domenica 13 dicembre 2009

Le "diversità" imposte.






Mettere in mano un suono ad una persona che non ne conosca appieno la natura stessa, equivale a mettergli in mano una vera e propria arma contro il sistema nervoso centrale di ogni individuo e del suo campo di risonanza aurico, necessario al suo equilibrio psico-fisico.

Per i neofiti musicisti moderni, il diapason è praticamente uno sconosciuto. E' diventato di norma entrare in un negozio di strumenti musicali, acquistare uno strumento, intonarlo standard (440Hz) e mettersi a suonare da subito, senza domandarsi nulla al riguardo. Un po' come quando acquistiamo un computer nuovo, o un telefono cellulare. Quanti di noi aprono il manuale di istruzioni?

Nell'Universo tutto è energia in vibrazione. Il ritmo vibratorio di un oggetto, compreso il corpo umano, si chiama risonanza. Ogni organo, osso o tessuto dell'organismo, possiede una frequenza specifica risonante. Insieme esse formano una frequenza composta, un'armonia che rappresenta la personale firma vibrazionale: essa circonda l'intero corpo umano di un campo definito “aura”. Quando la frequenza si altera, quella parte del corpo si ammala perché vibra in modo disarmonico. L'essere in salute è un vibrare all'unisono o risuonare armonicamente.

Il cosiddetto “diapason scientifico”, fu approvato all'unanimità al congresso dei musicisti italiani del 1881, è quello proposto dai fisici Sauveur, Meerens, Savart, e dagli scienziati italiani Montanelli e Grassi Landi e calcolato su un DO centrale (indice 3) di 256 cicli al secondo. E' importante sottolineare che la corsa all'acuto iniziò invece con l'adozione unilaterale di un LA più alto (440Hz) da parte delle bande militari russe ed austriache ai tempi di Wagner, e che tale diapason, pur non avendo alcuna giustificazione scientifica o basata sulle leggi della voce umana, fu in seguito accettato per convenzione a Londra nel 1939.

Da questo breve stralcio di eventi, si può subito notare come si sia cercato deliberatamente di alterare la ricerca scientifica su questo strumento, portando così ad una forzata disarmonia nelle frequenze musicali. Perché ho aggiunto “deliberatamente”? Semplicemente perché, una volta che si è entrati in possesso di un valore scientifico riguardo ad un fenomeno ben preciso, cambiarlo senza conoscenza e senza ragioni equivale ad interferire. Trasportare il diapason scientifico da 432 vibrazioni ad un diapason disarmonico di 440, è stato praticamente come condannare noi, le nostre povere orecchie ed i nostri campi di risonanza, all'esposizione di armoniche dannose per il nostro equilibrio.

CHE COS'E' LA RIVOLUZIONE OMEGA? 
Molti studiosi e ricercatori, me compreso, si sono chiesti come mai, nonostante il diapason scientifico a 432 cicli seguisse delle rigorose leggi matematiche, nemmeno Verdi sia riuscito nell'intento di farlo adottare come diapason unico a livello mondiale. Di recente però, qualcuno ha finalmente sbloccato definitivamente gran parte dell'arcano, permettendoci così di tornare a comprendere meglio le straordinarie implicazioni che questo tipo di Rivoluzione può portare. La parola Rivoluzione in questo caso, è una parola più che positiva ed adeguata, e sta ad indicare un modo completamente nuovo di apprestarsi alla composizione musicale in grado di portare grandi benefici, senza nulla togliere alla personale creatività che contraddistingue ogni singolo artista. La Rivoluzione Omega è un trattato alchemico sull'utilizzo di geometrie arcaiche dimenticate e ricordate ed applicate alle nuove scoperte in campo biologico, biofisico, chimico, scientifico, astronomico e spirituale. Nella ultra-dettagliata ricerca, che spero avrete modo di apprezzare nelle prossime pagine, il papà della Rivoluzione Omega, Ananda M. Bosman, una persona straordinaria, un valente musicista elettronico e corteggiatissimo scienziato visionario, ci suggerisce che una disarmonia armonica del nostro campo di risonanza aurico può generare disarmonia anche alle normali funzioni cerebrali. Vale a dire: dimmi che musica hai ascoltato e ti dirò come ti senti oggi. E' stato anche attraverso la lettura delle sue scoperte che ho intravisto la possibilità reale che questa disarmonia possa in qualche modo essere collegata a una alterazione nervosa nei soggetti sottoposti alle 440 oscillazioni del diapason standard, che attualmente viene utilizzato per la stragrande maggioranza dei brani che ascoltiamo giornalmente alla radio, alla televisione o attraverso i nostri lettori CD o MP3”.
Fonte: 432hz_rivoluzioneomega.pdf (liberamente scaricabile dalla “rete”)

Questo documento di 67 pagine, scaricabile dalla “rete” mette in evidenza un’altra “diapositiva” dell’Antisistema in azione. Quanto è importante per tutti noi la musica e soprattutto per le nuove generazioni? È facilmente comprensibile come l’alterazione del nostro equilibrio di base, data la natura vibrazionale di ogni “cosa”, sia facilmente "distribuibile" attraverso tutti quei canali che, quasi per osmosi, l’uomo assorbe involontariamente oltre al semplice respirare; ascoltare la musica è quanto di più normale, semplice, rilassante o divertente, meditativo, riflessivo ci possa essere. E cosa scopriamo? Che anche in questa “normale” azione, perlopiù “passiva”, alla quale “ci si affida a guardia bassa”, corriamo seri pericoli per il nostro equilibrio psicofisico ed evolutivo. Consiglio la lettura di questo documento e la ricerca personale verso la comprensione dell’ennesimo lato oscuro che viene propinato come assoluta normalità in questo reame delle illusioni. Noi siamo una “vibrazione” espressa da una frequenza, non è semplice comprenderlo. Questa nostra frequenza di normale funzionamento determina il nostro stato di salute, per così dire. Senza complicare troppo le cose, diciamo che se stiamo bene è perché stiamo “vibrando” ad una frequenza in linea con quella naturale della Terra:

"La musica della Generazione Omega unifica così la luce, il tempo, lo spazio, la materia, la gravità, il suono, il magnetismo, la biologia, il codice del DNA, l'intelligenza, la gravità e la coscienza".

È mia concezione personale che l’Antisistema utilizzi “tutto quanto in suo possesso” al fine di alterare il nostro normale livello di “funzionamento”, al fine di mantenerci in uno stato di semi incoscienza, con scopo unico di bloccare l’evoluzione umana verso la comprensione dello “spirito”. Sappiamo tutti che, tuttavia, questa azione di sabotaggio avrà prima o poi una fine, in quanto destinata a fallire. L’umanità non permetterà a nessuno di impedirne il naturale slancio verso la Luce e non fallirà nell’intento di ritornare al Creatore, al Padre, nelle vesti di puro Amore incondizionato. L’atto estremo di “fiducia” del Creatore è come un boomerang che tornerà da lui e, sono certo, che lo ripagherà ampiamente dell’enorme “apertura” emanata verso la creazione, perché dal compimento di questo ciclo evolutivo, “egli” trasmuterà nell’Assoluto le ombre dell’Assoluto, cambiando la propria struttura omnicomprensiva, elevandosi ad un livello che non riusciamo nemmeno a ipotizzare. I suoi frattali sono ampiamente all’opera e, tutte le componenti, devono partecipare alla danza della Vita. Se ci “guardiamo” attorno con occhi nuovi, possiamo osservare che “qualcosa” sembra occupare, ingolfare, controllare, pesare, sovvertire, ostacolare, controllare, etc. ogni ambito della vita dell’uomo. Questa percezione non è errata. E l’uomo moderno, divenuto molto scaltro, lo sa eccome. Lo sente. Non è possibile nasconderlo. Ma tale “sentire” è sotterraneo, annegato nello scorrere degli eventi. Non c’è quasi manifestazione nella realtà illusionistica che scorre tutt’attorno. Non c’è spazio ne "voglia", ne spinta, ne solidità nel difendere certi punti di vista che “la sera prima ci hanno colpiti”. Perché?
Iniziamo a comprendere che la nostra energia vitale è la base per il “fare”, dove per “fare” intendo questo termine nella sua accezione più generica: eseguire una azione. Ma non esiste il “fare” fine a se stesso, perché per “fare” dobbiamo seguire un processo secondo uno scopo. Se questo scopo non è più chiaro cosa facciamo? Facciamo quello che sentiamo di dover “fare”, cioè quello che l’ambiente nel quale siamo immersi ci “obbliga” a fare, quasi per inerzia, per verità assoluta, in virtù di una credenza, di una visione collettiva, di un paradigma, di una forma pensiero, di un volere altrui, del sogno di altri che non coincide più con il sogno originale che è stato annichilito da qualcosa. Da cosa? Da un modello di vita forse mai scelto ma sempre imposto. Noi veniamo al mondo e siamo introdotti nel mondo e “sedati” dalle caratteristiche che ci accolgono come assolutamente indiscutibili. Perché? Perché siamo completamente “bianchi”, puri e semplici esseri che dipendono in tutto e per tutto da coloro che ci “attendono”. Non mi riferisco solo ai genitori, anzi non mi riferisco ai genitori ma all’Antisistema che opera anche attraverso i genitori. In questo modo subiamo l’imprinting che inizia a staccarci dal nostro “guscio” protettivo d’energia divina perfetta che ci aveva accuditi attraverso i processi genetici e spirituali della formazione. Siamo “carne da cannone”. Talmente fragili da poter essere “spezzati” tramite l’uso di una sola mano di un adulto. In questo osserviamo il frattale della “fiducia” incondizionata del Creatore; con “fiducia” senza fine accettiamo di incarnarci e di dimenticare tutto e di passare attraverso il meccanismo della nascita nelle fitte e severe maglie del Controllo totale; come un Angelo che lascia le ali per camminare sostenendone tutto il peso di una simile decisione con “viva” responsabilità. La “fiducia” sconsiderata che contraddistingue il Piano Divino, la osserviamo nella risposta della naturale spinta evolutiva verso il ritorno all’unione, all’intersecazione dei punti vitali legati persino alla antica separazione dei sessi. Noi prendiamo di volta in volta la natura apparente di uomo o di donna; su questo fatto assodato sembra non esserci alternativa vero? Invece no, perché da che mondo e mondo ci sono sempre stati umani che hanno interpretato ruoli molto coraggiosi di “unificazione” delle due varianti, rispecchiate anche dal mondo animale e vegetale: i cosiddetti diversi.

