mercoledì 13 gennaio 2016

Sperare e disperare, fissa lo status quo.


 
Ci sono “aspetti storici”, appartenenti ad un passato già disinnescato (vista la estrema lontananza dal presente, nel quale lo status quo ha sufficientemente camuffato se stesso da “nuovo”, per risultare ormai apparentemente altra cosa, rispetto a ciò che l’analisi logica del passato denuncia apertamente) e che, proprio per questo, possono emergere per passare in rassegna (pubblica sfilata) al “tuo” giudizio, previo passaggio e trattamento per “mano critica, censoria e preventiva, altrui”.
Questi “aspetti storici” ti sembrano sempre legati ad “altri tempi”, ormai superati da quell’onda di “progresso, sviluppo e civiltà”, che riconosci al presente (la stessa cosa che è sempre accaduta, anche quando – un esempio – venne adottata la modalità della tortura e della morte violenta in pubblico, durante l’intero periodo della “santa inquisizione”).
E questo tuo gongolare, relativamente allo “stato dell’attualità che ti amministra perché ci sei completamente dentro, poiché riverso/a dentro”, non è altro che il poter osservare – finalmente libero/a da ostacoli, molto spesso, “ufficiali (segreto di stato)” – qualcosa che regolarmente si è abbattuto sulla società intera, per diverse decine se noncentinaia di anni, senza che la Massa potesse esprimersi sulla relativa liceità (giustizia sostanziale), visto che non è mai stata, la Massa, a decidere di “propria sponte”.
Finalmente, quando non può più “fare male allo status quo”, emerge un intero processo storico deviato (sempre senza apparato “radicale”, ovvio. Come l’erba gramigna, strappata bruscamente dalla terra, senza accorgersi che “l’erba non finisce con l’erba apparente stessa, ma prosegue non vista sotto alla coltre della terra”). 
 
Ormai va di moda. No? Ti dicono “tutto” relativamente a… E te lo dicono in grande e sfrontata differita, quando ormai non esiste più la generazione che ha vissuto quella “esperienza”. Un “ritardo” che sta diventando sempre più “piccolo”, tuttavia, visto che di tanto in tanto emergono “scandali abbastanza recenti (come quello relativo al Vaticano, ad esempio)”.
Una svolta nella prassi, che non nega quella principale (il grande ritardo post disinnesco/reset: ciò che è già successo), che rientra nel più generico ambito del “grande numero di frecce al proprio arco”. Una strategia o, meglio, una variazione sul tema
Una sfumatura. L’ennesimo dubbio instillato dentro, visto che agli scandali "ti ci puoi addirittura… abituare (altra strategia)".
   

martedì 12 gennaio 2016

Conseguente da un punto.

 
 
Proprio “non ce la fai” a ritenerti all’interno di qualcosa. Qualcosa dall’apparente “ingombranza” del tutto.
Così risulta che Dio è uno scoiattolo…”.
The Revenant
Proprio non ce la fai a ritenere Dio, in ogni e qualsiasi sua forma, una “invenzione” generata inizialmente e poi continuamente evocata/invocata, per paura, per strategia, per simbolismo frattale espanso. Le cause sono diverse, perché sei nella gerarchia dominante tutto e tutti. E la “complessità” è diventata una maschera da indossare “user friendly”, come se… tu conoscessi quello che pubblicizzi “qua, così”, ad ogni livello della tua interazione con il reale manifesto, ignorando l’attore del Dominio che “impazza proprio per questo motivo”.
Quando il gatto non c’è, i topi ballano”.
Ora, il “gatto (Dominio), non c’è ma esiste”, per cui… i “topi (l’umanità) ballano, su una infondata ragione, legata al ‘non vedere, quello che non è manifesto ma c’è/esiste’”.
Ergo:
su quale musica “ballano”? Chi la risuona? Chi controlla il “ritmo”? Chi sceglie autenticamente?
Chi “gode sostanzialmente”?
Chi o che cosa, non importa, per ora. Importa che “te ne accorgi”.
Il Dominio è sempre “qua, così”, con te. E tu sei con “lui”. “Così in cielo come in terra”. Amen.
Padre nostro che sei nei cieli…
Il distacco che esiste tra "i cieli e la terra" è pressoché inesistente, perché c’è sempre qualcosa che riunisce gli spazi e le delimitazioni.
Tuttavia, esiste... nel momento in cui, “non ti accorgi di essere collegato/a e non ti accorgi della compresenza dominante”. A quel punto, c’è distacco. Lo spazio si svuota e sembra, così, vuoto.
Tanto vuoto da iniziare a drenare, da te, un senso proprio che è una tua proiezione, desunta dall’abbaglio del “non vedere e non ricordare, più”.
  

lunedì 11 gennaio 2016

La crescita esponenziale annulla il tempo.


Crescita istantanea massima = "essenza".
SPS, nella propria attività di “prendere spunto dalle notizie di cronaca giornaliere, d’ogni tipo”, si è accorto che contengono un grande quantitativo di “errori (grammaticali)” e, a livello frattale espanso – dunque – anche di tipo “sostanziale (di parte)”.
Come ti spieghi gli errori (grammaticali), visto che “gli altri” non lo riconosci come tali (ed in effetti, non sono propriamente degli... “errori”).
Con la “gran fretta di copia/incollare”? Di "arrivare prima"? Con la superficialità del non controllare, minimamente, ciò che si è scritto (copia/incollando)? Con la scarsa professionalità derivante dalla viralità informazionale vigente in Rete?
ViralitàCapacità di diffondersi in modo particolarmente veloce e capillare, utilizzando i nuovi mezzi di comunicazione
Link
Che cosa si “diffonde”, quindi, assieme ed oltre all’informazione? L’errore (la strategia dell'errore). 
Gli errori (d’ogni tipo).
Ma… in un ambito "professionale della professione", che – al limite – “usa anche gli improvvisatirifornitori dilettanti (blogger & co.) conviventi per mezzo di Internet”, che cosa – nella sostanza – si propaga insieme all’informazione?
Dipendenza (mascherata da "necessità").
Una forza inerziale, di sospinta, che segue immantinente la corrente dominante. Qualcosa che contiene e diluisce anche l’errore, che “ci sta e rende più umana l’informazione”. Ergo:
in questa presunta “umanità fallace”, anche coloro che hanno smesso (non si fidano) di seguire Tv e giornali, assorbono ugualmente – per mezzo delle “nuove tecnologie” – ancora e sempre/solo lo stesso identico segnale importante AntiSistemico, poiché… dominante inverso, rispetto a ciò che ti aspetti in termini di “giustizia, etica, morale (qualsiasi “cosa”, questi termini, vogliano dire e si attribuisca loro, come definizione da sbandierare, di tanto in tanto, allorquando si è chiamati ad esprimersi di fronte ad una tazzina fumante di “buon” caffè).
Gli “errori grammaticali (imprecisione)” rendono più umana la professione - anche quando non si tratta nemmeno di professione ma, al contrario, si considera l’opera virale del copia/incolla... come una professione?