Visualizzazione post con etichetta La donna.. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta La donna.. Mostra tutti i post

domenica 20 dicembre 2009

La donna "fenice".







Dalla lettura delle “Cronache dell’Akasha” di Rudolf Steiner e dal mio libero “sentire”, emerge la figura di una donna caduta nel “retrobottega” dell’uomo. Passiamo dalla magnifica visione del genere femminile nel pieno del proprio potere magico e creativo, in grado di mantenere stabile la “rotta” verso l’evoluzione, ad un genere femminile defraudato praticamente di “tutto”. Quello che la donna rappresentava nell’antichità era un “frutto” maturo unito al senso di tutta la “pianta” e consapevole della funzione ed esistenza delle “radici”. Ossia la donna di molto tempo fa era in possesso di una conoscenza e saggezza, di una creatività ed equilibrio che, una certa energia ha completamente cancellato persino dalla memoria. L’energia di tipo maschile ha letteralmente preso il sopravvento, progressivamente insinuandosi dapprima come una serpe e poi con rinnovata forza spaccando la sfera di controllo del femminile. Si può dire che per un certo “tempo” il mondo sia stato ben amministrato dalla giusta collocazione delle energie divise in femminili e maschili. Oggi, tutto quello che rimane di quella conoscenza perduta è il potenziale che le donne mantengono ancora nascosto nelle loro profondità di esseri “accompagnatori” alla vita. Proprio in questa loro funzione “fisica” rimane agganciata la speranza di recupero e manifestazione della loro vera essenza. E non penso che sia un caso che la parte umana più "forte" fisicamente non sia destinata al ruolo di “mettere al mondo” dei figli. È una divisione naturale dei “compiti”, si pensa usualmente. Si è sempre pensato così. Dunque, torniamo un attimo indietro nel tempo e vediamo la donna, soprattutto, bruciare sulle pire nelle pubbliche piazze. I falò di “streghe” erano la specialità, la moda di quei tempi oscuri. La classe dominante sembra sempre essere stata quella maschile, a memoria d’uomo, ma non fu sempre così. Diciamo che quando è toccato all’uomo, egli non è andato affatto con mano gentile. L’Antisistema ha educato il sesso maschile ad “operare” attraverso l’uso della forza bruta perché:
  • l’uomo era più forte fisicamente
  • l’uomo non aveva alternative oltre all’uso della violenza, perché più debole (paradosso, ma in realtà il fuori che tenta di nascondere il dentro)
  • l'uomo era più manovrabile perchè già "immemore"
La donna ne esce alquanto rovinata dai secoli bui, dalle ere buie. E perde la connessione con quello che era stata. L’uomo lo aveva già perso ancora prima. E l’opera si completò: il genere umano aveva raggiunto il “fondo” nella dimensione del “terrore”. L’opera di ricostruzione del genere femminile è quasi storia dei giorni nostri, ma come al solito, come per ogni aspetto della “verità” assoluta, passa completamente inosservato, anzi, compreso per quegli stessi caratteri vagamente maschili che la donna si è auto innestati in un mondo di potere maschile. La donna sembra sempre più forte, sembra sempre più “uomo”, eppure la donna si deve letteralmente “spezzare” ancora tutti i giorni adattandosi alle consuetudini generazionali entrate nel “sangue”. La donna degli anni 50 negli USA è una vera e propria aberrazione. Sembra un robot del maschio. Sempre perfetta, gran lavoratrice, esemplare madre, credente. Quella degli anni 70 ribelle ma alla fine fagocitata nelle fabbriche. Quella degli anni 90 sempre più cosciente ma dedita alla cura dell’apparenza del proprio fisico. Quella di oggi “matura” ma totalmente persa nella propria e vetusta parte di accompagnatrice maschile. Tutto è teso a mantenerla a contenerla a possederla a farla deviare continuamente da se stessa. Ad un ricevimento o più in particolare anche solo per uscire di casa, la donna cammina su 10 centimetri di “legno” o materiale composito lavorato, assumendo una posizione per l’intero corpo scandalosamente insana, mentre l’uomo cammina in comode scarpe perfettamente alla moda. Per attraversare la strada una donna rischia di rompersi l’osso del collo, e perché? Per moda o consuetudine entrata nel DNA. E la cosa aberrante è che alla donna media piace. Nessuno riesce ad associare l’influenza che ha la struttura “nervosa” del piede con l’area del cervello. Per quale motivo ad intere generazioni di donne giapponesi sono state fatte indossare scarpe più piccole della propria “taglia”? Inutile parlare di crescita ed evoluzione del cervello in maniera direttamente proporzionale alla crescita dei propri piedi? Certo! E chi ci crede? Le pubblicità martellanti d’oggi giorno si rivolgono alle future donne come a piccole piantine da coltivare, raddrizzare, indirizzare… ma verso dove? Verso quale situazione? Verso uno stato di annichilimento della propria essenza che continua a… spingere. Abbiamo ragazzine di 8/10 anni che sembra che ne abbiano già 18. Perfettamente “truccate” da grandi e da mamme perfette, proprio come nelle pubblicità “americane“ della società degli anni 50. Sono nauseato che le più non se ne accorgano nemmeno, sono nauseato da questo “stato” asfissiante delle “cose”. Una volta che si riesce a “vedere oltre”, appare la vera struttura del potere, appaiono i fili invisibili che ci fanno muovere… ed è difficile accettare quello che si “vede”. Occorre dunque fare qualcosa, ma cosa? Non so, inizio a scrivere in questo blog intanto!

SCRIVERE DI TE…

…perché scrivere di te
non è mai abbastanza…
La pioggia porta con sé
    odori e profumi
conosciuti e sempre nuovi.
    E lo stesso vento
        reca con sé
    umori e rumori
di indiani e scandinavi,
    di tribù e di villaggi,
di grattacieli e automobili.

Guardami e dimmi se è vero!

    Una stessa nuvola, che
        spostata dal vento
        porta pioggia dove
            il Fato vuole,
può vedere l’America
e poi spostarsi in Irlanda
senza scomodar nessuno
per farsi dare un passaggio.
    E lo stesso vento
può accarezzare un francese
e trasformarsi poi in uragano
    per un thailandese.
Eppure l’aria che respiro
e la pioggia che mi bagna
    mi fanno scrivere per te
        e di te,
perché ti ho dentro e fuori
    come l’aria
e l’acqua della pioggia.