giovedì 10 dicembre 2009

Proiettare "S.Tommaso" fuori dal corpo.






Pensare all’Universo multidimensionale, secondo le immagini riportate da coloro che lo hanno “visto” tramite le proiezioni astrali della propria consapevolezza, è qualcosa che fa venire in mente la forma di una enorme cellula vivente. La membrana esterna sembra essere lo “strato” relativo all’Universo fisico manifesto (quello che “conosciamo” tutti quanti attraverso i sensi) che, in questo caso, rappresenterebbe anche la parte più “sensibile” in termini di densità. Come per la cellula umana c’è stata evoluzione, dovuta al fatto di interagire con quello che attraversava dall’esterno verso l’interno la membrana cellulare esterna, anche per la cellula Universo dovrebbe avvenire, specularmente, la stessa cosa; come se la “linea” più esterna materiale avesse il compito di proteggere l’interno ma anche di analizzare, separare, approfondire, assaggiare, etc. ciò che deriva dall’interazione con “l’esterno”; insomma di evolvere. Mi si presentano due linee interpretative differenti dovute alla domanda “Cosa è l’esterno per una cellula simile? Cosa si intende per “esterno”?”. Se per esterno definiamo un qualcosa che va oltre alla “dimensione” della cellula Universo, significa che esiste un ordine di grandezza ancora superiore e che la cellula Universo è solo una delle tante cellule ed il problema di afferrare i limiti della creazione si sposta al frattale superiore. Se per esterno definiamo la dimensione nella quale siamo immersi tutti noi, nella densità della manifestazione fisica, allora significa che il primo strato della cellula Universo è quello immediatamente sottostante al piano dimensionale nel quale noi siamo inseriti e che “noi” siamo delle proiezioni derivanti dal primo livello della cellula Universo. Leggendo “Avventure fuori dal corpo” di W.Buhlman, nelle prime 30 pagine, mi hanno colpito diverse sue “scoperte”, però prima vorrei descrivere schematicamente il processo tipico a cui, un "predestinato" va incontro:
  • condizione iniziale di estrema materialità della concezione della vita
  • tuttavia apertura naturale perlomeno all’ascolto anche dell’inspiegabile
  • osservazione interna dei processi “nuovi” messi in moto dall’ascolto di “cose” inspiegabili
  • comprensione del fatto che è plausibile almeno “provare” a simulare l’inspiegabile
  • primi tentativi di applicazione di ciò che si “sente” di dover fare
  • resistenza del proprio "corpo delle credenze/inconscio" al cambiamento
  • possibilità di fallimento “pilotato” dell’avventura esperimentale in linea con il “consenso” del pensiero comune
  • persistenza nell’andare avanti attraverso l’utilizzo della volontà ed all’interpretazione dei “segni” percepiti
  • primi risultati che abbattono le prime difese del sistema di credenze
  • slancio emotivo rafforzato dall’entusiasmo
  • cambiamento pieno
Le scoperte relative al viaggiare fuori dal corpo portano a queste osservazioni:
  • noi non siamo il corpo fisico perché, fuori dal corpo, ci accorgiamo ancora di essere noi e di pensare, inoltre vediamo il nostro corpo fisico adagiato sul letto
  • comprendiamo la natura illusoria del piano dimensionale dal punto di vista del corpo fisico, ossia dalla prospettiva che ci danno i “sensi”
  • osserviamo che il primo livello non fisico rispecchia quello fisico ma non fedelmente, infatti ci possono essere particolari che cambiano, come il colore delle pareti di un locale o l’immagine di oggetti, etc.
  • si evidenzia come la paura sia ancora viva e presente anche fuori dal corpo, e che il livello delle emozioni è ancora intatto. Infatti agganciando una forte emozione si torna subito indietro nella “casa” del corpo fisico
  • diventa chiaro come il pensiero determini ciò che ci accingiamo a “vivere”, infatti la rappresentazione fuori dal corpo è guidata proprio da quello che pensiamo
  • comprendiamo che esistono differenti livelli di corpi annidati l’uno nell’altro, infatti l’autore dice di essere in grado di lasciare anche il primo corpo non fisico per entrare in un ulteriore livello ancora più sottile
  • si evince la natura di un cosiddetto ectoplasma e che può benissimo “esistere” in un piano dimensionale a maggiore vibrazione o frequenza esistenziale
  • si comprende come il “viaggio” di corpo in corpo sembra procedere verso il nostro “interno” e non verso l’esterno; infatti pensando all’uscita dal corpo ed al concetto di ascensione e di cielo o di firmamento che abbiamo sviluppato in questa dimensione, ci si aspetterebbe di “salire” e invece sembra che si “scenda” dentro se stessi
  • comprendiamo come l'inconscio sia potente, dal momento in cui le immagini che sono programmate nell'inconscio, prendono "vita" nella nostra avventura fuori dal corpo; genitori, parenti, amici, noi stessi abbiamo la sembianza tipica legata alla nostra memoria storica impressa nell'inconscio (io mi vedrei come Elvis sicuramente)
  • la Vita fisica, dopo una esperienza di questo tipo, non sarà più la stessa di prima
Comprendiamo insomma di essere veramente qualcosa di molto diverso da quello che le illusioni tridimensionali ci hanno fatto credere, annichilendo la nostra origine multidimensionale.
Colgo dalla lettura di questo avvincente libro, tuttora in corso, che “ho sicuramente avuto anche io manifestazioni di questo tipo, perché ciò che queste parole fanno affiorare in me è un lontano ma certo ricordo di avere provato quelle stesse sensazioni”. Come una percezione difficilmente spiegabile, addirittura un “sapore” di qualcosa che “fu”. Un retrogusto difficile da cancellare. Un “segno” impresso divinamente dentro di noi, nella nostra cellula “madre” nel cuore. Non mi stancherò mai di scriverlo che la natura frattale del “tutto” ci permette di comprendere le diverse grandezze della creazione, osservando il "livello" a noi più prossimo e direttamente usufruibile. Nella Natura ad esempio o nella struttura molecolare dei nostri tessuti organici o, più in generale, dallo studio delle cellule e dei fenomeni naturali che ci avvolgono come matrici della matrice. La natura frattale della creazione si riveste e si rispecchia in tutte le dimensioni ed  in tutte le varianti possibili; ad esempio negli strati della “verità” che ci ammantano. Da tempo sostengo che siamo immersi nella verità e che essa dipenda dal nostro punto di osservazione. È tutto vero da questo punto di vista. Provate a mettervi nei panni di chi asserisce ritenute “astrusità” e comprenderete che, dal suo punto di vista, sta esprimendo una verità perché è mosso da un intento, da uno scopo il quale può appoggiarsi su un substrato di differenti “colorazioni” dell’essere, persino immorali e non etiche per il comune senso della loro valenza. Nella capacità di non giudizio si innesta proprio il “consiglio” dei Maestri illuminati, sostenendo appunto la regola che in un mondo illusorio non ha senso emettere nessun tipo di giudizio sugli “altri”, perchè gli "altri" rispcecchiano noi e perché il vero significato dell’essere “qua” è sfuggevole perchè ignorato e dimenticato tramite l'azione dell'abitudine nel tempo; "vero significato" che dovrebbe essere la luce che illumina ogni istante del cammino. Ma se lo si ignora… diventa complicato muoversi nell’oscurità…

