibile le ciclicità estreme dei corsi della Vita che, altrimenti, rimangono libere di scatenarsi senza regolamento d’ampiezza, ancora una volta, nel bene e nel male. In questo altalenante fluttuare delle nostre Vite in un oceano incomprensibile di possibilità, andiamo alla deriva sperando in un domani migliore che, mestamente, attende solo di essere richiamato e che, per questo, necessita di una lucida convinzione d’intento.

Quel domani migliore corrisponde proprio alla metà aperta della "finestra" :)

Differentemente i marosi “oceanici” saranno liberi di scatenarsi sulla “povera costa” sgualcita e tremolante…

* Foto e composizione by Francesco Cannone www.myspace.com/francescocannone
 

mercoledì 24 febbraio 2010

La Coca Cola e la formula della felicità.


Nella sua ultima campagna pubblicitaria, la Multinazionale più conosciuta al mondo, ha ribadito che la formula della Coca Cola rimarrà segreta, insabbiata nella generica scritta “aromi naturali” che appare in etichetta, ma ha fatto sapere, invece, di avere reso pubblica la formula della felicità.

Tale formula è molto semplice ed alla portata di, quasi, tutti: tracannare a garganella il proprio prodotto.

Come abbiamo potuto osservare, vivendo, le grandi aziende hanno ormai superato ogni sorta di limite imposto da quel sano mix di rispetto, coerenza ed umiltà che, una volta, fungeva perlomeno da alt “cosmico”. Una sorta di “colonne d'Ercole” che sono state raggiunte, superate ed utilizzate addirittura come "basi logistiche".

La conclusione da trarre è che ogni limite imposto prima o poi cade.

E questo frattale descrive ciò che succederà anche in termini di evoluzione umana: i limiti imposti cederanno. Ma questa è un’altra “storia”.
La Coca Cola è americana, con sede ad Atlanta, per cui da quelle parti dovrebbero essere tutti felici, visto che bevono come spugne:

“Sono 66 milioni le persone che, in un giorno normale negli Usa, bevono Coca-Cola”.
Fonte: http://www.ciepac.org/boletines/chiapas_it.php?id=384

Ebbene?
Allora perchè leggiamo notizie come queste?


Perchè gli americani sono sempre più infelici e lavorano così tanto? Di Stefano Bartolini.
Negli ultimi anni un intenso dibattito che ha coinvolto tutte le scienze sociali – etichettato come dibattito sulla felicità – è stato alimentato dalla abbondanza di dati riguardanti gli indicatori del benessere individuale. Tali dati, sia soggettivi (riguardanti cioè il benessere percepito dagli individui) che oggettivi (riguardanti cioè la diffusione di suicidi, alcolismo, droghe, disagi mentali, consumo di psicofarmaci, ecc) portano alla deludente conclusione che nel 2° dopoguerra in Occidente la soddisfazione che gli individui provano per la propria vita non ha registrato miglioramenti significativi. Questa evidenza è stata etichettata come “paradosso della felicità”. Il caso americano è un caso emblematico di tale paradosso. Infatti, nonostante un aumento prolungato e rilevante del reddito pro-capite, la felicità dell’americano medio è in diminuzione negli ultimi 30 anni. Perchè l’economia più dinamica e più ricca del pianeta è popolata da individui crescentemente insoddisfatti?
Fonte: http://www.econ-pol.unisi.it/blog/?p=461

Ma come?
Allora cosa ci stanno raccontando? Ok, c’è stata nel frattempo anche la crisi finanziaria, ma questi dati riguardano un arco di tempo molto significativo e coincidente con una espansione senza precedenti del grado di “benessere” percepito. Siamo ancora una volta “ufficialmente” presi in giro, perché la felicità è uno stato interiore proiettato all’esterno; una società felice ha già tutto quello che serve. Creare un feticcio esterno in grado di trasmettere felicità è l’equivalente dell’effetto di una droga sul sistema nervoso. Inquadriamo le immagini dalla giusta prospettiva.

