- L’operatore logico “AND” da come risultato “1” solo se A e B valgono “1”, mentre in tutte le altre varianti il risultato è “0”.
- L’operatore logico “XNOR” da come risultato “1” solo se A e B sono in fase tra loro, ossia se valgono entrambi “1” o “0”, mentre nelle altre due casistiche il risultato sarà “0”.
Il succo del discorso è comunque che avviene un trasferimento, una cocreazione della realtà secondo ciò che è scritto nell’inconscio che corrisponde alla nostra "cara" immaginazione. Ora si capisce meglio perché i bimbi sono tanto pericolosi per l’Antisistema, il quale deve necessariamente educarli e riprogrammarli secondo le proprie logiche di controllo.
“L’unione fa la forza”.
Couè diceva che la risultante della fase tra immaginazione e volontà non era una somma bensì un prodotto esponenziale; insomma una esplosione di energia.
Il discorso è questo; l’Antisistema necessita del nostro operato per cocreare la realtà che, “egli” deposita prima dentro di noi. Pertanto sembra che noi funzioniamo con una valenza di interferenza distruttiva ( 0 + 0 = 0 ) dove per “0” intendiamo stasi, negatività, buio, ossia disegno pre progettato dell’Antisistema. Invece se potessimo fare in piena liberta, le nostre dinamiche celesti ci porterebbero ad utilizzare l’interferenza costruttiva ( 1 + 1 = 1 ) dove per “1” intendiamo crescita, positività, luce, ossia disegno pre progettato dal piano divino.
Sembra che l’operatore logico “fisico” migliore, in questo senso, sia proprio “AND”, per il quale abbiamo come risultato “1” = luce solo per trasferimento dall’inconscio del suo contenuto positivo (1) nella realtà.
Il fatto che vinca sempre l’immaginazione è il nostro tallone d’Achille; e questa proprietà descrive a pieno il concetto di libero arbitrio, per il quale tutto può succedere secondo conoscenza e consapevolezza ma anche secondo ignoranza e superficialità!
È tutto nelle nostre “mani”…
Consapevolezza (Jiddu Krishnamurti)
“Conoscere se stessi significa conoscere la nostra relazione con il mondo, non solo del mondo delle idee e della gente, ma anche con la natura e con le cose che possediamo.
Questa è la nostra vita, essendo la vita relazione con il tutto. La comprensione di questa relazione richiede specializzazione? Ovviamente no! Ciò che richiede è la consapevolezza necessaria per confrontarsi con la vita nel suo insieme come totalità. In che modo dobbiamo essere consapevoli? Questo è il nostro problema. Come si deve fare per avere quell'attenzione, se posso usare questa parola senza che sembri una specializzazione? Come deve fare uno che vuole affrontare la vita nella sua totalità? Ciò non significa solo le relazioni personali con i vicini, ma anche con la natura e con le cose che possiedi, con le idee, con le cose che la mente produce come illusioni, desideri e così via. Come possiamo essere coscienti di questo processo globale di relazioni? Sicuramente è questa la nostra vita, non è vero? Non esiste vita senza relazione; comprendere questa relazione non significa isolamento. Al contrario richiede pieno riconoscimento e totale consapevolezza del globale processo della relazione. Come si fa ad essere consapevoli? Come siamo consapevoli di qualcosa? Come sei consapevole della relazione con una persona? Come sei consapevole degli alberi, del richiamo di un uccello? Come fai ad essere consapevole delle tue reazioni quando leggi un giornale? Siamo coscienti delle risposte superficiali della mente quanto che delle reazioni profonde? Come siamo consapevoli di qualcosa? In primo luogo siamo consapevoli, (non lo siamo forse?) di una reazione ad uno stimolo, e questo è un fatto evidente; vedo qualcosa di bello e c'è una risposta, quindi una sensazione, contatto identificazione e desiderio. Questo e il processo ordinario, non è vero? Possiamo osservare quello che accade nel momento senza studiare dei libri per farlo. Così è attraverso l'identificazione che abbiamo piacere e dolore. La nostra "abilità" consiste in questa preoccupazione di cercare il piacere e di evitare il dolore, non trovate? Se sei interessato a qualcosa, ti da piacere ne nasce subito una "capacità" immediata, c'è la consapevolezza istantanea di quel fatto, e se si tratta di qualcosa di doloroso quella capacità consiste nel sapere com'evitarlo. Così sino a che cerchiamo un'"abilità" per comprendere noi stessi siamo destinati a fallire, perché la comprensione di noi stessi non dipende da questa "capacità". Non si tratta di una tecnica che sviluppi, coltivi e accresci con il tempo, attraverso un costante affinamento. Questa coscienza di sé si può ottenere solo nell'atto della relazione; può essere sentita nel modo in cui in cui parliamo e in cui ci comportiamo.
Guardati senza nessuna identificazione, senza alcun confronto, senza alcuna condanna, guarda soltanto e noterai che accade una cosa straordinaria. Non solo poni fine ad un'attività inconscia - la maggior parte delle nostre attività sono inconsce - non solo metti fine a ciò, ma sei anche consapevole delle motivazioni della tua azione, senza indagare e senza scavare. Quando sei consapevole vedi il processo globale del pensiero e dell'azione, ma ciò può accadere solo quando non ci sono condanne. Quando condanno qualcosa non lo comprendo, è un modo per evitare qualunque tipo di comprensione. Molti di noi lo fanno di proposito, condanniamo immediatamente, e così pensano di aver capito”.
Fonte: http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/krishnamurti/consapevolezza.htm