L'aura dell'universo e il principio Trinitario
Prima di affrontare l'argomento sarebbe importante osservarne le reali dimensioni. Per facilità ci affideremo come di consueto al linguaggio pittorico. Cominciando dall'antica metafora della creazione basata su tre aspetti energetici. Un principio trinitario che l'antica casta braminica chiamò trimurti e gli occidentali trinità .
Primo Aspetto (aspetto Madre)
Immaginiamo l'universo come una enorme sfera di energia che contiene ogni forma e fenomeno in manifestazione. Questa sfera è l'aura dell'universo e garantisce l'equilibrio di ogni particolarità del creato. La sua periferia è un anello di energia attrattiva che contiene, trattenendola, la forza espansiva dello spazio interiore, che altrimenti esploderebbe dissolvendo tutto quanto contiene.
Secondo Aspetto (aspetto Padre)
È l'energia espansiva che tende a svilupparsi dilatando e distorcendo il perimetro esterno dell'universo. A questo proposito, occorre precisare che sia quantomeno azzardato pensare che il “nostro” sia l'unico universo possibile. Perchè, se l'universo si espande dilatando i propri confini, significa che al di fuori c'è altro spazio che gli permette di ingrandirsi.
Terzo Aspetto (aspetto Figlio)
La continua azione di espansione e contrazione, genera entro lo spazio un moto, che gli orientali chiamano “respiro di Brahma”. Nella metafora che Dio, respirando, emani e ritiri l'universo, così da farlo ciclicamente scomparire e ricomparire.
L'universo è la più grande aura a cui possiamo pensare. Un serbatoio energetico che contiene una molteplicità di grandi emanazioni (galassie) che, a loro volta, contengono emanazioni minori come stelle e sistemi solari. A questo punto possiamo arrivare al nostro sistema solare.
"Come in alto così in basso".
Cerchiamo di trarre una prima conclusione. L'universo è una grande aura che, al pari della piccola aura umana, contiene tante emanazioni minori quando sono i piani-frequenza della sua energia. Ciò significa che la densità dell'energia è determinata dalla velocità del suo moto. E che più lento è il suo movimento più l'energia si addenserà sino a diventare materia.
Fonte: www.esonet.it


