martedì 3 maggio 2022

No pax.



La pace sia con te…”. Ma, non era la “forza”? Bah.

Pax = pace. Se invii armi, comunque sia, sei contro la pace = sei un “No Pax”

No?

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Sei nella Pax Americana. Ma...
Jeffrey Sachs al Corriere: “il grande errore è credere che la Nato sconfiggerà la Russia...”...

2 maggio 2022 Link

Molto bene.

Toh: cosa vedono i miei occhietti? Ali da demone, serpentello, etc.
Il consuetomistero. Ci sei? Allora, an-nota per bene...

Da oggi (indefinitamente) inizierò a diminuire l’attenzione verso il diario condiviso online SPS. La situazione personale attuale lo richiede. SPS è un’opera del tutto gratuita, che non permette alcun tipo di sussistenza. E, purtroppo, qualcosa che non mi posso più permettere. Memore dell’esperienza del 2014, non farò lo stesso errore (chiusura totale). Semplicemente, continuando nella tradizione del “diario personale (che deve raccogliere ogni periodo storico della propria vita)”, SPS verrà dimensionato in funzione di quello che riuscirò, comunque, a riportare

contento? 

Sai, a furia di rivolgersi al “nulla”, è facile sviluppare la facoltà di “parlare nel vuoto”. Un po’ come dialogare con il muro o lo specchio. O i famigerati “mulini a vento”. 

Lo so che non interessa ma è più forte di me: ci tengo. 

È come avere aperto un locale da tredici anni e…, insomma, essersi affezionati alla situazione in sé, a prescindere dai “coperti”. 

 

lunedì 2 maggio 2022

Tecnica dello stordimento ripetuto ed immaginazione.



Resti di Grandi Alberi e loro sangue.

Hai presente cosa significa e comporta l’essere nel mezzo di un bombardamento intenso, che non smette mai? 

Lo potresti “sapere (intuire)” se aprissi gli occhi proprio in questo momento: 

certo, non si tratta di bombe vecchio stampo, bensì di “missili intelligenti” che assumono la valenza dottrinale della “in-forma-azione” in toto. 

Con “te” lor signori stanno adottando una strategia: quella della dis-attenzione. “Sai tutto” ma… “niente” = prendi posizione per “partito preso”. Non decidi

aderisci. Perché più “conveniente”. 

E la coscienza? “Tutto apposto”. Ogni celebrazione è sempre buona per la consueta “grigliata tra amici”. 

Che importa cosa stai festeggiando? 

L’importante è partecipare (alla “festa”). Dopo avere ribaltato il 25 aprile, è arrivato il turno anche del primo maggio: dalla “liberazione” al “lavoro” il passo è sempre quello “breve”, che cancella dalla mente il significato, la sostanza, mentre lascia del tutto intatto lo spazio dedicato, però, allo s-vuoto di quanto “già successo”. 

In ciò, puoi “vedere” la diversa consistenza di due diversi momenti di “è già successo”:

quello eco-dominante

vs

quello post “liberazione” e post “diritti lavorativi”. 

Tutto qua. Due “momenti” essenzialmente in gerarchia, aitè. 

 

venerdì 29 aprile 2022

Collaterale.


Parallelo: conseguente (sovrapposto).
Studiato. Come una lesione.

Che ti aspetti e dunque che ti attendi; che hai calcolato anzitempo, preventivamente. In ogni guerra tale “misura” viene presa in considerazione. Ma non conta oltremodo. Nel senso che, “sì, dispiace, ma…”. No? Il più che classico “è uno sporco lavoro, ma…”. Sullo stile, “armiamoci e partite…”.

O, ancora:

alcuni di voi potrebbero morire ma è un sacrificio che sono disposto a fare…”.

Lord Farquaad

Hai presente? 

Come, del resto, “fare il gay con il culo degli altri”. Tenendo conto, dunque, del principio della proporzionalità? Bah. Come al solito, “sulla carta”. Tenendo conto o calcolando anche l’eventuale contesto “legale” che sussiste sia prima che durante/dopo la guerra. 

Anche se “una guerra è per sempre” quando questo strumento è costantemente mantenuto accordato. 

 


Ergo, quando ne dipende anche la “legge” stessa. Chi vince?

Guerra, infatti, non è solo s-boom, sdeng, crash, etc. Come forse hai potuto imparare, la guerra è anche la “guerra”:

anche quando non è dichiarata ma… c’è, in maniera sottile. 

Quella “commerciale” ad esempio. O quella “fredda”. Con la guerra più apparente che entra in scena quando è l’ultima misura. Alias? Bè, ad esempio ma causalmente, allorquando uno Stato è fallito economicamente e allora pur di continuare a far finta di niente = insistere, non esita a fomentare il più che classico conflitto armato sino ai denti. 

E, dal momento in cui non è che la guerra la dichiari “così”, allora la stessa va innescata con ogni misura del “caso”. Ergo, dopo o durante la “pandemia fantasma”, che ha provocato miliardi e miliardi e miliardi di “danni collaterali” a causa della “cura” imposta, e dopo il fallimento della US Corporation, che dire? 

È proprio di una guerra aperta e condivisa, che gli “Usa” necessitano al fine di stendere un pietoso velo sul disastro già avvenuto, all’insegna dell’essere “già successo” di più antica data (o, meglio, da cui occorrerebbe contare il proseguo degli anni a decorrere conseguentemente).