domenica 14 febbraio 2010

Hammurabi e gli alieni.






Quando mi avvicinai a Sitchin, scoprii il vero mondo Sumero; quello che le decine di migliaia di tavolette in argilla, giunte integre sino a noi, ci raccontano attraverso un codice dimenticato. Ma similmente ai geroglifici egizi, insabbiati e poi recuperati, anche questo linguaggio ha, oggi, dei valenti uomini capaci di comprenderlo. Ebbene Zecharia Sitchin è proprio uno di questi uomini. Fu in quella occasione che sentii “parlare” per la prima volta di “Anunnaki”. Poi mi accorsi che essi sono “cifrati” anche nella Bibbia e molte canalizzazioni ne parlano, raccontando le loro “gesta” che si perdono nelle pieghe del tempo. Progressivamente questo mondo perduto si è manifestato dinnanzi ai miei occhi, con una coerenza degna di nota e tramite un convincente agglomerato di informazioni. 
 
Ora, “sfogliando” il web, mi sono imbattuto nel Codice di Hammurabi, il quale è “conosciuto” per via di rimembranze storiche legate alla frequentazione della scuola dell’obbligo. Ma cosa si sa di questa raccolta di leggi? Ciò che viene insegnato, tramandato, inculcato, è che quel codice rappresenta il primo, o uno dei più antichi insiemi di leggi; famosissimo per via della “legge del taglione” ivi contenuta. Per cui questo Re Babilonese è ricordato ancora oggi per la sua grande saggezza e lungimiranza. Bene. Oggi vado sulla immancabile Wikipedia e cosa scopro? Questa citazione dal Codice di Hammurabi  che costituisce il cosiddetto prologo:

Quando Anu il Sublime, Re dell’Anunaki, e Bel, il signore di Cielo e terra, che stabilirono la sorte del paese, assegnarono a Marduk, il pantocratore figlio di Ea, Dio della giustizia, il dominio su ogni uomo sulla faccia della terra, e lo resero grande fra gli Igigi, essi chiamarono Babilonia dal suo illustre nome, lo resero grande sulla terra, e vi fondarono un sempiterno regno, le cui fondamenta sono poste tanto saldamente quanto quelle di cielo e terra; poi Anu e Bel chiamarono per nome me, Hammurabi, il principe esaltato, che temeva Dio, ad imporre la giustizia sul paese, a distruggere gli empi ed i malfattori; così avrei regnato sulla gente dalla-testa-nera con la supervisione di Shamash, ed illuminato il paese, per accrescere il benessere dell’umanità”.

Accidenti, mi sono detto. Ma da dove arriva questa citazione, direttamente da un libro di Sitchin? I nomi riportati, le loro funzioni e gradi di parentela, la collocazione geografica, etc.; è tutto perfettamente allineato con ciò che l’autore sopraccitato riporta nelle sue traduzioni dalle tavolette Sumere. Tutto collima alla perfezione.

Che dire dunque? Su Italia Uno sta passando un film nel quale si parla di una frase “Credendo Vides”; è solo credendo che vedrai la “verità”.

Io, che sono molto attento ai segni dell’Universo, leggo la mia interpretazione di ciò che è giunto a me nella giornata di oggi: è tutto vero; credici!

I “giganti” della Bibbia, ossia i Nefilim, alias “coloro che sono scesi dal cielo” sono alieni che hanno raggiunto la Terra nel passato. E la loro storia si è “saldata” inestricabilmente con la storia del genere umano. Non intendo giudicare il “modo” in cui si sono comportati, perché quella modalità è frutto di ciò che “l’uomo”, in qualunque forma esso occupava in quel tempo, aveva attirato verso la propria dimensione. Come l’asteroide che colpì i Dinosauri; semplicemente doveva accadere.

Fin qua nessuna grossa novità, se non la sottolineatura rimarchevole che il prologo del Codice di Hammurabi porta a rafforzamento della vicenda.

Io scelgo di crederci senza nessun tipo di remora, titubanza o paura. Perché? Perché me lo conferma il sincrodestino ed il mio cuore…

“Ciò che uno esprime dal suo cuore è oro in confronto all'acciaio della mente” – Vivere dal cuore - James (Lyricus Teaching Order)

 

sabato 13 febbraio 2010

Il "costo" della ragione.




Secondo Schopenhauer la dialettica, o arte del disputare, deriva dalla "naturale prepotenza del genere umano".
Fonte: Wikipedia

Io non conosco affatto Schopenhauer, percepisco “soltanto”. Sono più Sherlock Holmes che indaga tra i legami energetici che un testo emana; per giunta un testo che “si fa trovare” da me, nel momento “giusto”, ossia quando mi metto a scrivere.

