venerdì 10 febbraio 2017

Vedere ovunque la perfezione (“nella buona e nella cattiva sorte”).



Una strategia ben riuscita, è sempre perfezione modulare, assoluta
Il concetto di valore assoluto di un numero è quello di considerare il numero stesso senza che abbia un segno...
Si definisce modulo di x e si scrive | x |:
lo stesso x, se x è positivo
x cambiato di segno (cioè -x), se x è negativo... ”.
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"Così è se vi pare...".


I criminali si circondano sempre di persone in giacca e cravatta, che sono andate all'università ad apprendere l’arte dell’inganno burocratico…”.
Neruda
Osserva, attentamente (attraverso la “formula”), la differenza sostanziale che esiste, ad esempio, fra 1) la forma perfetta di un fiocco di neve, 2) la forma perfetta di una bottiglia di plastica e 3) la forma – come la definiresti? – dell’edilizia popolare:
c’è, sicuramente, qualcosa che “non va”.

giovedì 9 febbraio 2017

Desolazione.


"Cosa risplende al centro della galassia"?
Ricordo tutto sino all'incidente. Non riesco ad assimilare nuovi ricordi... Di cosa abbiamo parlato?...”.
Memento
L’umanità, auto confinata nel “qua, così”, è in una situazione “sospesa tra cardini”, che la sorreggono sin tanto ché… tutto si trasforma, mentre nulla cambia (nella sostanza).
Ossia è tra:
ricordo tutto sino all'incidente
e
non riesco ad assimilare nuovi ricordi...
Nella realtà manifesta (“qua, così”) di parte, AntiSistemica (by dominante), l’umanità:
non ricorda
a partire dal momento di “è già successo”
e
riesce “ad assimilare nuovi ricordi
conseguenti al “Big Bang (momento)”.

mercoledì 8 febbraio 2017

L’assurdo Reset.



Una figura stilizzata - su una parete, lavorata dall'erosione di molte migliaia di anni – che sembra acclamare, riverire, prostrarsi, pregare… qualcosa che è “nell'alto dei cieli”, probabilmente, è in una simile “posizione” poiché teme per ciò che vede
"Abraracourcix... come tutti i Galli del fumetto è estremamente coraggioso e non ha paura che di una cosa:
che il cielo gli cada sulla testa...".
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La figura stilizzata, teme per sé.
Ed è ritratta in quella maniera, dato che “si difende” da qualcosa, che le risulta come “una invasione del proprio spazio esistenziale”. 
Il portare le braccia in alto, non è sempre un pregare


Anche la sola “luce”, diventa una fonte dalla quale proteggersi, istintivamente, il volto.
Così, attraverso la via interpretativa “religiosa”, si confonde una testimonianza di ciò che “è già successo (tutto è compiuto)”, per ciò che – all’opposto – inizia a diventare la prima forma di “censura” della storia deviata “qua, così”.
Quando, l’elevare le braccia al cielo, corrisponde ad un difendersi e quando, invece, è un atto di devota preghiera?