giovedì 14 gennaio 2010

Osservare il senso positivo del denaro.






Fisco: Tremonti, Sistema non è efficace nè giusto, va cambiato.
(Asca) - Roma, 13 gen - Il sistema fiscale ''si deve cambiare'' e per far questo è necessario ''aprire un grande dibattito''. Lo ha detto il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, intervenendo a Porta a Porta. Il ministro ha aggiunto che ''dobbiamo porci la sfida di un grande cambiamento del sistema fiscale. L'ideale sarebbe un sistema efficace e giusto, quello di oggi non è nè efficace nè giusto''.
Fonte: http://it.finance.yahoo.com/notizie/fisco-tremonti-sistema-non-e-efficace-ne-giusto-va-cambiato-asca-2023b3abb3e2.html?x=0

Quando il ministro Tremonti “parla” ci si può aspettare di tutto; anzi, ci si può aspettare di tutto ma a giorni alterni. Ossia un giorno esprime una verità “scomoda”, il giorno dopo la ritratta secondo il proprio ruolo istituzionale. Il movimento a “bruco” che ne consegue è ammaliante ed ipnotizzatore per coloro che “seguono”. Quale mai sarà il vero “aspetto” dell’uomo Tremonti. Una “figura” che rimarrà nei libri di storia del paese, dunque una “figura” che ha il potere di lasciare un segno del proprio passaggio. In che modo la coscienza del ministro s’interfaccerà all’opera “interna” dell’Antisistema? Riuscirà alla fine ad esternare con coerenza tutto il proprio disappunto per un modello sociale perlomeno discutibile? Scrivo questo perché è lampante che Tremonti non sia proprio “allineato” in toto con il modello imperante in tutto il mondo, sorto con l’avvento e la pratica del “dividi e impera”. Pur essendone una parte importante ed avendone usufruito del lato più redditizio, Tremonti ha dei “moti” molto simili ad un post indigestione. La sua è una figura che colpisce per vari aspetti, ma quello che a me più “interessa” è quello che ruota attorno alla sua capacità a singhiozzo di rilasciare pubblicamente verità “annacquate”. Forse con il tempo egli troverà la forza di manifestare in tutta chiarezza il proprio libero pensiero. Mi chiedo quale “prigione” possa essere un simile modo di vivere tanto “frenato”, un modo di vivere che trova “sollievo” dall’immersione nel lavoro e negli impegni pubblici e, spero per lui, nella famiglia. Come dire che “occhio non vede, cuore non duole”. La sua ultima esplicitazione è inerente al fatto “solare” che il “sistema” non è giusto. Io innanzitutto lo correggerei suggerendogli di usare un termine negativo per designare l’attuale “sistema”, ritenuto per l'appunto “non giusto” e cioè di utilizzare il termine “Antisistema”. Il termine negativo fa meglio comprendere che viviamo nella “fase” buia del modello e che siamo in cerca di correzioni. È questa la tecnica da sempre utilizzata dal “potere” imperante, caratterizzato dalla vera e propria conquista di ogni termine “positivo” e relativa assegnazione, per default, alla “concorrenza” che, in tal modo, si trova non solo in posizione di minoranza ma anche “reazionaria” e contraddistinta dall’assegnazione negativa derivante dall’uso del linguaggio; un esempio sono i “no global” o i “terroristi” di turno. La massa per riferirsi a qualcuno o qualcosa che non la pensa alla stessa maniera della “ragion di stato”, deve necessariamente esprimersi ed in questo atto utilizza i termini “dipinti” dai mass media; termini usualmente negativi nei confronti di chi non è “polarizzato” secondo il corso del “potere”. In questo modo "usando" per esprimersi, anche al bar, ciò che si ha a “disposizione” come corredo linguistico corrente, si utilizza il negativo anche per riferirsi a movimenti e/o persone “affini” al proprio pensiero nativo. È una tecnica di controllo semplice ed efficace per “masse” immemori e lontane da se stesse. Ieri sera alle Iene hanno dimostrato come è possibile ipnotizzare una persona anche in un paio di minuti. In breve chi detiene questa capacità deve avere l’attenzione del “soggetto vittima” anche solo per pochissimo tempo; questa attenzione è basilare per la “buona” riuscita dell’operazione. La stessa attenzione che le masse conferiscono per grandissimo tempo all’Antisistema. Da qua nasce e si perpetua l’opera di incantesimo sulla società umana. Scrivendo ciò, tuttavia non voglio fare una critica arida e fine a se stessa, anzi; il contrario! Senza l’Antisistema come vivrebbe l’uomo? Siamo certi che l’uomo è pronto per esistere senza un controllo? È sufficientemente maturo per resistere alle proprie profondità in autonomia? La storia dimostra che ancora non lo è. E intendo sia la storia ufficiale che quella nascosta. Nulla è per caso. Se il “parassita” si annida in casa è perché trova da mangiare. Il parassita nasce da noi, per mezzo nostro, a causa della “sporcizia” che ci contraddistingue. La “spina dorsale” molle non porta molto lontano ed occorre, in un piano divino perfetto, che la sappia rinforzare. Nel libero arbitrio e nella paura noto questa chiave di lettura; perché è chiaro che persino la paura ha un senso. Quindi non occorre soffrire di vittimismo o di lassismo o di perenne arrabbiatura contro “ignoti”, bensì dell’utilizzo della comprensione spirituale che ci caratterizza in profondità. L’Antisistema farà tutto quello in suo potere per schiacciarci perché è stato programmato per farlo e dunque per sopravvivere. Non si parla di fine del mondo o dell’inferno. Si parla di evoluzione umana.
Mi è sempre più chiara la funzione del denaro in questo contesto; denaro che altri non è che energia spirituale condensata in altra forma. Perché è stato “inventato”? Perché in questo modo l’uomo avrebbe conferito potere all’esterno, dipendendone con il tempo ed allontanandosi dalla propria capacità interna di determinare gli “eventi”. È questa la funzione negativa del denaro. Sta a noi trasmutarla nel suo opposto positivo:
  • comprendere che il vero potere è interno a noi
  • utilizzare il denaro, sino a quando ce ne sarà bisogno, secondo la nuova energia di condivisione (non dovrebbe servire un terremoto per farcelo rammentare)
  • l'uso che ne facciamo del denaro determina la "vibrazione" positiva/negativa a lui connessa
Il processo di virtualizzazione del denaro va proprio nella direzione di fare comprendere che è solo una illusione. Logico che qualcuno nel corso del processo se ne avvantaggerà, ma ciò è solo un riverbero, un fuoco fatuo, una declinazione lieve del movimento “principe”… da qua il concetto di “male necessario”.

