martedì 1 dicembre 2009

Il vuoto fuori e dentro di noi.


Il movimento naturale di “divisione” delle terre emerse, anticamente chiamate Pangea, legato al “respiro” della Madre Terra (o meglio legato alla sua inspirazione) è lo specchio che, se compreso, permette di osservare almeno due fenomeni molto importanti di questo piano dimensionale:
  1. il processo di separazione al quale siamo stati sottoposti scindendoci dall’Uno
  2. la relativa caratteristica di dualità che permea il processo creativo
La separazione è chiaramente visibile in ogni ambito della vita e, in maniera frattale, la si può scorgere a cascata dall’enormemente grande all’infinitamente piccolo; ad esempio nei processi di mitosi e meiosi, ossia della riproduzione per divisione delle cellule o, per ordine di grandezza inversa, nel processo di espansione dell’Universo, definito Big Bang dalla moderna scienza e che concerne, appunto, un moto di separazione dalla condizione iniziale di inerzia, “momento” nel quale esistono condizioni infinite allo stato di potenziale non manifesto; un simile stato di “comprensione totale” è paradossalmente definibile con il termine di “vuoto”. In questo esercizio di forza applicato al linguaggio comprendiamo come le “parole” siano del tutto “separate” dalla loro possibile valenza superiore, proprio dalla capacità della mente di ingabbiare e fissare un significato, dando luogo alla quotidianità dell’accezione corrente. In questa maniera, il termine “vuoto”, viene piallato dalla sua componente ciclica, composta cioè di significati che vanno oltre al consueto, per sfociare nel piano duale della comprensione contrapposta di vuoto/pieno. Quello che intendo dire è che, tramite l’abitudine a non pensare, l’Antisistema, si è impossessato anche dei significati più profondi dei “termini”, impoverendone l’utilizzo, lisciandone la frequenza di alti/bassi e delle potenzialità di comprendere quello che è meno facilmente "accessibile". Con la parola “vuoto” è per l’uomo difficile comprendere uno stato di “tutto non manifesto”. Con la parola “vuoto” è facile comprendere uno stato di “nulla presente”. È evidente anche in questo contesto, che il punto di osservazione nel quale ci mettiamo, determina la prevalenza di un concetto legato alla realtà percepita, piuttosto che quello relativo ad una potenziale altra realtà non percepita. Sarò ancora più descrittivo; l’abitudine impoverisce la capacità della mente di ragionare in termini più astratti. La parola “vuoto” inquadrata nel quadro comprensivo umano corrente, significa solo “assenza” – “che non c’è nulla” – “che nello spazio che vedo c’è solo aria”. Da qua possiamo comprendere come il linguaggio sia stato utilizzato per raddrizzare un segnale “molto ricco”, un’onda caratterizzata da picchi e da armoniche come il battito del cuore, in un segnale liscio, controllato, senza esaltazioni, modulato, come il segnale atono dell’assenza di vita rilevato dalle macchine che monitorano il battito cardiaco. La “caduta” nell’ambito duale della realtà manifesta e percepita dai nostri sensi, trova comunque il suo senso nel processo educativo al quale siamo chiamati in ogni istante della nostra vita terrena. In questo “luogo” l’evoluzione continua il proprio compito di "segnale traente" verso la comprensione. Qua, sulla Terra, trovano senso e densità le nostre paure non manifeste in altre dimensioni; in questa maniera estrapolandole, tirandole “fuori” da noi le possiamo rendere manifeste, vederle, osservarle e comprendere come siano fatte. L’Antisistema, frutto di questa attività mentale dell’uomo, rappresenta proprio le nostre paure, rappresenta la nostra paura principe di guardare da un’altra parte rispetto a noi stessi, di guardare gli altri per non guardare dentro se stessi. Rappresenta la paura manifesta di morire. Rappresenta il senso di separazione dalla nostra parte divina. Rappresenta un modello educativo altamente specializzato, ed indiretto, nel ravvivare un segnale continuo in uno alternato, ricco di estensioni, fluido, vitale, armonico, ma solo come conseguenza di un moto comprensivo dell'essenza stessa; solo dopo avere "piallato", messo con le "spalle al muro".
I tempi che viviamo sono caratterizzati da una energia a più alta caratteristica vibrazionale, proveniente dal Cosmo, che interessa l’intero Sistema Solare; persino la Nasa sta osservando dei cambiamenti, in termini di innalzamento della temperatura, che stanno avvenendo su gran parte dei pianeti del nostro Sistema Solare. Con l’entrata nell’era precessionale dell’Acquario, stanno per cambiare i modelli di paradigma che ci hanno tenuti “assopiti” per così tanto tempo terrestre. Il 2012 corrisponderà proprio ad  un livello del cambiamento irreversibile; a quel punto l’evoluzione spirituale accelererà su ogni altro ambito. Nessuna fine del mondo nel senso classico, ma la fine di un mondo che ha fatto il suo tempo. Il 2012 è una scelta:

