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È inutile.
Rispetto alla cosiddett3 “storia” (ch’è deviat3 nonché deviazione), nel cui racconto ti ci auto disperdi dentro - essendo anche “finzione letteraria” e scenografia ad hoc (nel) “qua (così)” reale, fisic3, manifest3, etc. -consegui e basta;
il che significa = non dipende da te, poiché dipende da “te”, laddove per “te” devi prendere atto che tale forma di “potere (potenziale, intenzione)” rimane alquanto annacquat3, poiché, appunto, dipendenza, conseguenza, effetto collaterale causale ovvero ragionamento, piano, progetto, “illuminazione artificiale” da “a monte”, rispetto ad “a valle”, dove credi di far dipendere tutt3 da te/“te” e, invece, contemporaneamente ma gerarchicamente… consegui.
Ecco la “democrazia”, il progresso che si basa e si fonda e fonde con il “fino a dove riesci a seguire il giro del fumo (che, guarda non caso, tende sempre proprio a sfuggirti, anche per ragioni analogiche fisiche)”.
Mentre desumi di poter “Fare…”, sei fatt3.
Spesso (o, meglio, pressoché… sempre) vengo/sono come “visitato”, da sensazioni, input, emozioni, informazioni, ricordi, retrogusti, amarcord, dati, memorie, pensieri non pensati, emanazioni, aloni, echi, vortici, o quell3 che “è”, etc. etc. etc. capaci di rendermi perennemente attento.
È un’abitudine all’auto decodificare attraverso un cert3 tipo di atteggiamento, tutt3 ciò che succede poiché “è già success3” e continua a succedere.
Già.
A volte, è sufficiente una nitidezza dello schema logic3, al fine di linearizzare l’inter3 filiera d’eventi, con la ragione fondamentale “a monte”. Un po’ come sostenere l’analogia famos3 del “buco con la menta intorno…”:
ecco che, allora, (nel) “qua (così)”, ti accorgi solamente di ciò che gira tutt’intorno a qualcosa, che “è” qualcun3 che, all’opposto, seppure centralità portante non esiste; c’è
ovvero (è come un “buco”)
rimane come immanifest3 sullo sfondo della propri3 “creazione”.
Insomma, non metti a fuoco il “buco”, perché tutt3 ciò che appare intorno, sembra essere e costituire... “tutt3”.
Mumble, mumble… che cosa abbiamo? Di “cosa” parliamo? Di che si tratta?
Quando ti deciderai a riferirti direttamente?
La particella “chi”, non ti dice proprio nulla? Oppure, in tal “caso” applichi il Vangelo, la Bibbia, e… eviti di giudicare (perché? Forse, per non essere giudicat3?). Infatti, non sai nemmeno tu, chi sei.
Bah. Intanto… (sì, devi renderti anche conto che esiste anche l’intanto, il durante, ciò che funziona nutrendosi dell’inter3 recitazione/precipitazione, se non addirittura anche del “teatro”), continua a succedere qualcosa, che “è” qualcun3 – ovvero – “chi” (senza punto di domanda; non è una domanda).