“L'omosessualità si riscontra in molte specie animali. La larga diffusione dell'omosessualità nella specie umana è difficile da determinare accuratamente; gli studi suggeriscono che tra il 2 e il 20% della popolazione esibisce alcuni gradi di tendenza omosessuale, benché in molte antiche culture le relazioni omosessuali fossero altamente diffuse. Nel corso della storia, alcuni aspetti individuali dell'omosessualità sono stati ammirati o condannati, relativamente alle norme sessuali delle varie società. Quando essa veniva elogiata, tali aspetti erano visti come un miglioramento per la società; quando veniva condannata, particolari attività venivano viste come un peccato o una malattia, ed alcuni comportamenti omosessuali erano proibiti dalla legge. Dalla metà del XX secolo, l'omosessualità è stata gradualmente disconosciuta come malattia e decriminalizzata in quasi tutte le nazioni sviluppate. Comunque, lo status legale delle relazioni omosessuali varia enormemente da uno stato all'altro e rimangono ancora giurisdizioni in cui alcuni comportamenti omosessuali sono considerati crimini e vengono puniti con pene severe, tra cui la morte. Molte persone omosessuali nascondono i loro veri sentimenti e attività a causa della paura della disapprovazione altrui e della violenza; vengono comunemente definiti repressi”.
Fonte: Wikipedia  
 
L’omosessualità definisce "solo" ed esclusivamente il frattale della vera natura di tutte le “cose” e cioè la loro unione intima nel processo della Vita. Tutto è Uno. Ogni nostro “aspetto” è di transizione perché “sulla strada evolutiva”. Ogni immagine è apparente e fedele riproduzione (specchio) del momento in cui si esprime l’uomo, dal punto da cui si osserva o viene fatto osservare. La diversità è una ricchezza che preserva una specie dall’estinzione e rispecchia la spinta evolutiva in atto. Manifesta ancora l’amore incondizionato, non legato all’apparenza e che “vede” le armoniche del cuore come motore di grande illuminazione. Quando la scienza libera dimostrerà l’evidenza dell’Anima, tutto cambierà all’istante, perché noi tutti comprenderemo che siamo stati sia donna che uomo nel corso delle nostre incarnazioni e dunque comprenderemo la natura dei “bestiari” dell’attuale diffusa concezione inerente il giudizio morale ed etico riservato ai cosiddetti “diversi”.

La diversità è sempre stata utilizzata dall’Antisistema per allontanare l’uomo da sé stesso, per farlo sentire “diverso” da come in realtà è: un Angelo…

Se avessimo le ali
per fuggire la memoria
molti volerebbero.
Abituati a esseri più lenti
gli uccelli con sgomento
scruterebbero la folla
di persone in fuga
dalla mente dell'uomo.
Emily Dickinson

L'Antisistema descritto da Stuart Wilde.






La maggior parte delle organizzazioni e delle strutture del mondo che vi circonda è concepita per portarvi via il vostro potere Personale. Questo libro serve da magnifico e impressionante piano di battaglia, per mezzo del quale imparerete ad aumentare il vostro potere e a riacquistare il controllo assoluto della vostra vita. Le strutture politiche, sociali e finanziarie che oggigiorno ci sono imposte, furono concepite centinaia, se non migliaia di anni fa. La funzione di tali strutture è quella di influenzare e controllare la gente, in modo da poterla manovrare per sostenere il sistema. Ora avete raggiunto un punto nella vostra vita in cui avete abbastanza coraggio, forza interiore e carisma per opporvi a questa manipolazione e riacquistare il controllo. Spogliandovi del peso delle credenze altrui, diventate liberi. Dovete far conto solo sulle vostre forze. Questo è l'unico vostro vero cammino spirituale. Tutto il resto è solo una stazione secondaria che vi serve mentre acquistate abbastanza fiducia da cavarvela da soli. Dovete riprendere il vostro potere e dovete farlo in fretta. Tuttavia, non potete ottenere uno “slancio di forza” per mezzo dello scontro. Non si ottiene mai nulla facendo esplodere il municipio. La via del saggio è quella di disciplinarsi e di riprendere il proprio potere, poi attendere mentre il sistema si esaurisce, il che succederà. I commissari di potere del mondo hanno creato un sistema che sta sbandando all'impazzata. Nel tentativo di schiavizzare il mondo con i debiti, queste persone hanno stampato così tanta carta moneta fittizia che il sistema è sull'orlo del fallimento. Quando ciò succederà, le cose cambieranno in meglio: l'uomo avrà il suo momento e le persone intuitive, affettuose e premurose erediteranno la Terra. Tutto quello che dovete fare è aspettare e, nel frattempo, lavorare su voi stessi”.
Fonte: “Affermazioni - Come espandere il proprio potere e riprendere il dominio sulla propria vita”  di Stuart Wilde

sabato 12 dicembre 2009

Sul "potere" e la pensione.






"Negli ultimi venti anni abbiamo assistito al progressivo dilatarsi della dimensione della finanza globale, fino ad essere del tutto svincolata dalle esigenze dell'economia reale: con un ribaltamento di paradigma, la finanza da ancilla e' divenuta domina" lo ha detto il Presidente Emerito della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, nel messaggio video con cui ha voluto partecipare ai lavori del convegno delle Fondazione Italcementi, a Bergamo".
Fonte: http://it.finance.yahoo.com/notizie/crisi-ciampi-finanza-non-domini-economia-reale-agixml-77db4ec68818.html?x=0

Vorrei fare delle riflessioni su certi uomini di potere che, per raggiunti limiti di età, si “fanno da parte” ritirandosi nell’intimità della propria coscienza per trascorrere l’ultima parte di questa, ritenuta, unica vita. Ogni uomo che corrisponde a questa tipologia descrittiva, tramite il proprio “allontanamento” porta con sé tutto il contesto nel quale s’è “fasciato” o “bagnato” per molti anni della propria esistenza. Ora, mi chiedo, esistono soggetti che sono al corrente di quello strato della verità che ai più sfugge perché talmente celato da risultare invisibile, inviolabile, inosservabile, impossibile. Queste persone sono al corrente delle dinamiche, delle decisioni, delle strategie, delle ideologie, dei sistemi, di aziende, nazioni, società segrete, associazioni, etc. che, per anni, hanno coinciso con il proprio credo ed il proprio “centro” esistenziale. Coloro che hanno fatto carriera in questi “organismi” e che hanno avuto ruoli di leadership assoluta, prima o poi si trovano nella situazione di “doverne uscire”. Ovvio che il mio pensiero va a tutti quei soggetti che sono stati a capo di “organizzazioni” d’ogni tipo in ogni ambito del business e/o del “controllo”. Siano essi politici o amministratori, generali o presidenti, ceo o capi, sono sempre uomini che, ad un certo punto, il tempo provvede a “rimuovere” dai loro incarichi. Non è sufficiente avere avuto il comando per 60 anni di fronte allo scorrere del tempo, perché esso passa indistintamente per tutti. Quando viene il giorno che annuncia il proprio “ritiro”, persino ogni uomo di potere lascia quel posto che sembrava essere “una sol cosa” con l’uomo stesso. Non dal giorno dopo, ma dopo qualche anno dal ritiro cosa succede nella mente, nella coscienza di queste persone? Cosa può succedere mi chiedo? E portandoci più avanti nel tempo ancora, quando la vecchiaia diventa realtà? E nella malattia? Nella sofferenza? Nello scorrere della Vita? E di fronte alla morte? Accidenti, la cosa si fa seria secondo me.
Partiamo da questo fatto assodato: nel mondo c’è parecchia ingiustizia.
Un uomo di “sistema”, che si è ritagliato un posto nei suoi ingranaggi e ne ha, per questo, avuto ampi benefici; un uomo che è stato chiamato a mentire, ad insabbiare, a voltare la propria attenzione lontano da certi accadimenti, a fare finta di nulla, a prendere decisioni palesemente contro lo spirito umanitario che dovrebbe reggere le proprie virtù, che ha accettato la corruzione, le tangenti, ha nascosto per questo la verità al mondo, ha accettato di camminare, cenare, pranzare, giocare con altre persone ree di avere compiuto uccisioni, violenze, angherie, ha barattato il proprio senso della giustizia con il senso egoico di vivere oltremodo bene alle spalle degli “altri”… un uomo simile cosa può pensare negli ultimi anni della propria vita, negli ultimi attimi della propria vita? Da quali tormenti sarà attraversato? Avrà tormenti oppure si sentirà ugualmente in pace con se stesso secondo la visione della propria verità?
Spero di essermi spiegato in questa lunga “trama”; intendo riflettere su uomini di comando che abbiano permesso il protrarsi dell’attuale paradigma basato sullo sfruttamento ad ogni costo per perseguire un profitto o il “controllo”, andando contro persino alla propria formazione etica e morale naturale. Uomini che prima o poi si troveranno soli con se stessi a riflettere! Uomini che hanno barattato se stessi per un pingue conto in banca, uomini che hanno anche solo sempre saputo quello che succedeva ma che si sono adeguati senza mai, in realtà, “andare contro”, uomini vinti dalla paura di “morire”, uomini deboli e comprabili.
Sarà sufficiente rilasciare una frase generica davanti ai media, come illustre pensionato, per “ovviare” ad anni di “malessere”?
Non intendo processare nessuno sia ben chiaro, perché io non ne ho il diritto pur essendo parte in causa, avendo vissuto le conseguenze di tutti quegli anni di “cattive decisioni” di queste persone. Allora perché mi sono “brigato” a scrivere di questo argomento? Non di certo per inveire oppure per scaldare gli animi, bensì per la curiosità di riuscire a comprendere “cosa succede in queste persone, in queste anime coraggiose che hanno detto “si” alla proposta spirituale di fare da specchio per l’intera umanità ammalata”. Cosa succede negli ultimi momenti della loro attuale esistenza a queste persone? Veri e propri attori della Vita dimentichi di chi in realtà “essi siano”. Allora cosa succede nelle loro profondità? Riescono a padroneggiare il dialogo con la propria anima? Oppure muoiono nelle sofferenze più atroci dei sensi di colpa? Oppure ci lasciano senza nemmeno colpo ferire? Come al solito avremo casi per ogni famiglia analizzata e, dunque, la mia domanda è fine a se stessa. Dipende, dunque, dalla personale evoluzione spirituale, dal Karma accumulato, dal tipo di “missione” ricevuto… 



