lunedì 30 novembre 2009

Ritratto senza tempo.



Sciami di note
compongono
sinuose vastità
luce e ombra
alchimia
ragion d’essere
coriandoli di carezze
scoppi di gloria. 



domenica 29 novembre 2009

Il fiore della Vita.






È per me assodato che la Terra, in quanto essere vivente, respira allo stesso modo di un essere umano o di un criceto, di una pianta oppure di un cristallo. Per la natura olografica e frattale dell’Universo, se sulla superficie del pianeta esiste anche solo una “specie” o razza vivente che, senza ombra di dubbio, respira, allora anche la Terra intera deve essa stessa respirare. E dato che sulla superficie della Terra esistono innumerevoli specie viventi dotate di polmoni per la respirazione, non da ultimo proprio la nostra razza, non è molto complesso per una coscienza “logico deduttivo spirituale” comprendere che il pianeta “madre” stesso debba respirare secondo il medesimo schema concettuale creativo. Dunque, dato per certo questo meccanismo vitale, dobbiamo trovare almeno un “disegno” frattale più accessibile, per i nostri sensi e velocità vibrazionale, al fine di comprendere meglio quello che succede più in grande. Ossia dobbiamo scovare il macrocosmo nel microcosmo. Ecco che immediatamente salta all’occhio il processo di crescita, evoluzione e maturazione dei frutti. A questo punto provo curiosità in almeno due distinti piani di osservazione:
  1. Cosa è un frutto?
  2. A cosa serve?
Ma prima di rispondere a questi due quesiti che mi viene naturale porre vado al punto “frattale” dell’argomento.
Ogni frutto progressivamente si espande secondo leggi matematiche e geometriche di appartenenza alla dimensione dello spazio/tempo. Registriamo cioè una sorta di respirazione del processo vitale legato al frutto, molto simile in questo frangente all’atto dell’inspirazione, ossia del riempirsi di aria espandendo il volume dei polmoni. Il processo legato alla maturazione dei frutti “disegna” l’inspirazione del processo di respirazione, la fine della maturazione e relativa caduta dal ramo che li ha sostenuti per la loro intera “vita” racconta viceversa l’espirazione. Ecco che, trovato almeno un frattale del macrocosmo nel microcosmo, per trasposizione riusciamo a meglio comprendere come anche il pianeta Terra debba respirare, secondo tempi molto più “ampi” e non distinguibili dal genere umano, aumentando le proprie dimensioni a causa dell’atto legato all’inspirazione, come abbiamo visto nell’articolo di ieri (21mm circa, in ogni direzione all’anno). La prova sta nell’osservazione del processo di evoluzione dei frutti. Con questo non intendo sostenere che la teoria della Tettonica delle placche o della deriva dei continenti siano errate, ma che riescono solo a “scorgere” una conseguenza e non la causa di una tale dinamica.
Insomma la Terra respira e, nella sua fase di inspirazione, si espande.
Le due osservazioni precedenti invece aprono e spostano il discorso su un altro piano: quello dello scopo di una forma vitale che partecipa alla “danza” della vita.
Cosa è un frutto e a cosa serve? Ai fini di questa domanda è molto indicativo quello che descrive Wikipedia:

“Il frutto in termini botanici è il prodotto della modificazione dell'ovario a seguito della fecondazione. Il significato biologico del frutto è fornire protezione, nutrimento e mezzo di diffusione al seme che contiene”.

Dunque il frutto trova la propria missione nella funzione di proteggere il seme, il quale rappresenta l’evoluzione e la continuità dell’atto creativo. In esso è racchiuso il potenziale evolutivo della vita.
Vediamo come si evolve il processo:
“Perché si formi il seme, devono avvenire l’impollinazione e la fecondazione; il polline di un fiore, cioè deve raggiungere la sacca contenente gli ovuli di un altro fiore della stessa specie e fecondarne gli ovuli. Il polline può essere trasportato dal vento, dall'acqua o dagli insetti. Ad esempio il polline delle antere si deposita sull'insetto. Se l'insetto raggiunge altri fiori della stessa specie, il polline cade sui loro pistilli. A questo punto, dal polline germina un tubicino, attraverso il quale le cellule maschili fecondano gli ovuli. Avvenuta la fecondazione, l'ovario si ingrossa e si trasforma in frutto, mentre gli ovuli diventano i semi”.
Fonte: http://www.giuseppina.org/classequarta/SCIENZE/fioreefrutto/FIORE%20FRUTTO.htm

Se questo è un frattale minore di quello che succede al livello superiore, chiediamoci dunque chi siano i “semi” e i “frutti” nella storia della vicenda umana sul pianeta Terra. Riflettiamo sul vero significato della funzione dei frutti e della loro altissima missione di protezione dei semi…

Tu sei quello che tu vuoi ma non sai quello che tu sei. “Il vuoto” – F.Battiato

sabato 28 novembre 2009

Autostereogramma; nascondere quello che più interessa.


