Quest’oggi vorrei scrivere a proposito di una ‘sensazione’ molto strana che 'mi prende' sempre più ultimamente. Non ho ancora ben compreso di cosa si tratti e come venga scatenata. So solo che la vivo con sempre maggiore intensità e con frequenza progressiva. Di cosa si tratta: ecco.
Che cosa è un ‘deja vu’?
'No, tempo, non ti vanterai del fatto che io cambi! I tuoi monumenti, per me, non sono nulla di nuovo... solo nuove vesti per cose già viste' – Shakespeare.
L'esperienza del déjà vu è accompagnata da un forte senso di familiarità, ma di solito anche dalla consapevolezza che non corrisponde realmente ad una esperienza vissuta (e quindi si vive un senso di ‘soprannaturalità’, ‘stranezza’ o ‘misteriosità’): l'esperienza ‘precedente’ è perlopiù attribuita ad un sogno. In alcuni casi invece c'è una ferma sensazione che l'esperienza sia ‘genuinamente accaduta’ nel passato… Alcuni ritengono che il déjà vu sia il ricordo di sogni.
L'ipotesi è che, seppure vengano solitamente dimenticati prima del risveglio, i sogni possano lasciare qualche traccia non comune all'esperienza presente nella memoria a lungo termine. In questo caso, il déjà vu potrebbe essere il ricordo di un sogno dimenticato con elementi in comune all'esperienza presente.
Da Wikipedia
Sin dalla tenera età mi sono sempre capitati simili episodi, come penso capitino a gran parte di noi, tuttavia una volta, non ricordo in quale circostanza, riuscii a ‘smentire’ la sensazione di un deja vu, ricordando esattamente la similarità della scena vissuta/osservata, in quel momento, con un’altra vissuta in precedenza: ricordo che per molto tempo non provai più nessun fenomeno di deja vu.
Come se la mente si fosse deprogrammata o, forse, ‘offesa’ per un simile atto di coordinamento fra ricordi assolutamente legati a questa Vita, ossia ben identificabili e riassumibili secondo una fredda logica di somiglianza. Dunque tutta la poesia legata ad un simile ed affascinante ‘momento’ va gettata per intero nel ‘cestino’?
Penso proprio di no. Perché? Perché, dopo qualche anno, iniziai ad avere/vivere una diversa modalità di deja vu: molto più profonda, intensa e apparentemente complessa rispetto alla sua ‘prima’ versione.
Ecco dei brevi esempi:
- se passo davanti ad edifici, d’ogni tipo e caratteristica, ‘sento’ che viene instaurata una strana sorta di comunicazione tra me e ciò che sto osservando
- andando in giro in bicicletta, molto spesso vengo colpito da intensi flussi di informazioni che si abbattono su di me come se fossi una vera e propria calamita.
Rispetto ad un deja vu ‘classico’ questi ‘nuovi’ momenti sono molto più intensi ed avvolgenti. È come entrare in una nuvola di emozioni diverse o monotematiche, dipende. L’esempio più lampante è quello dell’aereo che s’infila in un enorme banco di nubi bianche, 'intercettato' solo quando vola ad una certa altezza.
Al di sopra e al di sotto, le nubi non interferiscono, ossia occorre che s’instauri una eguaglianza d’altitudine che, nella fattispecie, può corrispondere ad una vibrazione dell’essere.
Che cosa rappresentano questi episodi, estremamente profondi ed alteranti il momentum che vivevo sino ad un attimo prima d’infilarmi nella ‘nube’? Molto probabilmente: uno stato di coscienza ‘alterato’. Quindi, non solo un innesto mnemonico legato ad una somiglianza vissuta o pseudo vissuta, ma molto di più. Il termine che riesco ad agganciare quando ciò accade è: connessione.
Nel ‘Diario di Mère’, la cara amica Loredana ha trovato una sorta di spiegazione di quello che potrebbe accadere. Penso che si tratti della medesima cosa che capita anche a me. Per ora leggiamo alcuni passi dal suo prezioso diario, con la consapevolezza che si tratta di un incrocio sincronico, per cui molto attendibile:
… Avevo avuto dei ricordi che mi avevano sempre colpito per il loro carattere particolare… Era come provare… non si può dire proprio l’emozione, ma una certa vibrazione emotiva di una data circostanza. Perché è questa la cosa piena, che rimane, che dura. E allora, viene insieme una percezione un po’ vaga, un po’ sfocata, delle persone che c’erano, delle circostanze, degli avvenimenti – ecco cos’è che crea il ricordo psichico. Spesso non sono per niente gli avvenimenti che la mente considera più memorabili o più importanti in una Vita; ma i momenti in cui, appunto, lo psichico ha preso parte – ha preso parte coscientemente – all’avvenimento. È questo che rimane...