"Willem Frederik Duisenberg più conosciuto come Wim Duisenberg (Heerenveen, 9 luglio 1935 – Faucon, 31 luglio 2005) è stato un banchiere, politico ed economista olandese. È stato colui che ha pilotato – come primo presidente della Banca Centrale Europea (BCE) – l'entrata in vigore dell'Euro, la moneta europea. La sua morte è avvenuta in circostanze drammatiche: è stato infatti trovato privo di vita – ufficialmente "per annegamento in conseguenza di un infarto" – nella piscina della sua villa di Faucon, vicino ad Orange (Francia), dove si trovava in vacanza.
In qualità di primo governatore della BCE scelse i primi tagli di euro emessi che portano la sua firma.
Inizialmente keynesiano convinto, Duisenberg ha leggermente rivisto nel corso della sua carriera di banchiere ed uomo politico le proprie vedute in materia economico-finanziaria".
Fonte: Wikipedia


Prendiamo ad esempio questo uomo di potere; muore in circostanze misteriose dopo le sue dimissioni; e dopo avere manifestato “agitazioni” personali un po’ troppo pericolose o perlomeno ambigue dal punto di vista dell’Antisistema:

 
"Quando l'ex Ministro dell'Economia italiano Giulio Tremonti propose di sostituire le monete da uno e due Euro con delle banconote affermò che sarebbe stato possibile ma che, se l'Italia avesse preso questa decisione, avrebbe perso i diritti di signoraggio sull'emissione delle monete a vantaggio della Bce. Duisenberg è stato sposato con l'attivista politica Gretta Duisenberg, la cui proposta di una raccolta di sei milioni di firme per fermare le politiche israeliane nei Territori Occupati creò un certo scandalo a causa della probabile allusione al numero di vittime dell'Olocausto di religione ebraica. Dimessosi dalla carica di presidente della BCE fu trovato misteriosamente morto annegato nella piscina della sua villa in Camargue (sud della Francia), circostanza che ha fatto sorgere in molti l'ipotesi di un assassinio politico mirato ad opera del Mossad israeliano".
Fonte: Wikipedia


Come possiamo notare, la sua morte ruota attorno a due “perni” molto scottanti e importanti per la prosecuzione dello status quo. Chi dell’uomo medio si ricorda di questo uomo che ha diretto la Banca Centrale Europea per la prima volta? Penso davvero pochi…
Mi viene in mente Duisenberg perché, al tempo, mi ero accorto di questa notizia che riportava la sua morte. News veloce con effetto saponetta ad opera dei media. Segno che “era divenuto persona scomoda”, da liquidare in fretta. Nella stessa situazione “percepisco” oggi il Ministro Tremonti; non nel senso che sia in pericolo di vita, ma in pericolo di continuare ad esercitare in un mondo politico ed economico dove il “costrutto” non corrisponde più al 100% con la sua visione personale e spirituale delle “cose”. Capto di questa persona un ”fuoco” interiore che, a giorni alterni, lo dilania e lo porta ad esternare pensieri “anomali” per un filo conduttore secolare come quello previsto da quel profilo istituzionale. Non ho mai letto i suoi libri, anche se percepisco che sarebbe il caso, perché tra le righe egli avrà potuto necessariamente far passare il personale pensiero dell’uomo legato ad un’anima e non dell’uomo legato ad un ruolo o ad un partito.
Quando questo genere di uomini di potere raggiunge uno status di agio a 360gradi, in molti di loro si annunciano i primi vagiti di un “moto nuovo”, legato al ruolo della propria missione animica. Superato il “rumore” legato alla legge della sopravvivenza propria e della propria famiglia e discendenza, questi uomini, nel silenzio delle proprie case e della propria intimità, iniziano ad essere erosi da una energia che mai prima avevano sentito; dopo la grande “corsa”, si fermano a respirare ed insieme all’affanno per il grande dispendio di energia vitale, si accorgono di “non essere soli”, di sentire un “peso che conta sempre più e più forte”…
Da questo “punto” nasce ed evolve una nuova visione del mondo…
E trova senso il loro ruolo centrale, ed ogni decisione presa, perché senza saperlo hanno svolto solo un compito più alto assegnato loro dalla loro anima. Nulla è per caso; la loro evoluzione getterà “semi” preziosi direttamente dal “centro” di potere, perché anche se in “pensione” per loro le “porte” sono sempre un po’ più aperte che per l’uomo medio.


Dal punto di Luce entro la Mente di Dio
Affluisca luce nelle menti degli uomini.
Scenda Luce sulla Terra.
Dal punto di Amore entro il Cuore di Dio
Affluisca amore nei cuori degli uomini.
Possa il Cristo tornare sulla Terra.
Dal centro ove il Volere di Dio è conosciuto
Il proposito guidi i piccoli voleri degli uomini;
Il proposito che i Maestri conoscono e servono.
Dal centro che vien detto il genere umano
Si svolga il Piano di Amore e di Luce.
E possa sbarrare la porta dietro cui il male risiede.
Che Luce, Amore e Potere ristabiliscano il Piano sulla Terra.
(LA GRANDE INVOCAZIONE)

Questa Invocazione o Preghiera non appartiene ad alcuno né ad alcun gruppo, ma a tutta l’Umanità. La bellezza e la forza di essa stanno nella sua semplicità, e nel suo esprimere certe verità centrali che tutti gli uomini accettano, in modo innato e normale, la verità che esiste un’Intelligenza fondamentale cui vagamente, diamo il nome di Dio; la verità che, dietro ogni apparenza eterna, il potere motivante dell’Universo è Amore; la verità che una grande Individualità, dai Cristiani chiamata il Cristo, venne sulla Terra, e incorporò quell’amore perché potessimo comprendere; la verità che sia amore che intelligenza sono effetti di quel che vien detto il Volere di Dio; e infine l’evidente verità che solo per mezzo dell’umanità stessa il Piano divino troverà attuazione.
ALICE A. BAILEY
 

venerdì 11 dicembre 2009

Surf tra le onde della "verità".






Siamo cosparsi di “strati di verità”, costellati dalla verità. Per comprendere meglio questo concetto, penso sia sufficiente partire dalla definizione stessa del termine “verità”:

"Col termine verità si indicano una varietà di significati, che esprimono un senso di accordo con la realtà, e sono in genere collegati col concetto di onestà, buona fede e sincerità. Non c'è una definizione univoca su cui la maggior parte dei filosofi di professione e gli studiosi concordino, e varie teorie e punti di vista della verità continuano ad essere discussi.
I principali argomenti di dibattito riguardano la definizione e l'identificazione della verità, e la questione se la verità sia qualcosa di soggettivo, relativo, oggettivo, o assoluto".
Fonte: Wikipedia