La Coca Cola è una droga se ha questo effetto di dare felicità a tavola. È una droga autorizzata dallo Stato e, per proprietà transitiva, dall’Antisistema.
Utilizzando delle frasi positive si giunge a conclusioni del tutto illuminanti. Provate ad affrontare un problema, descrivendolo con una terminologia positiva; ad esempio “Cosa volevo fare prima di imbattermi in ciò” invece di “Cosa non mi fa raggiungere ciò”. Capite? È la differenza che esiste tra “vivere” e “sopravvivere” e corrisponde ad una differenza vibrazionale dentro di noi. È provare felicità oppure cercarla in continuazione. Vediamo brevemente quali responsabilità vengono imputate a questa bevanda ed all’azienda:

"La Coca-Cola è stata accusata di provocare danni alla salute… Nella versione senza zucchero, come la maggior parte di altre bevande commercializzate, viene usato come dolcificante aspartame, sostanza che, secondo alcuni studi, sarebbe potenzialmente tossica o cancerogena. Inoltre, la miscela di acido fosforico e aspartame è ritenuta fonte di effetti dannosi sul sistema nervoso. La Coca-Cola contiene acido fosforico in una concentrazione di 325 mg/l, che le conferisce caratteristica di corrosività, avendo un valore di pH (circa 2,4) compreso tra quello dell'acido gastrico (pH 1,5) e quello dell'aceto (pH 3,0); inoltre l'acido fosforico lega il calcio, il magnesio e lo zinco nell'intestino diminuendone così il loro assorbimento; in particolare si rischia un'eccessiva perdita di calcio, in quanto vi è anche un'aumentata escrezione urinaria dovuta alle elevate dosi di zucchero presenti nella bevanda. Infine, si sospetta che la bevanda possa creare effetti di dipendenza, dubbio che la The Coca-Cola Company stessa non ha mai contribuito a sciogliere, avendo sempre mantenuto il riserbo sull'elenco degli ingredienti, appellandosi al diritto di protezione del segreto industriale. Tra le motivazioni addotte dell'azienda, quella che gli ingredienti sono già, per legge, presenti in etichetta, anche se non è resa pubblica, dal momento che la legge non lo richiede, l'esatta composizione delle sostanze aromatizzanti che vengono invece comprese sotto la generica indicazione di legge di "aromi naturali". Nel maggio 2006, lo stato della California ha accusato la The Coca-Cola Company di aver importato dal Messico e distribuito per almeno quattro anni bottiglie con alto contenuto di piombo nella vernice delle etichette. L'azienda ha respinto le accuse, a differenza della Pepsi che a un'accusa analoga risalente ad alcune settimane prima preferì pagare una multa da 2,25 milioni di dollari e ritirare dal mercato le confezioni sospette. In India, nel 1970, la Coca-Cola fu bandita poiché la Compagnia si rifiutava di rendere pubblica la lista degli ingredienti della propria bevanda. La messa al bando proseguì fino al 1993. Successivamente, in seguito a uno studio condotto dal Center for Science and the Environment (CSE) (laboratorio scientifico indipendente a Nuova Delhi) che rivelò la presenza in Coca-Cola e Pepsi di residui di pericolosi pesticidi in concentrazioni fino a trenta volte maggiori dei limiti stabiliti dalle norme indiane ed europee, il 7 dicembre 2004, la Suprema Corte dell'India impose alle multinazionali l'obbligo di apporre su tutte le confezioni un'etichetta recante l'attestazione di pericolo per i consumatori. Forme di impoverimento della riserva d'acqua locale a causa dell'ingente utilizzo che ne fa la Coca-Cola Company hanno inoltre messo in pericolo intere comunità del Paese asiatico, poiché gli stabilimenti della Coca-Cola di Kerala sono stati indicati come responsabili della drastica diminuzione quantitativa e qualitativa dell'acqua disponibile, con un prelievo di 1,5 milioni di litri d'acqua al giorno. In seguito alle proteste degli abitanti dei villaggi per un'improvvisa scarsità quantitativa e qualitativa dell'acqua (numerose analisi ne evidenziarono l'inquinamento e la non potabilità), nel 2003 la High Court di Kerala stabilì che la Coca-Cola venisse assimilata, dal punto di vista del limite prelievo idrico, a una proprietà terriera di 34 acri (140000 m²), e che pertanto il suo consumo d'acqua non dovesse superare il limite previsto per tale fascia. La Coca-Cola si appellò rimettendo in discussione la decisione".
Fonte: Wikipedia

Una bella azienda, non c'è che dire. E poi leggiamo ancora:

Usa, l’infelicità è donna.
La statistica che annuncia che le donne americane sono più infelici degli uomini è comunque interessante. Anche perché negli Stati Uniti la felicità è un diritto sancito dalla Carta costituzione, e un diritto che non sia quantificabile che diritto è? Secondo uno studio pubblicato negli Usa, quindi, «le donne vedono sempre più nero mentre gli uomini sono sempre più felici». Il rilevamento della General Society Survey, un’organizzazione che ha seguito l’umore degli americani dagli anni Settanta, ha chiesto ogni anno dal 1972 a 1.500 americani di entrambi i sessi e di ogni livello di istruzione e condizione sociale di misurare la loro felicità su una scala di uno a tre. Se fosse possibile una spiegazione non scientifica a tali dati si potrebbe ipotizzare: a) che le donne sono dotate di una maggiore autocoscienza e quindi percepiscono in modo più chiaro la realtà che le circonda; b) che sfortunatamente per loro devono basare una buona percentuale della loro felicità sugli uomini; c) che, forse, come scriveva Rostand, “non esiste felicità intelligente”.
Fonte: http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/p/blog/2009/09/28/AMMP6wxC-usa_infelicita_donna.shtml

