Partiamo dalla notizia, datata dicembre 2009, che ora in stazione potremo intrattenerci, attendendo il treno, con le nuove ed allettanti sale da gioco nate da un accordo commerciale tra le Ferrovie e Lottomatica. Con l’inaugurazione della sala giochi nella stazione ferroviaria di Savona, si è dato ufficialmente il via a questa nuova modalità di intrattenimento. Spero non sia questa la "soluzione finale", trovata dai vertici delle Ferrovie, per ovviare ai ritardi cronici inerente la circolazione ferroviaria.
La cosa certa è che, in questo modo, alle persone si offre la possibilità di svuotare del tutto il portafoglio, attendendo quel treno tanto sospirato.
L’inaugurazione della nuova sala giochi ha visto intervenire il Ministro Scajola, il quale ha espresso il seguente punto di vista:
"Non mi piace. Non ritengo che il gioco sia educativo. Un mio caro amico per il gioco d'azzardo ci è morto", al che non si è fatta attendere troppo la risposta di Mauro Moretti, amministratore delegato di Trenitalia; infatti rispondendo al ministro ha minimizzato: "E' un esercizio commerciale".
Mi chiedo; perché il Ministro Scajola ha partecipato se non d’accordo con detta iniziativa? Forse perché non poteva fare altrimenti? E quella sua espressione non è un modo “sottile” di sfuggire alle eventuali critiche dell’opinione pubblica?
Mentre la voce di Moretti risuona “per quella che è”, ossia veritiera, quella del Ministro distorce una dimensione personale piuttosto ambigua.
La scommessa vincente è, infatti, quella delle ferrovie e di Lottomatica che hanno dalla loro parte, la non indifferente fortuna che hanno speso gli italiani solo nel 2009 in giochi&scomesse varie.
Una media di 2,5 Euro al giorno a testa, circa 75 Euro al mese, 900 Euro all’anno.
Oltre 50 miliardi di Euro raccolti nel corso del 2009 nel campo della fortuna e dei giochi in Italia che, nella classifica mondiale, per quanto riguarda la spesa per persona nel settore del gioco e delle scommesse, si piazza al quinto posto.
Sino a qua i fatti sanciti dalla raccolta statistica e dagli incassi; poi si va sulla fantascienza pura quando si asserisce che:
Naturalmente, si gioca per vincere e molti ci riescono: sempre in media, degli 883 Euro investiti, ne sono tornati sotto forma di vincita 609.
L'uscita netta ammonta quindi a 274 euro in dieci mesi (quasi un euro al giorno).
E poi questo altro dato “indicativo”:
Nella divisione fondamentale fra giochi basati sulla fortuna e giochi in cui prevale l'abilità, la scelta degli italiani è chiara, puntando per l'84% sulla ricerca della fortuna e per il 16% sull’abilità dei pronostici.
Allora, dopo questo lungo preambolo, veniamo al dunque.
Ecco l’Antisistema in azione ancora una volta:
- coinvolge le istituzioni, ossia le persone che ricoprono quelle cariche, nonostante il loro diverso “principio”
- influisce sulle decisioni degli organi aziendali, perseguendo le solite logiche iper commerciali a tutto campo, senza remore di alcun tipo
- sfrutta dei cronici difetti delle infrastrutture in maniera tale da perseguire ancora più efficacemente i propri “intenti”
- evita il più a lungo possibile le risoluzioni di tipici problemi massivi, come il ritardo e l’ammodernamento delle carrozze ferroviarie, deviando l’attenzione della clientela verso strumenti di “ipnosi”, chiaramente funzionanti, come il gioco d’azzardo legalizzato
- crea, in tal modo, nuovi “adepti” o tossicodipendenti dell’azzardo alla fortuna, pescandoli da un bacino completamente estraneo, proprio come una stazione ferroviaria che “richiama” ogni tipo di cittadino.
- A livello energetico non risolve, ovviamente, nulla anzi ingarbuglia ancora di più le “acque”
Con 2,5 Euro al giorno di ogni italiano io avrei la ricetta per mettere in funzione un “motore” di ben altro calibro, chiamato Re-distribuzione etica del reddito!