mercoledì 9 dicembre 2009

La fiducia come frattale della Creazione.





Papa sui media: ci abituano al male e ci intossicano.
I media ci abituano all'orrore e ci intossicano. Lo ha detto oggi Papa Benedetto XVI nel suo discorso in occasione della celebrazione dell'Immacolata in Piazza di Spagna.
"Ogni giorno attraverso i giornali, la televisione, la radio, il male viene raccontato, ripetuto, amplificato, abituandoci alle cose più orribili, facendoci diventare insensibili e, in qualche maniera, intossicandoci, perché il negativo non viene pienamente smaltito e giorno per giorno si accumula", ha detto il Pontefice.
"Nella città vivono - o sopravvivono - persone invisibili, che ogni tanto balzano in prima pagina o sui teleschermi, e vengono sfruttate fino all'ultimo, finché la notizia e l'immagine attirano l'attenzione", ha aggiunto il Papa, parlando di "un meccanismo perverso, al quale purtroppo si stenta a resistere. La città prima nasconde e poi espone al pubblico. Senza pietà, o con una falsa pietà".
Papa Benedetto XVI ha spiegato che "i mass media tendono a farci sentire sempre 'spettatori', come se il male riguardasse solamente gli altri, e certe cose a noi non potessero mai accadere. Invece siamo tutti 'attori' e, nel male come nel bene, il nostro comportamento ha un influsso sugli altri".
http://it.notizie.yahoo.com/4/20091208/tts-oittp-papa-media-8dic-ca02f96.html

“Eppur si muove”. Si direbbe che l’attuale Papa abbia, ieri, esposto dei concetti perlomeno aderenti alla meccanica quantistica e/o alla “natura” di alcune leggi che vincolano l’uomo alla struttura più intima dell’Universo manifesto. Di sicuro la fine dell’affermazione afferma che:
  • siamo osservatori
  • siamo attori principali
  • le nostre azioni ricadono sugli altri
Il che vuole dire che:
  • osserviamo dal punto di vista che ci è stato concesso dall’Antisistema e cioè non in equilibrio (ce ne accorgiamo dal momento in cui notiamo che la nostra attenzione viene attirata da “qualche parte” e “nulla è per caso”)
  • manteniamo tuttavia la nostra vera funzione di “attori” che co creano l’illusione della realtà manifesta (questo aspetto è immutabile dalle condizioni in cui si vive)
  • quello che pensiamo sfocia in comportamenti in grado di modificare anche il punto di vista altrui (natura olografica e di comunione dell’essere vivente)
Ossia che:
  • siamo una “mente” che osserva se stessa (principio quantistico)
  • pronta con matita e gomma a scrivere sul taccuino della “Vita” (capacità creativa e frattale derivante dall’origine della Vita stessa, cioè dal Creatore)
  • capace anche di “scrivere” sul taccuino della “Vita” dei nostri simili (natura intima della creazione, concetto dell'Uno, effetto farfalla)
Cosa deriva da queste riflessioni?
  • Che veniamo usati (i “Media” sono infatti un “meccanismo”).
  • Tramite l’abitudine veniamo “spostati” dal nostro centro naturale.
  • Veniamo inoltre impoveriti del nostro potere “funzionale” superiore, cioè allontanati da noi stessi, dalla nostra vera natura spirituale, dal nostro scopo originario di divenire uomini-spirituali in Terra.
  • La nostra responsabilità nei confronti anche degli “altri”.
Parole chiave sulle quali riflettere:
  • osservatori
  • creatori
  • abitudine
  • responsabilità
  • scopo
Il Papa parla di “meccanismo perverso”, ma ad opera di chi? I “Media” sono organizzazioni tentacolari che, ormai, hanno raggiunto una eco globale, ma da chi sono “fatti”? Ancora da uomini. Da chi sono generati? Sempre da uomini. Chi ha il comando? Ancora uomini. In questa quasi noiosa ripetizione evidenziamo come l’elemento di base sia il mattoncino umano. Tramite questo “tassello” è possibile costruire ogni “cosa”. Come una sorta di Lego capace di prendere infinite forme ma secondo il volere della mano/mente che muove/pensa. Ora, la comprensione umana, secondo me per allinearsi con un determinato flusso di “verità”, deve trovare il proprio punto di “coscienza viva”, ossia deve farsi del male sino a quando non inizia a provare dolore. Allora solo in quel momento si desterà dal proprio torpore e potrà elevare il proprio punto di osservazione. Noi viviamo in uno stato di verità. È vero ogni aspetto che ci attornia. Per questo non lo riusciamo a confutare. Per questo esistono le figure dei cosiddetti “contrari”, al fine di ricordare che la massa non è in equilibrio. Noi ci muoviamo per armonizzare gli opposti e per collegare il cielo alla Terra. Siamo gli atomi, le componenti principali del costrutto divino. Siamo mutaforme, tante sono le nostre capacità e possibilità di assumere evidenze manifeste. Ed è solo attirando la nostra attenzione su qualcosa che determiniamo la realtà fisica. Per questo l’Antisistema ci ha raccolti in città dove siamo più direttamente manipolabili tramite le abitudini. Antisistema che siamo ancora noi, o meglio che è animato dalle nostre paure, ma che è in linea con l’essenza del Piano Divino. Piano Divino che pone alla base la fiducia senza limiti del flusso della creazione. Fiducia intesa come atto di fede e d’amore quasi sconsiderato. Il Creatore che si rispecchia nell’Assoluto, in sé stesso alla ricerca di qualcosa che possa rispondere alla sua “necessità” di evoluzione. Io penso che la “sete” di evoluzione del Creatore lo possa portare a rinascere in sé stesso trasmutando qualcosa che, adesso, lo “agita” in profondità. Osserviamo i frattali minori per comprendere quelli maggiori…

