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venerdì 26 marzo 2010

Il Giuda che vive in ognuno di noi.







Da reminiscenze scolastiche ricordo gli operatori logici dell’algebra Booleana; due in particolare mi ispirano quest’oggi: l’operatore “AND” e “XNOR”.
  • L’operatore logico “AND” da come risultato “1” solo se A e B valgono “1”, mentre in tutte le altre varianti il risultato è “0”.
  • L’operatore logico “XNOR” da come risultato “1” solo se A e B sono in fase tra loro, ossia se valgono entrambi “1” o “0”, mentre nelle altre due casistiche il risultato sarà “0”.
L’altra sera sentivo un estratto di conferenza di Bruce Lipton (link), il quale diceva, appunto, che due sassi lanciati in una superficie d’acqua, dalla stessa altezza e con la stessa forza (gravità), dalla stessa altezza, delle stesse dimensioni, ad una certa distanza uno dall’altro, avrebbero generato due centri con onde di propagamento simili, dove per simili s’intende della stessa intensità e “fase”; ossia in questo caso si poteva parlare di effetto di risonanza come risultato finale. Insomma si otteneva un rafforzamento dell’onda totale chiamato “interferenza costruttiva”, mentre se lanciamo gli stessi due sassi in due momenti successivi otteniamo due centri con onde in propagazione non in fase, per cui abbiamo un annullamento dell’onda totale chiamato “interferenza distruttiva”.

Diciamo dunque che in natura questi due processi sono descritti dal funzionamento dell’operatore logico “XNOR”, mentre l’operatore “AND” nel caso di fase tra A e B con valori “0” da come risultato sempre “0”.

Allora penso questo; quando Emile Couè diceva che tra volontà ed immaginazione "vince" sempre l’immaginazione descrive un operatore con una logica spirituale, invece che fisica. Per immaginazione intendeva le facoltà scritte nell’inconscio. 
Questo operatore trasferisce nella realtà percepita il contenuto dei registri dell’inconscio in questa maniera:

La volontà da sola non basta se non è in fase con l’inconscio, infatti essa “funziona” bene in questi casi:

Il succo del discorso è comunque che avviene un trasferimento, una cocreazione della realtà secondo ciò che è scritto nell’inconscio che corrisponde alla nostra "cara" immaginazione. Ora si capisce meglio perché i bimbi sono tanto pericolosi per l’Antisistema, il quale deve necessariamente educarli e riprogrammarli secondo le proprie logiche di controllo.

“L’unione fa la forza”.
 
Couè diceva che la risultante della fase tra immaginazione e volontà non era una somma bensì un prodotto esponenziale; insomma una esplosione di energia.

Il discorso è questo; l’Antisistema necessita del nostro operato per cocreare la realtà che, “egli” deposita prima dentro di noi. Pertanto sembra che noi funzioniamo con una valenza di interferenza distruttiva ( 0 + 0 = 0 ) dove per “0” intendiamo stasi, negatività, buio, ossia disegno pre progettato dell’Antisistema. Invece se potessimo fare in piena liberta, le nostre dinamiche celesti ci porterebbero ad utilizzare l’interferenza costruttiva ( 1 + 1 = 1 ) dove per “1” intendiamo crescita, positività, luce,  ossia disegno pre progettato dal piano divino.

Sembra che l’operatore logico “fisico” migliore, in questo senso, sia proprio “AND”, per il quale abbiamo come risultato “1” = luce solo per trasferimento dall’inconscio del suo contenuto positivo (1) nella realtà.

Il fatto che vinca sempre l’immaginazione è il nostro tallone d’Achille; e questa proprietà descrive a pieno il concetto di libero arbitrio, per il quale tutto può succedere secondo conoscenza e consapevolezza ma anche secondo ignoranza e superficialità!