"So che molte persone stanno aspettando il 2012 come un evento importantissimo, l’arrivo dell’allineamento tra la Terra e il centro galattico. In senso concreto, l’intera comunità di dieci, forse dodici, milioni di persone che stanno operando nelle frequenze superiori noteranno un grandissimo cambiamento e questo cambiamento si esprimerà con una maggiore percezione, conoscenza intuitiva - una conoscenza intuitiva più sottile - e un intensificarsi della connessione emozionale con i propri compagni umani.
La loro capacità di vivere una vita centrata sul cuore esprimendo le sei virtù del cuore si moltiplicherà. Questo nucleo di persone, avendo già sviluppato atteggiamenti di comprensione fluida, di percezioni tranquille e di un’incrollabile fiducia nella benevolenza della super-intelligenza dell’universo, avranno nuovi poteri creativi perché opereranno come un uno e non come individui. All’inizio questa operazione non sarà per tutti molto chiara, ma un piccolo gruppo - forse uno su tremila, la sentirà e la vedrà, e sto parlando di tremila di quel gruppo di dieci o dodici milioni di esseri che stanno operando su queste frequenze più elevate.
Quindi, queste piccole frazioni percentuali lo vedranno e lo percepiranno negli anni futuri, e maggiormente si attiveranno e diverranno consapevoli anche di questa intelligenza collettiva, poiché essa diventerà spontaneamente un’entità co-creativa molto potente.
Ora, coloro che vivono in realtà che si fondano sulla paura, per la maggior parte vedranno amplificarsi le loro paure poiché queste frequenze e radiazioni in arrivo creano un ritmo di cambiamento che porta sofferenza nella loro vita. Dal punto di vista emozionale, possono anche maggiormente sconnettersi e chiudersi in se stessi.
Dunque, vedi, il 2012 rappresenta in realtà esperienze diverse per differenti stati di coscienza. Non sarà un evento in sé, come un’eclisse solare che è visibile nella maggior parte del mondo ma, piuttosto francamente, nessuno sa esattamente e per certo a cosa sarà simile, poiché non è paragonabile di preciso a nulla e il suo capitolo finale non è ancora stato scritto.
Per cui in questo, cioè nel capitolo finale, noi stiamo interpretando ruoli improvvisati, non c’è nulla di scritto e neppure un regista, nel senso specifico della parola. Piuttosto, la Sorgente Primaria ci sta permettendo di scegliere il nostro destino: vivere una vita centrata sull’amore e seguire la sovranità della Terra oppure vivere una vita basata sulla paura e restare nella frequenza della griglia della terza dimensione con tutte le sue limitazioni.
In ultima analisi, il 2012 è una scelta. Soltanto coloro che vogliono sottostare a una profonda revisione, a una nuova prospettiva, diciamo, della natura della realtà, e che si apriranno e si avvarranno del potere dell’intelligenza collettiva e di come questa intelligenza ristruttura il volto dell’umanità, soltanto questi vedranno in realtà il 2012 per quello che è. Tutti gli altri vedranno le illusioni e, in un certo senso, saranno forzati a vivere tra le ombre dell’esperienza reale".
Fonte: James wingmakers.com ( tratto da http://www.stazioneceleste.it/il_2012_%C3%A8_una_scelta.htm )

lunedì 30 novembre 2009

Il senso biologico della malattia.







