Il “Gratta e vinci” diventa il “Gratta e-vinci”; cioè l’esperienza del vivere, il “grattare” alla porta della Vita sino alla soglia della Morte, al fine di evincere, ricavare, comprendere il significato ultimo e profondo di una simile esperienza. Viviamo in un mondo fatto di frattali. A mio modesto e, forse allucinato, parere ho constatato questo “filo” teso che collega due aspetti tanto diversi eppure complementari del “gioco” della Vita.
La popolazione italiana, e non solo nel mondo, sta diventando sempre più “anziana”; e cosa vuol dire? Che ci sono sempre più persone che possono vantare molta esperienza di Vita. Non è forse una grande ricchezza questa? Perché vediamo sempre questo fatto come e solo un fenomeno negativo? Non facciamoci condizionare anche in questo ambito. La “maggiore” età è foriera di profonde riflessioni e apertura verso quella parte di sè che, durante gli anni “ruggenti”, non ci si era mai soffermati a “misurare”. Ogni età ha il suo tesoro. Queste parole che vado a scrivere hanno l’intenzione di risvegliare e di focalizzare una certa sensibilità nei confronti di un ambito dell’esistenza non molto compreso e valorizzato dall’attuale modo di “essere” generale. Un mondo che va sempre più veloce, che lascia indietro chi non ce la fa; un mondo ancora estremamente competitivo, famelico, cannibale. Gli anziani vengono messi in un angolo nonostante l’enorme ricchezza umana accumulata in una intera Vita di esperienze uniche.
I “nonni” sono preziosi tanto quanto i bimbi, i nipotini. Nelle loro ultime “tornate” di Vita, nella solitudine, riescono a recuperare il rapporto con la propria Anima, annullando tutto il rumore di fondo dell’Antisistema. Giunti sul “fondo”, più sotto di così non possono andare, per cui iniziano a “riemergere”, e ormai sappiamo che una “buona” Morte è foriera di una prossima Vita molto più in equilibrio.
Se solo avessimo consapevolezza che un bimbo di oggi, meraviglioso, è il “surrogato”, il risultato di molte Morti di ieri, ebbene cambierebbe immediatamente il modo di percepire il mondo e la Vita.
Dunque, ci manca proprio il tassello fondamentale della consapevolezza di essere eterni e di origine divina; e quel “tassello” non manca a caso, ma va cercato attraverso il cammino nel tempo, ossia tramite l’esperienza della Vita: Vita dopo Vita.
Accettata la nostra Natura intima, tutto muta e cambia la percezione dell’attimo presente; allora la Vita si apre come un fiore di inestimabile bellezza tutto da assaporare, tutto per noi.
Leggiamo dei brevi estratti, presi da internet, relativi alla Vita di alcuni personaggi famosi televisivi, che dopo una intera Vita di “privilegi” giungono vicini al cospetto della “fine”, maturando una sensibilità superiore. Per alcuni si è trattato di esporsi, di accettare una nuova condizione, di essere coraggiosi, etc:
Corrado, riservato e schivo, lontano dalla politica, coronò una carriera durata cinquantacinque anni, lavorando ininterrottamente e rimanendo sempre alle vette del successo. Si congedò dal grande pubblico durante l'ultima puntata della sua Corrida nel dicembre del 1997, quando all'insaputa di autori e produttori recitò con gli occhi lucidi visibilmente commosso questa poesia:
Abbiamo cominciato un po’ in sordina
questa Corrida, decima edizione.
Ci siamo detti: “moh, andrà come prima”.
E invece è stato un vero successone.
Non è che prima avesse brutti ascolti, no...
Si sa che si è difesa sempre bene,
ma mai come quest’anno, a conti fatti,
davvero in tanti siamo stati insieme.
Abbiamo fatto un record di ascolti,
e sotto sotto, è dispiaciuto a molti.
Ospiti illustri contro strana gente,
che quasi sempre non sa fare niente.
Ma poi, come è finita lo si sa:
ha vinto questo nostro varietà
e dico varietà, badate bene,
e fatto pure come tivù comanda.
Perché vi giuro, ho un po’ le tasche piene,
di udire la peggiore delle offese
che alla Corrida fanno la domanda
(come qualcuno scrisse a suo tempo),
soprattutto gli scemi del paese.
È gente che si vuole divertire.
Hanno una dote che non è pazzia,
e ce l’hanno in pochi: si chiama autoironia!
In quanto a me, sono stato fortunato
perché ho trovato collaboratori
che forse più di me hanno sudato
e più di me meritano gli allori.
Sono tanti e i nomi non li posso fare,
vorrei, ma finirei con l’annoiare.
È andata bene pure grazie a loro
perché un successo non si fa da solo.
E adesso la Corrida finirà,
forse per sempre, forse, chi lo sa...?