Permettete una osservazione; prima di decidere se inoltrarvi nella lettura del presente articolo, introdotti in questa dimensione seguendo il titolo di testa, prendetevi qualche secondo di riflessione. Avete addosso l’energia del mondo esterno, il mondo dello stress, della velocità, di uno spuntino veloce…
Lasciate scorrere via queste disarmoniche vibrazioni inspirando ed espirando tranquillamente per qualche secondo. Concedetevi un po’ di coccole. Resistete alla tentazione di fare “zapping” veloce anche tra i link…
Osservatevi e calmate la mente. Chiudete un attimo gli occhi…
Visualizzatevi in un “luogo” rilassante, dove vi sentite completamente a vostro agio… lontani dal “rumore” e dal tempo, dove brividi di tepore vi percorrono la spina dorsale e vi accarezzano i capelli… Ecco… Ora il cuore è più leggero…
Se deciderete di percorrere l’articolo, fatelo per favore con tutto il Vostro essere; ciò non comporta ne sforzo ne fatica. Lasciatevi andare al sentire del Vostro osservatore, percepitevi in lui e confidate che “nulla è per caso”. Grazie…




Quando ce la prendiamo per qualcosa, solitamente c’è qualche aspetto nell’altro che ci da fastidio, che ci urta. Molto spesso non diciamo nulla e ce ne andiamo giurando che quella persona non la rivedremo mai più o ci auguriamo il più tardi possibile. Insomma, l’altro viene giudicato reo di averci offesi, ridicolizzati, mancato di rispetto, etc. Il colpevole è sempre l’altro.
In realtà abbiamo solo giudicato noi stessi, perché l’altro ci fa molto umilmente da specchio; uno specchio talmente inconsapevole da risultare addirittura estraneo alla propria “funzione nascosta”. Nella realtà di tutti i giorni (la realtà che i nostri sensi ci dipingono attorno), questa naturale caratteristica dell’Universo è sempre in “funzione” e, nella nostra semicecità, passa quasi del tutto inosservata. Questa legge vale per tutti in quanto intima della struttura costituente la ragion d’essere di questo piano della creazione.
La prova che “l’altro” è l’involontario specchio di noi stessi è che, solitamente, quando decidiamo di tornare a “chiarire” le cose, l’altro rimane sconcertato da quanto gli diciamo; non crede a quello che sentono le proprie orecchie, oppure se è consapevole, evidenzia qualche motivo “satellite”, ovverosia dichiara la sua verità, che conferma la natura dello specchio anche se ancora celata da altre intenzioni. Quello che occorre notare è che questo atteggiamento (di smarrimento oppure di presa di posizione) è vero, dobbiamo credergli perché, l’altro stava solo facendo da specchio a noi. Il caso più evidente è quando la nostra “naturale” coda di paglia, oppure il nostro nervosismo, ci porta a scattare come molle non appena l’altro ce ne da occasione. È talmente evidente la natura del riflesso, da risultare addirittura “accecante”. Infatti, più tardi, a sangue freddo, solitamente si comprende di avere esagerato e, molte volte, si chiede scusa/perdono. Questo è lo scopo del meccanismo di specchio/riflesso: evolvere comprendendo i nostri errori di interpretazione della realtà percepita. Senza dare la colpa a nessuno che non sia il nostro stesso essere. È come levarci di dosso le tante asperità del cosiddetto carattere, ripulendolo gradatamente mentre si vive. In questa maniera si rimane nel presente, nella particella temporale – adesso. E si “lavora” incessantemente su se stessi dando prova di responsabilità nei confronti di “entrambe” le parti.
Uno dei termini più in voga ai giorni nostri è “essere nervosi” o stressati; lo siamo per molto tempo durante la giornata. E tutto ciò che ci circonda e che, tiene a noi in quanto particelle divine, tenta in tutti i modi di farcelo capire; uno dei modi più diretti che l’Universo ha per renderci consapevoli che “così” non si può andare avanti è proprio quello di “marcare” il nostro comportamento eccessivamente “agitato”, tramite il meccanismo dei riflessi che “il tutto” ci rimanda indietro.
“Giudica e sarai giudicato”- cosa potrebbe significare se non questo?
“Scagli la prima pietra chi è senza peccato” – cosa potrebbe significare se non farsi un esame di coscienza prima di “colpire” gli altri tramite la nostra autorità suprema?
