"La sensibilità, di norma, è la facoltà di percepire attraverso sensori (nel caso di esseri viventi, gli organi di senso) stimoli provenienti da fonti esterne. Il termine assume tuttavia diversi significati a seconda dell'ambito:
- In fisica, sensibilità si riferisce al rapporto tra la variazione del valore misurato R e la variazione del valore reale E;
- In medicina, la sensibilità è la probabilità di un test diagnostico di indicare un risultato positivo (anomalo) nei soggetti colpiti dalla malattia («veri positivi»)
- In filosofia la sensibilità è l'intensità e l'acutezza con cui un soggetto intuisce col pensiero qualcosa di esterno a lui.
- In psicologia, sensibilità si riferisce alla disposizione di condividere un'emozione provata da soggetti altri da sé.
- In fotografia la parola sensibilità indica la maggiore o minore capacità di una pellicola di essere impressionata dalla luce".
Tramite questo sventagliamento di significati dello stesso termine, possiamo comprendere quanto abbia ragione Gurdjieff quando parla del linguaggio:
“Come regola generale, quando le persone si rendono conto che non comprendono una cosa, cercano di trovarle un nome, quando hanno trovato un nome, dicono che “comprendono”; ma “trovare un nome” non significa comprendere. Una delle ragioni della divergenza nello nostra vita fra la linea del sapere e la linea dell’essere, in altri termini, la mancanza di comprensione che è in parte causa e in parte effetto di questa divergenza, si trova nel linguaggio parlato dalla gente. Questo linguaggio è pieno di concetti falsi, di classificazioni false, di associazioni false. Soprattutto le caratteristiche essenziali del pensare ordinario, la sua vacuità e la sua imprecisione fanno si che ogni parola può avere migliaia di signfiicati differenti, secondo il bagaglio di cui dispone colui che parla, e l’insieme di associazioni in gioco al momento stesso. Le persone non si accorgono quanto il loro linguaggio sia soggettivo e quanto le cose che dicono siano diverse, benché impieghino tutte le stesse parole.”
Fonte: “Frammenti di un insegnamento sconosciuto” di P.D.Ouspensky
Ancora una volta è qua possibile comprendere il nostro stato di separazione, non solo personale, tra sé e sé, ma addirittura da ogni altra persona. E trascinandosi per tutta una intera esistenza, dalla culla al capezzale, l’uomo tenta di comprendere l’essenza delle “cose” utilizzando degli strumenti, i sensi, che non sono “progettati” con lo scopo preciso di dare la “comprensione” ma, soprattutto, per permettere la sopravvivenza, ossia di comprendere l’arte del vivere fisicamente immersi in una natura ritenuta ostile. È questa la modalità con la quale l’uomo moderno pensa ancora di vivere; seguendo la legge della giungla. Dilatando le narici quando sente nell’aria un possibile pericolo, quando il suo “territorio” rischia di essere calpestato da un altro uomo. Seguendo in questa maniera l’istinto primordiale di quando non aveva da mangiare e soffriva il freddo ed ogni altra privazione corporea, quando aveva paura del fulmine che cadendo accendeva il fuoco sulla terra, quando doveva difendersi da tutto e da tutti. Quando gli uomini di “Spirito” ci dicono che l’uomo dorme quando crede invece di essere desto, intendono proprio di lasciare una modalità nella quale dominano i sensi illusori della vita. L’uomo si illude di vivere perché ha scelto questa via…
Svelato il segreto dell’illusionismo
"Una formula magica e un colpo di bacchetta, e gli oggetti spariscono per magia. Ma il merito di uno dei trucchi piu’ famosi degli illusionisti in realta’ è negli occhi di chi guarda. O, meglio, nella rapidita’ di adattarli a un nuovo obiettivo. A spiegarlo non sono dei prestigiatori, ma un gruppo di scienziati britannici. Quando i nostri occhi si spostano per pochi millisecondi, passando da un oggetto all’altro, e’ come se per un breve lasso di tempo perdessimo la vista. Una ‘cecita’ lampo’, che dura pochissimo ma ci impedisce di vedere che cosa accade davvero davanti al nostro sguardo. Insomma, la mano e’ piu’ veloce, come sostengono gli illusionisti. A rivelare il ’segreto della bacchetta magica’ sono stati i ricercatori dell’Edinburgh University (GB), secondo i quali queste micro-cecita’ sono troppo brevi perche’ ce ne rendiamo conto, ma abbastanza lunghe per non farci rendere conto dei cambiamenti che avvengono davanti a noi. Come a dire, la bacchetta tocca il cappello e il coniglio scompare per magia. “Pensiamo che i nostri occhi ci mostrino il mondo nei dettagli tutto il tempo, ma in effetti non e’ cosi’ – spiega John Henderson della School of Philophy, Psychology and Language Sciences illustrando lo studio sulla Bbc online – I nostri studi mostrano che gli occhi in effetti” si perdono qualcosa. Insomma, mentono".
