domenica 29 novembre 2009

Il fiore della Vita.






È per me assodato che la Terra, in quanto essere vivente, respira allo stesso modo di un essere umano o di un criceto, di una pianta oppure di un cristallo. Per la natura olografica e frattale dell’Universo, se sulla superficie del pianeta esiste anche solo una “specie” o razza vivente che, senza ombra di dubbio, respira, allora anche la Terra intera deve essa stessa respirare. E dato che sulla superficie della Terra esistono innumerevoli specie viventi dotate di polmoni per la respirazione, non da ultimo proprio la nostra razza, non è molto complesso per una coscienza “logico deduttivo spirituale” comprendere che il pianeta “madre” stesso debba respirare secondo il medesimo schema concettuale creativo. Dunque, dato per certo questo meccanismo vitale, dobbiamo trovare almeno un “disegno” frattale più accessibile, per i nostri sensi e velocità vibrazionale, al fine di comprendere meglio quello che succede più in grande. Ossia dobbiamo scovare il macrocosmo nel microcosmo. Ecco che immediatamente salta all’occhio il processo di crescita, evoluzione e maturazione dei frutti. A questo punto provo curiosità in almeno due distinti piani di osservazione:
  1. Cosa è un frutto?
  2. A cosa serve?
Ma prima di rispondere a questi due quesiti che mi viene naturale porre vado al punto “frattale” dell’argomento.
Ogni frutto progressivamente si espande secondo leggi matematiche e geometriche di appartenenza alla dimensione dello spazio/tempo. Registriamo cioè una sorta di respirazione del processo vitale legato al frutto, molto simile in questo frangente all’atto dell’inspirazione, ossia del riempirsi di aria espandendo il volume dei polmoni. Il processo legato alla maturazione dei frutti “disegna” l’inspirazione del processo di respirazione, la fine della maturazione e relativa caduta dal ramo che li ha sostenuti per la loro intera “vita” racconta viceversa l’espirazione. Ecco che, trovato almeno un frattale del macrocosmo nel microcosmo, per trasposizione riusciamo a meglio comprendere come anche il pianeta Terra debba respirare, secondo tempi molto più “ampi” e non distinguibili dal genere umano, aumentando le proprie dimensioni a causa dell’atto legato all’inspirazione, come abbiamo visto nell’articolo di ieri (21mm circa, in ogni direzione all’anno). La prova sta nell’osservazione del processo di evoluzione dei frutti. Con questo non intendo sostenere che la teoria della Tettonica delle placche o della deriva dei continenti siano errate, ma che riescono solo a “scorgere” una conseguenza e non la causa di una tale dinamica.
Insomma la Terra respira e, nella sua fase di inspirazione, si espande.
Le due osservazioni precedenti invece aprono e spostano il discorso su un altro piano: quello dello scopo di una forma vitale che partecipa alla “danza” della vita.
Cosa è un frutto e a cosa serve? Ai fini di questa domanda è molto indicativo quello che descrive Wikipedia:

“Il frutto in termini botanici è il prodotto della modificazione dell'ovario a seguito della fecondazione. Il significato biologico del frutto è fornire protezione, nutrimento e mezzo di diffusione al seme che contiene”.

Dunque il frutto trova la propria missione nella funzione di proteggere il seme, il quale rappresenta l’evoluzione e la continuità dell’atto creativo. In esso è racchiuso il potenziale evolutivo della vita.
Vediamo come si evolve il processo:
“Perché si formi il seme, devono avvenire l’impollinazione e la fecondazione; il polline di un fiore, cioè deve raggiungere la sacca contenente gli ovuli di un altro fiore della stessa specie e fecondarne gli ovuli. Il polline può essere trasportato dal vento, dall'acqua o dagli insetti. Ad esempio il polline delle antere si deposita sull'insetto. Se l'insetto raggiunge altri fiori della stessa specie, il polline cade sui loro pistilli. A questo punto, dal polline germina un tubicino, attraverso il quale le cellule maschili fecondano gli ovuli. Avvenuta la fecondazione, l'ovario si ingrossa e si trasforma in frutto, mentre gli ovuli diventano i semi”.
Fonte: http://www.giuseppina.org/classequarta/SCIENZE/fioreefrutto/FIORE%20FRUTTO.htm