Aggiungerei d) Che le donne americane bevono meno Coca Cola degli uomini americani
:)

Ossia sono più “libere”, meno “ottuse”, e dunque più capaci di “vedere” la vera dimensione di questa realtà che, fa “acqua da tutte le parti”. Colui che riesce a discernere come può essere felice di assistere ad uno spettacolo globale simile? Come! A questo punto è necessario lo sviluppo parallelo di una consapevolezza spirituale per dare altra consistenza alla propria visione. Aggiungere cioè la percezione dei sensi più alti di appartenenza alla famiglia animica, il senso del perché, del come, del quando, etc. Il superare le consolidate “Colonne d’Ercole” che fermano alle domande canoniche e ritenute senza risposta: Chi siamo, da dove veniamo, cosa ci facciamo qua, viviamo moriamo e poi?
Domande che l’uomo si è sempre posto, trovando le risposte e poi dimenticandole “grazie” all’opera dell’Antisistema e dunque delle proprie paure. La felicità che reca con sé la Coca Cola è effimera; il fatto che gli uomini siano più felici delle donne cela la pesante verità che il “potere” è nelle mani maschili e, dunque, completamente decentrato. Il mondo intero è maschile. La donna ha un ruolo secondario nei gangli funzionali dell’organizzazione ed amministrazione del pianeta, essendo stata fatta sprofondare nei secoli passati da un potere oscurante in lenta e costante propagazione. Un potere che ha cavalcato il globo utilizzando soprattutto il genere maschile, molto più propenso alle trappole dell’ego.

Quando Shakespeare scrisse “Fragilità : il tuo nome è donna”, sono certo, che aveva “bevuto” un modello archetipico di Coca Cola :)

Chiediamoci piuttosto perché la Stevia Rebaudiana (http://www.informarmy.com/2010/02/stevia-aspartame-e-la-politica-delle.html) sia stata bandita dall’Italia, dall’Europa, dagli USA.


“La Stevia è conosciuta da molti popoli dell'area geografica Sud-Americana da diversi millenni, oltre che per il potere dolcificante delle sue foglie, anche per le proprietà medicinali, infatti è stata correntemente usata da secoli dai popoli indigeni del sud America per le sue doti curative, ed è usata ancora oggi. Viene usata come dolcificante, in quanto è molto più dolce del comune saccarosio. I principi attivi sono lo stevioside, e il rebaudioside A. I principi dolcificanti sono in tutte le parti della pianta ma sono più disponibili e concentrati nelle foglie, che quando sono seccate (disidratate), hanno un potere dolcificante (ad effetto della miscela dei due componenti dolcificanti) da 150 a 250 volte il comune zucchero. Contrariamente allo zucchero i principi attivi non hanno alcun potere nutrizionale (zero calorie), ed essendo prodotti naturali sono relativamente stabili nel tempo ed alle alte temperature, per cui conservano perfettamente le loro caratteristiche anche in prodotti da forno o in bevande calde, diversamente da altri dolcificanti come l'Aspartame che subisce degradazione”.
Fonte: Wikipedia


Per concludere, direi che sino a quando le persone saranno vinte dalla propria sete di guadagno, in tutte le sue forme, ad ogni costo, le politiche dell’Antisistema avranno sempre grande persuasione. Il nuovo spot è firmato dal premio Oscar Giuseppe Tornatore, viene diffuso da tutti i mass media, non viene ostacolato pubblicamente da nessuno che valga la pena di ascoltare, persuade a ricercare la felicità all’esterno di sé, coltiva e promuove lo stato attuale di indefinitezza esistenziale, etc. Mi chiedo: “Ma Giuseppe Tornatore non ha sufficienti soldi per permettersi anche di rifiutare certi contratti?”. È onorevole pensare che questo uomo non ha la consapevolezza di quello che contribuisce a sponsorizzare; come del resto la gran parte dell’umanità…

La Coca Cola, comunque, sembra proprio un'amante molto pericolosa.

Cogliamo l’opportunità di comprendere.