“La libertà... è la possibilità di dubitare, la possibilità di sbagliare, la possibilità di cercare, di sperimentare, di dire di no a una qualsiasi autorità, letteraria artistica filosofica religiosa sociale, e anche politica” – Ignazio Silone

mercoledì 13 gennaio 2010

La Vita è un flusso di onde 7 armonizzate dal nostro "magnetismo".








Esiste una armonia numerica in tutta la Natura: il 7 è una delle chiavi.

È lampante che la Natura sia “regolata” da cicli che in maniera infinita rintoccano tra punti di massimo e di minimo. Tale ciclicità è evidente nel grande frattale delle onde oceaniche o marine che, similmente ad un ritmato respiro, animano la superficie acquea del globo. Tali onde sono ancora più evidenti proprio nella parte superiore della superficie della massa d’acqua, divenendo visibili ad occhio nudo, mentre il loro lavoro sommerso risulta del tutto invisibile all’occhio dell’osservatore. Io intendo per onda completa ideale un “impulso” che “disegna” la sua armonica positiva e poi quella negativa, terminando sullo stesso asse di partenza, ossia quello delle ascisse. Il fenomeno delle onde visibili in Natura ci introduce, per verosimiglianza, nel mondo dell’invisibile, infatti secondo la natura frattale dell’Universo, una volta che abbiamo una chiave interpretativa dei fenomeni, la possiamo applicare al “tutto” come una sorta di “chiave” passepartout. Dunque anche alla Vita umana. Calcolando una vita media di circa ottant’anni, la possiamo suddividere in ritmi più o meno regolari della lunghezza di sette anni ciascuno. E di questa "divisione" possiamo notare che la società dell’uomo ha già provveduto a cadenzarne gli effetti in termini persino sociali e religiosi; a tal esempio ricordo “classificazioni” del tipo:
  • fino all’età di sette anni si è definiti “infanti”
  • dopo i 14 anni entriamo nella "pubertà"
  • dopo i 21 anni si entra nell’età “maggiore”
Questi numeri non sono stati “decisi” per vie casuali, ma derivano da una antica sapienza e seguono il ritmo dell’onda creatrice universale. Le scale legate al numero sette si “sprecano”; è persino inutile tentare di ricordarle facendo degli esempi perché, tali esempi, sono sotto ai nostri occhi tutti i secondi di tutti i giorni dal momento che ne siamo regolati; è sufficiente aprire gli occhi per notarli. Quello che mi preme fare notare è che, penso, di avere compreso la modalità corretta per “padroneggiare” la legge d’attrazione. E questa "certa sensazione" è legata anche ad un ciclo di sette anni della mia Vita, ossia al periodo della prima relazione amorosa “seria” che andò dal 1987 al 1994. Questa relazione che mi stava conducendo all’altare terminò in maniera molto brusca e dolorosa. Semplicemente svanì nel nulla nello stretto volgere che sottintende la sera alla mattina. Una sorta di illusione durata esattamente sette anni. Ma, a parte, la nota di gossip, riflettendoci sopra a mente molto distaccata e “mutata” nel tempo, ho potuto “registrare” la cadenza e soprattutto la componente inconscia legata all’immaginazione; quale era nel periodo immediatamente successivo alla “rottura” con la mia ex compagna, lo status profondo, il mantra, il respiro legato all’inconscio, ossia a quella vocina che, da dentro, ci sussurra speranza, oblio, rassegnazione, depressione, rabbia, etc. Ebbene quella “nota” di fondo così importante da “attirare” magneticamente a noi le altre fasi esistenziali della Vita, mi suggeriva questa frase in continuazione: “Bene Davide; ora stai ad osservare come succederà che la prossima donna entrerà nella tua Vita”.