Sette anni fa, il 16 novembre 2002, moriva mio padre a causa di una forma di Leucemia; come sappiamo questa malattia è tuttora incurabile dalla scienza medica allopatica, ossia da quella forma di "conoscenza e sapere" che ha preso il sopravvento, nell’era “moderna”, su ogni altra forma di cura presente sul pianeta. Vediamo cosa significa il temine “allopatia” nella enciclopedia medica:

"Allopatia: metodica terapeutica basata sul principio ippocratico “contraria contrariis curantur” che afferma che, per portare a guarigione un soggetto malato, gli si devono somministrare farmaci capaci di provocare nell’individuo sano fenomeni o sintomi contrari a quelli della malattia".
Fonte: www.sanihelp.it

Praticamente questa definizione non mi suggerisce nessuno "spunto", se non un naturale moto di sospetto in merito al significato delle parole utilizzate. Queste frasi utilizzano una “radice” antica, legata ad Ippocrate, del quale l’individuo medio non sa nulla ma ne “stima” a pelle perlomeno la valenza di saggezza. Oltre a questo aspetto, per così dire, nobilitante il resto della definizione è molto arida. Esistono altre definizioni del termine “allopatia” molto più specifiche ma ancora più estranianti per colui che legge senza essere un medico.
Prendiamo allora queste altre parole trovate sulla “rete”:

"L’allopatia è un metodo terapeutico che per guarire utilizza sostanze che inducono effetti contrari alla natura della malattia, cioè sopprime i sintomi senza curare la malattia che scatena il sintomo stesso e non tiene conto dell’ammalato nella sua interezza, ma rende l’organismo un insieme di organi e apparati tutti distinti l’uno dall’altro".
www.konogea.it

Dalla particella “cioè” in poi, si comprende la volontà di spiegare meglio il medesimo concetto trovato nella precedente definizione. E da qua si inizia a comprendere qualcosa in più; nella mente si iniziano a formare delle prime “immagini” che plasmano i primi pensieri. Il senso di calore che immediatamente percepisco alle parti basse dello stomaco e nelle viscere, mi trasmette il vero significato di quelle parole, o di quelle diluizioni d’energia che scatenano vere e proprie reazioni molecolari nel corpo fisico. Ascoltando ciò che accade dentro di noi, nel vero ed unico linguaggio delle emozioni, possiamo facilmente filtrare l’aspetto esterno di ogni informazione, possiamo imparare a ragionare by passando le funzioni logiche ed analitiche della mente imbrogliata dall’inconscio (programmato da ogni aspetto legato all’educazione, alle credenze, all’abitudine di un mondo “rovesciato” come quello “ordinato” dall’Antisistema, nel quale siamo immersi dai primi istanti della nostra nascita). Ragionando tramite le immagini indotte dal codice emozionale, siamo liberi dai condizionamenti imposti, tornando alla nostra essenza più intima legata al ricordo di noi tramite il battito del cuore; unico segnale capace di sincronizzare ogni aspetto di noi, nonché “rumore” amico e sicuro sin dai tempi della posizione fetale.
Cosa significa quel senso di calore percepito alle parti basse? Nel mio linguaggio delle emozioni significa: “porca miseria, mi hanno fregato per tutto questo tempo?”, cioè racconta l’inizio di un moto di sollevamento della curiosità di sapere,  legato alla comprensione naturale di essere stato ingannato e di non avere avuto occhi per “sentire”. Ovviamente questo non significa criminalizzare nessuno; semplicemente, però, prendere in considerazione anche le “alternative” o la “concorrenza”, per dirla nel linguaggio del business.
Allora il mio pensiero torna a quei 18 mesi circa, di sofferenze e tribolazioni legate all’arco ciclico del decorso della malattia “vissuta” da mio padre. Cosa mi è rimasto impresso maggiormente nei cassetti della memoria emotiva? Oltre alla sofferenza e a tutta la sua  ampia “sfumatura”, ricordo lo stato “ambientale” nel quale un ammalato ed i propri familiari vengono a trovarsi innestati in maniera improvvisa e inaspettata. L’ambiente degli ospedali e dello staff che “lavora”; i colori, le forme, le attrezzature, i metodi, i volti, i gesti, le parole, i pensieri, l’energia, gli odori, i tempi, la fretta, il nervoso, la meccanicità, l’abitudine, la disillusione, gli sguardi, etc. che “accolgono” esseri umani necessitanti e desiderosi di una sola cosa, in quel momento: di amore. Le persone sono tutte diverse eppure tutte eguali in determinati stati d’animo o momenti della loro vita segnati dal dolore della malattia; le persone necessitano di comprensione, calore, affetto… insomma di una buona parola e di un caldo sorriso. Non intendo ora fare opera di discriminazione di un “metodo” a scapito di un altro; intendo solo affermare che “osservando le cose” in maniera diversa dal solito, le “cose” iniziano a prendere un senso diverso dal solito, iniziano a comunicare con noi. Cosa significa vedere le cose in maniera diversa? Vuole significare il comprendere attraverso le emozioni se una qualsiasi situazione nella quale ci imbattiamo è “sostenibile”, corretta, sensata, etica, morale. Ognuno di noi, prima o poi, verrà a contatto con la realtà di un ospedale; quella sarà l’opportunità per comprendere se l’organizzazione di pensiero che sottintende quella struttura è in linea armonica con lo spirito evolutivo che alberga nel senso stesso della nostra esistenza in Terra. Comprendere ciò attraverso il cuore, vuole dire aprire gli occhi e smettere di criticare, perché noi stessi siamo parte di quell’ordinamento che ha portato le “cose” a manifestarsi nella densità della materia. Dirò di più; per comprendere meglio cosa intendo, la prova più palpabile è il pagamento delle tasse al quale tutti noi siamo chiamati. Tutti noi partecipiamo alla costruzione di quell’ospedale attraverso il pagamento delle tasse e ne siamo, pertanto, anche responsabili del funzionamento ad ogni suo “livello”. L’ambiente che ci attende per “curarci” quando siamo malati e sofferenti ed impauriti, determina il grado ed il livello della guarigione; è una componente importante della guarigione. Il Dottor Hamer, padre di un nuovo modello di medicina, ha scoperto i legami ed il senso biologico della “malattia”. In alcuni prossimi articoli approfondirò la conoscenza del pensiero di quest’uomo, messo da parte, confinato dalle spire dell’Antisistema e, dunque, da tutti noi.
Mi ha molto colpito, ad esempio, la natura ed il “senso” del “raffreddore” descritti da Hamer, ossia un processo di riparazione naturale di un “danno” subito in precedenza.

