Permettete una osservazione; prima di decidere se inoltrarvi nella lettura del presente articolo, introdotti in questa dimensione seguendo il titolo di testa, prendetevi qualche secondo di riflessione. Avete addosso l’energia del mondo esterno, il mondo dello stress, della velocità, di uno spuntino veloce…
Lasciate scorrere via queste disarmoniche vibrazioni inspirando ed espirando tranquillamente per qualche secondo. Concedetevi un po’ di coccole. Resistete alla tentazione di fare “zapping” veloce anche tra i link…
Osservatevi e calmate la mente. Chiudete un attimo gli occhi…
Visualizzatevi in un “luogo” rilassante, dove vi sentite completamente a vostro agio… lontani dal “rumore” e dal tempo, dove brividi di tepore vi percorrono la spina dorsale e vi accarezzano i capelli… Ecco… Ora il cuore è più leggero…
Se deciderete di percorrere l’articolo, fatelo per favore con tutto il Vostro essere; ciò non comporta ne sforzo ne fatica. Lasciatevi andare al sentire del Vostro osservatore, percepitevi in lui e confidate che “nulla è per caso”. Grazie…
Quando ce la prendiamo per qualcosa, solitamente c’è qualche aspetto nell’altro che ci da fastidio, che ci urta. Molto spesso non diciamo nulla e ce ne andiamo giurando che quella persona non la rivedremo mai più o ci auguriamo il più tardi possibile. Insomma, l’altro viene giudicato reo di averci offesi, ridicolizzati, mancato di rispetto, etc. Il colpevole è sempre l’altro.
In realtà abbiamo solo giudicato noi stessi, perché l’altro ci fa molto umilmente da specchio; uno specchio talmente inconsapevole da risultare addirittura estraneo alla propria “funzione nascosta”. Nella realtà di tutti i giorni (la realtà che i nostri sensi ci dipingono attorno), questa naturale caratteristica dell’Universo è sempre in “funzione” e, nella nostra semicecità, passa quasi del tutto inosservata. Questa legge vale per tutti in quanto intima della struttura costituente la ragion d’essere di questo piano della creazione.
La prova che “l’altro” è l’involontario specchio di noi stessi è che, solitamente, quando decidiamo di tornare a “chiarire” le cose, l’altro rimane sconcertato da quanto gli diciamo; non crede a quello che sentono le proprie orecchie, oppure se è consapevole, evidenzia qualche motivo “satellite”, ovverosia dichiara la sua verità, che conferma la natura dello specchio anche se ancora celata da altre intenzioni. Quello che occorre notare è che questo atteggiamento (di smarrimento oppure di presa di posizione) è vero, dobbiamo credergli perché, l’altro stava solo facendo da specchio a noi. Il caso più evidente è quando la nostra “naturale” coda di paglia, oppure il nostro nervosismo, ci porta a scattare come molle non appena l’altro ce ne da occasione. È talmente evidente la natura del riflesso, da risultare addirittura “accecante”. Infatti, più tardi, a sangue freddo, solitamente si comprende di avere esagerato e, molte volte, si chiede scusa/perdono. Questo è lo scopo del meccanismo di specchio/riflesso: evolvere comprendendo i nostri errori di interpretazione della realtà percepita. Senza dare la colpa a nessuno che non sia il nostro stesso essere. È come levarci di dosso le tante asperità del cosiddetto carattere, ripulendolo gradatamente mentre si vive. In questa maniera si rimane nel presente, nella particella temporale – adesso. E si “lavora” incessantemente su se stessi dando prova di responsabilità nei confronti di “entrambe” le parti.
Uno dei termini più in voga ai giorni nostri è “essere nervosi” o stressati; lo siamo per molto tempo durante la giornata. E tutto ciò che ci circonda e che, tiene a noi in quanto particelle divine, tenta in tutti i modi di farcelo capire; uno dei modi più diretti che l’Universo ha per renderci consapevoli che “così” non si può andare avanti è proprio quello di “marcare” il nostro comportamento eccessivamente “agitato”, tramite il meccanismo dei riflessi che “il tutto” ci rimanda indietro.
“Giudica e sarai giudicato”- cosa potrebbe significare se non questo?