Ecco! È questa la modalità nella quale si padroneggia la legge d’attrazione o, meglio, una delle modalità. Quella “frase” che sentivo profondamente in me, significava che il mio inconscio era programmato in maniera tale da non prevedere la modalità “single” come destino della mia esistenza. Spero di riuscire a farmi comprendere. Quella “voce” era la traccia basilare della mia convinzione che “avrei trovato un’altra donna”. E quella “voce” era presente già nel periodo di maggiore dolore. Ciò significava che il mio volere era linearmente registrato a livello inconscio e che, a differenza di tanti altri aspetti confusi della mia natura, questo ambito era chiaramente “impresso”. Come a dire che “avere le idee chiare” significa superare ogni sorta di condizionamento sociale ed autoindotto. Inoltre la mia intonazione di base rimase sempre fiduciosa di questa “vocina” che sentivo nel cuore. E riuscii a lasciarmi andare sulla “speranza” che tale soave infusione diffondeva dentro di me, come se fosse stata una garanzia, una certezza assoluta che richiedeva solamente di continuare a “vivere” e ad attendere l’evento chiave. L’onda portante che nasceva dopo un settennio, vibrava di un tono legato alla speranza come certezza. Come dire “Vai tranquillo. Devi solo attendere un certo tempo e la donna giusta giungerà". Il mio desiderio di costituire una famiglia è sempre stato estremamente forte e, sulla sua forza, ho costruito la piena realizzazione nel piano dimensionale fisico. In questo modo il potenziale eterico ha trovato la via della manifestazione fisica. Secondo me questa vicissitudine costituisce un frattale molto utile ai fini della padronanza del nostro essere “nascosto”, dell’inconscio che, una volta “compreso”, può portare nella nostra Vita tutto quello che occorre per manifestarla in maniera “made in noi stessi”. Quali sono gli ingredienti per padroneggiare il “genio” che è in noi? Dalla mia vicenda sembrano essere:
  • nota di fondo o tono vibrazionale positivo
  • assenza di paura o sensazioni legate alla famiglia della paura
  • fiducia in quello che si “sente” a livello di pancia
  • speranza non fine a se stessa, ma come traghettatrice tra la fine di un’onda e l’inizio della nuova
  • lasciarsi andare, su questa vibrazione, con pazienza 
Se già il primo punto non è rispettato, ossia si è negativi di fondo, le “cose” rischiano di sfuggirci di mano, almeno per il significato legato alla volontà del conscio. Infatti il nostro volere è sempre rispettato, solo che il nostro volere compreso dal “genio” è quello registrato nei toni inconsci. Per questo motivo dobbiamo stare molto attenti alle abitudini, ai condizionamenti indotti, ai luoghi comuni, ai vicoli ciechi dell’Antisistema. Bensì dovremmo avere ben chiara la nostra intonazione di “fondo”, risalire alla sua immagine in noi e, nel caso, modificarla se non corrisponde al nostro “senso intimo di desiderio”. Se scopriamo di non avere la Vita che vogliamo è proprio indagando a livello inconscio che raggiungiamo il fulcro, la scatola guida esistenziale. Modificandoci in profondità creiamo le condizioni per “portare” al di fuori di noi, manifesta, la nostra intenzione. Questa modalità è una legge universale. Tutto funziona così. Ne sono intimamente certo. La via è aperta ormai e la “porta” accessibile. La differenza, come al solito, la facciamo solo noi stessi. Ciò che "ci succede" non è mai arido, ma porta sempre le componenti di una "lezione", di una opportunità; per questo dobbiamo sempre chiederci il "perchè" è successa una certa "cosa". Solitamente iniziamo a padroneggiare questa modalità "saggia" dopo i 40 anni o, meglio, dopo i 42 (7*6), ma ciò non costitusice una regola ferrea.
È sempre più chiara la natura dell’Antisistema ed è sempre più evidente la modalità di comprensione ed eliminazione, per assorbimento, dello stesso.
La legge d’attrazione è inerente alla nostra natura “magnetica”; la utilizziamo senza comprenderla inconsciamente quando vogliamo attrarre un uomo o una donna, ma non la utilizziamo come la padroneggerebbe il comandante di una “nave” al fine di evitare gli “iceberg” dell’esistenza. La “rotta” tracciata della nostra Vita, dipende da noi e la decodifica delle emozioni ce la fanno presagire. Nulla di immutabile riguarda il nostro destino… come fabbri forgiatori facciamo di noi quello che vogliamo; nel bene e nel male.
Pensiamo a quello che vogliamo e non a quello che non vogliamo, perché la differenza è abissale!