E’ come chiedere: "60000 è un numero grande o piccolo?"; la risosta è: "Dipende".
Dalla “vastità” circoscritta da queste frasi, si capisce quanto sfuggevole sia afferrare la “verità”, seguire la “verità”, vivere secondo “verità”. E poi, quale “verità”?
Chi detiene la vera “verità”? Esiste una vera “verità”? Come usualmente, ci troviamo al cospetto di una “forza” fuori controllo, non controllabile, proprio perché alla “portata di tutti”. Ognuno mette mano, plasma la “verità”, dando luogo alla propria “verità”, comprendendo solo quella versione però, trincerandosi dietro, annullandosi verso il mondo, gli altri e la “Verità”. stessa La “verità” sembra allora "dipinta" della ghianda dello scoiattolo primitivo descritto nella “saga” dell’Era glaciale: sfuggevole eppure sempre a portata di mano. Proprio come, ad esempio, “giocare” in borsa. È questo un meccanismo molto pericoloso perché determina un “terreno” personale, costruito dalla mente e dai sensi  illusori, molto instabile, pieno di “trappole”, capace di far allontanare persino da sé stessi, dal “chi si è”. È lo stesso meccanismo alla base dei “giochi” che fanno gli adulti; i giochi d’azzardo, il Lotto, Il Win for Life, etc. Questi fenomeni sociali sono autorizzati addirittura dallo “Stato”, da questa “entità” non fisica costituita da tutti noi, e per questo apparente nella sua fruizione in termini di diretta accessibilità, eppure “eterea”, costituita da “nessuno”, e per questo sempre sfuggevole. Lo “Stato” non siamo più noi, non corrisponde più alla nostra “verità”. Possiamo sempre fare qualcosa, ok; però alla luce dell’evidenza, la situazione è in una fase altamente instabile, tanto instabile da risultare “paludosa”, ossia proprio quello che vuole lo “Stato”… il nulla che agiti la propria pozza. Lo “Stato” è un pezzo dell’Antisistema globale, ne è il suo frattale minore; le associazioni sono il frattale ancora più piccolo, il paradigma che vegeta in una famiglia qualsiasi è il frattale ancora più piccolo, il credo che ispira la mente di un singolo individuo è il frattale ancora più piccolo e forse il motore principale di quello più grande. Le “carte” si mischiano. Non è facile scoprire dove è andata a finire la “nostra carta”. Il grande che dipende dal piccolo che dipende dal grande. Dove diavolo saremo tutti noi in questo puzzle, in questo rompicapo? Semplice: siamo nel nostro punto di “osservazione”, nella nostra capacità di “vedere” più alta, non ci siamo mai mossi da lì. Eppure siamo sbattuti dal vento che spira dalla “mente in giù”, dall’inconscio programmato dall’Antisistema. Siamo noi e non siamo noi. Lampeggiamo o meglio oscilliamo secondo le proprietà dell’onda di luce che ci compone. La nostra esistenza come singolo è la materializzazione di questa “onda”, la fissazione del ciclo in punto fermo determinato dall’osservazione della nostra anima; ed ecco la nostra singola vita, la quale manterrà la caratteristica frattale derivante dalla sua evoluzione superiore: la ciclicità derivante dalla forma d’onda. Vivendo di cicli siamo facilmente attaccabili quando “siamo” nel ciclo negativo (Crescere è padroneggiare il semiciclo negativo). Ma chi esegue il cosiddetto attacco è ancora una parte di noi, ossia le nostre paure manifeste, le quali hanno una funzione educativa nell’ottica del Piano Divino. Eppure, ora sappiamo, che il Creatore ha conferito alla “creazione” la caratteristica della “fiducia incondizionata” o “amore incondizionato” – sulla base del frattale maggiore corrispondente alla “sua” decisione di “evolvere lasciandosi andare”, di “specchiarsi nelle proprie ed inesplorate profondità”. Dunque la parte di “buio” compresa nell’Assoluto è libera anche di tornare al Creatore in una veste addirittura “sontuosa”. Spetta alla parte di “luce” compresa nell’Assoluto non permetterlo, giungendo addirittura a trasmutare il “buio” una volta per tutte. Il Creatore potrebbe evolvere in questo senso, verso una comprensione maggiore della propria intima “essenza”. La prova di tutto ciò è quello che “succede all’uomo”, quello che l’uomo si chiede sempre (ogni uomo prima o poi se lo chiede): chi sono io? Noi siamo la prova, il frattale minore, della “sete” di evoluzione di “nostro Padre”. Non potrebbe essere altrimenti. Ma questa è la mia “verità”! Il bello del “gioco” è proprio questo e nella “estrema libertà” di solito ci si perde. Senza essere pronti “ci si perde” perché troppo vasta e sfuggevole. Per questo abbiamo le città che avvicinano la line dell’orizzonte. Ma anche questa è una mezza verità, vero? Possiamo andare avanti a “scrivere” in questa maniera per una intera vita, dal nucleo della “verità che sfugge”. Foscolo con la sua “dottrina delle illusioni” pensò proprio di porre dei confini, un orizzonte più vicino a questa enorme estensione davanti a sè da esplorare; ecco allora la nascita o l’evidenziazione dei concetti a noi molto "vicini" come famiglia, patria, etc. L’uomo Foscolo ebbe paura di quello che “sentiva”, di un vuoto profondo, oscuro, inesplorato; per questo "cadde" nelle illusioni. Egli diventa il frattale minore di quello globale, nato dalle paure di affrontarsi.

"Il Foscolo vive in un periodo delicato della nostra storia, un periodo di crisi, di passaggio. Fatti importanti sconvolgono la società europea: rivoluzione francese, imprese napoleoniche, Restaurazione, società segrete e movimenti liberali...
Vive il dramma spirituale della sua generazione
Essendo un intellettuale molto sensibile ed impegnato, egli vive il dramma spirituale della sua generazione, una generazione combattuta fra ideali rivoluzionari e desiderio di pace, fra materialismo ed ansia religiosa, fra razionalismo ed idealismo, fra arte neoclassica e tendenze romantiche...
Riflette le contraddizioni del suo tempo
Ed il Foscolo riflette pienamente le contraddizioni del suo tempo: il suo pensiero e la sua poetica sono pieni di dubbi, oscillazioni, scelte contrastanti.
Ha una vita inquieta
La sua stessa vita appare inquieta, disordinata, tumultuosa: una vita tipicamente romantica. Al di là di ogni calcolo e buon senso, il poeta si abbandona spesso ai sentimenti, ai folli amori, alle roventi passioni...
Una vita, quindi, in balìa di un cuore che, come egli stesso amava dire, è ricco di vizi e di virtù: capacissimo di battersi per gli ideali più nobili quanto di perdersi dietro agli istinti più bassi (come l’amore per il gioco, il lusso...), pronto spesso al dirompente furore dell’impegno politico, ma anche disposto, talvolta, a chiudersi rigidamente in se stesso.
Un carattere senza pace, senza equilibrio: egocentrico, scontroso, insofferente...
Diventa illuminista, ateo, materialista
Perduta la fede cristiana, egli   aderisce pienamente alle filosofie illuministiche: si sente razionalmente ateo e materialista. Per lui sono valide solo le conoscenze che derivano dai sensi e dalla ragione; l’universo è un meccanismo che si autoregola: un ciclo perenne di nascita, morte e trasformazione della materia; e l’uomo è un semplice ingranaggio di questo organismo: si muove ed agisce in base a forze meccaniche: istinti, passioni, lotta per la sopravvivenza...
Foscolo, dunque, è un pessimista
L’uomo, dunque, vive in un mondo senza speranze, senza verità assolute, senza entità ultraterrene. La vita è un drammatico errare senza scopo verso il “nulla eterno”. Da ciò deriva il radicato pessimismo del poeta, la sua disperata angoscia esistenziale.
Ma avverte il fascino dei grandi ideali
Ma se la ragione gli detta simili considerazioni, la sua profonda sensibilità lo porta intimamente a diffidare di queste concezioni meccanicistiche. Il Foscolo intuisce che una vita basata solo sul materialismo esasperato, sarebbe un’esistenza vuota e squallida. Egli avverte il fascino del trascendente, l’ansia di infinito, egli avverte la necessità di credere in più alti ideali, negli ideali, di verità, libertà, giustizia, patria, bellezza, amore... 
Ed elabora la sua “religione delle illusioni”
D’altro canto egli si rende perfettamente conto che tali valori sono  solo illusioni momentanee (l’amore prima o poi finisce; la bellezza sfiorisce; gli ideali politici non si realizzano...) ma vi si aggrappa lo stesso con passione perché senza di essi, afferma, “io non sentirei la vita che nel dolore, o (che mi spaventa ancor di più) nella rigida e noiosa indolenza”.
E’ questa la sua “religione delle illusioni”: una religione la cui fede è sempre messa a dura prova: spesso all’uomo che si rende conto della caducità degli ideali, non rimane che il suicidio. E’ quello che succede all’Ortis: visto il fallimento di ogni sforzo patriottico, vista l’impossibilità di un amore felice, vista l’incapacità di dare un nobile senso alla propria vita, egli si suicida eroicamente. E lo stesso Foscolo, in più di una occasione, invoca la morte come fine di tutti i suoi travagli.
Fra cui spicca la poesia come “eternizzatrice di valori”
Ma fortunatamente questa “teoria delle illusioni” non ha sempre risvolti così pessimistici, se non altro perché fra le illusioni, fra i miti, fra i valori più alti c’è la poesia: la più grande espressione di umanità e civiltà: la sola in grado di eternizzare i valori (e con essi gli eroi e i poeti)".
Fonte: http://www.agatimario.it/4passilett/foscolo/f_pensiero.htm

Queste utlime frasi mi ricordano un'altra "figura", quasi per diretta connessione mia personale: Ludovico il Moro. Descritto da Leonardo come una persona "discutibile" ma grande amante dell'achitettura e delle arti. 
Foscolo è “uno di noi“ non un alieno; rispecchia a campione la sua epoca del fine 1700 primo quarto del 1800. Ma non solo, infatti il suo “sentire” è ancora molto attuale. È un precursore della crisi moderna interiore in un mondo non ancora preda della globalizzazione mediatica di massa legata alla tecnologia. Un tempo nel quale le forze dell’Antisistema progettavano e perseguivano l’impianto della loro “verità”…