Che cosa è questo ‘essere psichico’?
La domanda di un suo allievo potrà rendere più chiare le idee:
di Vita in Vita le vibrazioni dell’essere sviluppano, arricchiscono e formano la personalità che sta dietro la personalità di facciata. Allora come fa l’essere psichico, appesantito da queste vibrazioni e questi ricordi, a restare libero?
Considero, per quello che posso percepire io, l’essere psichico come l’Anima o una sua estremità individualizzata nella mia incarnazione. I tempi della Pnl affinchè avvenga una nuova programmazione nella mente, sono di circa 21 giorni. L’amico Carlo intensifica questa espressione, affermando che mediamente occorre quel numero di giorni affinchè tutte le nostre personalità diverse emergano in noi mentre stiamo vivendo.
Una volta che tutte le personalità hanno ‘registrato’ il cambiamento in ‘presa diretta’, il cambiamento stesso può radicarsi in noi.
Cosa rappresentano queste personalità diverse, che rispecchiano parti anche opposte della nostra ‘appartenenza’? Forse il nostro carattere? Le nostre ‘Lune’? I nostri lati diversi che esprimiamo quando cadiamo in contraddizione con noi stessi? La nostra mancanza di coerenza? Il fatto stesso di avere una intera famiglia di parti dentro di noi, ci rende quel complesso sfuggevole di intima e profonda capacità di essere, in realtà, sempre diversi. Un deja vu ci colpisce intesamente proprio perché ricollega in qualche modo ‘scene coerenti’, come se fossero delle ripetizioni in un’orchestrazione sempre diversa.
Nella ciclicità degli eventi, ci può stare una lettura come questa, pur essendo inserita nella biodiversità più assoluta. Secondo me, la ciclicità rispecchia una forma di ‘economia’ naturale, un loop a cui 'tutto tende', un mix di stretta dipendenza per la mente che come una tossicodipendenza assume le vesti, che per default tendono a ‘placarla’ in un mare illusorio di quiete e controllo.
Come se la mente fosse alla ricerca di un lido in cui potersi lasciare andare, finalmente, in santa pace. Una modalità di fuga da tutto e da tutti, persino dalle proprie ‘ombre’ che attanagliano la visuale, il respiro, l’attimo presente tramite il ‘resto’ del tempo vissuto e da vivere.
Il meccanismo della reincarnazione è un esempio svuotato di valore dal fatto che tutti sentono di essere stati Napoleone, Giulio Cesare, Cleopatra, etc. Ossia tutti hanno un ‘ricordo’ di sé legato a personaggi famosi della storia; per questo motivo la ‘morale’ logica moderna tende a dire che ‘ciò non è chiaramente possibile’. Ma leggiamo cosa dice ancora Mère:
… Quando uno mi viene a dire: io ero quello lì, io ero quello là’ e così via, per me sono solo storie. Si tratta invece di forze, di stati di coscienza che si manifestano in date individualità, in certi momenti di una loro Vita e che, qui o lì, hanno avuto un concreto contatto con la Materia. E tutte queste cose – un poco alla volta, un poco alla volta – si mettono assieme una dopo l’altra, formando un essere cosciente...
Non che io sia stata questa o quella persona tutta la Vita: sono stata il momento psichico importante di quelle esistenze… Adesso che tutto sta come venendo al pettine, le cose riemergono così, in quanto parte del lavoro. Perché… le cellule, al momento in cui avevo avuto queste visioni, vi avevano partecipato, in parte: nel senso che ne avevano sentito la vibrazione, dentro di loro; tutte quelle vibrazioni hanno partecipato insomma alla formazione di tutte queste cellule, e adesso loro le rivivono. Sicchè ora hanno una possibilità di ampliarsi, di differenziarsi, di sintetizzare, di coordinare certe cose. Con l’impressione di avere vissuto così da tanto, ma tanto tempo.
Questa meravigliosa e stringata spiegazione/sensazione è meritevole di fare comprendere come così tante persone possano pensare di avere vissuto antiche gesta relative allo stesso personaggio: semplicemente agganciamo un ‘potenziale’, un legame psichico inerente a quel dato accadimento. È come se guardassimo un film alla televisione pubblica: ognuno di noi lo può fare.
Quando usciamo da una sala cinematografica, per qualche minuto ‘siamo’ il personaggio principale; ci muoviamo e pensiamo come lui. Ecco, probabilmente agganciamo un segnale di questo tipo: una modalità dell’essenza replicabile, respirabile, indossabile, proprio come il concetto di ‘maschera’ pirandelliana: uno, nessuno, centomila.