Se questo è un frattale minore di quello che succede al livello superiore, chiediamoci dunque chi siano i “semi” e i “frutti” nella storia della vicenda umana sul pianeta Terra. Riflettiamo sul vero significato della funzione dei frutti e della loro altissima missione di protezione dei semi…

Tu sei quello che tu vuoi ma non sai quello che tu sei. “Il vuoto” – F.Battiato

sabato 28 novembre 2009

Autostereogramma; nascondere quello che più interessa.


Permettete una osservazione; prima di decidere se inoltrarvi nella lettura del presente articolo, introdotti in questa dimensione seguendo il titolo di testa, prendetevi qualche secondo di riflessione. Avete addosso l’energia del mondo esterno, il mondo dello stress, della velocità, di uno spuntino veloce…
Lasciate scorrere via queste disarmoniche vibrazioni inspirando ed espirando tranquillamente per qualche secondo. Concedetevi un po’ di coccole. Resistete alla tentazione di fare “zapping” veloce anche tra i link…
Osservatevi e calmate la mente. Chiudete un attimo gli occhi…
Visualizzatevi in un “luogo” rilassante, dove vi sentite completamente a vostro agio… lontani dal “rumore” e dal tempo, dove brividi di tepore vi percorrono la spina dorsale e vi accarezzano i capelli… Ecco… Ora il cuore è più leggero…
Se deciderete di percorrere l’articolo, fatelo per favore con tutto il Vostro essere; ciò non comporta ne sforzo ne fatica. Lasciatevi andare al sentire del Vostro osservatore, percepitevi in lui e confidate che “nulla è per caso”. Grazie…