Oggi ho ricevuto una “chiamata” da questo libro, “L’arte di ottenere ragione”; ero "nientedimenoche" al supermercato. Sissignori. Non in una capanna sudatoria o in un templio disperso nella foresta Birmana. Come scrive Osho, non occorre più andare nei templi a cercare di meditare, ma la meditazione è “in noi” anche mentre facciamo la spesa. Perché tutto corrisponde alla nostra sacralità naturale, alla nostra origine divina.  E meditare non significa più racchiudersi a “riccio” ed eliminare tutto il mondo, ma significa per me, aprirsi a tutto il mondo, dunque in ogni momento della “giornata”. L’universo ci parla in continuazione e ci “serve” nella stessa maniera in cui ci proponiamo a lui. Nulla è per caso. Ogni “cosa” ha un senso. Non pensiamo ad essere contro la guerra, pensiamo ad essere per la pace. Cose ovvie? Meglio, se lo pensate. Significa che questa modalità è diventata “usuale”, conosciuta, attesa.

I risultati si vedranno con il tempo; il tessuto sociale muterà nel tempo. I nuovi nati devono crescere ed irraggiare tutta la loro nuova capacità di “co creazione”.

“L’arte di ottenere ragione” dimostra come sia possibile “difendere” il proprio punto di vista, la propria panoramica o prospettiva, dall’attacco degli “altri”. Posso immaginare che costituisca una delle basi dell’avvocatura :)

"In questo trattato
Schopenhauer dà una nuova definizione di dialettica, che intende in modo diverso dagli antichi (e da Aristotele in particolare), pur riprendendone il concetto; e radicalmente diverso ai suoi contemporanei, come Hegel: cioè come dialettica eristica (questo è il titolo originale), ovvero «l'arte di ottenere ragione» a prescindere dalla verità o falsità dell'oggetto della disputa. In seguito, alla luce di questa definizione, esamina 38 stratagemmi (e relative contromosse) per difendere la propria ragione in una disputa oppure per ottenerla nel caso in cui questa stia dalla parte dell'avversario".
Fonte: Wikipedia

Cito nuovamente questa porzione di testo:
“L'arte di ottenere ragione” a prescindere dalla verità o falsità dell'oggetto della disputa”.
È una cosa terribile il pensare di avere sempre ragione, anche se non la si “ha”. Tuttavia questo aspetto corrisponde perfettamente a due grandi linee di pensiero:
  1. La natura quantistica del creato
  2. L’adattamento terreno dell’umanità
La prima definisce ognuno di noi, un diverso punto di osservazione capace di modificare ciò che “vede”; la seconda viene determinata dalle condizioni terrene legate al pianeta, cioè alla dimenticanza del chi “si è”, a cui è soggetto il genere umano che, pertanto, si limita a sopravvivere e, dunque, a far valere la propria ragion d’essere sopra ad ogni altra “cosa”.

Queste due correnti spingono l’uomo ad avere sempre ragione. Ognuno è un Re a casa propria. E quando ognuno di noi, vede, modifica secondo il proprio volere l’entità della situazione. Si direbbe che i diversi tipi di cervello che possediamo concorrono a formare la nostra “visione” del tutto personale della televisione della Vita.

Questo libretto di Schopenauer è una stilettata nel fianco; ma ci si sbaglierebbe a rimanerne solo meravigliati per la intensa “crudeltà” e conoscenza messi in gioco. In realtà questa opera ci mostra, evidenzia, denuncia la naturale “sete” di rivalsa che ogni uomo ha nei confronti degli altri, come se ogni uomo incolpasse tutto il mondo per “essere diventato così”, dimostrando, in ciò, un evidente stato di malessere profondo ed interiore, di natura del tutto endogena.

Non conosco l’autore, ma posso sentire che egli abbia cercato di svelare al mondo, alla sua maniera, come il mondo “sia”. Io vedo in lui, una opportunità per capire meglio la natura umana emersa nella lotta per sopravvivere; un’ombra nata dalla luce che deve tornare ad esserlo.

Un grazie dunque a quest’anima rivelatrice.

“La Verità è una terra senza sentiero”  J. Krishnamurti

L’opera esposta, che apre il presente articolo, è di Francesco Cannone; un “eclettico” pittore astrattista che mi ha subito “rapito” i sensi. Un Amico, autodidatta come me, che si “annulla” mentre dipinge, mentre la sua Anima rifulge di colore, forme, intensità. E da questo annichilimento del conscio, emergono delle vere e proprie opere d’arte sensoriali. Delle perle incastonate in un teatro “mutaforme” della Vita, in perenne stato di “diluizione” allargata e compressa. Lingue di luce e colore, forme ancestrali, oceano in tempesta, convulse premonizioni, sogni vividi, “dinamica solerte”, viaggi nel tempo, solide apparizioni di uno stato acqueo modellato e scolpito interattivamente, Giano bifronte, meraviglia emozionale.

Grazie della splendida avventura Caro Amico :)

Una visita al tuo sito web (www.myspace.com/francescocannone) è vivamente consigliabile…


Scrivo
per non perdermi di vista
e
per così dire
annaffiare i semi della speranza;
le evoluzioni del mio stomaco
graffiano di grigio e di noia
quelle delle membra
il soffitto troppo basso;
dilaniandomi nel tempo.
(Sogni e bisogni)


venerdì 12 febbraio 2010

Luci e ombre in Street View.