È tutto nelle nostre “mani”…

Cosa sceglieremo di fare? Sono solo gli umani che fanno girare lfisicamente e "pale" del mondo. Finchè prevarrà la logica del profitto e dell'oblio da maga Circe, non andremo da nessuna parte e la "rana" bollirà lentamente e progressivamente sino all'esaurimento della sopportazione.
Come si descrive in Matrix, su quasi ogni "nave" c'è un traditore che ha barattato la sua Vita per quella degli altri; non è questa anche la figura "leggendaria" di Giuda
E che fine ha fatto Giuda?

Consapevolezza (Jiddu Krishnamurti)

Conoscere se stessi significa conoscere la nostra relazione con il mondo, non solo del mondo delle idee e della gente, ma anche con la natura e con le cose che possediamo.
Questa è la nostra vita, essendo la vita relazione con il tutto. La comprensione di questa relazione richiede specializzazione? Ovviamente no! Ciò che richiede è la consapevolezza necessaria per confrontarsi con la vita nel suo insieme come totalità. In che modo dobbiamo essere consapevoli? Questo è il nostro problema. Come si deve fare per avere quell'attenzione, se posso usare questa parola senza che sembri una specializzazione? Come deve fare uno che vuole affrontare la vita nella sua totalità? Ciò non significa solo le relazioni personali con i vicini, ma anche con la natura e con le cose che possiedi, con le idee, con le cose che la mente produce come illusioni, desideri e così via. Come possiamo essere coscienti di questo processo globale di relazioni? Sicuramente è questa la nostra vita, non è vero? Non esiste vita senza relazione; comprendere questa relazione non significa isolamento. Al contrario richiede pieno riconoscimento e totale consapevolezza del globale processo della relazione. Come si fa ad essere consapevoli? Come siamo consapevoli di qualcosa? Come sei consapevole della relazione con una persona? Come sei consapevole degli alberi, del richiamo di un uccello? Come fai ad essere consapevole delle tue reazioni quando leggi un giornale? Siamo coscienti delle risposte superficiali della mente quanto che delle reazioni profonde? Come siamo consapevoli di qualcosa? In primo luogo siamo consapevoli, (non lo siamo forse?) di una reazione ad uno stimolo, e questo è un fatto evidente; vedo qualcosa di bello e c'è una risposta, quindi una sensazione, contatto identificazione e desiderio. Questo e il processo ordinario, non è vero? Possiamo osservare quello che accade nel momento senza studiare dei libri per farlo. Così è attraverso l'identificazione che abbiamo piacere e dolore. La nostra "abilità" consiste in questa preoccupazione di cercare il piacere e di evitare il dolore, non trovate? Se sei interessato a qualcosa, ti da piacere ne nasce subito una "capacità" immediata, c'è la consapevolezza istantanea di quel fatto, e se si tratta di qualcosa di doloroso quella capacità consiste nel sapere com'evitarlo. Così sino a che cerchiamo un'"abilità" per comprendere noi stessi siamo destinati a fallire, perché la comprensione di noi stessi non dipende da questa "capacità". Non si tratta di una tecnica che sviluppi, coltivi e accresci con il tempo, attraverso un costante affinamento. Questa coscienza di sé si può ottenere solo nell'atto della relazione; può essere sentita nel modo in cui in cui parliamo e in cui ci comportiamo.
Guardati senza nessuna identificazione, senza alcun confronto, senza alcuna condanna, guarda soltanto e noterai che accade una cosa straordinaria. Non solo poni fine ad un'attività inconscia - la maggior parte delle nostre attività sono inconsce - non solo metti fine a ciò, ma sei anche consapevole delle motivazioni della tua azione, senza indagare e senza scavare. Quando sei consapevole vedi il processo globale del pensiero e dell'azione, ma ciò può accadere solo quando non ci sono condanne. Quando condanno qualcosa non lo comprendo, è un modo per evitare qualunque tipo di comprensione. Molti di noi lo fanno di proposito, condanniamo immediatamente, e così pensano di aver capito”.

Fonte: http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/krishnamurti/consapevolezza.htm