Quando ce la prendiamo per qualcosa, solitamente c’è qualche aspetto nell’altro che ci da fastidio, che ci urta. Molto spesso non diciamo nulla e ce ne andiamo giurando che quella persona non la rivedremo mai più o ci auguriamo il più tardi possibile. Insomma, l’altro viene giudicato reo di averci offesi, ridicolizzati, mancato di rispetto, etc. Il colpevole è sempre l’altro.
In realtà abbiamo solo giudicato noi stessi, perché l’altro ci fa molto umilmente da specchio; uno specchio talmente inconsapevole da risultare addirittura estraneo alla propria “funzione nascosta”. Nella realtà di tutti i giorni (la realtà che i nostri sensi ci dipingono attorno), questa naturale caratteristica dell’Universo è sempre in “funzione” e, nella nostra semicecità, passa quasi del tutto inosservata. Questa legge vale per tutti in quanto intima della struttura costituente la ragion d’essere di questo piano della creazione.
La prova che “l’altro” è l’involontario specchio di noi stessi è che, solitamente, quando decidiamo di tornare a “chiarire” le cose, l’altro rimane sconcertato da quanto gli diciamo; non crede a quello che sentono le proprie orecchie, oppure se è consapevole, evidenzia qualche motivo “satellite”, ovverosia dichiara la sua verità, che conferma la natura dello specchio anche se ancora celata da altre intenzioni. Quello che occorre notare è che questo atteggiamento (di smarrimento oppure di presa di posizione) è vero, dobbiamo credergli perché, l’altro stava solo facendo da specchio a noi. Il caso più evidente è quando la nostra “naturale” coda di paglia, oppure il nostro nervosismo, ci porta a scattare come molle non appena l’altro ce ne da occasione. È talmente evidente la natura del riflesso, da risultare addirittura “accecante”. Infatti, più tardi, a sangue freddo, solitamente si comprende di avere esagerato e, molte volte, si chiede scusa/perdono. Questo è lo scopo del meccanismo di specchio/riflesso: evolvere comprendendo i nostri errori di interpretazione della realtà percepita. Senza dare la colpa a nessuno che non sia il nostro stesso essere. È come levarci di dosso le tante asperità del cosiddetto carattere, ripulendolo gradatamente mentre si vive. In questa maniera si rimane nel presente, nella particella temporale – adesso. E si “lavora” incessantemente su se stessi dando prova di responsabilità nei confronti di “entrambe” le parti.
Uno dei termini più in voga ai giorni nostri è “essere nervosi” o stressati; lo siamo per molto tempo durante la giornata. E tutto ciò che ci circonda e che, tiene a noi in quanto particelle divine, tenta in tutti i modi di farcelo capire; uno dei modi più diretti che l’Universo ha per renderci consapevoli che “così” non si può andare avanti è proprio quello di “marcare” il nostro comportamento eccessivamente “agitato”, tramite il meccanismo dei riflessi che “il tutto” ci rimanda indietro.
“Giudica e sarai giudicato”- cosa potrebbe significare se non questo?
“Scagli la prima pietra chi è senza peccato” – cosa potrebbe significare se non farsi un esame di coscienza prima di “colpire” gli altri tramite la nostra autorità suprema?
A questo proposito Steiner ci ricorda che “Spesso la forma più lieve di nervosità è una fretta della vita animica”; ossia “Vorrei caratterizzare così chi è incapace di trattenere un pensiero e di seguirlo veramente fino alle sue conseguenze, chi salta continuamente da un pensiero all’altro, e quando lo si vuole trattenere è già da tempo passato a un altro pensiero. Un’altra forma di nervosità si manifesta nel fatto che gli uomini non sanno che cosa fare di se stessi, non sanno prendere decisioni proprio nei casi in cui andrebbero prese, e non sanno in fondo mai di preciso ciò che dovrebbero fare nelle diverse situazioni”.
Anche come si studia oggi, e cioè con la classica “sgobbata” o studio superficiale, dichiariamo una assenza di un vero legame dell’interesse animico. Manca il volere intenso del possesso di quel che si è assimilato. Non esiste condizione peggiore per l’intera individualità dell’uomo di quella di essere animicamente lontano con il proprio cuore da quel che deve fare la testa. È un qualcosa che influisce negativamente sulla forza  e sull’energia del corpo eterico umano. Il corpo eterico o vitale si indebolisce sempre di più a seguito di un tale comportamento, per lo scarso legame esistente tra l’essenza dell’anima umana e ciò che si fa. Più si deve fare ciò che non interessa, più si indebolisce il proprio corpo eterico o vitale.
Come sempre l’Antisistema ha saputo manifestare delle condizioni vitali "opportune", per ogni essere richiamato progressivamente dalla campagna tramite la cosiddetta rivoluzione industriale, al fine di permearlo sempre più in uno stato di confusione, agitazione, nevrosi, stress, perseguimento di quello al quale non è veramente interessato, etc.. Oltretutto i bimbi che iniziano il ciclo di studi subiscono il trattamento sopra riportato, risultandone alla fine molto staccati ed indeboliti dalla missione che prevede la propria anima per questa incarnazione. A questo punto il dado è tratto. Indeboliti etericamente, sconnessi con la propria anima, con una bassa energia vitale, il giovane adulto affronta la “vita” senza nessun orientamento spirituale e si trova alla mercè di quello che “offre il convento”.
È un fattore di discernimento dello stato delle “cose” quell’aspetto che fa la differenza. È sufficiente notare e conoscere la natura degli “autostereogrammi” per capire che una immagine ne può nascondere un’altra anche più complessa. La differenza la fa il nostro punto di osservazione e la nostra prospettiva.

