“Cambiate (mutatis) le cose che sono da cambiarsi (mutandis)”, ossia “fatti i debiti cambiamenti”…
Contestualizzata, tale espressione indica il continuo “reset”:
retro ingegneria (controllo in gerarchia).
Ovvio: qualcosa che per “te”, non esiste anche se c’è. Ecco perché sei te, da te in te per te… che te ne devi accorgere sostanzialmente.
Cosa lo permette? Bé, la “luce”.
“Io non so se il virus è mutato, ma sono mutati gli italiani...”.
Roberto Burioni
HuffPost 18 maggio 2020 Link
Uhm:
a tal pro, c’è una “sorpresa” più avanti, nel Bollettino. Intanto, tieni a mente il termine “mutati”.
“Al di sotto di una certa dimensione, la luce non esiste. Proprio non esiste la luce. Perché la luce ha una determinata lunghezza d’onda e quando tu hai un oggetto che è più piccolo della lunghezza d’onda (della luce) la luce non esiste proprio. Quindi, quello che tu vedi al microscopio elettronico non è qualcosa che hai illuminato, è il rimbalzo di elettroni che sono infinitamente più piccoli della lunghezza d’onda della luce. Quindi tu non vedi l’oggetto illuminato, vedi il rimbalzo che stanno facendo gli elettroni quando sbattono su di lui…”.
Stefano Montanari
1 luglio 2021 Link
Differita.
In cui l'indifferenza o “te”.
Artifizio = tecnologia (industria, creazione, interesse, gerarchia, etc.).
Se ti alzi prima dell’alba, soprattutto in inverno, hai sempre l’impressione che la “luce” non esista, perché c’è troppo buio e allora potresti anche averla sognata, la “luce”. No?