Qualcuno, e questa è ormai un’istituzione
tra un poco ne farà un’imitazione.
Pazienza, io mi sono divertito per tanti anni
ed è arrivato il tempo di dare il mio commosso benservito,
ma chi lo sa se poi non me ne pento?
Lo so, mi mancherete e pure tanto.
E se c’è stato uno scemo del paese
Oh! M’ha insegnato, non sapete quanto,a sorridere e a non aver pretese.
Fonte: Wikipedia
Enzo Tortora torna in televisione il 20 febbraio del 1987, quando ricomincia con il suo Portobello. Il ritorno in video è toccante, il pubblico in studio lo accoglie con una lunga standing ovation. Tortora, leggermente invecchiato e fisicamente molto provato dalla terribile vicenda passata, con evidente commozione pronuncia serenamente la famosa frase:
"Dunque, dove eravamo rimasti? Potrei dire moltissime cose e ne dirò poche. Una me la consentirete: molta gente ha vissuto con me, ha sofferto con me questi terribili anni. Molta gente mi ha offerto quello che poteva, per esempio ha pregato per me, e io questo non lo dimenticherò mai. E questo "grazie" a questa cara, buona gente, dovete consentirmi di dirlo. L'ho detto, e un'altra cosa aggiungo: io sono qui, e lo sono anche per parlare per conto di quelli che parlare non possono, e sono molti, e sono troppi; sarò qui, resterò qui, anche per loro. Ed ora cominciamo, come facevamo esattamente una volta".
Molti attori famosi italiani, tra i “padri fondatori” della televisione, terminarono la carriera e la Vita, in maniera perlomeno “bizzarra”, altri la iniziarono in maniera “bizzarra” e poi trovarono “accomodamento”; ricordiamo solo a titolo di esempio:
- Ugo Tognazzi ed il suo “Petomane”
- Walter Chiari e l’arresto per droga
- Vittorio Gassman e la sua profonda depressione
- Gino Bramieri ed il suo peso
- Mike Buongiorno e la sua esperienza di carcere durante la seconda guerra mondiale
- Alberto Sordi e la sua “singlitudine”
- Totò è i problemi agli occhi
Queste persone, queste Anime hanno vissuto e scoperto di poter esistere sotto le luci dei riflettori; dunque per loro le “luci” erano doppie. Attori che facevano l’attore di professione.
Per questo motivo, chi di loro non veniva da situazioni karmiche di particolare equilibrio, trasmutò il successo nel mondo del lavoro in una discesa esperenziale tragicomica. La confusione che doveva regnare in loro, lontani da problemi di sopravvivenza, si riversò sui “riccioli” dell’onda della Vita che, non sempre, seppero mantenere.
Il ricordare questi uomini è sempre un fattore di rispetto e di “riassunto” di una Vita in poche righe, proprio quello che significa entrare a far parte di una enciclopedia; leggiamo ad esempio l'orazione funebre per la morte di Totò, tenuta da Nino Taranto:
"Amico mio, questo non è un monologo, ma un dialogo perché sono certo che mi senti e mi rispondi, la tua voce è nel mio cuore, nel cuore di questa Napoli, che è venuta a salutarti, a dirti grazie perché l'hai onorata. Perché non l'hai dimenticata mai, perché sei riuscito dal palcoscenico della tua vita a scrollarle di dosso questa malinconia che l'avvolge. Tu amico hai fatto sorridere la tua città, sei stato grande, le hai dato la gioia, la felicità, l'allegria di un'ora, di un giorno, tutte cose di cui Napoli ha bisogno. I tuoi napoletani, il tuo pubblico ha voluto che il suo Totò facesse a Napoli l'ultimo "esaurito" della sua carriera, e tu, tu maestro del buonumore questa volta ci stai facendo piangere tutti. Addio Totò, addio amico mio, Napoli, questa tua Napoli affranta dal dolore vuole farti sapere che sei stato uno dei suoi figli migliori, e che non ti scorderà mai, addio amico mio, addio Totò".
Quanta Vita, quanti episodi, quanta esperienza: grazie di cuore a queste scintille divine che ci hanno rallegrato e commosso. Ma teniamo sempre ben presente che ognuno di noi è un grande attore; ogni Vita è indimenticabile perchè tanto ricca di umanità, di cui la sofferenza è un ingrediente basilare.
L’immagine di testa è relativa al necrologio di Sandra Mondaini per il marito da poco scomparso; un annuncio bianco con la sola scritta “Raimondo non c’è più”.
Vorrei rivolgermi a questa donna, in un momento tanto particolare, sussurrandogli le vibrazioni eterne dell’Amore incondizionato che anima l’intero creato:
Raimondo non c’è più, ora semplicemente “è”…
Incantato dalla Vostra grande Storia di Vita vissuta insieme: un grandissimo esempio per tutti noi…
Grazie infinite