"L'autostereogramma, è un'illusione ottica creata da particolari immagini piane che induce chi la guarda a visualizzare una figura tridimensionale. Questa tecnica usa i principi della stereoscopia ma viene generata in maniera totalmente differente. Comunemente viene anche detto stereogramma, tuttavia questo termine definisce tutti i tipi di immagine piana atta a produrre un effetto di profondità, non soltanto l'autostereogramma. La figura è generalmente costituita da una successione di strisce verticali larghe diversi millimetri che differiscono tra di loro leggermente. Quando l'osservatore tenta di 'mettere a fuoco' non la figura piana ma un punto immaginario dietro il disegno, il suo cervello è ingannato ed interpreta due strisce affiancate come se fossero la stessa attribuendo quindi alle piccole differenze tra le strisce stesse una realtà tridimensionale. Un sistema per cercare di ottenere e mantenere questa "messa a fuoco appositamente errata" oltre il disegno è quello di partire toccando il foglio o lo schermo con la faccia ed allontanandosi lentamente, continuando a non mettere a fuoco la superficie. Questa tecnica, oltre a creare l'effetto di tridimensionalità, viene talvolta utilizzata anche per nascondere delle informazioni, specie a chi non conosce la tecnica, infatti guardando l'immagine sembrerebbe una normale immagine casuale o uno sfondo per siti internet".
Fonte: Wikipedia

Come abbiamo sontuosamente compreso siamo sempre alle prese con la natura illusoria di questo piano dimensionale governato dai sensi…

"Il mio cervello è la chiave che mi rende libero". (Harry Houdini)


venerdì 27 novembre 2009

La Terra, un essere vivente che respira.


Permettete una osservazione; prima di decidere se inoltrarvi nella lettura del presente articolo, introdotti in questa dimensione seguendo il titolo di testa, prendetevi qualche secondo di riflessione. Avete addosso l’energia del mondo esterno, il mondo dello stress, della velocità, di uno spuntino veloce…
Lasciate scorrere via queste disarmoniche vibrazioni inspirando ed espirando tranquillamente per qualche secondo. Concedetevi un po’ di coccole. Resistete alla tentazione di fare “zapping” veloce anche tra i link…
Osservatevi e calmate la mente. Chiudete un attimo gli occhi…
Visualizzatevi in un “luogo” rilassante, dove vi sentite completamente a vostro agio… lontani dal “rumore” e dal tempo, dove brividi di tepore vi percorrono la spina dorsale e vi accarezzano i capelli… Ecco… Ora il cuore è più leggero…
Se deciderete di percorrere l’articolo, fatelo per favore con tutto il Vostro essere; ciò non comporta ne sforzo ne fatica. Lasciatevi andare al sentire del Vostro osservatore, percepitevi in lui e confidate che “nulla è per caso”. Grazie…






L’acqua ricopre il 71% della superficie terrestre. Non a caso il pianeta Terra è anche chiamato il pianeta blu. Per gli indiani d’America l’acqua rappresenta il sangue dei loro antenati. L’acqua è pertanto ritenuta sacra. Se l’organizzazione della materia è su base frattale, dobbiamo aspettarci che, così come nell’uomo il sangue costituisce il fluido legato alla vita, allo stesso modo esista anche il “sangue” della Terra, in quanto essere vivente. Il sangue della Terra è appunto l’acqua, da qua si capisce il vero significato della metafora raccontata dal Capo Seattle. Ogni aspetto legato alla tradizione ed alla cultura dell’uomo, fosse anche la più antica e misteriosa, riporta sempre uno spaccato della “verità”. Cercare di inquadrare le leggende o il mito con la mentalità dell’uomo odierno, lascia sempre il tempo che trova, ossia porta alla considerazione finale che gli “antichi” fossero dei sempliciotti propensi alla fantasia tipica dei bambini o dei poveri d’intelletto. Il tutto viene lasciato a “macerare” nell’ambito del dubbio e della mistificazione. A chi interessa, dopotutto, comprendere sino in fondo il messaggio che i nostri antenati ci hanno voluto tramandare? A chi interessa tutto ciò in un mondo incuriosito dalle vicende del Grande Fratello? Per fortuna che siamo in tanti su questo meraviglioso pianeta. E questa è sia la nostra forza che il nostro fardello; come al solito la “medaglia” ha sempre due facce contrapposte. Nella nostra numerosità, oltre a gravare sempre più sul sistema naturale, possiamo però evitare di essere ingabbiati totalmente nel piano di annichilimento dello spirito. Nella diversità c’è la nostra salvezza. Per questo motivo possiamo osservare l'estremo tentativo di spersonalizzazione  dell'uomo messo in atto dall'Antisistema. Siamo tutti diversi eppure campionabili. Ma c’è sempre qualcuno che “sfugge” ad ogni tentativo di targetizzazione: le cosiddette minoranze. Porzioni di esseri umani “diversi” come risposta naturale della magnificenza della vita. Ho trovato in uno splendido articolo di Enzo Braschi questo concetto, espresso nella natura dei cosiddetti “contrari”: 

In ogni tribù nativo-americana, da sempre, troviamo la figura dei "Contrari", altrimenti chiamati "Sacri Pagliacci", vale a dire  gli "uomini-doppi", quelle personalità in grado di esprimere la dualità del cosmo attraverso comportamenti apparentemente contrari alla regola. E' sempre Alce Nero a fornirci la chiave filosofica per comprendere quale sia la vera identità dei "Contrari" laddove afferma: "Avete osservato che la verità appare in questo mondo con due facce. Una è triste di dolore, e l'altra ride; ma è la stessa faccia, rida o pianga. Quando la gente è già disperata, forse la faccia ridente è meglio per loro; e quando si sentono troppo bene e troppo sicuri di essere protetti, forse è meglio allora che vedano la faccia piangente."
Il "Contrario" si presenterà allora come colui il quale cammina all'indietro, dice "sì" quando dovrebbe dire "no", rabbrividisce d'estate e gira nudo d'inverno, si lava con la sabbia e si asciuga con l'acqua; oppure come colui che all'interno di una sacra cerimonia sarà l'unico a muoversi fuori tempo, a dare la schiena mentre tutti i suoi compagni offriranno il volto a chi li guarda, a cantare allorché ognuno tacerà, a ridere sguaiatamente nel corso di un evento luttuoso, o a piangere disperatamente nel bel mezzo di una festa. Tutto questo non per mero esibizionismo o per amore della teatralità, bensì perché il comportamento del "Contrario" aveva (e tuttora ha) la funzione di mantenere in equilibrio i due lati opposti della realtà. Ma perché un uomo come tutti gli altri, a un certo punto della sua vita, decideva di diventare un "Contrario", di vivere un'esistenza che andava contro ogni regola, una vita sempre dedita alla rinuncia personale, alla povertà più assoluta, e all'instancabile servizio e cura degli altri? Semplicemente perché quell'uomo era un prescelto, aveva avuto una vera e propria "chiamata" dall'"Alto": aveva cioè ricevuto la visione dei "Poteri" che dimorano a Ovest, quelli che la tradizione Lakota chiama gli Wakinyan, gli "Esseri del Tuono".
Il potere dei "Contrari" derivava da quel temibile elemento -il tuono-, sul quale il "Contrario" era tuttavia in grado di esercitare il suo controllo. E questo perché gli Indiani d'America sanno che il Grande Spirito è il primo a voler mantenere il Tutto in equilibrio, ragion per cui a tanto sacrificio da parte dell'uomo che diventava un "Contrario" veniva offerto in cambio un poco del Potere degli "Esseri del Tuono". I "Contrari", pertanto, erano medicine men capaci di guarire molte malattie attraverso il Potere degli Spiriti dell'Ovest, nonché individui in grado d'influire sul tempo atmosferico creando la pioggia o interrompendola a seconda delle necessità.
Gli Heyoka
I Lakota chiamavano i "Contrari" Heyoka, una mirabile intuizione, visto che la parola heyoka è il "contrario" di okahey, che vuol dire "tutto va bene". E questo non perché i "Contrari" esprimessero il lato negativo dell'esistenza ma semmai l'altra faccia della medaglia, allo stesso modo degli "Esseri del Tuono" che avevano la proprietà di creare la vita così come di distruggerla.
Fonte: http://www.segnidalcielo.it/potere_dei_contrari.htmlno

Essere un “contrario” è sempre stato il mio personale stato esistenziale; ma me ne accorgo solo adesso, dopo avere letto questo articolo. Ora riesco a farmene una ragione, ora riesco a rafforzare i miei passi, a credere ancora maggiormente nella nostra natura divina e ispirata. Ora comprendo perché “vedo ogni cosa ribaltata a 180 gradi”. Perché la vista esteriore che mi difetta è compensata dalla vista interiore che è acuta. Siamo sempre nell’ambito del duale, non c’è nulla da fare sino a quando rimaniamo in questa prospettiva. Chiamiamo queste persone con nomi “diversi” ma il risultato non cambia. Queste persone ci sono sempre state e sempre ci saranno, perché rappresentano la linfa, il sangue, la spina dorsale dell’apparato sensibile dell’umanità nella sua forma globale dell’Uno. Sono i martiri e i santi, gli uomini di scienza che sono stati bruciati, le donne che venivano tacciate di stregoneria, gli ambigui, i clochard, i pazzi, gli omosessuali, tutti coloro che hanno preso decisioni “fuori da ogni schema”, etc. Sono tutti quei coraggiosi che si sono opposti ad un "regime", i partigiani o terroristi che dir si voglia. E non può essere una classificazione fatta da coloro che detengono il potere a dirigere il destino degli uomini, perché il destino cambia ad ogni istante come una serpe. Infatti sono rimasto letteralmente di sasso quando, una mattina molto presto, sono sceso dal treno che mi portava a Milano e, infreddolito e trasognante, mi sono accorto di una scritta molto grossa su un muro di una casa che recitava così: non esiste più il futuro di una volta.
Meravigliosa concezione del tempo e dello sfuggire dal tempo, sinonimo di libertà senza pari. Inutile dire che quella frase è divenuta per me un vessillo da sventolare con orgoglio per il resto della vita. Quella frase era un messaggio dall’Universo non per chi aveva occhi per leggere ma per chi aveva risonanza per comprendere. Infatti dopo qualche giorno scomparve! In quel luogo di cammino dei pendolari, dei “robot” programmati o delle “formichine” ubbidienti, il Creatore dava prova di esserci e di assoldare volonterosi o “contrari”.

Ed ecco riaffacciarsi ancora una volta sulla scena i "Contrari", gli Heyokas, e la loro visione di una realtà indissolubilmente legata agli Wakinyan, gli "Esseri del Tuono". Sì, perché gli Heyokas, oggi, non sono una qualcosa che  riguarda i soli Indiani d'America. Non è più in gioco il colore della pelle o la connotazione geografica o quella culturale: gli Heyokas, oggi, sono anche tutti quelli che credono nel contrario di ciò che apparentemente è la nostra realtà, quelli che lottano perchè assieme a un vecchio mondo che sta per scomparire scompaia per sempre anche un vecchio modo di intendere la vita.
Chiunque abbia già scelto questa strada non in linea con un potere che lo vuole cieco, sordo e muto, porta in sé le stimmate del "Guerriero" capace di trasmutare il ferro in oro puro. Il ruolo di questo "Guerriero" è infatti quello di credere nell'opposto -nel contrario- di quanto il potere voglia fargli credere, e di risvegliare in quanti più possibile tale nuova presa di coscienza. Soltanto così il "suono" che è in tutti noi diverrà davvero il "tuono" capace di riconnetterci agli "Esseri del Tuono", come è giusto che sia, come essi si attendono che noi facciamo una volta per tutte.
E' difficile essere un Heyoka nella nostra società.
E' difficile perchè ci è stato insegnato a muoverci nel caos, a rassegnarci alla violenza, a vivere fianco a fianco con la paura, uno strumento creato ad arte per controllare ogni nostra emozione. Paura che genera rancore, rancore che genera odio, odio che frantuma l'infinita ragnatela di "parentele" che lega ognuno di noi a ogni altra cosa. Paura che sempre più ci separa dal vero senso della Creazione, che è Amore e volontà di amare non in vista di una ricompensa in questa o in un'altra vita, ma perché gratificazione senza fine, risposta a ogni richiesta della nostra anima.
A questo punto del nostro cammino ci siamo allontanati così tanto da noi stessi, che ci sembra impossibile riuscire a tornare indietro. Ai nostri piedi scorgiamo un baratro dal quale tentiamo a fatica di emergere, alzando lo sguardo vediamo un'impervia salita che sembra non aver mai fine. Ci sentiamo orfani, abbandonati, disperatamente soli e perduti.
Sono invece convinto che tutto sia a portata di mano, e che ognuno di noi possa diventare il "Maestro" di se stesso, possa brillare di una sua luce sfolgorante, possa vibrare di un suono che sia pura armonia. A condizione però che impari ad amarsi e a riconoscere l'amore nel perenne fluire della vita. Se quel giorno verrà, finalmente voleremo. Con questi nostri corpi. Senza ali, eppure come aquile che levigate si staccano da terra. Quel giorno con questi nostri corpi saliremo fin lassù, fino a dove hanno dimora gli astri, i cui nomi siamo noi. Alla fine del sentiero del cielo non dovremo bussare a nessuna porta, perché la porta del cielo è sempre aperta: basterà avere il coraggio di varcarne la soglia e scoprire di essere noi il cielo, lui la nostra anima. E non avremo più limiti. Mai più. E' perché si possa vedere quel giorno che si deve pregare e lottare con tutte le nostre forze.
Mitakuye oyasin (Siamo tutti correlati, siamo tutti uno).
Fonte: http://www.segnidalcielo.it/potere_dei_contrari.html