Google ha lanciato un nuovo servizio chiamato Street View (qua la home page in italiano  Street View); dopo avere tracciato le cartine geografiche in "verticale", donando profondità al normale concetto di “mappa”, dopo avere conferito la possibilità di zoomare dall’alto sino a livelli accettabili dalla privacy, dopo avere permesso di improvvisarci  degli Indiana Jones da salotto avvicinandoci addirittura ai fondali marini ed al cielo, tanto che qualcuno pensa di avere rilevato le tracce dell’antica Atlantide sul fondo dell’oceano rilevato e mappato da Google, ora, ci propone addirittura la vista da terra di un grande numero di vie di città italiane e mondiali. 
 
Ho provato a vedere casa mia e, wow, le telecamere hanno rilevato le immagini prese dal mio cancello; praticamente è come se io stesso avessi caricato delle mie fotografie in internet. 
 
Se ne deduce che il modo di conoscersi online, trova un maggiore spessore proprio nella possibilità di “vedere” con occhio anche il “dove si abita”, sempre che lo si voglia condividere. La comunicazione tra persone sta trasformandosi da virtuale pura, modello prima forma di chat, in modello virtuale allargato, nel senso che, se lo si vuole, è possibile comunicare attraverso una certa sensorialità allargata; è come se Google stesse donando i sensi all’informatica e, dunque, agli usufruitori, noi. Le funzioni e le modalità di Street View sono infinite quanto lo è la nostra capacità di immaginare. Si aprono nuove “vie” per praticare business, relazioni sociali, "descrivere" funzionalità o disfunzionalità sociali, modelli di esplorazione, viaggiare in anteprima, conoscere, etc.

Tutto ciò descrive la globalizzazione in corso. 
 
Permette di andare a vedere l’Africa nera (quando sarà mappata), ad esempio, dove ogni giorno muoiono migliaia di  bambini; solo che le immagini non permettono di “vedere” anche questo aspetto. È questo aspetto che tende a sfuggire. A prima vista il servizio è puramente tecnologico e curioso, ma sotto le proprie spoglie di fredda tecnologia può anche riservare gradite sorprese, infatti è l’uso che le persone potrebbero farne che lo può elevare di “rango”. Come per tutto e anche per il denaro, è sempre l’utilizzo che nobilita o meno la funzione di quel determinato “oggetto” o mezzo. La responsabilità rimane sempre nelle nostre “mani”, sparpagliata quanticamente in ogni individuo che calca lo scenario della Madre Terra. 
 
Ognuno importante quanto il Papa o un Re, persone comuni che gli uomini hanno dipinto su troni di colore oro o paglia. Trovo e cito:

“Maledetto l’uomo che confida nell’uomo” (Ger 17, 5-8)

Descrive il pericolo che un uomo possieda il cuore di un altro uomo. I discorsi sul sangue di Rudolf Steiner (Un "succo" peculiare) trovano ancora riscontro e rafforzamento  da queste parole. Le tentazioni tecnologiche mettono continuamente alla prova la “tenuta” spirituale dell’uomo; l’uomo è tenuto a padroneggiare il virus della curiosità fine a se stessa emersa così magistralmente nel fenomeno del gossip.
 
Ciò equivale sempre a guardare altrove fuorché in se stessi, perché in questa maniera si evita un certo tipo di lavoro funzionale, che non paga subito e chiede sacrificio, in luogo di una immediata  ed effimera "soddisfazione" determinata nell’osservare gli altri e… giudicare. 
 
Ottica del mal comune mezzo gaudio e dell’erba sempre più verde del proprio “vicino”; vicino che è diventato ormai anche il lontano grazie allo sviluppo della tecnologia. Una sorta di modalità del “pane della vergogna” descritto dalla Cabala.

Pensiamo poi che, se questa modalità tecnologica è fornita al grande pubblico, figuriamoci di cosa dispongono i militari e, dunque, l’Antisistema; satelliti in grado di vedere uno spillo in casa nostra, di farci le analisi del sangue dallo spazio :)
 
Come si “vince” il controllo del Grande Fratello? Sviluppando consapevolezza e senso unitario. Conoscendoci attraverso le nostre facoltà superiori solo assopite. Ascoltando, conoscendo, essendo consapevoli, crescendo nello spirito, unendosi allo spirito, eseguendo il download della propria essenza animica in Terra. 
 
Sappiamo che le nostre cellule ci “parlano” ogni istante? Che ci ascoltano e vivono per il nostro benessere? Google quando riuscirà a farci vedere questo? Non lo speriamo nemmeno, perché quel giorno vorrebbe dire che saremo stati trasformati definitivamente in cyborg e…:

"Se vi ritroverete soli, a cavalcare su verdi praterie col sole sulla faccia, non preoccupatevi troppo, perché sarete nei campi Elisi, e sarete già morti" (Massimo)

L’Antisistema ha agito in maniera tale da dimostrarci che non c’è nessun nemico da combattere, perché in realtà il nostro "nemico" siamo solo noi:

"Un soldato ha il grande vantaggio di poter guardare il suo nemico negli occhi"  (Massimo)

Oggi un “soldato”, ognuno di noi, il nemico non lo può più vedere, gli è stato tolto questo “privilegio” perché era solo una tremenda illusione, come tutto del resto…