Ho deciso di dare un servizio, per chi è in risonanza, relativo alla “traduzione” di alcune notizie passate dal mondo dei media, evidenziandone almeno la “duplice valenza o verità”:
  • la verità più evidente
  • la verità meno evidente
Quale sarà il grado di “verità” più alto? Dove per “alto” occorre pensare ad “influente sul cammino dell’evoluzione”. Anche qua siamo nel campo della “duplicità veritiera”… sembra che alla fine “ogni verità” porti verso il Creatore, ma non si sa di quale “veste” ci ricoprirà “d’innanzi a Lui”
Per questo motivo le canalizzazioni, la maggior parte dei siti web spirituali, molte pubblicazioni che trattano con “cuore” il tema legato all’evoluzione spirituale dell’uomo, coloro che parlano in pubblico, che scrivono di questo, etc. evitano di “diffondere certe varianti della Creazione, di ciò che sta alla base dell’atto di fiducia incondizionato espresso dal Creatore”: perché non serve “sapere tutto”, non è utile comprendere anche il pericolo che si corre, al fine di non abbassare ulteriormente il livello di “vibrazione” globale. Tuttavia io non me la sento di allinearmi con questa tendenza che, ancora una volta, tratta la massa come il “parco buoi” della borsa. È un frattale di un modo di essere vecchio, secondo me. È una modalità che tiene nell’ignoranza del “tutto” e che esprime anche due aspetti che non mi appartengono:
  • mancanza di fiducia nella “massa”
  • arroganza nella detenzione del “sapere”
I tempi cambiano, anzi sono cambiati. Le “persone” sono pronte! Anche se ancora non lo sanno, sono pronte in cuor loro e SOLO una evidente spiegazione dei “fatti” e delle “regole” eseguita nel massimo della trasparenza le potrà “attivare” in linea da quanto previsto dall’energia di stampo nuovo che giunge dal cosmo… PER TUTTI NOI NESSUNO ESCLUSO

Pensiamo, ad esempio, all’apparizione fisica, reale, inquadrata da tutti i media del mondo di una “nave spaziale extra terrestre” alla luce del giorno.
Di questo “incoraggiamento” abbiamo bisogno per rompere “l’incantesimo” all’istante.
Pensiamoci bene anche se non crediamo alla vita fuori dalla Terra.
Facciamo uno sforzo di immaginazione e vediamoci al cospetto di questa reale apparizione; vediamo Emilio Fede che lo annuncia all’Italia del suo “pubblico”. Che annuncia una unica ed incontrovertibile “verità”: che non siamo soli!
A quel punto quella “verità” coinciderebbe con quella trasmessa da tutti gli altri… abbiamo bisogno di questo per rompere il “velo”…
Perché “la posta in gioco” è senza precedenti ed eventi eccezionali vengono richiamati dal nostro campo energetico che è cosparso della “fiducia” del Creatore come una spugna.
E sento che presto potrebbe accadere…

"A MALI ESTREMI, ESTREMI RIMEDI"
Proverbio che evidenzia come, in certe situazioni di particolare gravità, sia indispensabile cercare ogni mezzo utile a risolverle favorevolmente".
Fonte: www.proverbi-italiani.com

giovedì 10 dicembre 2009

Proiettare "S.Tommaso" fuori dal corpo.






Pensare all’Universo multidimensionale, secondo le immagini riportate da coloro che lo hanno “visto” tramite le proiezioni astrali della propria consapevolezza, è qualcosa che fa venire in mente la forma di una enorme cellula vivente. La membrana esterna sembra essere lo “strato” relativo all’Universo fisico manifesto (quello che “conosciamo” tutti quanti attraverso i sensi) che, in questo caso, rappresenterebbe anche la parte più “sensibile” in termini di densità. Come per la cellula umana c’è stata evoluzione, dovuta al fatto di interagire con quello che attraversava dall’esterno verso l’interno la membrana cellulare esterna, anche per la cellula Universo dovrebbe avvenire, specularmente, la stessa cosa; come se la “linea” più esterna materiale avesse il compito di proteggere l’interno ma anche di analizzare, separare, approfondire, assaggiare, etc. ciò che deriva dall’interazione con “l’esterno”; insomma di evolvere. Mi si presentano due linee interpretative differenti dovute alla domanda “Cosa è l’esterno per una cellula simile? Cosa si intende per “esterno”?”. Se per esterno definiamo un qualcosa che va oltre alla “dimensione” della cellula Universo, significa che esiste un ordine di grandezza ancora superiore e che la cellula Universo è solo una delle tante cellule ed il problema di afferrare i limiti della creazione si sposta al frattale superiore. Se per esterno definiamo la dimensione nella quale siamo immersi tutti noi, nella densità della manifestazione fisica, allora significa che il primo strato della cellula Universo è quello immediatamente sottostante al piano dimensionale nel quale noi siamo inseriti e che “noi” siamo delle proiezioni derivanti dal primo livello della cellula Universo. Leggendo “Avventure fuori dal corpo” di W.Buhlman, nelle prime 30 pagine, mi hanno colpito diverse sue “scoperte”, però prima vorrei descrivere schematicamente il processo tipico a cui, un "predestinato" va incontro:
  • condizione iniziale di estrema materialità della concezione della vita
  • tuttavia apertura naturale perlomeno all’ascolto anche dell’inspiegabile
  • osservazione interna dei processi “nuovi” messi in moto dall’ascolto di “cose” inspiegabili
  • comprensione del fatto che è plausibile almeno “provare” a simulare l’inspiegabile
  • primi tentativi di applicazione di ciò che si “sente” di dover fare
  • resistenza del proprio "corpo delle credenze/inconscio" al cambiamento
  • possibilità di fallimento “pilotato” dell’avventura esperimentale in linea con il “consenso” del pensiero comune
  • persistenza nell’andare avanti attraverso l’utilizzo della volontà ed all’interpretazione dei “segni” percepiti
  • primi risultati che abbattono le prime difese del sistema di credenze
  • slancio emotivo rafforzato dall’entusiasmo
  • cambiamento pieno
Le scoperte relative al viaggiare fuori dal corpo portano a queste osservazioni:
  • noi non siamo il corpo fisico perché, fuori dal corpo, ci accorgiamo ancora di essere noi e di pensare, inoltre vediamo il nostro corpo fisico adagiato sul letto
  • comprendiamo la natura illusoria del piano dimensionale dal punto di vista del corpo fisico, ossia dalla prospettiva che ci danno i “sensi”
  • osserviamo che il primo livello non fisico rispecchia quello fisico ma non fedelmente, infatti ci possono essere particolari che cambiano, come il colore delle pareti di un locale o l’immagine di oggetti, etc.
  • si evidenzia come la paura sia ancora viva e presente anche fuori dal corpo, e che il livello delle emozioni è ancora intatto. Infatti agganciando una forte emozione si torna subito indietro nella “casa” del corpo fisico
  • diventa chiaro come il pensiero determini ciò che ci accingiamo a “vivere”, infatti la rappresentazione fuori dal corpo è guidata proprio da quello che pensiamo
  • comprendiamo che esistono differenti livelli di corpi annidati l’uno nell’altro, infatti l’autore dice di essere in grado di lasciare anche il primo corpo non fisico per entrare in un ulteriore livello ancora più sottile
  • si evince la natura di un cosiddetto ectoplasma e che può benissimo “esistere” in un piano dimensionale a maggiore vibrazione o frequenza esistenziale
  • si comprende come il “viaggio” di corpo in corpo sembra procedere verso il nostro “interno” e non verso l’esterno; infatti pensando all’uscita dal corpo ed al concetto di ascensione e di cielo o di firmamento che abbiamo sviluppato in questa dimensione, ci si aspetterebbe di “salire” e invece sembra che si “scenda” dentro se stessi
  • comprendiamo come l'inconscio sia potente, dal momento in cui le immagini che sono programmate nell'inconscio, prendono "vita" nella nostra avventura fuori dal corpo; genitori, parenti, amici, noi stessi abbiamo la sembianza tipica legata alla nostra memoria storica impressa nell'inconscio (io mi vedrei come Elvis sicuramente)
  • la Vita fisica, dopo una esperienza di questo tipo, non sarà più la stessa di prima
Comprendiamo insomma di essere veramente qualcosa di molto diverso da quello che le illusioni tridimensionali ci hanno fatto credere, annichilendo la nostra origine multidimensionale.
Colgo dalla lettura di questo avvincente libro, tuttora in corso, che “ho sicuramente avuto anche io manifestazioni di questo tipo, perché ciò che queste parole fanno affiorare in me è un lontano ma certo ricordo di avere provato quelle stesse sensazioni”. Come una percezione difficilmente spiegabile, addirittura un “sapore” di qualcosa che “fu”. Un retrogusto difficile da cancellare. Un “segno” impresso divinamente dentro di noi, nella nostra cellula “madre” nel cuore. Non mi stancherò mai di scriverlo che la natura frattale del “tutto” ci permette di comprendere le diverse grandezze della creazione, osservando il "livello" a noi più prossimo e direttamente usufruibile. Nella Natura ad esempio o nella struttura molecolare dei nostri tessuti organici o, più in generale, dallo studio delle cellule e dei fenomeni naturali che ci avvolgono come matrici della matrice. La natura frattale della creazione si riveste e si rispecchia in tutte le dimensioni ed  in tutte le varianti possibili; ad esempio negli strati della “verità” che ci ammantano. Da tempo sostengo che siamo immersi nella verità e che essa dipenda dal nostro punto di osservazione. È tutto vero da questo punto di vista. Provate a mettervi nei panni di chi asserisce ritenute “astrusità” e comprenderete che, dal suo punto di vista, sta esprimendo una verità perché è mosso da un intento, da uno scopo il quale può appoggiarsi su un substrato di differenti “colorazioni” dell’essere, persino immorali e non etiche per il comune senso della loro valenza. Nella capacità di non giudizio si innesta proprio il “consiglio” dei Maestri illuminati, sostenendo appunto la regola che in un mondo illusorio non ha senso emettere nessun tipo di giudizio sugli “altri”, perchè gli "altri" rispcecchiano noi e perché il vero significato dell’essere “qua” è sfuggevole perchè ignorato e dimenticato tramite l'azione dell'abitudine nel tempo; "vero significato" che dovrebbe essere la luce che illumina ogni istante del cammino. Ma se lo si ignora… diventa complicato muoversi nell’oscurità…