Quando Colombo scoprì le Americhe nel 1492 la società occidentale si aprì verso l’ignoto, o meglio, verso un mondo che, pochi già conoscevano. Questo fatto doveva succedere; come dovevano succedere molte “cose” spiacevoli per condurre l’umanità al punto di scegliere con coscienza il proprio destino, verso la comprensione dell’unità del tutto. Le mappe ritrovate, nelle quali veniva “ritratto” il mondo dettagliato come solo si è potuto conoscere negli ultimi anni, tramite l’avvento degli aeroplani e dei satelliti, chiarisce molto bene questo concetto. L’uomo è sempre stato guidato nelle proprie scelte agendo proprio su quelle sue componenti contrarie, che mai si sarebbero fatte ingabbiare dallo schema ipnotizzante messo in atto dall’Antisistema e, dunque, dall’uomo stesso. Cane che si morde la coda, mi verrebbe da pensare. Gli eroi ci sono sempre stati, i temerari ed i coraggiosi che hanno fatto della propria vita un tavolo inclinato dedicato all’avventura del vivere la vita. Questa è la spinta evolutiva in corso. Il naturale slancio che deriva dalla sottile funzione della dualità. 
Per finire voglio evidenziare due immagini molto particolari:



Fonte: http://www.teresademonte.com/LeMappeDiPiriReis_DrTeresaDeMonte.pdf

Questa mappa ricorda qualcosa che è "scomparso" e che era rappresentato, nel mondo antico, con questo simbolo:

                                                                                          

Il famoso Sigillo di Atlantide presente anche in molte colonie Fenice, in realtà sarebbe la pianta della mitica capitale del Continente d'Atlantide, Poseidonia o Città del Ponte, come concordemente descritta nei molti documenti in un intervallarsi di tre canali e tre anelli di terraferma ed un'uscita-porto che portava in mare aperto. 
Fonte: www.esonet.it

Per diretta connessione mi viene in mente lo splendido libro di David Wilcock “The divine cosmos” che, nel capitolo 5, recita così:

Christopher Otto Hilgendberg è stato il primo, nel 1933, a mostrare che se restringiamo la Terra al 55-60% della sua attuale dimensione, allora tutti i continenti si incastrano insieme a formare un puzzle. Basandoci sui modelli matematici di Maxlow la Terra si starebbe espandendo in grandezza alla velocità di approssimativamente 21 millimetri all’anno (E, aggiungo io,  ricordo che il numero 22 rappresenta la manifestazione fisica del cambiamento).