Se, infatti, dovessi chiedere anche solo 1 Euro al giorno per soddisfare questo intento, collezionerei delle grandi e sonanti pernacchie.
Per poi osservare come questo “1 Euro” venga sperperato nei più disparati ambiti e modi, in virtù di un potere di acquisto oramai vicino al ridicolo. Quelle che erano le 2000 vecchie Lire in carta, oggi sono divenute pochi grammi di metallo senza distinzione di valore, letteralmente gettate via in 1000 ed 1 modi diversi.
E vengo al punto centrale del presente articolo; ossia le vincite. È per me vera e propria fantascienza quel dato che ho riportato poc’anzi. Sicuramente è una mia libera interpretazione, però non mi risuona per niente veritiera, nel senso che è troppo generosa nei confronti dei giocatori. Certamente ci saranno una moltitudine di vincite realizzate e non incassate per vari motivi, però il mio grande dubbio che vela solo una certezza è questo:
In Italia vige l’anonimato per coloro che vincono, ossia non si è menzionati ufficialmente e pubblicamente sulla “Gazzetta Ufficiale”. Certo si pagano le tasse sulla vincita, però il controllo si limita alla riscossione che, penso, sia “anonima”. Insomma è come se lo Stato si accontentasse di essere certo di intascare la tassa del 6% sulle vincite e stop. Ma perché? Perché in altri “paesi” invece le persone vincenti vanno a finire in televisione o sul giornale? Perché?
Il pensare comune “tradisce” questa linea: “Se fossi io a vincere vorrei che non lo sapesse nessuno. Pago le tasse e basta. Altrimenti mi ritroverei pieno zeppo di “amici”, parenti, amici degli amici che mi chiedono denaro, e poi la mia sicurezza sarebbe messa in pericolo”.
Quindi siamo tutti d’accordo con questo anonimato? In una Italia che fa la coda per apparire in televisione, una persona che ne acquisisce a pieno il “diritto”, declina una simile opportunità? I rotocalchi televisivi ed i giornali farebbero a gara per averci a “casa” loro. Ed il vincitore potrebbe ancora di più aumentare l’empatia dovuta al momento magico ed “arrotondare” con qualche copertina, qualche intervista, un libro, etc. Per quanto riguarda la sicurezza personale, non penso sia un problema, in quanto di ricchi ce ne sono a bizzeffe in giro; perché dovrebbero rapire proprio il nuovo milionario? Agendo con gli opportuni “accorgimenti” la situazione sarebbe sempre sotto controllo. I pericoli derivano semmai dalla poca abitudine a “maneggiare” tanto denaro, e un simile pericolo è strisciante sia nell’anonimato che nel pubblicizzare la propria vincita.
Ecco però la situazione che si viene a creare a livello di “controllo”. Se l’anonimato impera a ragion di legge, le vincite possono anche essere immaginarie, ossia possono anche non esistere e, pertanto, non assegnare quella parte delle giocate relative al montepremi. Pensiamo ai cento e passa milioni di Euro che recentemente erano in palio con il Superenalotto. Chi può dire che sono o non sono stati assegnati?
Chi controlla in un regime, ancora una volta, immaginario?
Questo meccanismo mi ricorda tanto il sistema delle Banche e le loro magiche potenzialità di moltiplicare il denaro ricevuto in custodia, in termini di possibilità di erogazioni di prestiti.
È ancora lo stesso principio badate. Vere e proprie illusioni “garantite” dalla legge.
Su 50 miliardi di Euro di raccolta, a ben vedere, almeno metà dovrebbe tornare ai giocatori; in realtà quanti saranno fisicamente incassati? Secondo me solo le piccole vincite esigibili subito in tabaccheria e poche altre eccezioni...
Oltre a certe somme, entriamo nel mondo delle apparenze, dei miraggi pubblici, nei vuoti di memoria della massa…
In questo buco nero che inghiotte denaro senza fine di continuazione, è impresa ardua invertire il senso del flusso…
“Meditate gente, mediate”…