"Si dice che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo"
(The Butterfly Effect, 2004)
La conseguenza pratica dell'effetto farfalla è che i sistemi complessi, come il clima o il mercato azionario, sono difficili da prevedere su una scala di tempo utile. Questo perché ogni modello finito che tenti di simulare un sistema, deve necessariamente eliminare alcune informazioni sulle condizioni iniziali — ad esempio, quando si simula il tempo atmosferico, non è possibile includere anche lo spostamento d'aria causato da ogni singola farfalla. In un sistema caotico, questi errori di approssimazione tendono ad aumentare via via che la simulazione procede nel tempo e, al limite, l'errore residuo nella simulazione supera il risultato stesso. In questi casi, in sostanza, le previsioni di una simulazione non sono più attendibili se spinte oltre una certa soglia di tempo.
Fonte: Wikipedia

Avrà tenuto conto il “Creatore” anche di questo effetto? Secondo me ha rinunciato al controllo totale ponendo alla base la fiducia estrema nella natura del flusso creativo. "Egli" si aspetta il ritorno trasmutato in luce della creazione, carico dell’esperienza di avere sondato ogni asperità, ogni possibilità, in libera autonomia e capacità, conscia persino della possibilità di giungere alla distruzione di sé stessa e dunque del Creatore stesso. “Egli” non ha esitato a correre questo rischio, per comprendere chi “Egli” sia…
Ora mi è più chiara la natura dell’uomo; le sue alte ciclicità esistenziali, il pericolo che si corre, la bellezza di ciò che ci attende… l’Amore che tutto nutre…

Mi sento in cuor mio di citare Benigni che legge il “Paradiso” della “Commedia” di Dante, e di ringraziarlo vivamente di tanta apertura verso di noi; alla sua maniera, nel suo inconfondibile “modo”, attraverso i suoi occhi, il suo “suono”, il suo “sentire” Grazie Roberto!

