Ma cosa vuole dire? Cosa può voler dire se non immaginare. Immaginare un mondo diverso; proprio come lo si vorrebbe. Cosa ci vuole? Quanto costa? Perché non lo riusciamo a fare? Perché non riusciamo nemmeno ad immaginare? Chiedetevelo. Cosa manca per immaginare? Forse il tempo? No. Quella è sempre la solita scusante, il capro espiatorio. Dunque? Forse la volontà? Chiedetevelo. E perché mai dovrebbe mancare tale “forza”? Cosa ce la porta via? Secondo me, la nostra partecipazione attiva nel mantenimento delle “infrastrutture” energetiche di un mondo che è stato sognato molto tempo fa, da noi stessi, ma che oggi è vecchio è stantio perché “superato” dalle necessità di evoluzione umana. L’energia vitale dell’uomo viene sacrificata, come un tempo l’agnello o oggi il tacchino negli USA, proprio per tenere in piedi ciò che deve collassare: questo modo di intendere la Vita. Un “modo” che mantiene in vita solo quella energia che abbiamo creato quando siamo scappati da noi stessi, anch’essa solo un capro espiatorio della nostra paura di affrontarci. Dunque tutto, infine, sembra sempre ruotare attorno alla nostra capacità di consapevolezza. Come bimbi spauriti, dimentichi di chi siamo, abbiamo manifestato il “controllo” fuori di noi ed oggi il “controllo” (l’Antisistema) è ancora qua. Ciò non si identifica con la natura del complotto, con il vedere a tutti i costi ciò che non esiste. Ciò si identifica con la presa di coscienza che abbiamo creato un “mostro” che corrisponde alla nostra parte “buia” e che corrisponde alla parte “buia” presente nell’Assoluto e che, noi dovevamo manifestare proprio per renderla evidente. Portare alla luce il buio sulla Terra, nella dimensione fisica dell’Universo; luogo nel quale è possibile comprendere veramente “cosa è il buio”, il male. Solo in questo modo il Creatore può evolvere e trasmutare quella parte di sé che non “conosce” all’evidenza della “Luce”. Ciò che sostengo è che l’Assoluto può farne a meno perché il pericolo latente è che, fuori controllo nella linea della creazione, possa comportare la distruzione della stessa creazione; possa cioè minare l’equazione della Vita. Secondo me il simbolo del Tao rappresenta una verità in via di trasmutazione a tutti i livelli. Il libero arbitrio “allunga” il proprio raggio secondo la ”maturità” degli attori coinvolti dalla creazione, ed in questo aspetto il frattale maggiore è proprio il Creatore, il quale necessita di evolvere come ogni altra manifestazione della propria immaginifica creazione. Non si può pensare altrimenti secondo il mio umile “sentire”. Il Creatore necessita, vuole, intende evolvere. E tutta la sua progenie rispecchia la sua volontà dettata dall’immaginazione di “andare avanti”. Lo sforzo al quale siamo chiamati è di partecipare attivamente al Piano Divino e non di rimanere impaludati nelle anse secondarie del flusso creativo. La prigione che ci siamo auto costruiti non ha odore ne sapore, non ci trattiene ma siamo noi che non riusciamo a staccarci.
Di questo sono certo come solo un bimbo lo è di vedere il proprio amico invisibile.
"Il farmacologo e psicoterapeuta francese Émile Coué (1857–1926) incontrò nel 1885 i maestri della scuola di Nancy, seguendo gli orientamenti di Liébeault e Bernheim riguardo al fenomeno della suggestione.
Egli intese l’ importanza delle relazioni sociali e del condizionamento che continuamente precostituisce la nostra mente, senza che possa esserci una cosciente valutazione. La vita dell’uomo è determinata dai condizionamenti importati e a tal proposito Coué scriveva: “Ed ecco che noi, così fieri della nostra volontà, che crediamo di compiere liberamente ogni nostra azione, non siamo in realtà che marionette di cui la nostra immaginazione tiene tutti i fili” .
Già Paracelso aveva capito l’importanza dell’immaginazione scrivendo: “Togliete la forza dell’immaginazione e non raggiungerete nulla”.
E’ alla facoltà di rappresentazione mentale che si deve il potere della mente. Non è la percezione sensibile ad agire nei processi mentali, ma la rappresentazione psichica. Anzi, sovente, tra volontà ed immaginazione sorgono contrasti, e solo agendo tramite le suggestioni sull’immaginazione del soggetto è possibile instaurare i processi ipnotici.
Per meglio comprendere il concetto della preminenza dell’immaginazione sulla volontà, vediamo gli assunti relativi:
- quando la volontà e l’immaginazione sono in conflitto, vince sempre l’immaginazione, senza alcuna eccezione;
- nel contrasto tra volontà e immaginazione, la forza di quest’ultima è in ragione diretta del quadrato della volontà;
- quando la volontà e l’immaginazione si trovano d’accordo, l’una non si aggiunge all’altra, ma si moltiplica con l’altra.
E’ l’autosuggestione che deve prodursi, il compito della suggestione è proprio quello di agire sullo stato cosciente dell’individuo e trasformarsi in “propria suggestione” attraverso l’immaginazione; in tal guisa Coué fa corrispondere l’immaginazione con l’inconscio: “E’ lui che noi chiamiamo immaginazione e che contrariamente a quanto è ammesso, ci fa sempre agire anche e soprattutto contro la nostra volontà, quando vi sia antagonismo tra queste due forze” (E. Coué, 1924)".
Fonte: http://www.aemetra-valeriosanfo.it/Cou%C3%A9%20%28metodo%29.html
Emile Couè
Chiediamoci perché i bambini sono sottoposti ai pesanti condizionamenti di ogni tipo, non per ultimo da quelli “sparati” dalla televisione. E perché la scuola sia tanto povera in questo senso.
"Quando un’idea si è impadronita della nostra mente al punto da farne sprigionare una suggestione, tutti gli sforzi coscienti fatti per resistere a questa suggestione non servono che a rafforzarla".
Emile Couè
Chiediamoci alla luce di questo enunciato cosa intendeva veramente Madre Teresa di Calcutta con questa frase: