lunedì 16 novembre 2009

Per non vivere sempre nelle nebbie "ascoltiamone" i riflessi.








Attraverso un modello esistenziale basato sulle credenze e sulle convinzioni si instaura un regime abitudinario, una sorta di pilota automatico che prende il comando delle “operazioni” mentali più ripetitive. Questo automatismo si installa nell’inconscio ed è un vero e proprio programma di istruzioni codificate nelle sinapsi, cioè in quella struttura altamente specializzata che consente la comunicazione tra le cellule del tessuto nervoso, i neuroni. Come ci insegna Roy Martina, le sinapsi una volta formate, in seguito della codificazione in chiave di programma di una abitudine, diventano molto difficili da “cancellare” anche se, dopo un certo “lavoro” su se stessi, ci si rende conto della “tossicità” di un determinato modo di fare. Possiamo comprendere come sia estremamente importante la fase educativa legata ai primi anni di età, nei quali il bimbo è una spugna assetata di ogni “cosa”; non solo, infatti l’Antisistema provvede ad accogliere i nuovi venuti nel mondo della scuola, della società e del lavoro in modo oltremodo efficace, al fine di condizionare il più possibile le menti nel tempo e nella ripetizione. È assodato che dopo circa 30 giorni di ripetizione di un qualsiasi comportamento o abitudine, iniziano a fissarsi nel cervello le prime avvisaglie della codifica di quel determinato tipo di modo di fare o di essere. Dopo circa 30 giorni il programma è installato nella nostra “sala operativa” e possiamo, ad esempio, trovare l’interruttore della luce, nella nuova casa, al buio di notte. Questo schema è sempre all’opera perché siamo fatti così nella nostra organicità. E lo schema al quale siamo vincolati determina “come diventiamo” nella vita di tutti i giorni, e nemmeno tanto lentamente. Se osservate le “cose” ( tutte le “cose” ) che Vi ruotano attorno, appurerete che quasi al 100 per cento sono studiate per portare dentro dell’uomo un determinato modello o software utile allo scopo dell’Antisistema ( esso tende ad autoconservarsi come ogni entità “vivente” sulla manifestazione fisica della Terra ). È possibile eliminare le strutture di sinapsi che giudichiamo sbagliate, però il lavoro richiesto è molto oneroso in termini di energia vitale, consapevolezza e volontà ( diciamo che il detto “errare è umano” ricorda molto questo sistema fisico/umano delle sinapsi, e “perseverare è diabolico” significa che è possibile cambiare ogni cosa… ). Le strutture appena citate sono mobili, nel senso che si possono formare e sparire in continuazione nel corso della nostra vita ed, in un certo senso, in questa prospettiva osserviamo anche la nostra eternità. A livello di singolo individuo abbiamo la nascita di vere e proprie forme pensiero, una sorta di nube energetica che ci caratterizza; a livello globale abbiamo forme pensiero capaci di “coprire” intere città, nazioni, continenti, emisferi e l’intero pianeta ( un esempio evidente è il “sogno” della Germania nazista ). Tali forme pensiero le possiamo vedere all’opera in ogni luogo e dimensione temporale; sulle strade esistono raggruppamenti energetici particolari che tutte le persone alla guida dei veicoli a motore, lasciano come scie chimiche di aerei. Sulla via Lorenteggio che entra in Milano è talmente chiara una forma di condizionamento generale installato da tempo immemore (probabilmente da quando il traffico si è infittito ); su questa via a doppia corsia per senso di marcia, ci si mantiene a sinistra in continuazione perché 10 chilometri più avanti c’è lo svincolo della tangenziale ( e si vuole evitare lil rallentamento che si forma sulla corsia di destra ), oppure perché, sempre a 10 chilometri di distanza, la strada diventa ad una corsia (rispettivamente verso Milano centro e verso Abbiategrasso). La forma pensiero è passata dall’uomo alla strada e coinvolge gran parte di quelli che si trovano a transitarci sopra. Il caso più emblematico è notare una vettura che procede completamente a sinistra anche in assenza di traffico. Dovremmo imparare ad osservare questi fenomeni che ci attraversano fisicamente ed emotivamente tutti i giorni. Lo sviluppo della loro osservazione dipende dalla nostra consapevolezza e dall’energia che ci contraddistingue, e porta all’eliminazione della forma d’onda di energia congesta. In pratica occorre conoscere, osservare, trasmutare. 
In maniera ancora più evidente è necessario “ascoltare”:

"Ascolto in psicologia è uno strumento dei nostri cinque sensi per apprendere, conoscere il tempo e lo spazio che ci circonda e comunicare con noi stessi e il mondo circostante. L'ascolto è un processo psicologico e fisico del nostro corpo per comunicare ai nostri neuroni, al cervello che li traduce in emozioni e nozioni".
Fonte: Wikipedia

Il meccanismo è evidentissimo nei bambini capricciosi o piuttosto nelle imprecazioni dei genitori – “non ascolti mai”. È assodato che il meccanismo degli specchi è sempre in atto, in ogni momento della nostra vita, pertanto quando, in questo caso, un genitore riflette al proprio figlio un tale “sentimento” lo fa proprio per rimarcare un comportamento ritenuto erroneo. Sta al bimbo sul camino della vita, comprendere che quelle parole giungono solo per lui e solo per il suo bene; sono i diretti riflessi che giungono dalla sua anima per lui, dall’energia cosmica, dall’amore del Creatore. L’ologramma è il modello strutturato dell’Universo; nell’ologramma “bimbo” infatti vi è l’intero manifestato nella sua individualità, solo che manca la consapevolezza; per compensare progressivamente questa mancanza, i riflessi giungono a segnare il passo, il cammino verso l’evoluzione del singolo e del tutto relativo. Quando comprenderemo che in ogni istante gli specchi ci parlano di noi, in ogni modo possibile ed immaginabile, il nostro percorso diverrà esponenziale verso la luce, dando luogo al balzo quantico dell’umanità.
Nel “non ascoltare” è insito il riflesso dell’ego.
Il discorso non cambia anche per le generazioni di bimbi indaco, cristallo, arcobaleno, infatti anch’essi non esulano dalle leggi universali in vigore, anzi, nella loro coscienza elevata sta anche la loro maggiore ipotetica fragilità ( o possibile senso di smarrimento ); in maniera ancora più determinante dovrebbero maturare la consapevolezza della legge degli specchi riflessi…

Un cervello che agisce e dunque comprende, come scrive nel suo libro ( il neurologo in odore di Nobel Giacomo Rizzolatti, che ha scoperto i neuroni specchio. Una scoperta raccontata assieme al filosofo Corrado Sinigaglia nel libro “So quel che fai – il cervello che agisce e i neuroni specchio”, da poco pubblicato da Raffaello Cortina editore ).
Alla base della nostra conoscenza c’è il fatto che sappiamo fare delle cose. Da questo poi si costruisce tutto il resto. Se le vediamo fatte dagli altri le comprendiamo. Esistono due tipi di conoscenza: una è scientifica, oggettiva, l’altra è esperienziale. Questa è la nostra vera conoscenza, quella basata sul sistema motorio e sulle nostre esperienze. L’altra è una conoscenza molto importante, ma successiva.

 
Come avete scoperto i neuroni specchio?
È successo all’inizio degli anni Novanta. Noi studiavamo le scimmie, usando un metodo diverso da quello americano. Piuttosto che studiarle in gabbiette dove dovevano magari pigiare un pulsante, abbiamo cercato di studiare il loro sistema motorio in un ambiente etologico più simile alla realtà. Siamo partiti, al contrario degli americani – che per ottenere i grant per forza tendono a prediligere i paradigmi vigenti – dalla considerazione che probabilmente i neuroni funzionavano in maniera più complicata di quanto non si credesse.

Qualcosa di nuovo infatti lo avete scoperto…
La prima cosa che abbiamo scoperto è che alcuni di questi neuroni non sparavano (cioè si attivavano, n.d.r.) in relazione a un dato movimento (chiudere la mano, piegare il braccio, ecc), ma in relazione a uno scopo (afferrare un oggetto, ad esempio). Una conferma ci viene da un esperimento in corso, in cui abbiamo ideato uno strumento che può essere attivato sia aprendolo che chiudendolo con due movimenti opposti. Ebbene, i neuroni che sparano sono esattamente gli stessi.Ma la cosa più stupefacente che abbiamo visto è che il neurone sparava sia quando la scimmia compiva una azione – portare il cibo alla bocca – sia quando era lo sperimentatore a compierla. Una specie di dialogo fra noi e loro. Una cosa mai osservata prima, che ci lasciò perplessi.

 
E poi?
All’inizio pensavamo che la scimmia in qualche modo volesse imitarci. Ma la scimmia rimaneva immobile. E soprattutto gli etologi ci hanno detto che le scimmie non sanno imitare. Incidentalmente mi piace sempre sottolineare come l’imitazione sia una cosa bellissima. Prima i bambini devono imitare, solo dopo possono diventare creativi.

 
Così siete arrivati all’idea del neurone specchio? Un neurone motorio che si attiva sia quando si compie una azione, sia quando la si osserva. Insomma: i neuroni servono per imparare?
Alcuni filosofi non ci amano per questo. Pensano che minimizziamo il ruolo del linguaggio. Noi però non diciamo che c’è una sola maniera per imparare: c’è un meccanismo arcaico che c’è negli animali e c’è in noi. Poi ovviamente ci sono meccanismi di ordine cognitivo superiore che si integrano con questo. Ma grazie al neurone specchio la scimmia non solo capisce quello che facciamo, ma lo può prevedere. Quando mi vede prendere in mano il cibo, nella scimmia sparano anche in successione i neuroni dei movimenti della bocca. In qualche modo dunque una funzione psicologica così complicata come l’intenzionalità può essere spiegata con un meccanismo neurale semplice.

 
Il comprendere viene prima del linguaggio?
Sì, come avviene per i bambini. Ma il linguaggio si basa anche esso sulla capacità di imitare, che a sua volta si basa sul sistema dei neuroni specchio. Non basta. Oggi stiamo studiando anche i bambini autistici. E stiamo scoprendo che non solo il loro sistema specchio è deficitario, ma anche che hanno una difficoltà nell’organizzare il loro stesso movimento, la catena dei movimenti che negli altri porta all’attivazione dei muscoli della bocca subito dopo aver afferrato il cibo. Una ulteriore conferma del legame fra il movimento, i neuroni specchio e il meccanismo di empatia fra noi e gli altri.
Il manifesto – 31 ottobre

(Immagine tratta da un "lavoro" di Anne Packard -  "Fog")
 

domenica 15 novembre 2009

Le armoniche di Dio.




Sulle ali delle armoniche della musica riusciamo a percepire il nostro timbro energetico; quando entriamo in risonanza con delle determinate sequenze musicali, quando talune frequenze generano in noi brividi di commozione, compassione, vigore, estasi, leggerezza, gioia, profondità, contrizione, nutrimento spirituale, solidità, senso di appartenenza, potenza o fragilità, senso della nostra profondità, vuole significare che siamo entrati in collegamento con il suono, o parte del suono, che ha qualcosa in comune con il nostro sistema portante di energia vitale. È come se avessimo instaurato un collegamento wireless con la nostra essenza silente che osserva e trasmette senza fine di continuità il segnale della vita. Entrare in risonanza significa vibrare all’unisono con qualcosa d’altro, in questo caso con l’altra parte di sé, quella sontuosa della propria anima.
La colonna sonora del film “Transformers” mi porta via, dialoga con il cuore e le mie asperità…
In generale tramite le colonne sonore riesco a raggiungere stati di risonanza molto significativi. Quel tipo di musica mi parla direttamente, senza “giri di parole”; comunica il messaggio ivi celato.

“In linea con le recenti scoperte sulla musica del Dna, a testimoniare la più interna origine del suono che ci porteremmo nel nostro patrimonio genetico: « Musica è sorgente di energia vitale, è manifestazione di libertà, è magica comunicazione (...) Un’energia che rigenera, che abbatte le distanze come il Didgeridoo, l’antico strumento a fiato degli aborigeni australiani, il cui suono accompagna le opere in esposizione. L’arte si risolve in pura musica, ci suggerisce Barbara Silvia Ramponi nel testo di presentazione alla mostra proveniente dallo Studio D'ars di Milano. L’arte è come il diapason, altro strumento presente in mostra: accorda in un’armonica visione le emozioni degli artisti nell'esprimere il proprio rapporto positivo con la musica.”
Fonte: www.exibart.com

La creazione intera dipende da un suono, dal soffio vitale del Creatore; Logos (in greco: λόγος) deriva dal greco λέγειν (léghein) che significa scegliere, raccontare, enumerare. Dio sceglie di raccontare qualcosa e crea ciò che immagina, noi… e la nostra "vicenda".

Da un frammento di Leucippo sembra possa attribuirsi ad Eraclito un significato del logos come "legge universale"  che regola secondo ragione e necessità tutte le cose:
« Nessuna cosa avviene per caso ma tutto secondo logos e necessità. » ( Leucippo )
Agli uomini è stata rivelata questa legge ma essi continuano ad ignorarla anche dopo averla ascoltata. Il logos appartiene a tutti gli uomini ma in effetti ognuno di loro si comporta secondo una sua personale phronenis, una propria saggezza. I veri saggi invece sono quelli che riconoscono in loro il logos e ad esso s'ispirano come fanno coloro che governano la città adeguando le leggi alla razionalità universale della legge divina.
Un ulteriore significato del logos inteso come "ascolto"  è nella affermazione di Eraclito che sostiene che molti non capiscono la sua "oscura" dottrina poichè si sforzano di ascoltare lui invece che il logos.
Sia Platone che Aristotele non si riferiscono mai a lui riguardo al logos: per il primo, Eraclito è colui che ha sostenuto l'incessante fluire dell'essere e di come ogni cosa sia nello stesso tempo uno e molti, mentre per Aristotele e per Teofrasto il pensiero eracliteo si fonda sul principio incorruttibile del fuoco causa di ogni cosa.
Fonte: Wikipedia.it

La verità o la sua percezione è multipla ed infinita nella natura umana incarnata dell’uomo; ognuno la vede e la sente per come si è inserito nel contesto fisico della propria attuale esistenza; liberi di intendere ciò che meglio esprime il proprio sé in quel momento, come immortalare un attimo tramite una fotografia ed analizzare quel momento come unico e onnisciente. Le immagini collegate al nostro senso di appartenenza e di comprensione degli eventi sono sempre in lento scorrimento, proprio in virtù del fatto che ogni cosa scorre con lo scorrere della vita stessa… Colui che è fermo a ciò che una "immagine" gli ha comunicato o fatto capire è fermo e basta. Immobile nel grande fiume dello scorrere incessante del tempo e del fluire con la vita.
Nel suono, nelle frequenze, nella vibrazione è compreso il nostro essere in quanto partecipante della sinfonia dell’Universo intero.

«In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
[...]
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;...»
(Vangelo di Giovanni 1,1,14)

Quando Dio prende la forma di un cinghiale, Egli rimane Dio, che puro e trascendentale cattura il cuore dei Suoi Devoti.
Fonte: www.harekrsna.it

sabato 14 novembre 2009

L'ultimo desiderio.




Immaginiamo quello che in cuor nostro, veramente desideriamo. Facciamo venire a galla una “bolla” di possibilità dal fondo del nostro oceano. Una immagine idealizzata del nostro sogno. Permettiamoci di farlo…

Il vento è un cavallo:
senti come corre
per il mare, per il cielo.
“Todo el amor” - Pablo Neruda

Percepiamo il vento del cambiamento che scorre senza fine di continuità per mutare e trasformare ciò che ha fatto il suo tempo e che, lento, decade come polvere d’ossa frantumata dallo sfinimento.

“.... tu avrai capito la vita non quando tu farai il tuo dovere in mezzo agli uomini, ma quando lo farai nella solitudine. Non quando, pur raggiunta la notorietà, potrai avere una condotta esemplare agli occhi degli uomini, ma quando l'avrai e nessuno lo saprà, neppure te stesso. Non quando tu farai il bene e ne vedrai gli effetti, ma quando lo farai e non ti interesserà avere gratitudine, nè conoscere l'esito del tuo operato. Non quando tu potrai aiutare efficacemente e disinteressatamente, ma quando aiuterai pur sapendo che il tuo aiuto a nessuno serve, neppure a te stesso. Non quando tu ti sentirai responsabile di tutto ciò che fanno i tuoi simili, ma quando conserverai intatto il senso della tua responsabilità, pur sapendo d'essere l'unico uomo al mondo. Non quando tu avrai compreso che tutti gli esseri hanno gli stessi tuoi diritti, ma quando tratterai l’essere più umile della terra come se fosse Colui che ha nelle Sue mani le tue sorti. Non quando tu amerai i tuoi simili, ma quando tu stesso sarai i tuoi simili e l'amore… “
www.cerchiofirenze77.org


Cambiamo senza nemmeno saperlo; la prospettiva di quello che siamo e del dove siamo è una serie sempre più nitida di fotografie che si delineano nella nostra capacità di immaginare. Prima di fare, pensiamo e prima ancora immaginiamo. Ogni cosa nasce dal vuoto immaginifico della coscienza. Questo è il modo di creare. In questa maniera nasce l’Universo, concepito dalla creatività di una mente superiore che osserva e desidera…
L’uomo è un desiderio che cammina sulla Terra. È una immagine del desiderio e dunque vive di desiderio puro… Chiediamoci che cosa desideriamo ottenere da questa esistenza. Persino al condannato al plotone di esecuzione viene concesso l’ultimo desiderio; è importante focalizzarlo perché determina lo scopo per il quale siamo venuti qua.
Che cosa desideriamo come ultimo desiderio? Immaginiamo di essere davanti al drappello che ci toglierà la vita fra pochi minuti fra, giusto il tempo di esprimere l’ultimo desiderio…
Quale sarebbe questo importantissimo desiderio? Pensiamoci ed avremo la risposta di quello che più ci sta a cuore, di ciò che occupa lo spazio più grande dentro e fuori di noi.
Sarà un’ultima sigaretta? E sia…
Pensiamo all’intensità dei nostri desideri, alla loro forza che può smuovere anche le montagne, pensiamo alla storia di Colby Curtin ad esempio (cercate in rete).


Questo blog intende donare a tutti spunti e riflessioni utili a sviluppare la propria rotta. Molto umilmente si mette a disposizione di tutti coloro che se la sentono di mettersi in cammino, in discussione e/o che già si muovono nelle verdi praterie della propria anima che chiama da sempre…
Io sono in cammino… chi mi vuole tendere la mano? Chi vuole afferrare la mia mano? 

Ho desideroso bisogno di aiuto e desidero aiutare attraverso quello che “sono”…

Gli uomini, in certi momenti, sono padroni del loro destino. (William Shakespeare)