“In sostanza avviene che, in presenza di un conflitto inaspettato per una situazione che, all’improvviso, ci impedisce di conoscere cosa ci sia “dietro l’angolo”, si attiva la mucosa nasale. Il processo fisiologico è una riduzione dell’epitelio, e il senso biologico è evidente: allargare per “annusare” meglio e riconoscere se c’è un pericolo. Quando il pericolo è stato riconosciuto e quindi si è risolto il problema, avviene il successivo passaggio: semplicemente la produzione di muco per riparare la necrosi della muscosa nasale. Così si comprende perché il raffreddore, non potrà mai guarirlo nessuno, perché esso stesso è una riparazione della Natura, quindi un processo necessario, inevitabile e sensato. Come dice Hamer: non si può guarire la guarigione”.
Fonte: Grazie dottor Hamer” di Carlo Trupiano.

Ora comprendo anche il senso biologico di quello che è successo a mio padre; la Leucemia è la risposta dei processi biologici del corpo fisico ad una richiesta inoltrata dal cervello. È una interpretazione del cervello stesso di una situazione di “blocco” o di “non senso”, alla quale l’essere umano è sottoposto per condizioni di vita. L’esterno che condiziona l’interno. Il cervello che viene continuamente subissato di “dati” dai sistemi periferici, si “convince” o viene “ipnotizzato” a diramare l’ordine di materializzazione di uno stato di malattia (il cervello conosce solo lo stato 1 o 0 come un interruttore della luce) quando le condizioni vitali esterne sono tali da mettere a repentaglio lo stato vitale interno. Ovviamente diluito nel tempo, uno stato di non equilibrio o di stress, conduce alla morte fisica dell’individuo. Il cervello, che è a conoscenza dei trend vitali di ogni organo interno, ad un certo punto ordina la proliferazione della malattia, al fine di fermare l’individuo e costringerlo a cambiare abitudini. È dunque una nostra protezione la malattia. L’uomo si rispecchia nella malattia e può meglio “riflettere” su quello che sta facendo della propria vita.

“Conosci te stesso” - Socrate

Ritratto senza tempo.



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