“Un giorno capiremo chi siamo senza dire niente
e sembrerà normale
immaginare che il mondo scelga di girare
attorno a un altro Sole.
È una casa senza le pareti
da costruire nel tempo, costruire dal niente
come un fiore fino alle radici…
Com'era il mondo prima di te?...”.
Il mondo prima di te - Annalisa
Già: com'era il mondo prima di… “te”?
Quando eri (in) te. Chi lo sa. Non ricordando direttamente, chi può avere ragione. Forse gli “storici”? Forse gli “esperti”? Forse la versione “ufficiale” della storia? Allora hanno ragione tutti e nessuno, poiché il “com’era” rimane materia sottile, avendo dimenticato.
Perché “dimenticato”?
Perché “ora” si fa… ricerca. Ergo? “È già successo” qualcosa che “ora” cercano di… studiare. Una “antica civiltà” è scomparsa? Allora le “è già successo” qualcosa. No? È questo il meccanismo: la diretta è una cosa, la differita è un’altra.
E, nella differita (nel “poi” che comunque viene dipinto sempre da “ora” oppure come “modernità”) la presunzione è quella di ritenere di “avere capito”. Una simile conclusione è quantomeno relativa, non visto che l’atteggiamento da cui si elegge la “verità” appartiene ad uno status quo che rivela, essendo “di fatto” = è ancora facente p-arte di ciò che “si studia”, ma che non è affatto estinto o scomparso, bensì “manca”, laddove la mancanza è una strategia.