Ora, però, intendo arricchire ulteriormente questa visuale appena descritta, andando ancora molto più al di là della descrizione di primo approccio con un deja vu. Abbiamo detto che:
- non che io sia stata questa o quella persona tutta la Vita... sono stata il momento psichico importante di quelle esistenze
- adesso che tutto sta come venendo al pettine, le cose riemergono così, in quanto parte del lavoro
- le cellule, al momento in cui avevo avuto queste visioni, vi avevano partecipato, in parte... nel senso che ne avevano sentito la vibrazione, dentro di loro.
Per come sto vivendo io queste sensazioni, sempre più intense e, dunque, ‘opera del lavoro’, posso riassumere che:
- il momento psichico è legato ad una coordinata spazio/esistenziale e inerente ad una particolare ‘vibrazione’ del presente che attualmente ci caratterizza.
L’esempio è quello di procedere in bicicletta per le vie che, progressivamente, ‘conosciamo’, attraverso un particolare stato d’animo ‘predisposto ‘alla introiezione, alla sensibilità verso l’esterno, come a dire ‘con le antenne levate’ o aperti alla ricezione.
A quel punto, allora, potremo agganciare dei potenziali legati al tal luogo che stiamo attraversando.
A me capita che, passando per la piazza centrale di vecchi piccoli paesi, sia letteralmente investito da ondate psichiche di ricordi, nostalgia, urletti di bimbi gioiosi, immagini di vecchi portoni di cortili in cui le rondini avevano i loro nidi… Riflessi di me oppure di altri?
Penso, in realtà, che si tratti di una stretta miscellanea di ‘aromaticità’ e quel ‘punto’ sia il frutto di una connessione ad un’ingresso nella ‘matrice’, come se avessimo trovato una porta Usb a cui collegarci al fine di scambiare ‘dati’ o 'punti di vista'.
In quel momento tutto è idoneo alla connessione ed allo scambio. Il momento psichico non è solo nostro ma comune, s’innesta come un affluente nel letto del fiume maggiore. È certamente opportuno vivere quella sensazione e sincronicamente auspicabile interscambiare esperienze relative a tempi diversi. Il mix che permette di ‘navigare’ oltre il punto di giunzione è relativo alla nostra particolare vibrazione: quella è la chiave di accesso.
Il frattale esistente nelle 3d è costituito dai punti di accesso a internet tramite wi-fi… senza la ‘chiave’ di accesso il segnale non viene colto e la ‘rete’ rimane inaccessibile.
Molto spesso sento una grande ‘tristezza’ provenire dalle case che fiancheggio. Edifici ‘spenti’ che languono in una bassa energia o nell’energia dei trascorsi, che rimane impaludata in circoli viziosi. L’Antisistema ha consentito lo sviluppo di edifici del tutto inadeguati al sereno e salubre scorrimento della Vita 3d.
Case che esprimono una simile funzione irradiando energie emozionali negative – emotività o momento psichico che mi avvolge quando sono in uno stato d’animo particolare. Quel preciso ‘istante’ non è mio, non mi appartiene, ma viene agganciato e vissuto come tale e, molto spesso, confuso con un nostro lato che ci sfugge.
L’opportunità di quel momento sarà tale da contraddistinguere ciò che ci ‘appartiene’ da quello che ci ‘assale’.
Scindere questi due diversi lati della medaglia corrisponde a conoscere meglio se stessi e quello che ci circonda come diretto frutto della nostra ‘immagine’ interiore: in quel senso la tristezza e la nostalgia provate/sentite, diventano il riflesso di qualcosa che davvero ‘lamentiamo’, ma non nella Natura dell’osservato in quel momento.
Le differenze sottili tra i 7 livelli degli specchi Esseni sono notevoli.
Sto ‘lavorando’ ad una versione ampliata del concetto di reincarnazione, di cui la visione d’insieme, espressa oggi, è una parte costituente importante.
Ighina sosteneva che la reincarnazione non esiste.
Pur rimanendo convinto che siamo eterni, inizio a maturare l’idea che quell’uomo non stesse esprimendo un punto di vista tanto bizzarro. Secondo me, e mi fermo qua per oggi, la reincarnazione ‘è vera e falsa’ allo stesso tempo, proprio come la scienza dei quanti ci ha insegnato ‘filosoficamente’ a percepire.
Il punto di differenza o di momento psichico, fa la differenza. Da ‘dove’ osserviamo? Gli stati possibili in cui possiamo trovarci non sono due ma, bensì, tre:
- on
- off
- on/off.
Il terzo stato quantico ‘on/off’ è quello più ‘magico’, in cui tutto è possibile e rappresenta il momento presente.
La miscellanea tra tutte le possibili combinazioni.
Il punto prospettico da cui osserviamo lo scorrere degli eventi con ‘viva’ partecipazione ‘psichica o animica’.
Quel ‘momento’ in cui il regista afferma ‘ciak, si gira’…