4. Paradiso, Canto XXXIII
Dante nell’ultimo canto del Paradiso ci vuol dire come è fatto Dio. La grandezza è che ce lo descrive. La cosa che fa venire male nel corpo e nell’anima è che Dante ci dice esattamente come è fatto Dio. Ci dice come è vestita la Madonna, che odore ha la Madonna! Ci dice in che rapporto stanno tutti i santi e tutti i beati del Paradiso e tutti noi. Vede negli occhi di Cristo i miei, i tuoi, i suoi, tutti i nostri occhi. Non è come quando si vede un film, dice: “Orca se alla fine non mi fanno vedere chi è...”. Lui ce lo dice, dicendoci continuamente che non lo può dire, e alla fine ce lo descrive. E’ un regalo spettacolare. Ora voi sentite che cosa Dante ha pensato perché vuole che S.Bernardo dica alla Madonna, proprio come un avvocato - il famoso “doctor mellifluus”, S.Bernardo da Chiaravalle - come un avvocato gli dice Dante: “Scusa glielo dici te alla Madonna se posso guardare Dio per un secondo? Fammelo vedere un secondo. Non è che sono cattivo, ma ormai son qui!” Come se gli dicesse: “Come fo’ a dirglielo io alla Madonna? Diglielo te”. E S.Bernardo è come se uno dice: “Va bene, guarda, c’è questo mio amico, ha fatto un viaggio, ora non te lo sto a raccontare, vorrebbe vede’ Dio un secondo. Scusa è, ma è proprio per poterlo dire a tutti gli uomini che ne hanno bisogno, poi lui è uno che scrive bene, ci pensa lui guarda. Se glielo potessi far vedere, Madonna”. Ma alla Madonna lui gli deve dire quanto è bella. E’ come uno che è gentile con una donna, e gli dice: “Signora, lei è una persona straordinaria”. Ecco, uno lo direbbe così. Invece di dire è una persona straordinaria, S.Bernardo alla Madonna gli fa una captatio benevolentiae, che io stupiva, direbbe Gadda. Quando si leggono questi versi.

"Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d’etterno consiglio,
tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ’l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.

e vanno avanti, vanno avanti, non finisce mai. Una bellezza che fa girare la testa, si cominciano a capire... ma chi l’ha messe in bocca queste cose? Come fa una persona a dirgli di no, quando uno gli dice delle cose così? La Madonna dovrebbe dire: “E no, così non si fa”. Ora quando Dante s’accorge - perché Bernardo guarda Dante alla fine della preghiera alla Madonna - s’accorge Bernardo che la Madonna accetterà, allora Bernardo guarda Dante e sorride e gli fa... “Ci siamo, secondo me te lo fa vedere!” Perché Dante dice:

Bernardo m’accennava, e sorridea,
perch’io guardassi suso; ma io era
già per me stesso tal qual ei volea:

Figurati, Dante aveva capito prima di S.Bernardo, sarà mica più scemo. Come ha capito che lo vedeva, Dante si era subito montato. “Figurati, me lo fanno vedere!” Vedere Dio. Ora quando vede Dio ci sono tre momenti straordinari

Qual è colüi che sognando vede,
che dopo ’l sogno la passione impressa
rimane, e l’altro a la mente non riede,

Avete visto quando ci svegliamo e ci s’ha la sensazione di aver sognato, non ci si ricorda le immagini, però l’emozione si ricorda. Pensate che bella similitudine, è come se Dante sognasse qualcuno che ha sognato d’aver visto Dio. Questo sembra Borges proprio, sembra una cosa! Quando dice l’oblio è la parte più profonda della memoria! C’è dentro le Mille e una notte, ci sono tutti i libri dell’umanità, è una cosa spettacolare. E poi dice che non si ricorda nulla e sentite che terzina veramente che fa paura dalla bellezza, quando dice che ancora sente nel core la bellezza di quell’immagine della quale ci può dire solo un nonnulla e di quel nonnulla non si ricorda nulla. Dice così:

Così la neve al sol si disigilla;
così al vento ne le foglie levi
si perdea la sentenza di Sibilla.

Che spavento, sono di una bellezza! E poi comincia a descrivere, diciamo così, Dio, e dice che ha visto tre cerchi…
Fonte: http://www.gliscritti.it/approf/2005/conferenze/benigni/inf-par.htm

martedì 8 dicembre 2009

L'"Assoluto" e la fiducia.






“Quando un oggetto sia tolto dinanzi gli occhi, presto passerà anche dalla mente”.
Thomas Hemerken (1380 – 1471), monaco e teologo tedesco.

