“I neuroni specchio saranno per la psicologia quello che il dna è stato per la biologia” - Vilayanur S. Ramachandran
Parlando in termini della scienza dello Spirito, ossia di quella scienza unitaria che deriva e mantiene ancora intatto il rapporto con il “tutto” e da cui “pende” per “separazione” ogni altra scienza umana “riconosciuta ufficialmente”, ci si imbatte spesso nel concetto di specchio.
Sembra che ogni nostro atto sia riflesso dagli altri.
E questa sembra proprio una legge, una regola, un costrutto di base della Natura dell’Universo. Nella più “quadrata” dinamica, un ramo della meccanica, hanno da tempo scoperto il concetto di azione e reazione:
Terzo principio
Legge III; ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria.
Se qualcuno spinge una pietra col dito, anche il suo dito viene spinto dalla pietra. Se un cavallo tira una pietra legata ad una fune, anche il cavallo è tirato ugualmente verso la pietra: infatti la fune distesa tra le due parti, per lo stesso tentativo di allentarsi, spingerà il cavallo verso la pietra e la pietra verso il cavallo; e di tanto impedirà l’avanzare dell’uno di quanto promuoverà l’avanzare dell’altro.
Se un qualche corpo, urtando in un altro corpo, in qualche modo avrà mutato con la sua forza il moto dell’altro, a sua volta, a causa della forza contraria, subirà un medesimo mutamento del proprio moto in senso opposto. …
A queste azioni corrispondono uguali mutamenti, non di velocità, ma di moto. Questa legge è anche nota con il nome di principio di azione e reazione.
Questo principio descrive proprio il concetto di specchio e riflesso. E poi cosa sappiamo? Che esiste una certa “letteratura” spirituale che ci narra di specchi Esseni; sette livelli di specchi che ci descrivono attraverso il nostro comportamento. A questo livello si può “muovere” il Karma, ossia quella memoria connaturata che è sottesa oltre al tessuto dello spazio tempo e che ci “segue” proprio “grazie” alla facoltà intima della creazione, di “riflettere”. Il Karma è “ancorato” a livello del corpo mentale e, attraverso i fili o la ragnatela intessuta nei cicli vitali, interagisce come una sorta di tutor “silente” con lo scorrere delle vicissitudini esistenziali.
Se ci osserviamo in una vetrina di un negozio, ad esempio di una piccola gelateria, potremo notare moltissimi livelli di profondità ed interazione, di specchi e riflessi; vedremo a “strati”:
- la nostra immagine
- l’immagine dei clienti che ci danno le spalle o ci guardano
- l’immagine di coloro che stanno dietro al bancone
- l’immagine di coloro che lavorano il gelato oltre i vetri del locale
- l’immagine di coloro che passano in strada
- le immagini dei veicoli in movimento
Oltre a questi “strati” infiniti, potremo tracciare anche ciò che gli occhi osservano e “rimbalzano”, le intenzioni, gli stati d’animo, le sensorialità degli “attori”; tutto interlacciato dalla proprietà dell’energia condensata in materia, nella fattispecie in forma di vetrina, di vetro lavorato.
Poi abbiamo il concetto di “porgere l’altra guancia” di derivazione Cristica, che ci fa comprendere come questa realtà di azione e reazione, possa essere interpretata in ottica “nuova”, diversa; senza andare a riflettere un gesto “sgradevole” subito, senza generare nuovo Karma per chi ci ha “offesi”. Anche il concetto di non giudizio va in questo senso, riconosce che esiste questa proprietà, di ciò che ci circonda, di rimandarci indietro ciò che abbiamo generato tramite il nostro “operato”. Nella “Matrix divina” Gregg Braden evidenzia anch’esso queste caratteristiche Universali.
Ricordiamo anche la saggezza dei proverbi o reminiscenze di antichi insegnamenti spirituali:
- “Giudica e sarai giudicato”
- “Scagli la prima pietra chi è senza peccato”
- “Semina vento e raccoglierai tempesta”
Non vi è nessuna necessità di un “giudice” supremo, perché il concetto divino di giustizia è “impastato” a regola d’arte nell’energia che il tutto compone; negli ingredienti che ci contraddistinguono c’è tutto.
I due macro “contenitori” del Karma e del libero arbitrio, determinano lo “spazio” entro il quale noi possiamo muoverci; senza incarnare essi stessi un concetto di limite o di marginazione del nostro “moto”, ma adattandosi elasticamente al nostro grado di comprensione e di consapevolezza. Le famose “colonne d’Ercole”, infatti, incarnano una modalità dinamica di tracciatura del “confine”, il quale è inteso come quell’orizzonte che descrive l’attualità del nostro cammino, del nostro status quo, del “dove siamo adesso”. Il confine, l’orizzonte ha proprio una funzione di maturazione, di leva, verso l’osservazione con tutto il nostro sistema unificato degli emisferi cerebrali: logica ed analisi che si somma a fantasia e immaginazione.
Gli “abbassamenti” della linea dell’orizzonte, accaduto nelle grandi città, ha infatti generato problemi agli occhi, i quali si sono adattati a non andare oltre alla presenza degli edifici più alti. Ovvio che gli occhi hanno introdotto nel nostro modo di esistere in città, anche gli stessi limiti nella percezione del chi “crediamo” di essere, proprio per un concetto sempre di specchio e riflesso.
La scienza “ufficiale”, da qualche anno, ha scoperto l’esistenza dei neuroni specchio, guarda caso:
“I neuroni specchio (detti anche mirror neurons o neuroni mirror) sono una classe di neuroni che si attivano selettivamente sia quando si compie un'azione (con la mano o con la bocca), sia quando la si osserva mentre è compiuta da altri: in quest'ultimo caso, i neuroni dell'osservatore "rispecchiano" ciò che avviene nella mente del soggetto osservato, come se fosse l'osservatore stesso a compiere l'azione. Alcuni scienziati considerano la scoperta dei neuroni specchio una delle più importanti degli ultimi dieci anni nell'ambito delle neuroscienze”.
Fonte: Wikipedia
A me sembra sempre di “osservare” lo stesso fenomeno descritto, in precedenza, da altre “branche” della scienza “non riconosciute”. Certo! Perché la scienza è nella sua intima profondità, la Scienza che deriva dall’Uno, dall’unità, dall’intero che, tempo fa, è stato frammentato ad opera di quelle forze predisposte per assisterci nella “caduta”. Forze che, oggi, stanno iniziando ad essere “riassorbite”, perché il senso della spinta energetica animica umana si è invertita; il processo, il ciclo è tale per cui stiamo generando forze di unità, di coesione, di gruppo.
Lo so che non si vede ancora, ad “occhio nudo”, questa profonda e basilare dinamica dei nuovi tempi, ma tant'è! Noi lanciamo dei boomerang nello spazio tempo: ogni nostro pensiero lo è! Ed alla fine ogni “nodo giunge al pettine”. Quando lo capiremo senza ombra di dubbio?