“La vostra gioia è il vostro dispiacere smascherato.” Da “Il Profeta” di K.Gibran

martedì 12 gennaio 2010

Volare per desiderio.







“Secondo tutte le leggi conosciute dell’aeronautica, non c’è modo che un ape sia in grado di volare. Le sue ali sono troppo piccole per sollevare il suo corpicino grassoccio da terra. L’ape, si sa, vola lo stesso. Perché alle api non interessa quello che gli uomini ritengono impossibile”.
Citazione iniziale tratta da “Bee Movie”.

Ignorando i limiti imposti da ciò che i sensi hanno condizionato a credere, sarebbe possibile anche “volare”. Di certo non come un’ape o un uccello, ma sicuramente di un “volo” si tratterebbe. Il cosiddetto volo di fantasia trascende, appunto, ogni legge fisica conosciuta; ma un simile atto non è riconosciuto ufficialmente come “reale”, dunque non esiste e non può essere portato come prova delle nostre capacità extrasensoriali naturali. Eppure quando si utilizza la fantasia, la creatività, l’immaginazione, non ci si limita a “disegnare castelli per aria”. È solo che l’uomo non ricorda di avere compiuto simili "acrobazie" con i pensieri e le emozioni creative, e non è in grado, dunque, di rendersi conto che, alcuni fatti reali succedutigli più avanti nel tempo, sono solo la diretta conseguenza di taluni voli pindarici ritenuti meramente immaginari. L’uomo non crede a questa possibilità, eppure questa possibilità è l’unico modo per co creare questa dimensione. L’uomo che allontana da sé questa “fantasia”, a causa di un sistema di indottrinamenti indotti, subìti nel tempo dall’intero ecosistema sociale, non si accorge che il suo futuro, viene scritto da un altro volere esterno a lui, ma che solo con il consenso indiretto dell’uomo stesso può succedere, perché questa è una legge dell’Universo. Questa legge afferma proprio che ognuno di noi è il co creatore della propria realtà. Tale legge è chiamata legge d’attrazione e prevede che noi siamo i magneti attorno ai quali ruotano le “energie” condensate di quello che i nostri pensieri ed emozioni polarizzano usualmente. L’intero genere umano funziona in questa maniera, solo che non lo sa più e/o non lo crede possibile. Per questo motivo si dice nell’ambito spirituale che “l’uomo dorme” o “sogna”. È come sostenere che un figlio che nasce nove mesi dopo un rapporto amoroso, non è direttamente attribuibile all’atto amoroso stesso; quell’atto è chiaramente un frattale di quello maggiore che esprime la legge d’attrazione. Ricordiamo sempre che la natura dell’Universo è frattale ed olografica, tra le altre sue caratteristiche:
  • frattale = “forma” che si ripete nella sua struttura allo stesso modo su scale diverse
  • olografica = rappresentazione tridimensionale di una “forma” proiettata che divisa in ogni sua parte contiene sempre l'intera informazione
Se uniamo insieme le due caratteristiche di base, otteniamo che la “verità”, ossia la vera natura dell’essere è osservabile intorno e dentro di noi e contiene l’intero corredo di informazioni per risalire al “senso della creazione” e dunque al “Creatore” stesso. È solo applicazione di una certa e cara, per l’uomo razionale, forma di logica e deduzione. È possibile secondo me “indagare” in questo senso osservando e comprendendo “forme” astratte e concrete di  frattali che ci “succedono”. Se esiste una abitudine significa, ad esempio, che siamo programmabili e che l’intero Universo è programmabile. È un esempio banale, ma analizzando le nostre “giornate” in questo modo, è possibile “volare” molto lontano senza nemmeno muoversi di un solo centimetro. L’uomo nella sua forma fisica è una macchina manovrata dai “fili” dell’anima. E noi non siamo la "macchina". Tutte le interferenze create dall’Antisistema hanno il senso di rovinare il più possibile la qualità della comunicazione tra veicolo fisico e sala di “controllo” animica. Perché l’anima ha necessità di un “avatar” per fare esperienza? Perché ella rispecchia il frattale maggiore di Dio che esegue la stessa operazione al fine di “espandersi” e conoscersi meglio. Il Creatore si scinde, l’anima si scinde, l’uomo si scinde, le cellule si scindono, etc. La cellula contiene in sé il Creatore e per questo ha capacità “magiche”. Cosa significa per l’uomo, in soldoni, svegliarsi? Significa prendere atto, anche mediante semplice osservazione, in assenza di spunti spirituali, che la “magia” è tesa come una ragnatela intorno ad esso. È tutto magico, proprio come hanno scoperto i fisici quantistici. L’uomo non aggancia però il vero significato di queste scoperte ufficiali. E nessuno farà questo per l’uomo che non lo vuole sapere come solo un inguaribile “distratto” lo potrebbe fare. Questa “distrazione” viene dall’ecosistema sociale nel quale siamo immersi in lenta “decomposizione”. Le capacità magiche sono legate all’immaginazione e questa all’inconscio. I nostri pensieri fungono da scatola guida. Le emozioni da sistema di puntamento o “satellitare” che fornice il “punto” dove ci si trova, rispetto al punto di “raccolta” o obiettivo/sogno/desiderio. Ora, i nostri inconsci sono nelle mani dell’Antisistema e dunque nelle nostre stesse mani. Ognuno di noi “ha” quello che vuole… nel bene o nel male.