L'aura dell'universo e il principio Trinitario
Prima di affrontare l'argomento sarebbe importante osservarne le reali dimensioni. Per facilità ci affideremo come di consueto al linguaggio pittorico. Cominciando dall'antica metafora della creazione basata su tre aspetti energetici. Un principio trinitario che l'antica casta braminica chiamò trimurti e gli occidentali trinità .
Primo Aspetto (aspetto Madre)
Immaginiamo l'universo come una enorme sfera di energia che contiene ogni forma e fenomeno in manifestazione. Questa sfera è l'aura dell'universo e garantisce l'equilibrio di ogni particolarità del creato. La sua periferia è un anello di energia attrattiva che contiene, trattenendola, la forza espansiva dello spazio interiore, che altrimenti esploderebbe dissolvendo tutto quanto contiene.
Secondo Aspetto (aspetto Padre)
È l'energia espansiva che tende a svilupparsi dilatando e distorcendo il perimetro esterno dell'universo. A questo proposito, occorre precisare che sia quantomeno azzardato pensare che il “nostro” sia l'unico universo possibile. Perchè, se l'universo si espande dilatando i propri confini, significa che al di fuori c'è altro spazio che gli permette di ingrandirsi.
Terzo Aspetto (aspetto Figlio)
La continua azione di espansione e contrazione, genera entro lo spazio un moto, che gli orientali chiamano “respiro di Brahma”. Nella metafora che Dio, respirando, emani e ritiri l'universo, così da farlo ciclicamente scomparire e ricomparire.
L'universo è la più grande aura a cui possiamo pensare. Un serbatoio energetico che contiene una molteplicità di grandi emanazioni (galassie) che, a loro volta, contengono emanazioni minori come stelle e sistemi solari. A questo punto possiamo arrivare al nostro sistema solare.
"Come in alto così in basso".
Cerchiamo di trarre una prima conclusione. L'universo è una grande aura che, al pari della piccola aura umana, contiene tante emanazioni minori quando sono i piani-frequenza della sua energia. Ciò significa che la densità dell'energia è determinata dalla velocità del suo moto. E che più lento è il suo movimento più l'energia si addenserà sino a diventare materia.
Fonte: www.esonet.it


mercoledì 9 dicembre 2009

La fiducia come frattale della Creazione.





Papa sui media: ci abituano al male e ci intossicano.
I media ci abituano all'orrore e ci intossicano. Lo ha detto oggi Papa Benedetto XVI nel suo discorso in occasione della celebrazione dell'Immacolata in Piazza di Spagna.
"Ogni giorno attraverso i giornali, la televisione, la radio, il male viene raccontato, ripetuto, amplificato, abituandoci alle cose più orribili, facendoci diventare insensibili e, in qualche maniera, intossicandoci, perché il negativo non viene pienamente smaltito e giorno per giorno si accumula", ha detto il Pontefice.
"Nella città vivono - o sopravvivono - persone invisibili, che ogni tanto balzano in prima pagina o sui teleschermi, e vengono sfruttate fino all'ultimo, finché la notizia e l'immagine attirano l'attenzione", ha aggiunto il Papa, parlando di "un meccanismo perverso, al quale purtroppo si stenta a resistere. La città prima nasconde e poi espone al pubblico. Senza pietà, o con una falsa pietà".
Papa Benedetto XVI ha spiegato che "i mass media tendono a farci sentire sempre 'spettatori', come se il male riguardasse solamente gli altri, e certe cose a noi non potessero mai accadere. Invece siamo tutti 'attori' e, nel male come nel bene, il nostro comportamento ha un influsso sugli altri".
http://it.notizie.yahoo.com/4/20091208/tts-oittp-papa-media-8dic-ca02f96.html

“Eppur si muove”. Si direbbe che l’attuale Papa abbia, ieri, esposto dei concetti perlomeno aderenti alla meccanica quantistica e/o alla “natura” di alcune leggi che vincolano l’uomo alla struttura più intima dell’Universo manifesto. Di sicuro la fine dell’affermazione afferma che:
  • siamo osservatori
  • siamo attori principali
  • le nostre azioni ricadono sugli altri
Il che vuole dire che:
  • osserviamo dal punto di vista che ci è stato concesso dall’Antisistema e cioè non in equilibrio (ce ne accorgiamo dal momento in cui notiamo che la nostra attenzione viene attirata da “qualche parte” e “nulla è per caso”)
  • manteniamo tuttavia la nostra vera funzione di “attori” che co creano l’illusione della realtà manifesta (questo aspetto è immutabile dalle condizioni in cui si vive)
  • quello che pensiamo sfocia in comportamenti in grado di modificare anche il punto di vista altrui (natura olografica e di comunione dell’essere vivente)
Ossia che:
  • siamo una “mente” che osserva se stessa (principio quantistico)
  • pronta con matita e gomma a scrivere sul taccuino della “Vita” (capacità creativa e frattale derivante dall’origine della Vita stessa, cioè dal Creatore)
  • capace anche di “scrivere” sul taccuino della “Vita” dei nostri simili (natura intima della creazione, concetto dell'Uno, effetto farfalla)
Cosa deriva da queste riflessioni?
  • Che veniamo usati (i “Media” sono infatti un “meccanismo”).
  • Tramite l’abitudine veniamo “spostati” dal nostro centro naturale.
  • Veniamo inoltre impoveriti del nostro potere “funzionale” superiore, cioè allontanati da noi stessi, dalla nostra vera natura spirituale, dal nostro scopo originario di divenire uomini-spirituali in Terra.
  • La nostra responsabilità nei confronti anche degli “altri”.
Parole chiave sulle quali riflettere:
  • osservatori
  • creatori
  • abitudine
  • responsabilità
  • scopo
Il Papa parla di “meccanismo perverso”, ma ad opera di chi? I “Media” sono organizzazioni tentacolari che, ormai, hanno raggiunto una eco globale, ma da chi sono “fatti”? Ancora da uomini. Da chi sono generati? Sempre da uomini. Chi ha il comando? Ancora uomini. In questa quasi noiosa ripetizione evidenziamo come l’elemento di base sia il mattoncino umano. Tramite questo “tassello” è possibile costruire ogni “cosa”. Come una sorta di Lego capace di prendere infinite forme ma secondo il volere della mano/mente che muove/pensa. Ora, la comprensione umana, secondo me per allinearsi con un determinato flusso di “verità”, deve trovare il proprio punto di “coscienza viva”, ossia deve farsi del male sino a quando non inizia a provare dolore. Allora solo in quel momento si desterà dal proprio torpore e potrà elevare il proprio punto di osservazione. Noi viviamo in uno stato di verità. È vero ogni aspetto che ci attornia. Per questo non lo riusciamo a confutare. Per questo esistono le figure dei cosiddetti “contrari”, al fine di ricordare che la massa non è in equilibrio. Noi ci muoviamo per armonizzare gli opposti e per collegare il cielo alla Terra. Siamo gli atomi, le componenti principali del costrutto divino. Siamo mutaforme, tante sono le nostre capacità e possibilità di assumere evidenze manifeste. Ed è solo attirando la nostra attenzione su qualcosa che determiniamo la realtà fisica. Per questo l’Antisistema ci ha raccolti in città dove siamo più direttamente manipolabili tramite le abitudini. Antisistema che siamo ancora noi, o meglio che è animato dalle nostre paure, ma che è in linea con l’essenza del Piano Divino. Piano Divino che pone alla base la fiducia senza limiti del flusso della creazione. Fiducia intesa come atto di fede e d’amore quasi sconsiderato. Il Creatore che si rispecchia nell’Assoluto, in sé stesso alla ricerca di qualcosa che possa rispondere alla sua “necessità” di evoluzione. Io penso che la “sete” di evoluzione del Creatore lo possa portare a rinascere in sé stesso trasmutando qualcosa che, adesso, lo “agita” in profondità. Osserviamo i frattali minori per comprendere quelli maggiori…

"Si dice che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo"
(The Butterfly Effect, 2004)
La conseguenza pratica dell'effetto farfalla è che i sistemi complessi, come il clima o il mercato azionario, sono difficili da prevedere su una scala di tempo utile. Questo perché ogni modello finito che tenti di simulare un sistema, deve necessariamente eliminare alcune informazioni sulle condizioni iniziali — ad esempio, quando si simula il tempo atmosferico, non è possibile includere anche lo spostamento d'aria causato da ogni singola farfalla. In un sistema caotico, questi errori di approssimazione tendono ad aumentare via via che la simulazione procede nel tempo e, al limite, l'errore residuo nella simulazione supera il risultato stesso. In questi casi, in sostanza, le previsioni di una simulazione non sono più attendibili se spinte oltre una certa soglia di tempo.
Fonte: Wikipedia

Avrà tenuto conto il “Creatore” anche di questo effetto? Secondo me ha rinunciato al controllo totale ponendo alla base la fiducia estrema nella natura del flusso creativo. "Egli" si aspetta il ritorno trasmutato in luce della creazione, carico dell’esperienza di avere sondato ogni asperità, ogni possibilità, in libera autonomia e capacità, conscia persino della possibilità di giungere alla distruzione di sé stessa e dunque del Creatore stesso. “Egli” non ha esitato a correre questo rischio, per comprendere chi “Egli” sia…
Ora mi è più chiara la natura dell’uomo; le sue alte ciclicità esistenziali, il pericolo che si corre, la bellezza di ciò che ci attende… l’Amore che tutto nutre…

Mi sento in cuor mio di citare Benigni che legge il “Paradiso” della “Commedia” di Dante, e di ringraziarlo vivamente di tanta apertura verso di noi; alla sua maniera, nel suo inconfondibile “modo”, attraverso i suoi occhi, il suo “suono”, il suo “sentire” Grazie Roberto!