Fonte: www.bnotizie.com/2009/09/29/svelato-il-segreto-dellillusionismo/
Quando la scienza sarà più libera di "esprimersi" e diffonderà il vero stato della ricerca, che per intenderci è anni luce più avanti di quello che è condiviso con la massa, i tempi subiranno una evoluzione quantica accelerando il processo vorticante attorno al proprio centro immobile che corrisponde alla Luce del Creatore (avete presente il centro di una galassia, ma quanta luce c’è?). Il “centro” è il luogo che ci attende con speranza. È sufficiente notare i suoi frattali minori come, ad esempio, il movimento di un gorgo nell’acqua o di un tornado oppure di una formazione temporalesca vista dal satellite. Il movimento impresso da questi fenomeni è attrattivo verso il centro, verso il ricongiungimento, verso l’Uno. Sto scoprendo grazie a quello che scrive William Buhlman nel suo meraviglioso libro “Avventure fuori dal corpo” che effettuare un cosiddetto “viaggio astrale” non significa scappare da questo mondo, ma tutt’altro, ossia entrare dentro di sé ancora più in profondità, andare cioè verso il proprio “centro”. Non a caso l’Antisistema ha piazzato, simbolicamente, al centro della Terra l’inferno, ossia ha tentato di sbarrare il cammino dell’uomo verso la propria comprensione allontanandolo attraverso il meccanismo ancestrale della paura. Mi ricordo di un romanzo (nella categoria “fantascienza”!) di Fritz Leiber che se non erro dovrebbe essere “L’alba delle tenebre” nel quale egli racconta in maniera magistrale come tutto sia ribaltato rispetto a quello che ci si illude di “vedere”, tramite la stesura di un curioso finale a sorpresa; ecco un passo che ancora una volta descrive proprio l’Antisistema:
“Quel lungo percorso attraverso la Camera del Concilio, sotto gli sguardi critici dei suoi confratelli, rappresentava per Goniface qualcosa che nessun altro arciprete sembrava in grado di capire, qualcosa che non avrebbe permesso a niente e a nessuno di portargli via: la possibilità di assaporare, al suo livello di massima pienezza e tensione, il potere e la gloria della Gerarchia, il governo più stabile che il mondo avesse mai conosciuto. L'unica forma di potere che valesse la pena di conquistare e mantenere. Costruito su un cumulo di menzogne, (come del resto tutti i governi, pensò Goniface) eppure perfettamente in grado di risolvere gli intricati problemi della società umana. E concepito in modo tale per cui più un membro della casta sacerdotale lottava per accrescere il proprio personale potere, più si identificava con le finalità e promuoveva il benessere della casta stessa”.
Per tornare al discorso relativo al linguaggio, utilizzato da una forma pensiero imperante come sostituto della “frusta fisica”, viene in mente il “mito” della Torre di Babele, completamene stravolto dal comune pensiero moderno, che altro non fa che “denunciare” la confusione generata tra gli uomini e relativa alla nascita delle diverse lingue nel mondo. Andando ancora più in profondità nell’essenza di questa “fotografia” del tempo originale, troviamo ancora una volta lo stato di separazione tra gli uomini santificata nello sviluppo di una modalità di comunicazione incomprensibile sia per gli uni che per gli altri, ed ancora maggiormente evidenziante lo stato di smarrimento dell’individuo entro se stesso. A rimarcare ancora di più questo frattale è sufficiente osservare una cartina politica planetaria, ossia una cartina nella quale sono evidenziati gli Stati ed i loro relativi confini. Mettiamoci a notare le linee di demarcazione tracciate sulla carta. Quelle linee immaginarie, virtuali hanno determinato il passo della Storia della civiltà umana, andando a dividere fisicamente le terre e gli uomini. In una cartina degli USA è notevole l’utilizzo di linee rette, dritte, sovrannaturali quasi a ricordare degli schemi radionici sicuramente non casuali visto che sono state decise da una mente umana o da una energia liberata dall’uomo. L’opera di divisione, smembramento, allontanamento, confusione è ancora all’opera e manifestata nel moto espansivo dell’Universo e dei continenti, tuttavia ora sappiamo che la lettura superiore da farsi è di concepire questo “movimento” come l’atto del respiro di un organismo enorme come può essere quello del Creatore e pertanto in linea con il normale processo a due tempi della “respirazione”; processo molto lungo e dilatato per l’ottica limitata dell’uomo attuale… insomma tutto ha un senso… persino lo sprofondare…
Torniamo per favore a leggere la definizione di “sensibilità” in fotografia e sostituiamo a “pellicola” “uomo” e intendiamo il termine “luce” nel suo più ampio significato… meraviglioso!
al di sopra delle valli,
delle montagne,
dei boschi,
delle nubi,
dei mari,
oltre il sole e l'etere,
al di là dei confini delle sfere stellate,
spirito mio tu ti muovi con destrezza e,
come un bravo nuotatore che si crogiola sulle onde,
spartisci gaiamente, con maschio,
indicibile piacere,
le profonde immensità.
Fuggi lontano da questi miasmi pestiferi,
va' a purificarti nell'aria superiore,
bevi come un liquido puro e divino il fuoco chiaro che riempie gli spazi limpidi.
Felice chi,
lasciatisi alle spalle gli affanni e i dolori che pesano con il loro carico sulla nebbiosa esistenza,
può con ala vigorosa slanciarsi verso i campi luminosi e sereni;
colui i cui pensieri,
come allodole,
saettano liberamente verso il cielo del mattino;
colui che vola sulla vita e comprende agevolmente il linguaggio dei fiori e delle cose mute.
Charles Baudelaire - Spleen e ideale- Elevazione