Volontà e immaginazione.
Se sfogliamo un dizionario e cerchiamo il significato del vocabolo volontà,  ci imbattiamo in una definizione simile alla seguente: “Facoltà di determinarsi liberamente a certi atti”. Noi accettiamo questa definizione come vera, inattaccabile. Ora, nulla è più erroneo!
Questa volontà che noi rivendichiamo così fieramente cede sempre il passo all’immaginazione. È una regola assoluta, che non soffre nessuna eccezione. Per convincervene, aprite gli occhi, guardatevi attorno e cercate di comprendere quanto vedete.
Vi renderete conto che ciò che dico non è una teoria campata in aria, frutto di un cervello malato ma la semplice espressione di ciò che è! Supponiamo di porre sul suolo un’asse lunga dieci metri e larga venticinque centimetri: tutti saranno capaci di percorrerla da un capo all’altro senza mettere il piede fuori di essa. Cambiamo le condizioni dell’esperimento e supponiamo che l’asse sia posta all’altezza delle torri d’una cattedrale: chi mai sarà capace di avanzare d’un solo metro per questo stretto cammino? Forse voi? No, senza alcun dubbio. Appena fatti due passi vi mettereste a tremare e, malgrado tutti gli sforzi della vostra volontà, cadreste. Perché non cadete se l’asse è posta sul suolo e perché cadete se essa è sollevata? Semplicemente perché nel primo caso voi immaginate che sia semplice percorrerla tutta, mentre nel secondo immaginate di non poter farlo. Per quanto la vostra volontà di avanzare sia forte, se immaginate di non poterlo fare, sarete nell’impossibilità assoluta di farlo. Se alcuni individui sono capaci di compiere quest’azione è perché immaginano di poterla compiere.
La vertigine non ha altra causa se non l’immaginazione che noi creiamo di dover cadere: questa immagine si trasforma immediatamente in atto, malgrado tutti i nostri sforzi di volontà, anzi, lo fa tanto più rapidamente quanto più i nostri sforzi sono violenti.
Fonte: “Il dominio di se stessi” di Emile Couè