4. Paradiso, Canto XXXIII
Dante nell’ultimo canto del Paradiso ci vuol dire come è fatto Dio. La grandezza è che ce lo descrive. La cosa che fa venire male nel corpo e nell’anima è che Dante ci dice esattamente come è fatto Dio. Ci dice come è vestita la Madonna, che odore ha la Madonna! Ci dice in che rapporto stanno tutti i santi e tutti i beati del Paradiso e tutti noi. Vede negli occhi di Cristo i miei, i tuoi, i suoi, tutti i nostri occhi. Non è come quando si vede un film, dice: “Orca se alla fine non mi fanno vedere chi è...”. Lui ce lo dice, dicendoci continuamente che non lo può dire, e alla fine ce lo descrive. E’ un regalo spettacolare. Ora voi sentite che cosa Dante ha pensato perché vuole che S.Bernardo dica alla Madonna, proprio come un avvocato - il famoso “doctor mellifluus”, S.Bernardo da Chiaravalle - come un avvocato gli dice Dante: “Scusa glielo dici te alla Madonna se posso guardare Dio per un secondo? Fammelo vedere un secondo. Non è che sono cattivo, ma ormai son qui!” Come se gli dicesse: “Come fo’ a dirglielo io alla Madonna? Diglielo te”. E S.Bernardo è come se uno dice: “Va bene, guarda, c’è questo mio amico, ha fatto un viaggio, ora non te lo sto a raccontare, vorrebbe vede’ Dio un secondo. Scusa è, ma è proprio per poterlo dire a tutti gli uomini che ne hanno bisogno, poi lui è uno che scrive bene, ci pensa lui guarda. Se glielo potessi far vedere, Madonna”. Ma alla Madonna lui gli deve dire quanto è bella. E’ come uno che è gentile con una donna, e gli dice: “Signora, lei è una persona straordinaria”. Ecco, uno lo direbbe così. Invece di dire è una persona straordinaria, S.Bernardo alla Madonna gli fa una captatio benevolentiae, che io stupiva, direbbe Gadda. Quando si leggono questi versi.

"Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d’etterno consiglio,
tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ’l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.

e vanno avanti, vanno avanti, non finisce mai. Una bellezza che fa girare la testa, si cominciano a capire... ma chi l’ha messe in bocca queste cose? Come fa una persona a dirgli di no, quando uno gli dice delle cose così? La Madonna dovrebbe dire: “E no, così non si fa”. Ora quando Dante s’accorge - perché Bernardo guarda Dante alla fine della preghiera alla Madonna - s’accorge Bernardo che la Madonna accetterà, allora Bernardo guarda Dante e sorride e gli fa... “Ci siamo, secondo me te lo fa vedere!” Perché Dante dice:

Bernardo m’accennava, e sorridea,
perch’io guardassi suso; ma io era
già per me stesso tal qual ei volea:

Figurati, Dante aveva capito prima di S.Bernardo, sarà mica più scemo. Come ha capito che lo vedeva, Dante si era subito montato. “Figurati, me lo fanno vedere!” Vedere Dio. Ora quando vede Dio ci sono tre momenti straordinari

Qual è colüi che sognando vede,
che dopo ’l sogno la passione impressa
rimane, e l’altro a la mente non riede,

Avete visto quando ci svegliamo e ci s’ha la sensazione di aver sognato, non ci si ricorda le immagini, però l’emozione si ricorda. Pensate che bella similitudine, è come se Dante sognasse qualcuno che ha sognato d’aver visto Dio. Questo sembra Borges proprio, sembra una cosa! Quando dice l’oblio è la parte più profonda della memoria! C’è dentro le Mille e una notte, ci sono tutti i libri dell’umanità, è una cosa spettacolare. E poi dice che non si ricorda nulla e sentite che terzina veramente che fa paura dalla bellezza, quando dice che ancora sente nel core la bellezza di quell’immagine della quale ci può dire solo un nonnulla e di quel nonnulla non si ricorda nulla. Dice così:

Così la neve al sol si disigilla;
così al vento ne le foglie levi
si perdea la sentenza di Sibilla.

Che spavento, sono di una bellezza! E poi comincia a descrivere, diciamo così, Dio, e dice che ha visto tre cerchi…
Fonte: http://www.gliscritti.it/approf/2005/conferenze/benigni/inf-par.htm

martedì 8 dicembre 2009

L'"Assoluto" e la fiducia.






“Quando un oggetto sia tolto dinanzi gli occhi, presto passerà anche dalla mente”.
Thomas Hemerken (1380 – 1471), monaco e teologo tedesco.

“Uno dei primi effetti dell'abitudine è di creare dei bisogni fittizi, e di rendere necessario finanche il superfluo”
Giuseppe Fumagalli (1863 – 1939), bibliografo e scrittore italiano.
Fonte: Wikipedia

"Come detto, i modelli di energia a spirale si svelarono agli occhi dell’illuminato prof. Kozyrev mentre si trovava nel campo di concentramento. La sua “conoscenza diretta” lo informò che questa energia a spirale era, in effetti, la vera natura e manifestazione del “tempo”. Naturalmente, egli trovò che la nozione di “tempo” che possediamo doveva essere qualcosa di più che un semplice calcolo di durata. Kozyrev ci spinge a tentare di trovare una causa per il tempo, qualcosa di tangibile ed identificabile nell’Universo che noi possiamo associare al tempo. Dopo averci pensato per un po’, possiamo concludere che il tempo non è nient’altro che un movimento a spirale. Sappiamo che stiamo tracciando un complesso modello di spirale attraverso lo spazio grazie ai modelli orbitali della Terra e del Sistema Solare. E adesso, lo studio della “temporologia”, o scienza del tempo, è sotto continua, attiva investigazione dall’Università di Stato di Mosca e dalla Fondazione Umanitaria Russa, ispirata dal lavoro pionieristico del prof. Kozyrev. Sul loro sito web, essi affermano che:
Secondo noi, la “natura” del tempo è il meccanismo che causa cambi apparenti e nuovi accadimenti nel mondo. Comprendere la natura del tempo significa concentrare l’attenzione su un processo, un fenomeno, una “carriera” nel mondo materiale le cui proprietà potrebbero essere identificate o corrispondere a quelle del tempo".
Fonte: http://www.stazioneceleste.it/articoli/wilcock/wilcock_TDC_01.htm

Queste 3 citazioni cosa “significano” ai miei sensi? Semplicemente descrivono il meccanismo tramite il quale è stata tolta l’antica conoscenza all’uomo, al fine di mantenerlo immemore di chi fosse e di cosa facesse sulla Terra. Indebolendo progressivamente le “radici” umane mediante la conoscenza del modello temporale, secondo il processo di perdita della memoria della mente a fronte dell’eliminazione metodica del “conosciuto”. Creando modelli di abitudine “debordanti”, capaci di dare vita ad illusioni, a parvenze molto lontane di quello che si necessita nella nostra profondità legata allo spirito. In pratica conoscendo il fenomeno conosciuto come “tempo”, quindi lavorando sul lungo, spostando l’attenzione dal conosciuto o dalla regola/verità verso altre forme di “intrattenimento” attraverso l’abitudine, si è determinata la creazione di forme pensiero alternative all’originale che, progressivamente, hanno rimpiazzato la realtà conosciuta. Le illusioni diventano dunque realtà e, soprattutto, determinano un deragliamento del “convoglio” umano lanciato sul proprio percorso evolutivo più diretto. La necessità del superfluo diventa regola concreta e realtà dimensionale. Ma chi poteva agire in questa maniera altamente superiore? Chi aveva la conoscenza? Chi poteva intercettare il Piano Divino più lineare ed inserire un “disturbo”? Chi poteva trarre beneficio da tutto ciò? Secondo me il Creatore stesso quando ha determinato per questo piano dimensionale la caratteristica del libero arbitrio. La possibilità anche di subire “sabotaggio” e di trasformare il viaggio in un incubo a fin di bene. Alla base di questa “decisione” secondo me esiste l’enorme bacino energetico della fiducia verso la creazione (intesa a tutto campo e non solo riferita all’uomo). È come se Dio abbia scommesso con se stesso che la “Vita” lasciata libera totalmente di “essere” avrebbe trovato in ogni caso il modo di tornare alla “Luce”, a lui e di poterlo trasmutare in un essere “diverso”, "migliore" e paradossalmente ancora non manifesto nell’Assoluto; questo concetto prevede una evoluzione ad ogni livello.

“Per assoluto si intende in filosofia una realtà la cui esistenza non dipende da nessun'altra, ma sussiste in sé e per sé”.
Fonte: Wikipedia

Il pensiero che mi si forma nella mente  è questo: “l’Assoluto comprende nel proprio sé ogni cosa, il vuoto ed il pieno, il tutto ed il nulla, tutto il tempo e ha causa in sé e per sé, ma semplicemente non ha coscienza completa per comprendersi; se tramite un atto di fede, il Creatore lascia libero il processo creativo anche di distruggersi e quindi anche di distruggere il Creatore, ponendo alla base la fiducia nella “Vita”, potrà ammirare nuove parti del proprio sé, scatenate o illuminate proprio dal contrasto che le forze del buio e della luce, separate dalla densità della materia, scateneranno al fine di soverchiarsi. In questo caso la posta in gioco sarà talmente alta da determinare la nascita e lo sviluppo di nuova porzione di “coscienza” basata sulla fiducia senza limiti nella linea di condotta della creazione”. Insomma la fiducia come colonna portante dell’”intero”…
Fiducia come Amore più puro e quasi "sconsiderato".


lunedì 7 dicembre 2009

Io sono ignorante.








