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venerdì 6 dicembre 2013

Se fosse un gioco, sarebbe...



 
 
L'avversione del diciannovesimo secolo per il realismo è la rabbia di Calibano che vede il proprio volto riflesso nello specchio. L'avversione del diciannovesimo secolo per il romanticismo è la rabbia di Calibano che non vede il proprio volto riflesso nello specchio.
Oscar Wilde
  • il soggetto è sempre lo stesso: il diciannovesimo secolo e Calibano
  • il sentimento è sempre lo stesso: l’avversione, la rabbia
  • la rappresentazione oggettiva è sempre la stessa: un riflesso esteriore (realismo, romanticismo)
  • la dipendenza è sempre la stessa: una dipendenza sensoriale (vedere, non vedere).
Che cosa non cambia mai? 
La Presenza: nella propria "mutevole fluidità/fissità"… essa “è”.
Calibano, che vede o non vede, che cerca o trova, che sente o non sente, etc., è vivamente presente in Terra; egli è costituito di quella presenza che:
“è” e “sembra” ma “è”... in definitiva.

Calibano “’c’è”
È lui che esiste e permette lo scorrimento dei fotogrammi dell’esistenza o dell’esperienza d’esistenza, in questa o altra forma composita.

È lui il Centro, anche se:
il suo centro è periferico
il suo centro è centrale.
Non importa fare la distinzione o distinguere il tono, la polarità, il colore, etc., importa che Calibano “c’è” o “è” (da una prospettiva superiore, è la stessa cosa).
Ogni distinzione 3d è un riflesso speculare, che tenta di fare luce, discrimina, investiga, divide e separa… chi/cosa?
Una essenza divisa frattalmente nelle proprie “parti”.
Se fosse un gioco, sarebbe:

Tra i personaggi, indovina l’essenza”…