“Scagli la prima pietra chi è senza peccato” – cosa potrebbe significare se non farsi un esame di coscienza prima di “colpire” gli altri tramite la nostra autorità suprema?
A questo proposito Steiner ci ricorda che “Spesso la forma più lieve di nervosità è una fretta della vita animica”; ossia “Vorrei caratterizzare così chi è incapace di trattenere un pensiero e di seguirlo veramente fino alle sue conseguenze, chi salta continuamente da un pensiero all’altro, e quando lo si vuole trattenere è già da tempo passato a un altro pensiero. Un’altra forma di nervosità si manifesta nel fatto che gli uomini non sanno che cosa fare di se stessi, non sanno prendere decisioni proprio nei casi in cui andrebbero prese, e non sanno in fondo mai di preciso ciò che dovrebbero fare nelle diverse situazioni”.
Anche come si studia oggi, e cioè con la classica “sgobbata” o studio superficiale, dichiariamo una assenza di un vero legame dell’interesse animico. “Manca il volere intenso del possesso di quel che si è assimilato. Non esiste condizione peggiore per l’intera individualità dell’uomo di quella di essere animicamente lontano con il proprio cuore da quel che deve fare la testa. È un qualcosa che influisce negativamente sulla forza e sull’energia del corpo eterico umano. Il corpo eterico o vitale si indebolisce sempre di più a seguito di un tale comportamento, per lo scarso legame esistente tra l’essenza dell’anima umana e ciò che si fa. Più si deve fare ciò che non interessa, più si indebolisce il proprio corpo eterico o vitale.”
Come sempre l’Antisistema ha saputo manifestare delle condizioni vitali "opportune", per ogni essere richiamato progressivamente dalla campagna tramite la cosiddetta rivoluzione industriale, al fine di permearlo sempre più in uno stato di confusione, agitazione, nevrosi, stress, perseguimento di quello al quale non è veramente interessato, etc.. Oltretutto i bimbi che iniziano il ciclo di studi subiscono il trattamento sopra riportato, risultandone alla fine molto staccati ed indeboliti dalla missione che prevede la propria anima per questa incarnazione. A questo punto il dado è tratto. Indeboliti etericamente, sconnessi con la propria anima, con una bassa energia vitale, il giovane adulto affronta la “vita” senza nessun orientamento spirituale e si trova alla mercè di quello che “offre il convento”.
È un fattore di discernimento dello stato delle “cose” quell’aspetto che fa la differenza. È sufficiente notare e conoscere la natura degli “autostereogrammi” per capire che una immagine ne può nascondere un’altra anche più complessa. La differenza la fa il nostro punto di osservazione e la nostra prospettiva.
"L'autostereogramma, è un'illusione ottica creata da particolari immagini piane che induce chi la guarda a visualizzare una figura tridimensionale. Questa tecnica usa i principi della stereoscopia ma viene generata in maniera totalmente differente. Comunemente viene anche detto stereogramma, tuttavia questo termine definisce tutti i tipi di immagine piana atta a produrre un effetto di profondità, non soltanto l'autostereogramma. La figura è generalmente costituita da una successione di strisce verticali larghe diversi millimetri che differiscono tra di loro leggermente. Quando l'osservatore tenta di 'mettere a fuoco' non la figura piana ma un punto immaginario dietro il disegno, il suo cervello è ingannato ed interpreta due strisce affiancate come se fossero la stessa attribuendo quindi alle piccole differenze tra le strisce stesse una realtà tridimensionale. Un sistema per cercare di ottenere e mantenere questa "messa a fuoco appositamente errata" oltre il disegno è quello di partire toccando il foglio o lo schermo con la faccia ed allontanandosi lentamente, continuando a non mettere a fuoco la superficie. Questa tecnica, oltre a creare l'effetto di tridimensionalità, viene talvolta utilizzata anche per nascondere delle informazioni, specie a chi non conosce la tecnica, infatti guardando l'immagine sembrerebbe una normale immagine casuale o uno sfondo per siti internet".
Fonte: Wikipedia
Come abbiamo sontuosamente compreso siamo sempre alle prese con la natura illusoria di questo piano dimensionale governato dai sensi…
"Il mio cervello è la chiave che mi rende libero". (Harry Houdini)