“Io ho avuto la felicità di conoscere un filosofo, che fu mio maestro. Nei suoi anni giovanili, egli aveva la gaia vivacità di un giovane, e questa, credo, non lo abbandonò neppure nella tarda vecchiaia. La sua fronte aperta, costruita per il pensiero, era la sede di una imperturbabile serenità e gioia; il discorso più ricco di pensiero fluiva dalle sue labbra; aveva sempre pronto lo scherzo, l'arguzia e l'umorismo, e la sua lezione erudita aveva l'andamento più divertente. Con lo stesso spirito col quale esaminava Leibniz, Wolff, Baumgarten, Crusius, Hume, e seguiva le leggi naturali scoperte da Newton, da Keplero e dai fisici, accoglieva anche gli scritti allora apparsi di Rousseau, il suo Emilio e la sua Eloisa, come ogni altra scoperta naturale che venisse a conoscere: valorizzava tutto e tutto riconduceva ad una conoscenza della natura e al valore morale degli uomini priva di pregiudizi. La storia degli uomini, dei popoli e della natura, la dottrina della natura, la matematica e l'esperienza, erano le sorgenti che avvivavano la sua lezione e la sua conversazione. Nulla che fosse degno di essere conosciuto gli era indifferente; nessuna cabala, nessuna sètta, nessun pregiudizio, nessun nome superbo, aveva per lui il minimo pregio di fronte all'incremento e al chiarimento della verità. Egli incoraggiava e costringeva dolcemente a pensare da sé; il dispotismo era estraneo al suo spirito. Quest'uomo, che io nomino con la massima gratitudine e venerazione, è Immanuel Kant: la sua immagine mi sta sempre dinanzi”.
(Johann Gottfried Herder)
Fonte: Wikipedia

Io sono ignorante; non mi vanto e non mi offendo per questa mia caratteristica. Scrivo di tutto e di tutti nella maniera vibrazionale ispirata di unire gli intenti e di interpretare il linguaggio degli opposti. In questa citazione riferita a Kant, del quale sono quasi completamente all’oscuro, trovo la descrizione di un uomo che mi sussurra qualcosa in profondità; utilizzo per esprimere questa mia sensazione, una sorta di intuizione formidabile che deriva dall’ascolto dell’interazione dell’energia vibrazionale “mossa” e messa in circolazione dalla semplice sua “osservazione”. Più semplicemente la nostra attenzione verso “qualcosa” evoca una risposta in termini di energia; non importa se l’oggetto della nostra attenzione non esiste più, come nel caso di Kant, perché la sua componente vibrazionale è ancora presente “nell’aria” che respiriamo. L’uomo ha capacità immense celate sotto una maschera cangiante come gli effetti visibili in uno stroboscopio. Chi per troppo ego, chi per troppa modestia… è difficile sviluppare e mantenere un equilibrio capace di mantenere costante il flusso vitale relativo a “chi si è”; stabilizzarlo significa essere consapevoli della natura illusoria di questo piano dimensionale e mantenere ferma questa prospettiva anche dinnanzi agli scrolloni delle apparenze che bussano ogni istante alla nostra “porta”. Chi era Kant? Mi piacerebbe scoprirlo perché sono mosso dalla curiosità di saperlo. Mi affascinano le biografie delle persone e non solo di quelle per così dire “famose”; cosa vorrà mai dire questo mio aspetto? Forse che tendo a guardare fuori di me? Allo stesso modo con il quale ho contribuito alla manifestazione dell’Antisistema? Guardare fuori dalla finestra per proiettarsi verso una prospettiva diversa dall’attuale, per poi voltarsi ed osservarsi da quella nuova “posizione”, equivale ad alzare il nostro piano percettivo di noi stessi e della “realtà” che ci circonda e della quale facciamo parte. Il concetto di “neutralità” che tanto mi sta sensibilizzando in questi giorni, continua a manifestarsi davanti e dentro di me (in Kant è l'assenza di pregiudizio). E cosa sta proponendo quale livello chiave ai fini dell’attenzione? Sta utilizzando una componente di energia polarizzata, affine, in risonanza con il mio “campo universale” di energia vitale. Dunque il concetto di “ignoranza” torna in questo caso al suo significato originario e più puro:

 
L'ignoranza è la condizione dell'ignorante, cioè chi non conosce in modo adeguato un fatto o un oggetto, ovvero manca di una conoscenza sufficiente di una o più branche del sapere. Può altresì indicare lo scostamento tra la realtà ed una percezione errata della stessa. In senso comune il termine ignoranza indica la mancanza di conoscenza e di qualche particolare sapere, inteso in generale o su di un fatto specifico. Può significare anche non avere informazioni su un fatto o su un argomento. Questa è l'accezione originaria del termine, che deriva direttamente dal greco gnor-izein (conoscere) attraverso il latino ignorare (in - gnarus, che non sa). Successivamente, l'aggettivo ignorante si è evoluto in senso dispregiativo, indicando coloro i quali sono senza educazione o cultura".
Fonte: Wikipedia

Questa frase “Può altresì indicare lo scostamento tra la realtà ed una percezione errata della stessa” mi conferma che le parole si poggiano su una base semovibile molto simile ad un terreno caratterizzato dalla presenza di sabbie mobili. Dal momento in cui, per me la realtà percepita è frutto di una mia libera interpretazione di quello che colpisce i miei sensi, non vedo chi possa sostenere di detenere il vero piano della realtà a scapito del mio. Siamo infatti 6 miliardi di “telecamere” che riprendono ciò che vedono tramite una propria “tecnologia"  dell’apparato visivo, sonoro, percettivo, etc. personalizzando ogni frangente tramite lo zoom della propria osservazione, la quale agisce sul piano della materia, interagendo con essa secondo un proprio, unico ed inequivocabile schema interpretativo dettato dal proprio mondo interno… e quindi unico. Il termine “ignorare” originariamente indicava “non conoscere”; io completerei con “non conoscere ancora”. La particella “ancora” determina la necessità di un tempo e descrive uno spazio, un gap da colmare tra l’attuale stato di “vuoto” ed il futuro ed ipotetico stato di “pieno”. Nel mezzo si pone la volontà come raggio traente capace di “far spostare anche le montagne”. La volontà dipende dal nostro grado di priorità, in quanto fatto 100 la nostra energia la distribuiamo strategicamente nel corso della giornata per affrontare “quello che ci viene incontro”. Le scadenze giornaliere sono ormai zeppe di “memo” descritti dall’Antisistema e non più dal nostro essere. La nostra volontà viene spalmata a cascata sulle azioni che “dobbiamo” compiere per non apparire dei “diversi” rispetto agli altri. Viene dunque deviata su quello che, in profondità, non vorremmo mai fare o non avremmo mai fatto se fossimo stati liberi di scegliere in cuor nostro. Siamo per così dire spostati continuamente e costantemente dal nostro punto di “comando”, dalla nostra cabina della regia, dal nostro punto di osservazione più naturale. L’ignoranza, della quale si percepisce la presenza, diventa dunque uno stato mentale da colmare facendo cruciverba, leggendo un quotidiano, le news su internet o al telegiornale, ascoltando chi fa tendenza, assumendo pillole di saggezza dagli altri che sembrano detenerla. Ed in questo atto ci allontaniamo ancora di più da noi stessi perché ci imbeviamo come delle spugne di una componente energetica non nostra, ritenuta a forza “degna di noi” perché pronta all’uso proprio nel raro momento giornaliero in cui siamo più liberi, attenti ma stanchi: a cena, nella pausa pranzo, nei viaggi di spostamento per andare a lavorare e tornare a casa, alla sera in generale. Durante le ferie siamo inondati di tutto quello che non abbiamo fatto durante il resto dell’anno. Infatti le pubblicità in tv ci propongono di tutto, dalla storia del trattore sino alla collezione di bustine vuote per lo zucchero. Ogni “cosa” va bene per mantenerci “deviati” da noi stessi.  Torniamo alla descrizione di Kant che tanto mi ha affascinato, in questa parte:

 
“Nulla che fosse degno di essere conosciuto gli era indifferente; nessuna cabala, nessuna sètta, nessun pregiudizio, nessun nome superbo, aveva per lui il minimo pregio di fronte all'incremento e al chiarimento della verità. Egli incoraggiava e costringeva dolcemente a pensare da sé…”

 
Kant, a differenza della massa, era cosciente di sé e di quello che voleva fare, per cui non disprezzava nulla che giungesse alla sua attenzione, illuminando tuttavia questa attività tramite un fascio guida superiore dettato perlomeno dalla presenza della volontà sempre desta e vigile e con uno scopo ben netto e preciso: il chiarimento della verità. E con quale motto interiore? “Pensare da sé”… In questo “atto” dell’essere, dettato da intento, scopo, attenzione, osservazione, volontà, noto come il “timone” della propria vita sia saldamente in mano propria. Se poi uniamo una visione aperta pregna di spiritualità, capace di far comprendere che è tutta verità quella che ci circonda, ci rendiamo consapevoli che siamo noi che facciamo la differenza, tra la nostra realtà e quella degli altri, e pertanto che la nostra verità è contenuta dentro di noi. Allora la nostra ricerca trova un senso nella comprensione di “chi siamo” e l’ignoranza relativa a questo “vuoto” è solo transitoria come nell’accezione più pura del termine…

 
“Non essendoci questo non c'è quello; dalla cessazione di questo, quest'altro cessa.
In altre parole: in virtù della cessazione dell'ignoranza, cessano le attività volizionali.
[...] In virtù della cessazione del divenire, cessa la nascita.
In virtù della cessazione della nascita, cessano la vecchiaia e morte, la pena, il lamento, il disagio, l'angoscia e la mancanza di serenità.
Così avviene la cessazione di questa intera massa di sofferenza. »
(Udāna, 1.2(2))
L'ignoranza implica un continuo processo di auto-inganno sui princìpi di realtà dei fenomeni: il non rendersi conto che la cupidigia e l'odio, gli altri due veleni, sono fonte di dolore comporta l'accettazione dell'inganno come "normalità".
Fonte: Wikipedia