Vado a braccio (come al solito, per altro). Oggi ancora di più.
Sino a rimanere... senza vergogna.
Rimango pervaso da un insistente segnale portante (interno? Bah) che stringe, comprime, schiaccia o l’esatto contrario, come se fossi “ordinato” a de-scrivere qualcosa, piuttosto che a trattenerne il contenuto (sostanza). Sembra significare questo, “tu ricevi questa informazione e tu la devi condividere, altrimenti ne soffrirai...”. Ma pensa:
come presupponevo nel 2009, SPS non è “solo” un diario online condiviso, bensì una sorta di “canalizzazione (com’era tanto di moda in quell’epoca)”.
Certo, fa figo ammetterlo o, meglio, ammantarsi di questa aura. No? Tanto che, “figurati chi ci crede”. Anzi, “rifuggi da me”. Sì: vade retro.
Va bè. Va bè. Non importa niente, questo...
Nota lo “stile”, alquanto annacquato per poter aspirare al Pulitzer. Nel “tempo” ho “buttato lì” una montagna di parole, immagini, citazioni, disegni, poesia (anche se nessuno si accorge), contenuti, intuizioni, denunce, triangolazioni, etc. e tanta, tanta, bella “energia” (anche se nessuno si accorge). E già: mi auto celebro, perché… è uno sporco “lavoro” ma qualcuno lo deve pur fare. Intendi?
E ora?
Ora arriverà la “bicicletta”: ancora una volta.