5.5 - ESPANSIONE GEOMETRICA RADIALE DEI CONTINENTI
Se l’attività della Terra condivide un legame comune con le attività a livello quantico, allora durante il processo di espansione ci dovremmo aspettare di vedere coinvolta la geometria dei Solidi Platonici, proprio come la vediamo nella formazione di un microcluster o di un quasi-cristallo. Abbiamo già visto come le osservazioni del dr. Teodorani sulle formazioni di plasma in Norvegia  adottino configurazioni geometriche spontanee, e questo suggerisce che anche il plasma nel centro della Terra debba possedere le stesse proprietà. Inoltre, grazie al lavoro investigativo del dr. Pasichnyk, sappiamo che W.R. Corliss, A.M. Dziewonski e J.H. Woodhouse hanno confermato che il centro della Terra mostra una “simmetria esagonale”, cioè che è nella forma di un solido geometrico tridimensionale che, se osservato da determinate angolazioni, ha sei lati. Nel video della sua conferenza del 1996, Gregg Braden indica che questo dato simmetrico suggerisce che il centro della Terra è a forma di dodecaedro perfetto, uno dei cinque principali solidi Platonici, con 12 facce pentagonali. Sicché, il fenomeno geometrico dei “microcluster” si conferma valido anche a scale di grandezza molto più grandi di quelle del regno dei quanti. (Anche l’icosaedro possiede una simmetria esagonale molto ripetitiva).
Non dimentichiamo che la geometria è il semplice sottoprodotto della vibrazione/pulsazione in un materiale fluido; gli studi del dr. Hans Jenny hanno rivelato che quando il livello di vibrazione/pulsazione viene incrementato, le forme geometriche che si osservano all’interno del fluido diventano più complesse. Così, se la velocità della vibrazione/pulsazione nel centro luminoso della Terra sta continuamente incrementando, allora ci si dovrebbe aspettare di vedere all’opera forme geometriche sempre più complesse.

  1. Tenendo questo a mente, nel 1993, Vogel e altri esordirono con le seguenti conclusioni riguardanti le Ipotesi di Espansione Terrestre, basate sulla loro vasta esperienza nel fare modelli della superficie terrestre. Se si riduce il raggio della Terra al 55/60% della sua attuale dimensione, allora: I confini esterni dei continenti possono essere composti insieme per formare un’unica crosta chiusa; 
  2. La posizione dei vari continenti rimangono generalmente costanti rispettivamente l’uno all’altro, e la loro separazione è causata da una “espansione radiale della Terra”; 
  3. La causa dei movimenti dei continenti deriva da un sempre più veloce incremento di raggio nel tempo, in accordo con l’espansione dei fondali marini…
La concordanza di questi tre fenomeni non può essere casuale, [ma è dovuta a] processi operanti dall’interno della Terra, e il risultato è l’espansione del pianeta. La chiave di lettura di quanto abbiamo bisogno di vedere qui sta nel punto 2, dove Vogel stabilisce che la separazione dei continenti avviene secondo un movimento “radiale” o a spirale. Quando studiamo la struttura gerarchica dei Solidi Platonici singolarmente “annidati” l’uno all’interno dell’altro, osserviamo che c’è sempre un movimento a spirale quando una forma meno complessa si espande in una di complessità superiore.
Fonte: http://www.stazioneceleste.it/articoli/wilcock/wilcock_TDC_05.htm

Anche la Terra, in quanto essere vivente, respira; dunque ecco spiegato il moto espansivo della sua “forma”. Perché no? Perché comprendere questo aspetto significa espandere la coscienza ad un livello troppo pericoloso per l’attuale stato delle “cose”. L’Antisistema vigila su ogni aspetto e nulla sfugge al suo preventivo controllo.  Ma noi, che siamo i suoi creatori, possiamo eluderlo tagliando le sue fonti di alimentazione energetica basate sulla paura e sulla separazione tramite la conoscenza e la consapevolezza.
Nulla è per caso e la verità ci sommerge, ci accorgeremo di lei quando saremo “affogati”…