giovedì 8 maggio 2014

Primo: rendersi conto.


Quello che vede è il risultato di una programmazione geniale. Un’imitazione del libero arbitrio
Io, Robot.
Certe volte tendo a dimenticare quello che “intuisco da Tempo".
Certe volte, a fronte dell’atteggiamento ed alla pressione ambientale, tendo a tornare ad interpretare l’usuale livello di condotta, definibile e definito come “normale”. Ossia, a volte, torno a vedere questa Vita nella maniera convenzionale… ed è “lì” che mi accorgo di essere sostanzialmente diviso, frammentato in indefinite parti:
in... ciò che vede in molti modi diversi e ciò che “non vede in molti modi diversi”.
Già; ad una certa “quota” la divisione sussiste ancora e non è differente rispetto al “prima o al sotto”.
Si rimane sempre all’interno di qualcosa che “toglie fiato, ossigeno e certezza”.


La mente rimane l’imbuto dal quale tutto sembra per forza passare.

La mente funziona in una configurazione particolare, da molto Tempo (almeno, dalla fine dell’ultima grande glaciazione, ossia, circa 12.000 anni or sono). Ma non si può mai, con troppa sicurezza, uniformare la visione, essendo la stessa una caratteristica della frammentazione all’interno della quale si è. Proprio come se l’opera frammentante fosse un “oggetto forse nemmeno pensante”, mosso dalla sua ispirazione e procurante al di sotto l’effetto della frammentazione e cioè:
il corso della storia deviata umana.
Le parti e.. la parte.
La parte e… il suo motivo, la sua ragione.
La ragione che deriva dall’opera non locale dell’atto ispirante.
Atto che per sua natura risulta come inarrivabile, dal punto prospettico dei “frammenti”, perché ampiamente e sostanzialmente “distaccato” da ogni tipo e genere di effetti collaterali, più o meno diretti.
Quand’è che uno schema percettivo, diventa coscienza? Quand’è che una ricerca diversa, diventa la ricerca della verità?
Io, Robot.
Macchine che creano altre macchine. Perché l’umano non dovrebbe rientrare in una simile piramide o scala di appartenenza? Perché l’umano colloca se stesso al di fuori del loop? Che cosa lo convince a farlo? Il fatto che esso, a differenza di una macchina, pensi di avere un’Anima o perchè si può riferire ad un Dio?
 

mercoledì 7 maggio 2014

L'esterno di quello che "sai".


Con alta probabilità, simbolismi a parte, l’impero di Atlantide non fu altro che un’estensione territoriale, in un epoca di progressivo distacco del blocco unico “originario” delle terre emerse. Qualcosa che, oggi, difficilmente puoi... "capire".
Qualcosa che è passato senza, tuttavia, essere mai "tramontato". Qualcosa che rappresenta le "pareti di un esterno", in riferimento a tutto quello che "sai"...
Pangea… è il supercontinente che si ritiene includesse tutte le terre emerse della Terra durante il Paleozoico e il primo Mesozoico…
Il nome "Pangea" fu attribuito nel 1915 da Alfred Wegener, in seguito alla formulazione della teoria della deriva dei continenti. Il vasto oceano (o "superoceano") che circondava il supercontinente viene chiamato Panthalassa ("tutto il mare"), mentre l'ampia insenatura che separava parzialmente la parte settentrionale da quella meridionale prende il nome di Oceano Tetide

La Pangea si sarebbe spezzata circa 180 milioni di anni fa, a causa del processo della tettonica delle placche, dando luogo ad altri due supercontinenti: 
la Laurasia (supercontinente del nord) e la Gondwana (supercontinente del sud). 
Dall'ulteriore frammentazione della Laurasia e della Gondwana deriverebbero gli attuali continenti.
Fu all'inizio del XX secolo che il fisico tedesco Alfred Wegener fu attirato da una strana coincidenza
la forma della costa occidentale del continente africano e quella della costa orientale del continente sudamericano combaciavano perfettamente…
Ad un certo punto, la Pangea, si “spezzò”, dando luogo a svariate situazioni di mezzo, anticipanti l’attuale “forma”. La “terra di mezzo” (Atlantide, ad esempio) è ciò che è esistito fisicamente tra frazioni di Tempo che uniscono il passato al presente.
Ad un certo punto, tra le sponde di ciò che conosciamo oggi, nell’oceano Atlantico, esistevano regioni di terre emerse che, in un certo senso, davano continuità alla frammentazione in corso d’opera.

Il Mondo è cambiato e sta ancora cambiando, in quanto è “preda” di ogni genere di (ri)flusso ed influsso, corrente e/o autoesistente motivo di “crescita”. È, appunto, nel lavoro di David Wilcock (The Divine Cosmos) che si accenna all’espansione del globo terrestre, proprio come se stesse "crescendo"
Ovvio che un simile moto provocherebbe la rottura di quelle parti più… adatte a cedere.
 

martedì 6 maggio 2014

Forma d'onda, confine e rimbalzo.


Finalmente entrammo in una galleria che divenne sempre e sempre più ampia finchè, a un tratto, la volta scomparve, portandosi a un’altezza alla quale la luce delle torce non poteva giungere.
Ancora un centinaio di metri e ci trovammo sull’orlo di un’acqua quale non avevo mai veduto. Era nera e immobile, oscura in modo da sembrare quasi invisibile, più simile a un pozzo senza fondo che a un lago.
Non un’increspatura ne turbava la superficie, non un suono violava il silenzio. Anche la roccia sulla quale ci trovavamo era nera; riluceva alla luce delle torce…
Antiche civiltà ed alieni - Lobsang Rampa
Prima di “venire alla luce” - qualsiasi “cosa” sia la… luce, che pensi di conoscere (senza avere la possibilità di confrontarla con nient’altro, che non sia di questo Mondo) - dove sei e che cosa sei? 
Non è, forse, il nascere paragonabile all’attraversare la sopracitata “galleria”, per poi sbucare da qualche altra parte a diversa intensità luminosa? Non è forse come il camminare, il procedere in un ambiente sconosciuto per poi, alfine, giungere al cambiamento di densità, derivante dall’atmosfera presente in un altro ambiente?
In tutto ciò… cosa rappresenta l’umano ed il suo incedere? In quale misura, l’umano, interagisce con l’ambiente che lo… accoglie (?)?
Trattasi di una invasione, di un “taglio netto”, oppure, di un’apertura dalla quale si fuoriesce per iniziare a camminare in altro modo? Gli ambienti che natura hanno? Che cosa sono e cosa rappresentano?
Sei, forse, su un’astronave a scompartimenti stagni? Abiti, dunque, in un insieme di infrastrutture artificiali, oppure, in un insieme naturale di insediamenti riproposti da altro/i? O che altro?
Ritieni il territorio naturale, evidenziato sulla/nella Terra 3d attuale, la tua sede definitiva, anche dopo la tua morte? Cosa sai a tal proposito? Cosa significa, per te, il morire? Ed il… vivere? Che cosa sei? Chi sei? Di cosa sei fatto? Cosa ti accade quando muori? E quando vivi? E quando sogni? E quando dormi? E quando mangi? I tuoi pensieri sono veramente tuoi? Chi ispira tutto quello che è in questa dimensione fisica?

Esiste Dio o il Creatore, dal tuo punto di vista? Che cos’è il denaro per te? Ne sei succube in maniera oltremodo simile ad una malattia? Oppure in un certo senso ne sei immune?
Fai attenzione a quello che esprimi, in qualsiasi modo. Perché?