A questo proposito Steiner ci ricorda che “Spesso la forma più lieve di nervosità è una fretta della vita animica”; ossia “Vorrei caratterizzare così chi è incapace di trattenere un pensiero e di seguirlo veramente fino alle sue conseguenze, chi salta continuamente da un pensiero all’altro, e quando lo si vuole trattenere è già da tempo passato a un altro pensiero. Un’altra forma di nervosità si manifesta nel fatto che gli uomini non sanno che cosa fare di se stessi, non sanno prendere decisioni proprio nei casi in cui andrebbero prese, e non sanno in fondo mai di preciso ciò che dovrebbero fare nelle diverse situazioni”.
Anche come si studia oggi, e cioè con la classica “sgobbata” o studio superficiale, dichiariamo una assenza di un vero legame dell’interesse animico. Manca il volere intenso del possesso di quel che si è assimilato. Non esiste condizione peggiore per l’intera individualità dell’uomo di quella di essere animicamente lontano con il proprio cuore da quel che deve fare la testa. È un qualcosa che influisce negativamente sulla forza  e sull’energia del corpo eterico umano. Il corpo eterico o vitale si indebolisce sempre di più a seguito di un tale comportamento, per lo scarso legame esistente tra l’essenza dell’anima umana e ciò che si fa. Più si deve fare ciò che non interessa, più si indebolisce il proprio corpo eterico o vitale.
Come sempre l’Antisistema ha saputo manifestare delle condizioni vitali "opportune", per ogni essere richiamato progressivamente dalla campagna tramite la cosiddetta rivoluzione industriale, al fine di permearlo sempre più in uno stato di confusione, agitazione, nevrosi, stress, perseguimento di quello al quale non è veramente interessato, etc.. Oltretutto i bimbi che iniziano il ciclo di studi subiscono il trattamento sopra riportato, risultandone alla fine molto staccati ed indeboliti dalla missione che prevede la propria anima per questa incarnazione. A questo punto il dado è tratto. Indeboliti etericamente, sconnessi con la propria anima, con una bassa energia vitale, il giovane adulto affronta la “vita” senza nessun orientamento spirituale e si trova alla mercè di quello che “offre il convento”.
È un fattore di discernimento dello stato delle “cose” quell’aspetto che fa la differenza. È sufficiente notare e conoscere la natura degli “autostereogrammi” per capire che una immagine ne può nascondere un’altra anche più complessa. La differenza la fa il nostro punto di osservazione e la nostra prospettiva.

"L'autostereogramma, è un'illusione ottica creata da particolari immagini piane che induce chi la guarda a visualizzare una figura tridimensionale. Questa tecnica usa i principi della stereoscopia ma viene generata in maniera totalmente differente. Comunemente viene anche detto stereogramma, tuttavia questo termine definisce tutti i tipi di immagine piana atta a produrre un effetto di profondità, non soltanto l'autostereogramma. La figura è generalmente costituita da una successione di strisce verticali larghe diversi millimetri che differiscono tra di loro leggermente. Quando l'osservatore tenta di 'mettere a fuoco' non la figura piana ma un punto immaginario dietro il disegno, il suo cervello è ingannato ed interpreta due strisce affiancate come se fossero la stessa attribuendo quindi alle piccole differenze tra le strisce stesse una realtà tridimensionale. Un sistema per cercare di ottenere e mantenere questa "messa a fuoco appositamente errata" oltre il disegno è quello di partire toccando il foglio o lo schermo con la faccia ed allontanandosi lentamente, continuando a non mettere a fuoco la superficie. Questa tecnica, oltre a creare l'effetto di tridimensionalità, viene talvolta utilizzata anche per nascondere delle informazioni, specie a chi non conosce la tecnica, infatti guardando l'immagine sembrerebbe una normale immagine casuale o uno sfondo per siti internet".
Fonte: Wikipedia

Come abbiamo sontuosamente compreso siamo sempre alle prese con la natura illusoria di questo piano dimensionale governato dai sensi…

"Il mio cervello è la chiave che mi rende libero". (Harry Houdini)