“Uno dei primi effetti dell'abitudine è di creare dei bisogni fittizi, e di rendere necessario finanche il superfluo”
Giuseppe Fumagalli (1863 – 1939), bibliografo e scrittore italiano.
Fonte: Wikipedia

"Come detto, i modelli di energia a spirale si svelarono agli occhi dell’illuminato prof. Kozyrev mentre si trovava nel campo di concentramento. La sua “conoscenza diretta” lo informò che questa energia a spirale era, in effetti, la vera natura e manifestazione del “tempo”. Naturalmente, egli trovò che la nozione di “tempo” che possediamo doveva essere qualcosa di più che un semplice calcolo di durata. Kozyrev ci spinge a tentare di trovare una causa per il tempo, qualcosa di tangibile ed identificabile nell’Universo che noi possiamo associare al tempo. Dopo averci pensato per un po’, possiamo concludere che il tempo non è nient’altro che un movimento a spirale. Sappiamo che stiamo tracciando un complesso modello di spirale attraverso lo spazio grazie ai modelli orbitali della Terra e del Sistema Solare. E adesso, lo studio della “temporologia”, o scienza del tempo, è sotto continua, attiva investigazione dall’Università di Stato di Mosca e dalla Fondazione Umanitaria Russa, ispirata dal lavoro pionieristico del prof. Kozyrev. Sul loro sito web, essi affermano che:
Secondo noi, la “natura” del tempo è il meccanismo che causa cambi apparenti e nuovi accadimenti nel mondo. Comprendere la natura del tempo significa concentrare l’attenzione su un processo, un fenomeno, una “carriera” nel mondo materiale le cui proprietà potrebbero essere identificate o corrispondere a quelle del tempo".
Fonte: http://www.stazioneceleste.it/articoli/wilcock/wilcock_TDC_01.htm

Queste 3 citazioni cosa “significano” ai miei sensi? Semplicemente descrivono il meccanismo tramite il quale è stata tolta l’antica conoscenza all’uomo, al fine di mantenerlo immemore di chi fosse e di cosa facesse sulla Terra. Indebolendo progressivamente le “radici” umane mediante la conoscenza del modello temporale, secondo il processo di perdita della memoria della mente a fronte dell’eliminazione metodica del “conosciuto”. Creando modelli di abitudine “debordanti”, capaci di dare vita ad illusioni, a parvenze molto lontane di quello che si necessita nella nostra profondità legata allo spirito. In pratica conoscendo il fenomeno conosciuto come “tempo”, quindi lavorando sul lungo, spostando l’attenzione dal conosciuto o dalla regola/verità verso altre forme di “intrattenimento” attraverso l’abitudine, si è determinata la creazione di forme pensiero alternative all’originale che, progressivamente, hanno rimpiazzato la realtà conosciuta. Le illusioni diventano dunque realtà e, soprattutto, determinano un deragliamento del “convoglio” umano lanciato sul proprio percorso evolutivo più diretto. La necessità del superfluo diventa regola concreta e realtà dimensionale. Ma chi poteva agire in questa maniera altamente superiore? Chi aveva la conoscenza? Chi poteva intercettare il Piano Divino più lineare ed inserire un “disturbo”? Chi poteva trarre beneficio da tutto ciò? Secondo me il Creatore stesso quando ha determinato per questo piano dimensionale la caratteristica del libero arbitrio. La possibilità anche di subire “sabotaggio” e di trasformare il viaggio in un incubo a fin di bene. Alla base di questa “decisione” secondo me esiste l’enorme bacino energetico della fiducia verso la creazione (intesa a tutto campo e non solo riferita all’uomo). È come se Dio abbia scommesso con se stesso che la “Vita” lasciata libera totalmente di “essere” avrebbe trovato in ogni caso il modo di tornare alla “Luce”, a lui e di poterlo trasmutare in un essere “diverso”, "migliore" e paradossalmente ancora non manifesto nell’Assoluto; questo concetto prevede una evoluzione ad ogni livello.

“Per assoluto si intende in filosofia una realtà la cui esistenza non dipende da nessun'altra, ma sussiste in sé e per sé”.
Fonte: Wikipedia

Il pensiero che mi si forma nella mente  è questo: “l’Assoluto comprende nel proprio sé ogni cosa, il vuoto ed il pieno, il tutto ed il nulla, tutto il tempo e ha causa in sé e per sé, ma semplicemente non ha coscienza completa per comprendersi; se tramite un atto di fede, il Creatore lascia libero il processo creativo anche di distruggersi e quindi anche di distruggere il Creatore, ponendo alla base la fiducia nella “Vita”, potrà ammirare nuove parti del proprio sé, scatenate o illuminate proprio dal contrasto che le forze del buio e della luce, separate dalla densità della materia, scateneranno al fine di soverchiarsi. In questo caso la posta in gioco sarà talmente alta da determinare la nascita e lo sviluppo di nuova porzione di “coscienza” basata sulla fiducia senza limiti nella linea di condotta della creazione”. Insomma la fiducia come colonna portante dell’”intero”…
Fiducia come Amore più puro e quasi "sconsiderato".